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giovedì 23 ottobre 2025

L’OMINO DI BUENOS AIRES



"La tranquilla città di Las Pippinas, a Buenos Aires, Argentina, si trasformò nel teatro di un incontro ravvicinato. Testimone della vicenda è Abel Landchevery, alias El Vasco, di origini basche e proprietario di un piccolo ristorante.
Non sono riuscito a trovare, nel web, un’analoga versione di questo incontro, il che è molto strano. Comunque, abbiamo l’anno, il posto e l’ora. Per i patiti delle immagini, diciamo subito che non vi sono foto ne tantomeno dei video: pertanto, l’immagine a corredo dell’articolo è puramente evocativa."
In una fredda notte di agosto del 1991, intorno alle 21:00, Abel Landchevery era in soggiorno con sua figlia, entrambi seduti accanto alla stufa a legna a guardare la tv. Improvvisamente, la figlia notò due “fari” dirigersi verso il cancello della fattoria, a circa un centinaio di metri dalla casa. All'inizio pensarono che si trattasse di un veicolo, forse un camion, ma le due luci si arrestarono al cancello, proiettando i loro fasci luminosi su un lato della casa.
A quel punto, El Vasco decise di uscire a controllare, mentre sua figlia rimase in casa, pur mostrando un certo nervosismo. Mentre l’uomo si avvicinava alla sorgente luminosa, uno spesso strato di nebbia iniziò improvvisamente a formarsi, avvolgendo il luogo. Abel chiese ripetutamente e ad alta voce se c'era qualcuno, ma non ottenne risposta. Poco dopo la nebbia lo inghiottì completamente.
Poi accadde qualcosa: a circa un metro da terra, un piccolo corpo scuro iniziò lentamente ad emergere dalla nebbia. Una piccola creatura a forma umana galleggiava nell'aria.
Abel asserì che l'intruso aveva proprio un aspetto umano, ma di dimensioni ridotte. Si muoveva come se scivolasse, in perfetto silenzio. Quando arrivò a due metri da lui, El Vasco gli tese la mano. Ma, la sagoma rimase ferma, impassibile. Per qualche secondo lo fissò dritto negli occhi.
Aveva due occhi piccoli e neri, il naso era liscio. La bocca era una serie di puntini e capelli erano lisci, spazzolati, lunghi sulla schiena. Il suo corpo era sottile, coperto da un vestito aderente di materiale indefinibile, diverso da qualsiasi tessuto conosciuto.
Improvvisamente il tempo sembrò congelarsi. Il silenzio regnava sovrano e Vasco non fu più in grado di muoversi. Poi, questo piccolo individuo iniziò lentamente a ritirarsi fino a quando non scomparve di nuovo nella nebbia. Un attimo dopo, le due potenti luci si spensero improvvisamente e tutto tornò alla normalità.
El Vasco rientrò in casa in stato di shock. Per tutto il tempo, non aveva udito sua figlia che gli gridava di tornare: lui, non aveva sentito nulla. In quanto a sua figlia, non vide l'omino, ma solo le luci e la strana nebbia generatasi sul posto.

Nei giorni successivi, Vasco riflettendo sull'accaduto, ricordava di simili eventi accaduti nella regione: narravano di luci multicolori che apparivano, sul vicino fiume, muovendosi silenziosamente e scomparendo rapidamente. Nulla, a confronto con la sua esperienza. Tuttavia, né quelle luci né quella creatura sono riapparse: così ciò che avvenne quella notte rimase un’esperienza unica e misteriosa.

domenica 19 ottobre 2025

SI PUO’ ALTERARE IL PASSATO?


 
All'interno dei forum misterici/ufologici emerse, nella seconda metà degli anni ‘80 un nome che suscitò l'interesse dei seguaci: Elon Hawk. Si diceva che l’uomo avesse preso parte a un programma segreto chiamato Project Kronos. Questo progetto, a quanto pare, fu un primo tentativo di controllare il tempo o addirittura di viaggiare nel tempo.
Elon Hawk era una persona reale?

Il suo nome iniziò a comparire su internet in particolari forum che prestano attenzione a misteri scientifici e teorie del tempo. Siti del tipo: www.reddit.com
Esistevano già degli articoli inerenti a un fisico teorico americano che, in un laboratorio del Dipartimento della Difesa, negli anni ottanta, rivelavano di un progetto chiamato "Kronos", un progetto presumibilmente volto a studiare le distorsioni temporali derivanti da campi elettromagnetici estremi. Secondo alcuni, il progetto "Kronos" faceva parte di un programma di ricerca segreto seguito dal Governo degli Stati Uniti durante la guerra fredda, con un obiettivo ambizioso: sfruttare l'energia quantistica per controllare il flusso del tempo. Alcune teorie suggeriscono che fosse un'estensione del più noto "Philadelphia experiment", degli anni quaranta, quando avrebbero usato onde elettromagnetiche per rendere invisibile una nave da guerra.
L'ultima apparizione di Elon Hawk pare sia avvenuta nel 1987, dopo di che scomparve. L’unica traccia di sé fu un quaderno contenente equazioni fisiche, datato fino al 15 marzo 1987, alle ore 02:43, il momento in cui alcuni credono che l’uomo sia entrato in un portale temporale.
Insomma, si tratta solo di una leggenda o c’è qualcosa di vero?

Uno degli elementi che contribuì alla sua diffusione fu una fotografia, diventata virale online, scattata nel 1987. Mostra un uomo in piedi, di fronte a una tomba, con una macchina fotografica. L’uomo fu identificato come Elon Hawk. Sul retro della foto, un messaggio scritto, a quanto pare, a mano: - Ho provato a fermarlo, ma è inevitabile.
In seguito apparve una seconda foto, con data 2025, in cui lo scienziato, con un aspetto invecchiato, posava, sempre di fronte alla stessa tomba. In seguito fu rinvenuta ancora un’altra foto, con data 2045.

Dunque, è vero? Il tempo non è lineare ma ciclico? Il mistero, a dire il vero, resta ancora vivo e fitto. Tuttavia affascinante.
Però, una ricerca effettuata sulla prima immagine, dimostrò che fu pubblicata per la prima volta sul blog The Kronos Loop, solo nel 2009 col titolo: A Lost Experiment without an stabilid sour.

Molti blogger ritengono che la storia rifletta semplicemente il nostro desiderio di viaggiare nel tempo, argomento che, se ben utilizzato nei contenuti digitali può attirare molteplici like.
In effetti, non è stato trovato alcun documento accademico o governativo di una persona chiamata "Elon Hawk", né un progetto chiamato "Kronos" è mai stato registrato negli archivi del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, della NASA o dei Laboratori dell'Energia.
Tutti i segnali portano solo a fonti inaffidabili?
Io, tanto per dire, ne ho trovato traccia su Terranauta.it

Insomma, quella di Elon Hawk è una figura leggendaria, un paradigma moderno del mondo perduto che appare sempre nelle storie che legano la scienza alla fantascienza. La leggenda continua a vivere solo perché affronta i nostri desideri più profondi: la possibilità di correggere il passato.
É possibile che qualcuno ci abbia provato, che ci sia riuscito e sia, per questo, scomparso lasciando dietro di se sporadiche tracce?

lunedì 13 ottobre 2025

I VISITATORI PROVENIENTI DA ZOTORN



Il caso è liberamente tratto dal libro di Jack Vallet "Passport to Magonia".


Joseph Maliszevsky, nato a Boltava, Ucraina, nel 1900, partecipò alla prima guerra mondiale nei ranghi dell'esercito tedesco. Dopo la guerra si stabilì in Danimarca, dove, verso a metà del XX secolo iniziò a lavorare presso una stazione di servizio a Sunderburg, vicino al confine tedesco. Joseph è stato descritto come un uomo serio e pacato: un filosofo amante della natura.

La mattina del 19 luglio 1951, alle 02:30, Joseph si svegliò per andare in bagno. Quando tornò, sentì un fischio. Scoprì che il suono proveniva da una grande nave a forma di piatto che atterrò in un campo vicino. Spinto dalla curiosità, corse verso il velivolo ma, a 50 metri dal suo obiettivo fu fermato da un campo di forza invisibile. Rimase paralizzato, ma riusciva comunque a sentire e vedere tutto. Notò che i cavalli e le mucche, presenti nel campo, non riuscivano più a muoversi e anche gli uccelli tacevano. Maliszewski temeva che il veicolo fosse venuto a prelevare il bestiame, ma udì una voce nella sua testa che gli diceva: - Stai tranquillo, non li prenderemo!
Fu allora che Joseph vide otto piccoli oggetti rotondi uscire dai lati del veicolo e alzarsi in alto per poi rimanere fermi a mezz’aria. Poi si aprì una porta e ne uscì una scala da cui scesero giù quattro uomini alti. Questi andarono subito sul lato destro del veicolo e iniziarono ad armeggiare, come per aggiustare qualcosa. Maliszewski li descrisse come molto alti (m. 2,10), di carnagione scura e “molto belli”. Portavano caschi trasparenti che facevano intravvedere una dotazione simile a maschere per l'ossigeno. Indossavano abiti blu scuro, lucidi, che coprivano tutto il corpo e a quanto pare, avevano con se degli oggetti che sembravano contenitori. Joseph intravide anche delle sagome dietro ai finestrini del velivolo: c’erano altri uomini a bordo.
Dopo circa 15 minuti, quegli individui tornarono all’interno della navicella e la scala fu ritratta. Joseph ricevette un ultimo messaggio telepatico, contenente un messaggio di commiato e una promessa: - ci incontreremo di nuovo.
Il disco volante volò via. Maliszewski scoprì di non essere più paralizzato e vide che anche il bestiame era in grado di muoversi. Gli uccelli erano tornati e cinguettavano come se niente fosse successo.
Intanto Joseph Maliszewski, mentre stava lì a guardare il velivolo che scompariva, pensò qualcosa del tipo: - Che stupidi che siamo su questa terra!
Inaspettatamente, ricevette una risposta alla sua domanda. Il messaggio riferiva che non eravamo più stupidi degli altri abitanti dello spazio, ma eravamo entrati nell'era atomica e loro erano venuti ad avvertirci, perché noi non eravamo più in grado di controllare la situazione.
L'orologio di Joseph era rimasto fermo alle 02:30 e in seguito, scoprì che il velivolo aveva lasciato delle tracce sul campo. Tracce di ruote e grandi impronte di piedi tra le ruote. Ma, una folla di curiosi si recò sul campo per vedere il luogo del presunto sbarco e tutte le tracce vennero confutate.
Nei primi giorni dopo l’incontro, Joseph stette male: avvertiva un sapore amaro in bocca, aveva la diarrea e non riusciva a dormire.

Joseph Maliszewski asserì di aver incontrato di nuovo visitatori, come gli era stato predetto. Il 18 maggio 1954 incontrò per la seconda volta gli spaziali. Stava pescando tranquillamente sulla sua barca, di prima mattina, quando una piccola navicella passò a bassa quota sull'acqua. Accostò, si aprì una porta e ne uscì un astronauta. Per tranquillizzarlo, lo spaziale gli offrì una bevanda (un tranquillante?) e si spartirono qualcosa di molto simile al pane. Fu in quell’occasione che il visitatore dichiarò di provenire da un pianeta chiamato Zotorn.

Due settimane dopo, racconta Maliszewski, era su un volo interstellare con gli stessi astronauti ed ebbe modo di incontrare una delle loro donne. La descrisse come "la donna più bella che io abbia mai visto”. Indossava una camicetta lucida, una gonna corta e portava un mantello sulle spalle. Lei parlava danese. Maliszewski affermò: - Mi ha baciato su entrambe le guance e infine sulla fronte, poi ha detto: “Tu sei mio fratello e io sono tua sorella. Non dovete pensare di essere i soli qui, l’Universo è tanto grande".

Nel corso degli anni, Joseph continuò a raccontare tante altre storie sui suoi incontri con visitatori del pianeta Zotorn. Forse troppe. Aggiungeva, via via, sempre più dettagli e molti di questi erano stravaganti. Ciò portò la comunità degli ufologi a diffidare di lui: molti erano ormai convinti, che quei particolari fossero semplicemente inventati per tenere alta l’attenzione su di se.

Passarono gli anni e Joseph Maliszewski si ammalò: diventò un uomo completamente debilitato. Incolpava della sua malattia l’esposizione ai raggi della navicella spaziale. Nel corso degli anni, i giornali danesi lo hanno preso in giro a causa delle sue storie stravaganti e a dir poco, esagerate. Rendendolo, nei suoi ultimi anni di vita, un individuo schivo e depresso.
Joseph Maliszewski si è spento all'età di 63 anni il 26 ottobre 1963.

L'immagine è puramente indicativa.

giovedì 9 ottobre 2025

UN INCONTRO RAVVICINATO DECISAMENTE NOCIVO


 
"A differenza di altri, questo caso si è dimostrato deleterio per lo sfortunato protagonista. A riprova di quanto spesso affermo: gli incontri ravvicinati sono pericolosi. Devono essere sempre affrontati, per quanto è possibile, con estrema cautela.
Il caso è liberamente tratto dalle pagine del libro "UFO Danger Zone" di Bob Pratt.
Pratt apprese la storia di Geraldo Da Costa attraverso la testimonianza del professore in psicologia "Holvio Brant Alexo" di Belo Horizonte, che aveva investigato l'incidente. Alexo gli fornì i certificati, i documenti medici e tutti i dettagli sul caso, che l'autore poi inserì nel suo libro."


In una calda notte di maggio del 1977, nella campagna di Minas Gerais (Cfr. l'incidente di Varginha), in Brasile, Geraldo da Costa, un umile contadino, stava tornando a casa. Nella strada buia e silenziosa solo il rumore degli zoccoli del suo cavallo rompeva quella quiete. Improvvisamente, sopra di lui apparve una luce così intensa da illuminare a giorno tutta la strada. Il cavallo, spaventato, tentò di scappare, mentre un oggetto di forma ovale e dall'aspetto metallico, scendeva lentamente emettendo, al contempo, luci colorate e intenso calore. Atterrò pochi metri più avanti. Subito dopo, Geraldo notò la presenza di due piccole creature accanto al veicolo. Avevano grandi occhi lucidi, capelli lunghi e lineamenti, tutto sommato, umani. Uno sembrava indicare qualcosa: come se chiedesse aiuto. L'altro si avvicinò e toccò Geraldo sulla spalla. In quel momento, lui sentì che il suo corpo era diventato così leggero da staccarsi da terra.
La mattina dopo, fu ritrovato privo di sensi in una foresta di bambù a pochi chilometri dal luogo dell’incontro. Era confuso, non proferiva parola e aveva degli strani segni sul corpo. Si trattava di una cicatrice rossa sul braccio, lunga circa quindici centimetri e di cinque piccoli fori: due su ogni lato del petto, uno alla vita e un altro sulla spalla. Quest’ultimo, era circondato da bordi d'argento che riflettevano la luce.
Geraldo rimase in coma per tre giorni. Quando riprese conoscenza, non era in grado di parlare. Le analisi cliniche, effettuate a Bello Orizzonte, evidenziarono un piccolo tumore alle corde vocali, prontamente rimosso. Tuttavia, non riacquistò mai più la voce.
Da quel giorno, Geraldo non fu più lo stesso: divenne un individuo apprensivo, poiché era certo che le creature sarebbero tornate. Ogni suono, anche il semplice bussare alla porta, lo intimoriva.
Visse così fino alla morte, senza mai riacquistare la voce e senza mai dimenticare l’incubo che aveva vissuto, quella notte in cui fu toccato da un essere di un altro mondo.