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sabato 30 marzo 2019

DOCUMENTI SEGRETI


Nel 1956 incominciò ad apparire in Francia una serie di libri, articoli, opuscoli e altri documenti su Bérenger Saunière e l'enigma di Rennes-le-Chàteau. Questo materiale ha continuato a proliferare e oggi, è molto voluminoso. La sua stessa voluminosità, l'impegno e i fondi necessari per produrlo e diffonderlo, attestano implicitamente l'esistenza di qualcosa d'importante ma tuttora inspiegata.
Non è affatto sorprendente che il "caso" abbia contribuito ad aguzzare l'appetito di numerosi ricercatori indipendenti le cui opere sono venute ad aggiungersi alla massa del materiale già esistente. Tuttavia, sembra che tutto il materiale originale provenga da un'unica fonte. È evidente che qualcuno ha interesse a svolgere un'attività promozionale per Rennes-le-Chàteau, ad attirare, sulla vicenda l'attenzione del pubblico, a ispirare ulteriori indagini. Sembra trattarsi di un interesse propagandistico, piuttosto che economico e quali che siano le persone responsabili di questa propaganda, si sono adoperate per puntare i riflettori su certe questioni, pur restando scrupolosamente nell'ombra.
A partire dal 1956, c'è stata una "fuga" di materiale pertinente, orchestrata in modo sistematico, frammento per frammento. Molti contengono ulteriori informazioni che integrano quanto già si sapeva e quindi aiutano a ricostruire l'intero rompicapo. Tuttavia, finora non sono stati indicati chiaramente la natura e il significato del rompicapo. Anzi, ogni nuovo frammento d'informazione è servito ad addensare il mistero, anziché a diradarlo. Il risultato è stato una rete sempre più complessa di allusioni, di accenni provocatori, di riferimenti e di collegamenti. Di fronte alla massa di dati oggi disponibili, si può facilmente avere l'impressione di essere ingegnosamente condotti, per mezzo di apposite "esche", da una conclusione all'altra. Alla base di tutto c'è la continua, onnipresente allusione a un segreto.
Il materiale diffuso a partire dal 1956 assunse forme diverse. In parte è apparso in libri di carattere popolare o addirittura in best-sellers più o meno sensazionali, più o meno enigmaticamente avvincenti. Ad esempio, Gerard de Sède ha prodotto una serie di opere su argomenti in apparenza diversissimi come i Catari, i Templari, la dinastia merovingia, i Rosacroce, Saunière e Rennes-le-Chàteau. In questi libri, de Sède è spesso malizioso, insinuante, sconcertante ed evasivo. Il suo tono sottintende sempre che sa molto di più di quanto sta dicendo. Forse è un trucco per nascondere che in realtà non sa niente, ma finge di sapere. Tuttavia, i suoi libri contengono abbastanza dettagli e risconti da forgiare un anello di congiunzione tra i vari temi. Qualunque cosa si possa pensare di lui, de Sède dimostra con efficacia che i diversi argomenti di cui si occupa sono in qualche modo collegati. D'altra parte, non potevamo fare a meno di sospettare che le opere di de Sède si avvalessero in buona misura di notizie fornite da un informatore. Forse fu scoperto chi era quell'informatore. Nel 1971, mentre era in corso la realizzazione di un documentario su Rennes-le-Chàteau per la BBC, fu chiesto all'editore parigino di de Sède del materiale iconografico. Le fotografie che avevano richiesto furono spedite. A tergo di ciascuna c'era un timbro: "Plantard". Il nome non diceva molto, ma l'appendice d'uno dei libri di de Sède consisteva nell'intervista con un certo Pierre Plantard. In seguito si ebbe la certezza che Pierre Plantard non era affatto estraneo ad alcune opere di de Sède.


Le informazioni disseminate dal 1956 in poi non sempre sono contenute in una forma popolare e accessibile come quella adottata da de Sède. Alcune sono apparse in tomi poderosi, imponenti e addirittura pedanteschi. Una di queste opere è stata scritta da Rene Descadeillas, ex direttore della Biblioteca municipale di Carcassonne. È dedicato alla storia di Rennes-le-Chàteau e dintorni e contiene una quantità di minuziosi dettagli sociali ed economici: per esempio, le nascite, le morti, i matrimoni, le situazioni finanziarie, le tasse e le opere pubbliche nel periodo tra il 1730 e il 1820.
Oltre ai libri pubblicati, inclusi quelli editi privatamente, sono apparsi numerosi articoli su quotidiani e riviste. Ci sono state interviste con varie persone che affermano di essere a conoscenza dell'uno o dell'altro aspetto del mistero. Ma, in generale, le informazioni più interessanti e importanti non sono apparse nei libri. Quasi tutte sono affiorate altrove, in documenti e opuscoli non destinati a una normale distribuzione. Molti di questi documenti e opuscoli sono stati depositati, in edizioni private a tiratura limitata, presso la Bibliothèque Nationale di Parigi. Le pubblicazioni sono di un tipo realizzato a basso costo. Alcune sono addirittura fogli dattiloscritti, riprodotti con una fotocopiatrice. Ancora più delle opere diffuse sul normale mercato editoriale, questa massa di materiale sembra provenire da un'unica fonte.
Mediante incisi e note enigmatiche che si riferiscono a Saunière, Rennes-le-Chàteau, Poussin, la dinastia merovingia e altri temi, ogni testo integra, amplia e conferma gli altri. Quasi sempre l'identità dell'autore è incerta. C'è tutta una serie di pseudonimi trasparenti o allusivi: Madeleine Blancassal, ad esempio, Nicolas Beaucéan, Jean Delaude e Antoine l'Ermite. "Madeleine", ovviamente, allude a Maria Maddalena, alla quale sono dedicate la chiesa di Rennes-le-Chateau e la torre "Magdala" fatta costruire da Saunière. Blancassal è formato dai nomi di due fiumicelli che convergono presso il villaggio di Rennes-les-Bains: Blanque e Sals. Beaucéan è una variante di "Beauséant", il grido di battaglia e il motto dello stendardo dei Cavalieri Templari.  Jean Delaude è "Jean de l'Aude" ove l'Aude è il dipartimento in cui si trovava Rennes-le-Chateau. E Antoine l'Ermite è riferito a Sant'Antonio eremita, la cui statua orna la chiesa di Rennes-le-Chàteau e la cui festa cade il 17 gennaio che è poi la data sulla tomba di Maria de Blanchefort e la data in cui Saunière ebbe l'attacco che lo portò alla morte. L'opera attribuita a Madeleine Blancassal è intitolata Les descendants mérovingiens et l'énigme du Razès wisigoth (I discendenti merovingi e l'enigma del Razès visigoto): Razès è il vecchio nome della zona dove nacque e visse Saunière. Secondo il frontespizio, l'opera fu pubblicata per la prima volta in tedesco e tradotta in francese da Walter Celsenazaire, un altro pseudonimo ispirato ai santi Celso e Nazario ai quali è dedicata la chiesa di Rennes-les-Bains. E sempre secondo il frontespizio, l'editrice dell'opera era la Grande Loge Alpina, la suprema loggia della massoneria svizzera, l'equivalente svizzero della Grand Lodge britannica e del Grand Orient francese. Nulla indica perché mai una loggia massonica moderna debba dimostrare tanto interesse per il mistero che circonda un oscuro parroco francese del secolo XIX e la storia della sua parrocchia di millecinquecento anni prima. E successivamente si è saputo che il nome dell'Alpina appariva anche su altri due opuscoli.


Fra tutti i documenti pubblicati privatamente e depositati presso la Bibliothèque Nationale, il più importante è una compilazione di scritti raccolti sotto il titolo collettivo di Dossiers segreti (Dossiers secrets). Oggi la compilazione è su microfilm. Fino a qualche tempo fa, però, era un volume scialbo e smilzo, una specie di fascicolo con la copertina rigida che conteneva un'accozzaglia eterogenea di materiale apparentemente irrelato: ritagli di giornali, lettere incollate su fogli, opuscoli, numerosi alberi genealogici e alcune pagine stampate estratte evidentemente da altre opere. Periodicamente, qualcuna delle pagine veniva asportata. In altri momenti, ne venivano aggiunte altre. Su certi fogli, qualche volta, venivano apportate aggiunte e correzioni a mano, in grafia minuscola. Successivamente, questi fogli venivano sostituiti da altri stampati, che includevano tutte le correzioni precedenti. La parte più voluminosa dei Dossiers, che consiste in alberi genealogici, è attribuita a un certo Henri Lobineau, il cui nome appare nel frontespizio. Due testi inclusi nel fascicolo precisano che Henri Lobineau è un altro pseudonimo, forse tratto da una via, Rue Lobineau, che passa accanto a Saint Sulpice a Parigi e che le genealogie sono in realtà opera di un certo Leo Schidlof, storico e antiquario austriaco vissuto in Svizzera e morto nel 1966. Sulla base di queste informazioni, si cercò di scoprire chi fosse Leo Schidlof. Nel 1978 si riuscì a rintracciare la figlia di Leo Schidlof, che viveva in Inghilterra. Suo padre - disse - era veramente Austriaco, ma non era un genealogista, uno storico o un antiquario, bensì un esperto e commerciante di miniature, che aveva scritto due opere sull'argomento. Nel 1948 si era stabilito a Londra, dove aveva vissuto fino al 1966, l'anno in cui era morto a Vienna: l'anno e il luogo, quindi, corrispondevano a quelli specificati nei Dossiers segreti.
La signorina Schidlof dichiarò con molta fermezza che suo padre non aveva mai nutrito alcun interesse per le genealogie, la dinastia merovingia e i misteriosi eventi della Francia meridionale. Tuttavia, continuò, certe persone erano convinte del contrario. Negli anni Sessanta, ad esempio, suo padre aveva ricevuto numerose lettere e telefonate da individui non identificati, che dall'Europa e dagli Stati Uniti chiedevano di incontrarsi con lui per discutere cose di cui non sapeva assolutamente nulla. Quando Schidlof era morto nel 1966 c'era stata una nuova ondata di lettere e telefonate e quasi tutte per chiedere notizie delle sue carte. Qualunque fosse la vicenda in cui il padre della signorina Schidlof era rimasto involontariamente invischiato, sembrava aver destato l'attenzione del governo americano. Nel 1946, un decennio prima della data conclamata della compilazione dei Dossiers segreti, Leo Schidlof aveva chiesto il visto per recarsi negli Stati Uniti. II permesso era stato respinto perché Schidlof risultava sospetto di spionaggio o di altre attività clandestine. Alla fine la cosa venne risolta, il visto fu concesso e Schidlof potè andare negli Stati Uniti. È possibile che si fosse trattato soltanto di uno dei soliti malintesi burocratici. Ma la signorina Schidlof sembrava sospettare che la vicenda fosse in qualche modo connessa agli interessi arcani stranamente attribuiti a suo padre.
Il racconto della signorina Schidlof ci fa riflettere. Il rifiuto del visto americano, forse, non era una semplice coincidenza, perché tra le carte dei Dossiers segreti c'erano allusioni che collegavano il nome di Leo Schidlof a un misterioso intrigo di spionaggio internazionale.
Nel frattempo a Parigi era apparso un nuovo opuscolo che, nei mesi successivi, fu corroborato da altre fonti. Secondo l'opuscolo l'enigmatico Henri Lobineau non era Leo Schidlof, bensì un aristocratico francese, il conte Henri de Lénoncourt. Il problema della vera identità di Henri Lobineau non era l'unico enigma legato ai Dossiers segreti. C'era anche un testo che alludeva a una borsa di pelle di Leo Schidlof. Quella borsa avrebbe contenuto un certo numero di documenti segreti che si riferivano a Rennes-le-Chàteau nel periodo tra il 1600 e il 1800. Poco dopo la morte di Schidlof, la borsa sarebbe passata nelle mani di un corriere, un certo Fakhar ul Isiam, che nel febbraio 1967 doveva incontrarsi nella Germania orientale con un agente delegato da Ginevra per consegnargli la borsa stessa. Però, prima che l'incontro potesse avvenire, Fakhar ul Isiam sarebbe stato espulso dalla Germania orientale e sarebbe tornato a Parigi  per attendere nuovi ordini. Il 20 febbraio 1967 il suo cadavere fu trovato sui binari della ferrovia a Melun: era stato gettato dall'espresso Parigi-Ginevra. La borsa, a quanto pare, era sparita.
fu possibile indagare su questa tragica vicenda. Diverse notizie apparse su quotidiani francesi del 21 febbraio la confermavano quasi tutta. Un cadavere decapitato fu effettivamente trovato sui binari a Melun. Era stato identificato come il corpo di un giovane pachistano, Fakhar ul Isiam. Per ragioni rimaste oscure, l'uomo era stato espulso dalla Germania orientale e stava andando da Parigi a Ginevra; sembrava che fosse coinvolto in qualche attività spionistica. Secondo i quotidiani, le autorità sospettavano che si fosse trattato di un delitto e le indagini erano state affidate al DST (la Direzione della sorveglianza territoriale, il controspionaggio). D'altra parte, i quotidiani non parlavano di Leo Schidlof, di una borsa di pelle, né di altre cose che potessero collegare la morte di Fakhar ul Isiam al mistero di Rennes-le-Chàteau. Questo ci fa pensare che la notizia dei Dossiers segreti possa essere una montatura. Basta trovare una morte inspiegata e sospetta e attribuirla, dopo il fatto, a ciò che ci interessa.


Meno di un mese dopo un'altra opera edita privatamente fu depositata presso la Bibliothèque Nationale. Era intitolata Le serpent rouge e portava la data significativa e simbolica del 17 gennaio. Il frontespizio l'attribuiva a tre autori: Pierre Feugère, Louis Saint-Maxent e Gaston de Koker.
Le serpent rouge è un'opera singolare, contiene una genealogia merovingia e due carte geografiche della Francia dei tempi merovingi, più un commento affrettato e superficiale. Inoltre, contiene una pianta di Saint Sulpice a Parigi, che delinea le cappelle dei vari santi. Ma la parte principale del testo è costituita da tredici brevi poemi in prosa di buon livello letterario. Ognuna di queste poesie in prosa non supera la lunghezza di un capoverso e ognuna corrisponde a un segno dello Zodiaco: uno Zodiaco di tredici costellazioni, perché la tredicesima, Ofiuco o Serpentario, è inserita tra lo Scorpione e il Sagittario.
Scritte in prima persona, le tredici poesie in prosa rappresentano una specie di pellegrinaggio simbolico o allegorico, che incomincia dall'Acquario e termina con il Capricorno che, come il testo precisa esplicitamente, presiede al 17 gennaio. Nel testo, per il resto enigmatico, ci sono riferimenti a temi già familiari: la famiglia Blanchefort, le decorazioni della chiesa di Rennes-le-Chàteau, alcune delle iscrizioni che Saunière vi fece apporre, Poussin e il quadro Les bergers d'Arcadie, il motto sulla tomba, "Et in Arcadia Ego". A un certo punto si accenna a un serpente rosso citato nelle pergamene che si snoda attraverso i secoli: un'allusione esplicita, sembrerebbe, a una stirpe o a un lignaggio. Al segno astrologico del Leone è dedicato un capoverso enigmatico che merita di essere citato integralmente:
"Da colei che io desidero liberare esala verso di me la fragranza del profumo che impregna il sepolcro. Un tempo qualcuno la chiamò Iside, regina di tutte le fonti benefiche. Venite a me, o voi tutti che soffrite e siete afflitti e io vi darò pace. Per altri, ella è Maddalena, colei dal famoso vaso colmo di balsamo risanatore. gli iniziati conoscono il suo vero nome: Notre Dame Des Cross".
Le implicazioni di questo capoverso sono estremamente interessanti. Iside, naturalmente, è la Dea Madre Egizia, patrona dei misteri: la "Regina Bianca" nei suoi aspetti benigni, la "Regina Nera" in quelli malefici. Molti autori che hanno scritto di mitologia e teologia, hanno seguito il culto della Dea Madre dai tempi pagani fino all'epoca cristiana. Secondo questi autori Iside sarebbe sopravvissuta nel cristianesimo nell'aspetto della Vergine Maria. Ma, secondo il testo contenuto nel Serpent rouge, la Dea Madre del cristianesimo non sembra essere la Vergine. AI contrario, è la Maddalena, alla quale è dedicata la chiesa di Rennes-le-Chàteau e alla quale Saunière consacrò la sua torre. Inoltre, il testo sembra indicare che neppure il titolo di Nostra Signora "Notre Dame" spetta alla Vergine. Questo titolo altisonante, conferito a tutte le grandi cattedrali della Francia, sembrerebbe riferirsi egualmente alla Maddalena. Ma perché mai la Maddalena dovrebbe essere venerata come "Nostra Signora" e soprattutto come Dea Madre?
La maternità è proprio l'ultima cosa che si possa associare a Maddalena. Nella tradizione popolare cristiana, Maddalena è una prostituta che si redime diventando seguace di Gesù. E spicca soprattutto nel Quarto Vangelo, dove è la prima persona che vede Gesù dopo la resurrezione. Di conseguenza viene considerata una santa, soprattutto in Francia dove, secondo varie leggende medievali, avrebbe portato il Santo Graal. E infatti il "vaso colmo di balsano risanatore" potrebbe venire inteso con un'allusione al Graal. Ma collocare la Maddalena al posto solitamente riservato alla Vergine sembrerebbe come minimo un'eresia.
Qualunque fosse il loro intento, gli autori del Serpent rouge, o meglio i presunti autori, ebbero una sorte tragica quanto quella di Fakhar ul Isiam. Il 6 marzo 1967, Louis Saint-Maxent e Gaston de Koker furono trovati impiccati. E l'indomani, il 7 marzo, fu trovato impiccato anche Pierre Feugère. Naturalmente, si potrebbe immediatamente dedurre che queste morti erano collegate in qualche modo alla composizione e alla pubblicazione del Serpent rouge. Tuttavia, come nel caso di Fakhar ul Isiam, non si  può escludere una spiegazione alternativa. Se qualcuno vuole creare un'atmosfera sinistra e misteriosa, non è troppo difficile. Basta spulciare i giornali fino a quando ci si imbatte in una morte sospetta o, come in questo caso, in tre morti sospette. Dopo il fatto, si possono legare i nomi dei morti a un opuscolo di propria creazione e depositarlo presso la Bibliothèque Nationale, con una data antecedente (17 gennaio) sul frontespizio. Un falso del genere creerebbe sicuramente la sensazione voluta.
Ma perché perpetrare un simile imbroglio? Perché qualcuno desiderava evocare un'atmosfera di violenza, di delitto e di intrigo?
Episodi del genere sono tipici della mistificazione che circonda il materiale apparso in Francia, frammento per frammento, a partire dal 1956. Altri ricercatori si sono imbattuti in enigmi molto simili. Nomi apparentemente plausibili sono risultati pseudonimi. Certi indirizzi, inclusi quelli delle case editrici e di organizzazioni, sono risultati inesistenti. Vi sono citazioni tratte da libri che nessuno, a quanto ci consta, ha mai avuto modo di vedere. Vari documenti sono scomparsi, o sono stati modificati, oppure sono stati inspiegabilmente catalogati in modo erroneo nella Bibliothèque Nationale. Viene da sospettare che si tratti di un complotto. Ma se questo è vero, si tratta di una complotto che comporta la disponibilità di risorse imponenti, finanziarie e non finanziarie. E chiunque stia perpetrando questa cosa, sembra prenderla molto sul serio.
Nel frattempo è apparso in continuazione materiale nuovo, con i soliti temi che ricorrono come leitmotifs: Saunière, Rennes-le-Chàteau, Poussin, Les bergers d'Arcadie, i Cavalieri Templari, Dagoberto II e la dinastia merovingia. Vi figurano allusioni alla viticoltura - l'innesto delle viti - presumibilmente in senso allegorico. Ma nel contempo vengono aggiunte altre informazioni. Un esempio è l'identificazione di Henri Lobineau con il conte di Lénoncourt. Un altro è la crescente e inspiegata insistenza sull'importanza della Maddalena. E altre due località sono state poste ripetutamente in risalto, fino ad assumere un rilievo ormai paragonabile a quello di Rennes-le-Chàteau. Una è Gisors, una fortezza situata in Normandia, che ebbe una vitale importanza strategica e politica al culmine delle Crociate. L'altra è Stenay, un tempo chiamata Satanicum, al limitare delle Ardenne: la vecchia capitale della dinastia merovingia, nei cui pressi fu assassinato nel 679 re Dagoberto II.
Il corpus del materiale oggi accessibile non può venire adeguatamente esaminato o discusso in questo post. È troppo denso, troppo confuso e sconnesso, e soprattutto è troppo copioso. Ma da questa mole di informazioni che continuano a proliferare emergono alcuni punti chiave che, anche se sono presentati come fatti storici incontestabili, non lo sono affatto e si possono riassumere così:
  1. Esisteva un ordine segreto che aveva creato i Templari per servirsene come braccio armato e amministrativo. Questo ordine, che aveva agito sotto una quantità di nomi diversi, è spesso conosciuto come il Priorato di Sion (Prieuré de Sion).
  2. II Priorato di Sion è stato diretto da una sequenza di Gran maestri i cui nomi sono tra i più illustri della storia e della cultura occidentale.
  3. Anche se i Templari vennero annientati e sciolti tra il 1307 e il 1314, il Priorato di Sion rimase indenne. Anche se è stato periodicamente dilaniato da lotte intestine e faziose, ha continuato a funzionare nel corso dei secoli. Agendo nell'ombra, tra le quinte, ha orchestrato alcuni degli eventi decisivi della storia dell'Occìdente.
  4. II Priorato di Sion esiste ancora ed è ancora operante. In misura significativa, è responsabile della massa di informazioni diffuse dal 1956 in poi.
  5. Lo scopo dichiarato del Priorato di Sion è la restaurazione della dinastia e della stirpe merovingia, non soltanto sul trono di Francia, ma anche sui troni di altre nazioni europee.
  6. Sebbene deposta nell'VIII secolo, la stirpe merovingia non si è estinta. Al contrario, si è perpetuata in linea diretta a partire da Dagoberto II e suo figlio, Sigisberto IV. Per mezzo di alleanze dinastiche e di matrimoni, la stirpe include Goffredo di Buglione, che nel 1099 conquistò Gerusalemme e altre famiglie nobili e reali del passato e del presente: Blanchefort, Gisors, Saint-Clair (Sinclair in Inghilterra), Montesquiou, Montpézat, Poher, Lusignano, Plantard e Asburgo-Lorena. Al giorno d'oggi, la stirpe merovingia ha tuttora pretese legittime sull'eredità che le spetta.

Nel cosiddetto Priorato di Sion c'è una possibile spiegazione dei riferimenti a Sion contenuti nelle pergamene scoperte da Bérenger Saunière. E c'è anche la spiegazione della strana sigla P.S. che appariva su una di quelle pergamene e sulla tomba di Marie de Blanchefort. Tuttavia, come moltissimi altri, sono estremamente scettico nei confronti delle teorie delle cospirazioni nella storia e quasi tutte le asserzioni elencate più sopra mi sembrano improbabili, non pertinenti e/o assurde. Ma resta pur sempre il fatto che certe persone le promulgano con la massima serietà e per giunta da posizioni di considerevole potere. E quale che sia la veridicità delle asserzioni, sono chiaramente connesse in qualche modo al mistero che circonda Saunière e Rennes-le-Chàteau.

1 commento:

  1. Tutte le asserzioni elencate alla fine di questo post mi sembrano improbabili, non pertinenti e/o assurde. Ma resta pur sempre il fatto che certe persone le promulgano con la massima serietà e per giunta da posizioni di considerevole potere. E quale che sia la veridicità delle asserzioni, sono chiaramente connesse in qualche modo al mistero che circonda Saunière e Rennes-le-Chàteau.

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