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mercoledì 9 marzo 2022

LA PROPOSTA VENNE RIFIUTATA


 

Jose Antonio Da Silva non era in servizio quando pianificò di andare a pesca. Il 3 maggio 1969 il militare prese un autobus e raggiunse un lago a Bebedouro, nel distretto di Matozinhos, in Brasile. Si accampò sulle sue rive e quando si fece buio, si addormentò tranquillamente. Il giorno seguente, appena sveglio, iniziò a pescare. Verso le 15:00 gli sembrò di notare dei movimenti sospetti tra i cespugli alle sue spalle. All'inizio, pensò che si trattasse di un animale, ma poi udì come dei sussurri e si apprestò a controllare che genere di creature potessero emettere tali suoni. Fu allora che venne colpito, all’improvviso, da un raggio di luce che proveniva dagli arbusti. L’emissione lo intorpidì fin quasi a paralizzarlo.
Cadde a terra e subito dopo, due esserini dalle fattezze umane, ma alti solo quattro piedi, usciti di soppiatto, lo afferrarono per le braccia e lo trascinarono su una navicella a forma cilindrica. Indossavano bizzarre tute, con caschi grigi dotati di maschere che gli nascondevano il volto.



Si ritrovò in una stanza molto luminosa che aveva una sedia al centro. Il pavimento era grigio scuro e non riusciva a individuare la fonte di luce. Gli umanoidi gli misero in testa un elmo simile al loro e si sedettero su una sorta di panchina vicino alla porta. Decollarono e durante il volo, poteva udire i loro discorsi: la conversazione avveniva in una lingua sconosciuta e incomprensibile ma, a suo parere, appariva aggressiva.
Il viaggio non fu confortevole perché non riusciva a respirare bene e provava un forte dolore al collo a causa del casco. Inoltre la luminosità della stanza lo accecava. Alla fine, dopo un po’ di tempo, la nave atterrò e fu condotto in una stanza più grande. Ad attenderlo c’erano degli individui vagamente umani: avevano lunghi capelli rossi che arrivavano fino alla vita, sopracciglia molto folte, enormi occhi verdi e bocche più larghe di quelle umane. Notò anche che erano sdentati e avevano il naso appuntito.
Il più alto tra loro, quello che sembrava il capo, si avvicinò e intavolò con lui una conversazione fatta di gesti. In un linguaggio simbolico riuscì a fargli capire che non correva alcun pericolo. Gli alieni lo rifocillarono offrendogli del cibo che sembrava una poltiglia verde. Gli venne servita in un recipiente a forma di cubo. Sebbene non volesse bere quel liquido viscoso, ebbe l'impressione di non avere altra scelta e così trangugiò l'amaro intruglio sorpreso di scoprire che, in realtà, lo faceva sentire meglio e più vigile. Vide gli alieni frugare tra le sue cose, rimando sorpresi per alcuni oggetti che appartenevano alla sua attrezzatura da pesca. Notò pure che prelevarono alcune cose. Poi si accorse che, adagiati su dei basamenti di pietra, c’erano degli esseri umani nudi. Rimanevano immobili: sembravano morti! C'erano alcune immagini di animali sulle pareti. Riconobbe un giaguaro, una scimmia, un elefante e diverse giraffe, oltre a raffigurazioni di città, case, automobili e aerei.
Aiutandosi anche con un disegno, il capo gli fece intendere che voleva formulare una proposta: gli fu offerto di rimanere altri tre anni sulla Terra. Durante questo periodo avrebbe dovuto raccogliere esemplari e informazioni per loro. Quindi gli davano l’opportunità di trascorrere sette anni con loro, sul loro mondo, dopodiché lo avrebbero riportato sulla Terra. Da Silva rifiutò l’offerta; la qual cosa non piacque agli alieni. Dedicò la sua attenzione a quei cadaveri: toccandosi un crocifisso che teneva al collo, dedicò loro una preghiera. Questo fatto parve irritare il capo che, forse privato della sua attenzione, afferrò il crocifisso, glielo strappò dal collo e se lo mise in tasca.



Da Silva fu quindi condotto in uno strano congegno, bendato e tenuto in uno stato semi-cosciente fin quando non arrivò a destinazione. Trascinato fuori dall'astronave, fu scaricato senza troppi preamboli nella foresta. Riprese conoscenza al mattino quando fu colpito dai primi raggi del sole, ritrovandosi a circa 200 miglia dal luogo in cui era stato prelevato. Notò che aveva la barba lunga: segno che era stato via per tre o quattro giorni. In qualche modo riuscì a trovare la strada e raggiunse una città, dove raccontò la sua disavventura a un poliziotto che, vedendolo in cattive condizioni, gli prestò soccorso.
In seguito la sua storia fu ampiamente diffusa dai media.

2 commenti:

  1. Avrebbe dovuto raccogliere esemplari e informazioni per loro. Quindi gli davano l’opportunità di trascorrere sette anni sul loro mondo, dopodiché lo avrebbero riportato sulla Terra.

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  2. diciamo che era una missione suicida ,doveva stare con la speranza di essere riportato indietro .magare chi aveva potere lo avrebbe trattenuto come animale in un zoo ,e visto che fino ad adesso di loro non non hanno voluto fare sapere nulla perché dovrebbero farlo rilasciando u testimone che spiega la loro civiltà

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