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martedì 20 dicembre 2016

L'INTERVISTA DI GINO MALLARDO


Domenica 11 dicembre 2016, sulle frequenze di radio MB international,  andò in onda l'intervista di Gino Mallardo, di cui riporto qui lo stralcio. Per facilitare la lettura le domande, poste da Gino, sono riportate in grassetto.

Come sei diventato scrittore?
  • Ho sempre scritto, sin dalle medie. Ero la disperazione della mia maestra perché gli propinavo dei temi lunghissimi. Quando scrivo, mi sento come un dio perché posso decidere della vita di tutti i miei personaggi: è un modo per sfogare la mia creatività. La mia scrittura è nata con me, ma non avevo un pubblico. Chi scrive, però, ha bisogno di un pubblico: non serve a niente scrivere o dipingere se non puoi vedere l’espressione della gente che ti legge o ti guarda.

Per questo hai cominciato a scrivere in rete?
  • Come dicevo, a mio parere uno scrittore comincia a scrivere davvero quando qualcuno lo legge. La rete ha rappresentato la vera svolta perché lì tutti appaiono per come sanno apparire, anche senza ”essere”. E io che avevo la consapevolezza di “essere” non ho avuto problemi ad apparire. In fondo ho messo in scena me stesso. Sono uno scrittore di fantascienza perché il genere fantascientifico, un tempo, era molto ricercato in rete. Ho scritto quasi sempre fantascienza: la science fiction (per dirla in inglese) è stato il mio primo esperimento in rete e l’ho portato avanti perché creava seguito. Più tardi, ho scritto anche dell’altro, sempre cercando di capire quali fossero i gusti degli utenti.

E la risposta fu scontata?
  • Beh! L’eros, era cliccatissimo. Così ho introdotto un po’ di eros anche nelle mie storie. Ritengo che il pubblico dei lettori sia in gran parte femminile: anche la rete, a quei tempi, era femminile. Era frequentata da impiegate che si collegavano dall’azienda. Comunque, gran parte di quel che scrivo oggi, viene letto on line.

Hai mai pubblicato ”su carta”?
  • Sì. Ma pensa che On line con le mie opere (testi, studi, lavori etc.) posso contare oltre 500.000 lettori. Mentre delle edizioni cartacee ho perso le tracce. Del resto di libri di carta ce ne sono milioni, le librerie sono piene e la gente, almeno in Italia, legge molto poco. Così, preferisco curare tutto io: ho pubblicato “I FABBRICANTI DI UNIVERSI” con Lulu, in un modo sperimentale.

Scrivere è il tuo mestiere?
  • Vivo per scrivere, non ho mai scritto per vivere. Scrivo quello che mi pare solo per il gusto di creare: sono un raccontastorie. E siccome la rete è femmina, mi rivolgo a un pubblico femminile, perché i maschietti preferiscono un film a luci rosse. La letteratura ha il grande vantaggio di raccontare solo una storia, lasciandoti immaginare i dettagli a tuo piacimento.

Da come parli, però, sembri uno che lo fa per mestiere: cerchi gli argomenti in base al potenziale lettore?
  • Sono uno che cura molto i particolari, a cui piace apprendere. Per vendere sé stessi bisogna conoscere gli altri. E per farlo ho imparato ad arrangiarmi da solo. Sono un perfezionista: mi piace capire quando il lettore si stufa di leggere, quanto dev’essere lunga la pagina, che colore e quale font utilizzare. Non ce ne vuole uno spigoloso come il times new roman, ma dolce come il verdana, che per me è il meno stancante. Mai nero su bianco, meglio marrone su una tinta di fondo che non spacca gli occhi. Pagina stretta con lati colorati, in capitoli corti da cui si può ripartire. Così riesci a far leggere online.
Sei molto social: ti si trova in twitter, in Facebook. Aneddoti da raccontare?
  • Beh! Oggi sono tutti social. Ma trovo normale che una persona che si confidi con me si stupisca poi di scoprire che il protagonista del romanzo parla come noi, pensa come noi. Le mie storie, se pur fantastiche, sono sempre molto credibili. Lo scrittore, in effetti, è un gran bugiardo, nel senso che racconta storie non vere. Il lettore è disposto a credergli, a patto che queste storie inventate risultino credibili. Io racconto di eventi che, probabilmente, sono già successi, succedono o succederanno in futuro.

1 commento:

  1. Lo scrittore, in effetti, è un gran bugiardo, nel senso che racconta storie non vere. Il lettore è disposto a credergli, a patto che queste storie inventate risultino credibili.

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