30 giugno 1908, 07:14 ora locale. Una terribile esplosione nei pressi del fiume Tunguska Pietrosa spiana più di duemila chilometri quadrati di territorio, abbattendo 80 milioni di alberi. Il rumore dell’esplosione viene udito fino a mille chilometri di distanza. A diverse decine di chilometri, le persone che assistettero all’evento raccontarono di aver visto il cielo spaccarsi in due e un grande fuoco coprire la foresta, dopodiché videro il cielo richiudersi in un fragoroso boato che fu in grado di spostare degli oggetti a qualche metro di distanza. Inoltre in tutta Europa, per diversi giorni dopo l’impatto, vengono riportate insolite notti luminose. Questo è il resoconto del maggiore evento esplosivo registrato nella storia recente. Gli scienziati hanno calcolato che tale esplosione ebbe una potenza pari a dieci o venti megatoni e per fare un paragone, vuol dire che è stata mille volte più potente della bomba atomica sganciata su Hiroshima. La teoria ad oggi più accreditata riguarda l’impatto di un meteorite e i ricercatori hanno ipotizzato che l’evento potrebbe essere stato innescato proprio da una meteora esplosa in alta quota nell’atmosfera terrestre. Recenti simulazioni effettuate con un supercomputer suggeriscono che l’asteroide che causò il danno avesse una larghezza non superiore a 20 metri. In particolare il fisico Mark Boslough, presso il Sandia National Laboratory di Albuquerque, afferma che l’oggetto, esplodendo nell’atmosfera, avrebbe generato un’onda supersonica di gas surriscaldato.
Negli anni immediatamente successivi vennero eseguite delle spedizioni per cercare il luogo dell’impatto, fin quando il mineralologo russo Leonid Alekseevic Kulik credette di averlo identificato in una foresta abbattuta presso il bacino del fiume Tunguska Pietrosa. Con le spedizioni tra il 1927 e il 1939, Kulik raccolse numerosi indizi ma non riuscì mai a trovare il cratere da impatto. Altre spedizioni vennero effettuate dal 1950 fino ai giorni nostri e mediante analisi chimiche è stata rilevata la presenza di polveri contenenti tracce di Nichel e Iridio. Nel 1999, una spedizione scientifica italiana si recò in zona: gli esploratori concentrarono la loro attenzione su di un piccolo lago, il Lago Cheko, che venne ritenuto il cratere da impatto. Tuttavia, non vennero trovate prove e prima che si potesse trovare qualche informazione in più, vennero tagliati i fondi.
Come abbiamo detto, sono tante le ipotesi che si sono fatte strada durante gli anni per spiegare l’evento di Tunguska, in particolare, l’ipotesi che l’esplosione provenisse dal sottosuolo è stata formulata dall’astrofisico Wolfgang Kundt presso l’Università di Bonn, in Germania. Secondo Kundt, un’eruzione di gas naturale da kimberlite, un tipo di roccia vulcanica dove a volte vengono rinvenuti dei diamanti, potrebbe esserne la causa. Il gas naturale si sarebbe fatto strada, risalendo fino alla superficie da profondità abissali, espandendosi sempre di più e causando la grande esplosione. Quest’ipotesi, se confermata, forse potrebbe spiegare le misteriose voragini che si sono aperte in Siberia. Quando si aprì la prima voragine nella penisola dello Yamal nel 2014, molti credevano si trattasse di una bufala, eppure negli anni seguenti se ne aprirono centinaia provocando un vero e proprio allarme dapprima tra i contadini locali, poi tra tutta la comunità scientifica. Alcuni studiosi ritengono che le voragini siano state provocate dall’esplosione di bolle di gas naturale, in gran parte metano, presenti nel sottosuolo. Altre ipotesi chiamano in causa i cambiamenti climatici, che sempre più incessantemente stanno modificando l’essenza del nostro pianeta.
Qualche anno prima che queste voragini facessero la loro comparsa, in rete esisteva una storia dai risvolti inquietanti. La vicenda narra di un gruppo di ricercatori russi che avevano perforato, in un luogo non meglio precisato della Siberia, un buco profondo 14 chilometri. Secondo la loro testimonianza, nelle profondità di questa cavità avrebbero rilevato una temperatura di 1100 gradi centigradi e cosa ancor più inquietante, avrebbero registrato delle urla strazianti. Anche se oggi questa storia è stata bollata come una leggenda metropolitana, c’è ancora chi sostiene la sua veridicità.
Ritornando all’evento di Tunguska, abbiamo detto che l’ipotesi più probabile riguarda l’impatto di un meteorite nell’atmosfera, ma come ogni caso di cui non si ha una spiegazione certa, si sono fatte strada numerose teorie alternative. Dopo la seconda guerra mondiale e il bombardamento di Hiroshima e Nagasaki, le foto delle città sono state comparate con le foto aeree dell’area dell’esplosione di Tunguska ed erano spaventosamente simili. Questo, unito al fatto che non è stato trovato il cratere da impatto, portò a credere che ci fu una vera e propria esplosione nucleare; ma nel 1908 nessuno possedeva una tale tecnologia. Proprio per questo, molti propendono per una qualche arma aliena. Altre teorie vedono l’annichilimento di antimateria o il passaggio di un piccolo buco nero, ma forse l’ipotesi più suggestiva riguarda uno scienziato che molto spesso è stato oggetto di teorie controverse: Nikola Tesla. L’esplosione di Tunguska sarebbe stata provocata proprio dallo scienziato di origini serbe che stava conducendo un esperimento con un raggio ad alta energia prodotto da un congegno denominato Teleforce che puntò verso la Siberia. Non vi sono prove dell’esistenza di tale arma, se ne trova traccia solo nelle sue affermazioni e in alcune relazioni di carattere militare. Secondo le intenzioni, avrebbe dovuto trattarsi di un’arma estremamente potente, in grado di colpire a grande distanza le truppe nemiche, far esplodere i carri armati e far precipitare gli aerei in volo. Tesla, dopo averla sperimentata, si rese reso conto della sua terribile potenza: quindi l’avrebbe smantellata prima che finisse in mani sbagliate.
Insomma, esistono tante teorie affascinanti, da quella più accreditata come l’esplosione di una meteora a quelle che propendono per il complotto. Le speculazioni su ciò che è avvenuto, nel giugno del 1908 in Siberia, forse non finiranno mai e il mistero rimarrà imbrigliato in quel gelido paesaggio ricco di misteri e interrogativi.
Forse l’ipotesi più suggestiva riguarda uno scienziato che molto spesso è stato oggetto di teorie controverse: Nikola Tesla. L’esplosione di Tunguska sarebbe stata provocata proprio dallo scienziato di origini serbe che stava conducendo un esperimento con un raggio ad alta energia prodotto da un congegno denominato Teleforce che puntò verso la Siberia.
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