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giovedì 24 settembre 2020

I MISTERIOSI WANDJINA




“Prima di ogni cosa esisteva Altjeringa, il Mondo del Sogno. I Kundingas, i Padri venuti dallo spazio sognavano l’Australia, la nostra terra, cercando un luogo dal quale i loro discendenti avrebbero potuto trarre nutrimento e conoscenza”.
Per quanto possa sembrare impossibile, ci sono cose in Australia che non si possono spiegare. Cose che rendono questa terra o comunque gran parte di essa, un mondo a parte, che è possibile osservare e recepire soltanto liberandosi dai preconcetti. In questa dimensione parallela, l’unico padrone è il Sogno: un particolare stato della mente che permette di distinguere una normale roccia da quella che invece rappresenta “il Sogno dell’Acqua”, oppure osservare gli anfratti tra i monti e trovare “il Sogno della Giustizia”. Non è soltanto una antica credenza, il residuo di atavici insegnamenti, per gli Aborigeni si tratta di una vera e propria eredità, del dono lasciato dagli Dei che scesero dal cielo. Essi sono una costante nella cultura di questo e di altri popoli primitivi, sono le radici di un passato che si presenta con non pochi misteri da risolvere.
Quello che ci rimane, sono delle pitture rupestri. In particolare quelle presenti nella zona di Alice Springs (dove è possibile imbattersi in pitture raffiguranti esseri con abiti spaziali) altri siti degni di nota sono quelli di Ndahla Gorge (degli Dei con antenne), di Yarbiri Soak e di Nimingarra. 



Chi fossero questi misteriosi esseri non è facile dirlo. Più ci si addentra nella cultura degli Aborigeni, più ci si scontra con realtà che non dovrebbero esistere. Come può una cultura, ostinatamente primitiva, essere a conoscenza del legame esistente tra la luna e il ciclo delle maree (il mito di Alinda, l’Uomo Luna), ed essere al corrente che la stessa luna ha un ciclo differente da quello del sole.
Chi portò queste conoscenze? 
 


Tutte le tradizioni orali si riferiscono ripetutamente ai misteriosi Wandjina, esseri giganteschi, senza bocca e dagli occhi neri, che portavano sulla testa una sorta di aureola a raggi. Sembra provenissero dalle Pleiadi. Vengono molto spesso rappresentati con una infinità di trattini verticali, a simboleggiare la pioggia della quale erano i portatori. Il loro capo, Maswac, era così potente che non aveva bisogno della bocca per esprimere la sua autorità.
I Wandjina (termine che significa “il Tutto”) vissero sulla Terra in un tempo chiamato “dei genitori”, un'era durante la quale alcuni di questi Dei insegnarono agli uomini. In un periodo indeterminato della loro storia, i Wandjina subirono una trasformazione e crearono il mondo attraverso il canto.
Provenivano da un’epoca antecedente, “Il Tempo del Sogno”, durante la quale questi “Dei” non avevano una forma ben definita. Loro principale compito fu quello di insegnare “le leggi, i precetti e le regole di comportamento”, oltre a introdurre i rituali e le pratiche cerimoniali ancora oggi in uso presso le varie tribù.
Si riscontrano somiglianze tra gli antichi e i moderni racconti riguardanti l’interazione con il nostro pianeta di esseri provenienti dallo spazio. Alcune tribù Aborigene, ad esempio, raccontano di un essere chiamato Djamar. Venne dallo spazio e atterrò sulla terra a bordo di un oggetto lucido, lasciando sul terreno quattro fori perfettamente regolari. La sua presenza fu preceduta da un forte vento. A riprova della veridicità del racconto, gli Aborigeni mostrano le colline circostanti sulle quali non cresce più alcuna pianta e le cortecce danneggiate: tutti danni permanenti provocati dall’atterraggio di Djamar. Il suo velivolo si chiamava “Tjurunga” e viene descritto come un lungo e lucente oggetto sigariforme con tante luci.
Altra tradizione degna di nota, è quella che parla degli “uomini intelligenti” o “uomini di alto grado” e delle loro “ascensioni celesti”. Si tratta degli sciamani aborigeni, i cui rituali di iniziazione mostrano un sorprendente parallelismo con la descrizione dei moderni casi di Abduction. lo stesso dicasi per il rituale di “morte e resurrezione”, durante i quali, al risveglio dallo stato estatico, il candidato racconta di un meraviglioso mondo celeste e tutti i soggetti, anche se appartenenti a tribù diverse e non in contatto tra loro, descrivono lo stesso scenario.



 
 
Nella mitologia degli aborigeni australiani, il “Dreamtime”, il Tempo del Sogno, rappresenta l'epoca precedente alla creazione del mondo, voluto dalle “creature sognanti” che cantavano tutto il creato. Ognuno di questi canti è la descrizione del percorso che segue ogni creatura ancestrale durante il suo viaggio originario. Le origini delle storie riferite al Tempo del Sogno si perdono nella notte dei tempi, tramandate sempre allo stesso modo da più di 40.000 anni. Per quanto possa apparire semplice nella sua esposizione, il Dreamtime in realtà si esprime attraverso regole ben precise e contiene molte parti, queste quelle principali:
  1. La storia delle cose che sono accadute.
  2. Come si venne a creare l'universo.
  3. Come furono creati gli esseri umani.
  4. Come il Creatore sognò il loro ruolo all’interno del cosmo. 

I racconti relativi al Sogno accennano spesso a Jiva o Guruwari, una sorta di seme di energia che venne depositato sulla Terra, la cui potenza creatrice è proprio il Sogno, capace di plasmare e dare vita ad ogni cosa.
Quando si scrive dell’Australia, degli Aborigeni e dei misteri che li circondano, non si può non citare il monolito più grande del mondo: nove chilometri di circonferenza e una moltitudine di enigmi, fanno di Ayers Rock una sorta di totem che simboleggia il mito della creazione. Nella tradizione sacra il luogo prende il nome di Uluru, il Cuore Rosso, plasmato dagli Dei venuti dal cielo quando tutto era piatto e senza alcuna forma.
Gli aborigeni sono ritenuti i più antichi abitanti del Cuore Rosso, la loro esistenza, infatti, fa retrodatare di oltre 30.000 anni la presenza dell'uomo in Australia. Le varie tribù, che tra loro si definiscono genericamente con il nome di Arunta, sono accomunate da un complesso di credenze mitiche e religiose intimamente legate alla natura e in particolare, proprio alle strutture rocciose di Ayers Rock e dei vicini Monti Olgas. Nelle caverne che si aprono alle pendici, pitture e graffiti raccontano da millenni una antica eredità, lasciata a questo mondo da misteriosi esseri provenienti dalle stelle.
 
 
 
Proprio su questo complesso roccioso abitavano, ai tempi dell’Altjeringa, i Kundingas. 
A questi misteriosi esseri si affiancavano gli Uomini Lumaca (Yankuntjatjara). Nelle grotte ai fianchi della montagna, alle quali il Governo Australiano ha vietato l’accesso tranne che per gli Aborigeni, nei pressi di una roccia chiamata “il Sogno del Saggio”, si svolgono le cerimonie di iniziazione alla Kadajingera.
Spostandosi da Ayers Rock, i Kundingas avevano iniziato a sognare; questo termine, che ricorre molto spesso nei racconti degli Aborigeni, non deve essere inteso nel senso comune che siamo soliti attribuirgli, si tratta in realtà di una via di mezzo tra il creare e il cantare. I Kundingas attraversarono tutto il territorio australiano alla ricerca di fonti, di rocce e di percorsi che si sarebbero in seguito rivelati utili ai loro discendenti. Durante i loro spostamenti creavano gli uomini dall’argilla, lasciandosi dietro una lunga scia di note musicali.
Quando ripartirono, lasciarono il ricordo del loro sogno nelle reminescenze e nelle tradizioni dei loro figli: gli Aborigeni.
Gli Aborigeni che hanno superato il rito iniziatico (Kadajingera), sono in grado di vedere questo mondo, ma poiché la terra nacque dal seme universale, la sua energia appartiene a tutti e da tutti può essere osservata. Anche i bianchi, quindi possono distinguere una semplice roccia da una roccia che esprime invece il Sogno dell'Acqua.
Coloro che sono in grado di sognare pur non essendo Aborigeni vengono definiti “Cumbo” e tutti sono legati da particolari vincoli di “parentela”, completamente diversi da quelli che noi concepiamo. Un Aborigeno, così come un Cumbo, può avere infatti molti “padri” e molte “madri”. Si tratta forse della più antica e semplice spiegazione di un legame tra l’uomo e alcune forme di vita che dimorano nello spazio, un legame che un tempo era ben conosciuto e che oggi rimane uno dei più antichi misteri da riscoprire. 

1 commento:

  1. I rituali di iniziazione mostrano un sorprendente parallelismo con la descrizione dei moderni casi di abduction. lo stesso dicasi per il rituale di “morte e resurrezione”, durante i quali, al risveglio dallo stato estatico, il candidato racconta di un meraviglioso mondo celeste e tutti i soggetti, anche se appartenenti a tribù diverse e non in contatto tra loro, descrivono lo stesso scenario.

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