Cerca nel blog

lunedì 18 settembre 2023

LA TERRIFICANTE AVVENTURA DI CRISTA TILTAN


 

Crista Tiltan non aveva idea di cosa le fosse successo. Si rese conto, però, che non riusciva a ricordare nulla di un intervallo di circa tre ore, accorso in una notte di luglio del 1987. Col tempo, di quella notte, emersero strani ricordi: “due piccoli alieni” la trascinavano per le braccia, prelevandola dalla sua stanza per portarla in uno insolito velivolo. Poi perse conoscenza. Quando si svegliò, era su un tavolo all'interno della navetta, che si stava muovendo. Era estremamente intontita e disorientata. Una strana entità che lei percepiva come la sua "guida" le si avvicinò e le porse da bere, indicando che doveva farlo subito. Lei lo fece e quasi immediatamente l'intontimento la abbandonò. Fu poi condotta fuori dalla navetta che, ora, si era fermata alle pendici di un’altura. Era estremamente buio, ma c’era una debole luce proveniente da una caverna, verso la quale si stavano dirigendo. Mentre si avvicinavano a questa apertura, Crista poté vedere un uomo che indossava una tuta rossa, di tipo militare. Portava anche un fucile automatico. Camminarono per un po' all'interno del tunnel prima che un altro uomo li fermasse. Indossava la stessa uniforme militare dell’uomo all'ingresso.

Mentre la “guida” e l’uomo parlavano, lei notò un “grande solco”. Era una pista sulla quale si muoveva un veicolo che li avrebbe portati nel cuore della misteriosa montagna. Dal lato opposto si estendeva un corridoio lungo, solitario, quasi minaccioso che, a giudicare dal numero di porte, ospitava molte stanze o uffici. Fu fatta salire a bordo del veicolo che poggiava parzialmente sulla scanalatura e partirono per un viaggio che a lei sembrò molto lungo. Quindi il veicolo si fermò a un altro posto di blocco. Questa volta le fu chiesto di salire su un “dispositivo simile a una scala” posto di fronte a un grande schermo. Non appena lo fece, una frenesia di luci lampeggianti e di rumori interni le confermarono che il computer era entrato in funzione. Qualche istante dopo sporse una carta. Vi furono praticati due fori e fu data a Crista come documento di identificazione. A questo punto ripresero il viaggio all’interno della struttura. Quando chiese dove stavano andando, la sua guida le rispose che erano al "Livello Uno". Prima che potesse fare altre domande, salirono su uno strano dispositivo, del tutto simile a un ascensore, che scese fino al livello successivo. Lì altre due guardie aspettavano il loro arrivo, solo che avevano una divisa di colore diverso. Furono condotti lungo un altro corridoio. Mentre camminavano, lanciava occhiate all'interno delle stanze poste ai lati. Vide file di computer e dispositivi elettronici montati lungo le pareti. La cosa più strana, però, era l'illuminazione: non si riusciva a vederne la fonte. La luce sgorgava direttamente dalle pareti.

Crista cominciò ad accorgersi di tante altre persone che se ne andavano in giro. Poi individuò quello che sembrava essere il cuore della struttura: un grande spazio aperto. Un “gigantesco open space” che somigliava a un grande magazzino industriale. In questo spazio erano ubicati diversi “velivoli alieni”. Sotto di loro operavano alieni di tipo grigio che, apparentemente, eseguivano riparazioni o manutenzioni. Mentre saliva su un altro ascensore, notò le telecamere: erano posizionate in tutti gli angoli e scrutavano in tutte le direzioni. Quando scesero dall'ascensore un cartello indicava che si trovavano al livello cinque. Continuò a seguire la sua guida ma cominciò ad avvertire un sentimento di disagio e di paura. Come se lo percepisse, la guida la informò che finché fosse rimasta con lui non le sarebbe stato fatto alcun male. Nonostante questa rassicurazione, le guardie di quel particolare piano non erano per nulla gentili. Le porsero degli indumenti e con modi spicci, le chiesero di cambiarsi.

Mentre slacciava il fagotto, poté vedere che l’indumento era una sorta di camice da ospedale, solo che era allacciato su entrambi i lati lasciandola completamente coperta. Mentre si cambiava, notò che le guardie nella stanza facevano il saluto alla guida che l’aveva accompagnata: era chiaro che lì aveva una certa autorità. Mentre le guardie avevano un emblema o un'insegna sulle loro uniformi, la sua guida si adornava di un semplice abito verde. Le fu, quindi, chiesto di salire su un altro dispositivo simile a una bilancia. Ancora una volta, si attivò il suono e le luci lampeggianti. Questa volta, però, “i toni e le frequenze erano diverse” e i suoni risultarono fastidiosi. Quando l'attività s’interruppe, la guida le si avvicinò e le chiese ancora di seguirla: si avviarono lungo un altro corridoio. Più scendevano e più si avvertiva forte un odore di formaldeide. All'improvviso il corridoio si aprì in una grande stanza. Mentre Crista scrutava il nuovo ambiente notò immediatamente “grandi serbatoi dotati di indicatori digitali”. A questi serbatoi erano collegati dei tubi e c’era un “enorme dispositivo simile a un braccio”. Crista li stimò alti circa quattro piedi. C’era qualcosa al loro interno, ma dall'angolazione in cui si trovava, Crista non riusciva a vedere. Quando si avvicinò a quello più vicino, la guida improvvisamente la prese per il braccio e la tirò indietro. Affermò, minacciosamente, che avrebbe "complicato le cose" se avesse visto cosa c'era là dentro. Lasciarono frettolosamente la stanza e si avventurarono in un enorme laboratorio.

Crista si guardò intorno stupita. C’erano “macchine che non aveva mai visto prima”. Inoltre, accanto a un tavolo c'era un alieno grigio che le dava le spalle. Sentì il rumore di oggetti metallici che venivano sistemati sul tavolo. Il tintinnio metallico le ricordava qualcuno che preparava degli “strumenti chirurgici” per prepararsi a un intervento. La guida le disse di sedersi sul tavolo vicino all'entità grigia, ma lei, questa volta, rifiutò di farlo. Allora la guida, assumendo un atteggiamento minaccioso, la informò che sarebbe stato "molto più facile" se avesse collaborato. Poi, un'altra persona entrò nella stanza: era un uomo vestito da chirurgo. Lei, cominciò ad avere davvero paura! La guida si avvicinò al nuovo arrivato. Crista vide che aveva una carta d'identità come quella che era stata rilasciata a lei. Mentre osservava, con orrore sempre crescente, la guida si voltò verso di lei e affermò che avrebbe aspettato fuori. Fu allora che notò quanto facesse freddo nella stanza. Il dottore chiamò e un altro alieno grigio arrivò nella stanza. Senza rendersi conto di come o perché, Crista cominciò ad avvertire sonno: era l’effetto di un sedativo. Poi, tutto diventò nero.

Riprese conoscenza mentre era ancora sdraiata sul tavolo operatorio. Quando tentò di sollevare la testa, vide due grandi occhi neri che la fissavano: appartenevano a uno degli alieni grigi. Avvertì un dolore lancinante e si voltò per vedere il medico accanto a lei che stava eseguendo un intervento sul suo addome, completamente insensibile al suo dolore. Lei non si rendeva minimamente conto di quello che le stavano facendo, ma il dottore e gli alieni grigi erano veloci e precisi nel fare il loro lavoro. Quando ebbero finito, le fu detto di andare in una piccola stanza laterale dove avrebbe trovato i suoi vestiti. Fece come le era stato detto e dopo essersi vestita ritornò nella stanza. Anche la sua misteriosa guida era tornata e ora parlava tranquillamente con il dottore. Mentre si avvicinava a lei, liquidò ogni cosa affermando semplicemente che la procedura "era necessaria". Crista seguì la sua guida che la condusse lungo un altro corridoio dove incrociarono un gruppo di alieni grigi diretti nella direzione opposta. Mentre procedevano porse alla guida molte domande, ma non ottenne alcuna risposta. Salirono su un veicolo come quello con cui era entrata nella base e si diressero verso un'altra parte della struttura. Crista dirà più tardi: “Fu lì che vidi le cose più inquietanti”.

Quando entrò nella parte successiva della struttura, si trovò di fronte a uno spettacolo al quale semplicemente non era preparata. Lungo i lati del muro c'erano file e file di camere mediche alte e chiare, ciascuna contenente una persona. Le persone erano in piedi e immobili, sembravano statue di cera. Alcune camere contenevano degli animali. Eppure, ne era certa, anche se sembravano tali, non erano affatto statue di cera: erano vive!

Salirono su un ascensore che era già in attesa. Questa volta, mentre salivano, lei rimase in silenzio. La sua mente, prossima al punto di rottura, cercava disperatamente di dare un senso a ciò che aveva visto. Ben presto fu a bordo di uno dei velivoli alieni che la riportò a casa.

Questi particolari affiorarono durante una seduta di ipnosi regressiva alla quale Crista si sottopose dopo i primi vaghi ricordi. Ricordò pure che questi eventi erano accaduti anche prima e non solo quella volta: era successo molte altre volte. Affermò che, dopo questo incidente, continuò ad avere incontri con “entità extraterrestri”, ma furono comunque meno traumatici.

Per gli esperti questi racconti, resi sotto ipnosi, sono veri. Nel senso che il soggetto non mente: è fermamente convinto che ciò che sta testimoniando sia vero. Per chi, invece, raccoglie la testimonianza, resta il beneficio del dubbio. Tuttavia, questa storia è simile a molte altre. Sono storie che si riallacciano a una base sotterranea, quella di Dulce (Cfr. Base di Dulce) e di un accordo stipulato tra gli alieni e gli umani…


L'immagine è solo indicativa

1 commento:

  1. Alcune persone che sostengono di essere state rapite dagli alieni (ma si fa accenno anche ai militari) dicono di essere state portate in basi sotterranee. La Base Dulce potrebbe essere una di quelle installazioni in cui verrebbero portati i rapiti.

    RispondiElimina