8 luglio 1947. Durante quella fatidica notte qualcosa si schiantò
sull’arido suolo del deserto nel Nuovo Messico. La mattina
seguente, il luogo dell’incidente fu praticamente occupato dai
militari, che resero la zona off-limits. Nei giorni successivi ci fu
un vero e proprio stupore quando le testate giornalistiche mostrarono
in prima pagina la dichiarazione del ritrovamento di un UFO. Come
avete potuto capire, stiamo parlando del famosissimo incidente di
Roswell, evento secondo cui si sarebbe verificato lo schianto di un
UFO e non di un pallone sonda, come dichiarato solo più tardi
dall’aviazione statunitense.
Ma l’umanità sembra conoscere dall’alba dei tempi il fenomeno
UFO e le testimonianze sono centinaia. Andando a ritroso, veniamo a
conoscenza di numerosi dipinti di età medievale rappresentati
oggetti piuttosto strani. A un occhio moderno, quei misteriosi
oggetti sembrano essere proprio degli UFO. Certamente per quegli
strani oggetti rappresentati nei dipinti esistono anche le
spiegazioni convenzionali, ma sempre restando nel periodo intorno al
medioevo rinveniamo un evento alquanto bizzarro: Il fenomeno celeste
di Norimberga.
14 aprile 1561, secondo le cronache del tempo, la popolazione vide
comparire nel cielo numerosi oggetti volanti, di varie forme, che
ingaggiano fra di loro una sorta di combattimento. Le cronache del
tempo riportarono l’accaduto con dovizia di particolari, affinché
della vicenda ne rimanesse chiara memoria. Inoltre, furono eseguite
diverse incisioni su legno e stampe su carta. L’avvenimento durò
circa un’ora e terminò quando diversi oggetti precipitarono al
suolo, alla periferia della città, causando un incendio. Ecco un
estratto delle cronache: “E così da ambo i lati del Sole vi
erano sfere in gran numero, c’è n’erano tre in fila, altre
disposte in formazione quadrilatera, tante altre solitarie. E tra
queste sfere sono state viste molte croci color sangue, e tra le
croci e le sfere sono state visti due oggetti fusiformi color sangue
con la parte posteriore più spessa. E in mezzo a tutti questi si
trovavano anche due grandi tubi, uno sulla destra l’altro sulla
sinistra e dentro questi tubi si trovavano tre, quattro e più sfere.
Tutti insieme incominciarono a combattere, le sfere sul Sole si
mossero verso quelli ai lati, questi ultimi si mossero con le sfere
dentro ai tubi verso il Sole”.
Sembra proprio il racconto di una battaglia nei cieli.
Al giorno d’oggi esiste una teoria molto affascinante e parecchio
controversa, che stenta ad essere accettata dalla così detta scienza
ufficiale. Tale teoria potrebbe spiegare numerosi interrogativi a cui
la scienza ancora non sa rispondere, compreso il famoso anello
mancante dell’evoluzione umana, ma per accogliere questa teoria
bisogna avere una mente libera da ogni condizionamento, di
qualsivoglia natura. Stiamo parlando della teoria degli antichi
astronauti, o teoria del paleocontatto, secondo cui degli esseri
venuti dal cielo, come dicevano gli antichi, sarebbero sbarcati sul
nostro pianeta condividendo la loro esperienza, e non solo quella,
con le prime civiltà, cambiando così, per sempre, il corso della
storia. C’è qualche prova a sostegno di tutto ciò? A quanto pare
si e non parliamo di una o due prove, ma di centinaia, sparse in
tutto il mondo, che arrivano da civiltà diverse, distanti nello
spazio e nel tempo che, a quanto pare, ci raccontano tutte la stessa
identica storia.
Questa teoria prese piede nella seconda metà del XX secolo. In
particolare è stata spinta sotto i riflettori nel 1968 da Stanley
Kubrick con il film 2001: Odissea nello spazio, con la famosa scena
iniziale che ci mostra un’Africa di milioni di anni fa e un gruppo
di ominidi che va incontro a un misterioso monolito nero. Gli
ominidi, venendovi a contatto, imparano inspiegabilmente a usare gli
strumenti per cacciare gli animali e ad estendere il proprio
territorio aggredendo i nemici. Sempre nel 1968, l’autore svizzero
Erich von Däniken, considerato il padre della teoria degli antichi
astronauti, pubblica Chariots of the Gods che in poco tempo diventerà
un best seller. In esso viene formulata per la prima volta l’ipotesi
che migliaia di anni fa, viaggiatori spaziali provenienti da altri
pianeti avrebbero visitato la Terra insegnando agli esseri umani la
tecnologia e influenzando addirittura le religioni antiche e, di
conseguenza, anche tutte le religioni che ne derivano sino ad oggi.
Vi sembra assurdo? Se tutto ciò vi sembra poco credibile
probabilmente non conoscete il Culto del Cargo che mette in risalto
come può nascere una religione!
Il Culto del Cargo è una religione nata a cavallo della seconda
guerra mondiale nelle isole del Pacifico, dove gli aerei americani
facevano scalo per andare in Giappone. Essi si fermavano; avevano dei
magazzini con le merci, con i viveri per le truppe. Dunque gli
indigeni del posto hanno cominciato a vedere gli americani come degli
Dèi perché li vedevano arrivare con aerei, mezzi per loro
straordinari. Da qui nasce, appunto, il culto del cargo, cioè degli
aerei cargo, tant’è che quando la guerra finì e gli americani se
ne andarono, questi indigeni costruirono una fusoliera di aereo in
legno, una finta pista di atterraggio e dei modelli di radio sempre
in legno per poi celebrare dei riti. Ogni anno, infatti, a febbraio,
fanno una festa chiamata “John Frum Day” dal nome del loro Dio
chiamato John Frum. Sì è scoperto che, durante il periodo in cui
gli americani atterravano, avevano identificato in particolare una
persona di colore che diceva “I’m John from USA”, da qui John
Frum. Il Culto del Cargo dunque ci mette di fronte a straordinari
parallelismi: gli indigeni non sono nient’altro che l’umanità
del passato e gli americani i visitatori dallo spazio con tutto ciò
che ne consegue.
La maggior parte dei teorici degli antichi alieni, tra cui Von
Däniken, sceglie due tipi di prove per sostenere le loro idee. La
prima risiede nei testi religiosi antichi, tra cui la Bibbia, in cui
i popoli addirittura interagiscono con degli Dèi o altri esseri
celesti che scendono dal cielo in veicoli simili a “carri di fuoco”
e dotati di poteri straordinari. La seconda prova sarebbe tutta una
serie di opere d’arte raffiguranti strane creature simili agli
alieni descritti oggi, oltre che gli OOPArt, ossia tutti quei reperti
archeologici che, secondo comuni convinzioni riguardo al passato, si
suppone non dovrebbero esistere nell’epoca a cui si riferiscono.
Molti, inoltre, sostengono che meraviglie architettoniche antiche
siano state costruite con l’aiuto di una qualche tecnologia che non
poteva esistere al tempo. Un esempio lo troviamo nel famoso sito di
Puma Punku. Situato negli altopiani boliviani. Puma Punku è un campo
di rovine di pietra disseminato di giganteschi blocchi che
s’incastrano alla perfezione gli uni negli altri. La lavorazione è
così meticolosa, ripetitiva e precisa che sarebbe impossibile senza
l’ausilio delle macchine: ma le rovine hanno più di mille anni!
I popoli sudamericani sembrano lasciare numerosi indizi sul fatto che
qualcosa di straordinario sia avvenuto nel passato sul nostro
pianeta, come le linee di Nazca. Come tutti sanno, queste linee sono
una serie di antichi disegni che si estendono per più di 80
chilometri. Esse creano sconcerto tra gli archeologi. Comprendono
disegni stilizzati di animali e di esseri umani, alcune figure sono
grandi diverse centinaia di metri. A causa delle loro dimensioni
colossali, le figure possono essere viste solo dall’alto e non vi è
alcuna prova che il popolo di Nazca, che abitava la zona tra il 300
a.C. e 800 d.C., abbia inventato macchine volanti. Che queste linee
fossero un tributo per chi giungeva dall’alto? Se ci spostiamo di
diverse migliaia di chilometri e dal sudamerica passiamo in Asia,
troviamo ancora numerosi racconti riguardanti “carri celesti”.
Molte epopee scritte in sanscrito, come il Mahabharata, realizzate in
India più di duemila anni fa, contengono numerosi riferimenti a
macchine volanti chiamate Vimana. Esistono interi volumi di centinaia
di pagine che descrivono minuziosamente il loro funzionamento il che
c’induce a pensare che più che un testo sacro quello fosse, in
origine, un manuale tecnico. Questi Vimana sono frutto di pura e
semplice mitologia? La cosa curiosa è che tutti i popoli della Terra
ci raccontano le stesse cose.
A fronte di tutto ciò, forse le testimonianze più importanti ce le
abbiamo nel libro più venduto al mondo, anche se, volendo essere più
precisi, si tratta di una raccolta di libri: La Bibbia. Ebbene
secondo alcuni studiosi La Bibbia, in particolare l’antico
testamento, racconterebbe le vicende e il rapporto di un popolo con
un gruppo di individui denominati Elohim. Su questi esseri ci sarebbe
da scrivere fiumi di parole, ma la cosa più importante da sapere è
che la stragrande maggioranza delle volte che leggete Dio nella
Bibbia, in realtà l’originale testo ebraico riportava “Elohim”
che è il plurale di El, accompagnato molto spesso da verbi al
plurale. Questo termine nessuno sa cosa voglia dire di preciso anche
se forse la traduzione più precisa sarebbe “Gli Splendenti”. I
teorici degli antichi alieni credono fossero dei visitatori
provenienti da un altro pianeta che sono scesi sulla Terra circa
mezzo milione di anni fa e avrebbero creato l’uomo. Più
scientificamente parlando, avrebbero mischiato i loro geni con gli
ominidi presenti sul pianeta all’epoca creando così l’homo
sapiens. Tutto questo ce lo dice anche la Bibbia nei primi versetti
della Genesi.
A conferma di ciò, ultimamente, il Dr. Martin Taylor, dell’Istituto
di Genetica e Medicina Molecolare presso l’Università di
Edimburgo, insieme a un team internazionale di ricercatori ha
scoperto un gene, il Mir-941, legato alla funzione cerebrale,
presente negli esseri umani, ma assente in tutti gli altri primati.
Questo gene, dalle origini assolutamente sconosciute, avrebbe in
pratica dato un’accelerazione fantastica al processo cognitivo del
nostro cervello rendendoci unici, rendendoci… Umani. Da dove sia
arrivato questo gene è un mistero che, forse, può trovare risposta
proprio in quei testi antichi considerati mitologia o opere divine.
Dio disse (a chi? Dobbiamo
proprio credere che parlasse da solo?): “Facciamo
l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra
somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo,
sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che
strisciano sulla terra” – Genesi 1,26
Al giorno d’oggi esiste una teoria molto affascinante e parecchio controversa, che stenta a essere accettata dalla così detta scienza ufficiale. Tale teoria potrebbe spiegare numerosi interrogativi a cui la scienza ancora non sa rispondere, compreso il famoso anello mancante dell’evoluzione umana, ma per accogliere questa teoria bisogna avere una mente libera da ogni condizionamento, di qualsivoglia natura. Stiamo parlando della teoria degli antichi astronauti.
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