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sabato 20 aprile 2019

IL DISCEPOLO PREDILETTO




Come abbiamo già visto in un post precedente (Cfr. La moglie di Gesù) se la Maddalena e Maria di Betania sono la stessa donna e se questa donna era la moglie di Gesù, di conseguenza, Lazzaro sarebbe stato il cognato di Gesù.
Ma nei Vangeli c'è davvero qualcosa che indica che Lazzaro avesse veramente questa posizione speciale?
Lazzaro non figura nei Vangeli di Luca, Matteo e Marco, anche se la sua resurrezione dai morti era contenuta, in origine, nel testo marciano e fu espunta in seguito. Perciò Lazzaro è conosciuto dai posteri solo tramite il Quarto Vangelo, il Vangelo di Giovanni. Ma qui è chiaro che gode di un trattamento preferenziale, non circoscritto alla sua resurrezione. Sotto questo e molti altri aspetti, Lazzaro sembra, se mai, più vicino a Gesù degli stessi discepoli. Eppure, piuttosto stranamente, i Vangeli non lo enumerano tra di loro. A differenza di costoro, Lazzaro viene minacciato di morte. Secondo il Quarto Vangelo, quando i sommi sacerdoti decidono di eliminare Gesù, decidono di uccidere anche Lazzaro (Giovanni 12:10).
Quindi Lazzaro, a quanto pare, avrebbe operato in qualche modo nell'interesse di Gesù, mentre non si può dire altrettanto di certi discepoli. Non sarebbe presente neppure alla Crocifissione: una dimostrazione d'ingratitudine apparentemente vergognosa, da parte di un uomo che doveva la vita a Gesù nel senso più completo della parola. Certo, è possibile che si fosse nascosto, dato il pericolo che lo minacciava. Ma è molto strano che nei Vangeli non si accenni più a lui. Sembra sparito e non viene più nominato.
Ma è davvero così?
Cerchiamo di esaminare più attentamente il problema.
Dopo aver soggiornato a Betania per tre mesi, Gesù si ritira con i discepoli sulle rive del Giordano, a non più di un giorno di cammino da quella località. Un messaggero lo raggiunge portando la notizia che Lazzaro è malato. Ma il messaggèro non allude a Lazzaro chiamandolo per nome. Al contrario, parla del malato come di un uomo che ha una speciale importanza: "Signore, ecco, colui che tu ami è malato." (Giovanni 11:3).
La reazione di Gesù alla notizia è decisamente strana. Anziché affrettarsi a tornare per soccorrere l'uomo che gli è caro, accantona con disinvoltura il problema: "All'udire questo, Gesù disse: - Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio verrà glorificato." (11:4).
E se le sue parole sono sconcertanti, le sue azioni lo sono ancora di più: "Quand'ebbe dunque sentito che era malato, si trattenne due giorni nel luogo dove si trovava." (11:6)
Insomma, Gesù continua a indugiare sulle rive del Giordano, nonostante la notizia allarmante che ha ricevuto. Alla fine, decide di ritornare a Betania. Poi contraddice in modo clamoroso la sua affermazione precedente, dicendo ai discepoli che Lazzaro è morto. Tuttavia, rimane imperturbato. Anzi, afferma con chiarezza che la "morte" di Lazzaro è servita a qualche scopo: "II nostro amico Lazzaro s'è addormentato, ma io vado a svegliarlo." (11:11).
E quattro versetti più avanti ammette che l'intero episodio è stato meticolosamente preparato e disposto in anticipo: "E io sono contento per voi di non essere stato là, perché voi crediate. Orsù, andiamo da lui." (11:15).
Se questo comportamento è sconcertante, la reazione dei discepoli non lo è meno: "Allora Tommaso, chiamato Didimo, disse ai condiscepoli: - Andiamo anche noi a morire con lui!" (11:16).
Che significa?
Se Lazzaro è letteralmente morto, senza dubbio i discepoli non intendono seguirlo con un suicidio collettivo! E come si può spiegare la noncuranza di Gesù, l'indifferenza con cui riceve l'annuncio della malattia di Lazzaro e il suo ritardo nel ritornare a Betania?



La spiegazione sembra consistere, come suggerisce il professor Morton Smith, in una iniziazione più o meno tipica di una "scuola misterica". Questi riti d'iniziazione, a quei tempi, pare fossero abbastanza comuni in Palestina. Spesso comportavano una morte e una rinascita simbolica e la reclusione in una tomba, che diveniva il grembo della rinascita dell'accolito. Un rito antico che era presente ovunque. Ovunque c'era un Dio che, a primavera, presiedeva al risveglio della natura, un Dio che faceva maturare le messi, un Dio del pane, un Dio del vino. E il vino, era identificato con il sangue del maestro che presiedeva alla cerimonia. Bevendo il vino da una coppa, il discepolo consumava un'unione simbolica con il maestro: diventava misticamente una cosa sola con lui. E Gesù fa la stessa cosa durante l'Ultima Cena.
Sembrerebbe quindi che Lazzaro, mentre Gesù soggiorna lungo il Giordano, abbia intrapreso un tipico rito di iniziazione che, come di consueto, porta a una simbolica resurrezione. In questa luce, il desiderio di "morire con lui" espresso dai discepoli diviene perfettamente comprensibile, come diviene comprensibile il comportamento di Gesù. Certo, Maria e Marta sembrano sinceramente afflitte e come loro molte altre persone. Ma è possibile che qualcosa non fosse andato per i verso giusto, come accadeva non di rado. Se l'episodio di Lazzaro si riferisce a un'iniziazione rituale, è evidente che Lazzaro riceve un trattamento preferenziale. Tra l'altro, viene apparentemente iniziato prima di tutti gli altri discepoli che anzi sembrano invidiosi del suo privilegio. Ma perché l'uomo di Betania, fino a quel momento sconosciuto, dovrebbe ricevere un simile onore?
Perché subisce un'esperienza che i discepoli sono tanto ansiosi di condividere?
E perché l'intero episodio fu espunto dal Vangelo di Marco?
Forse perché Lazzaro era "colui che Gesù amava" più degli altri discepoli. Forse perché Lazzaro aveva un legame speciale con Gesù: era suo cognato? Forse, per entrambe le ragioni.
È possibile che Gesù conoscesse e amasse Lazzaro appunto perché era suo cognato. Comunque, questo affetto viene sottolineato più volte. Quando Gesù ritorna a Betania e piange (o finge di piangere) per la morte di Lazzaro, gli astanti riecheggiano le parole del messaggero: " Vedi come lo amava!" (Giovanni 11:36).





L'AUTORE DEL VANGELO DI GIOVANNI 



Nel Vangelo che narra l'episodio di Lazzaro, l'autore, non si identifica mai come "Giovanni". Anzi, non dice mai il proprio nome. Tuttavia, allude a se stesso con un appellativo che lo distingue. Chiama costantemente se stesso "il discepolo prediletto", "colui che Gesù amava" e fa capire in modo chiaro che gode di una posizione eccezionale, privilegiata rispetto ai suoi compagni. All'Ultima Cena, ad esempio, mostra apertamente la sua personale vicinanza a Gesù e a lui solo Gesù confida come avverrà il tradimento: "Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola a fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: "Dì chi è colui a cui si riferisce? Ed egli reclinandosi sul petto di Gesù gli disse: "Signore, chi è? Rispose allora Gesù: "È colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò". E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone." (Giovanni 13: 23-6).
Chi è il discepolo prediletto, sulla cui testimonianza si basa il Quarto Vangelo? Tutto indica che sia in effetti Lazzaro, colui che Gesù amava. Sembrerebbe, quindi, che Lazzaro e il discepolo prediletto siano la stessa persona e che Lazzaro sia la vera identità di Giovanni. Questa conclusione appare quasi inevitabile.
Secondo William Brownlee, illustre filologo biblico, uno dei maggiori esperti per quanto riguarda i Rotoli del Mar Morto, in base all'evidenza contenuta nel Quarto Vangelo, si arriva alla conclusione che il discepolo prediletto è Lazzaro di Betania. Se Lazzaro e il discepolo prediletto sono la stessa persona, questo spiegherebbe parecchie anomalie. Spiegherebbe la misteriosa sparizione di Lazzaro dal racconto delle Scritture e la sua apparente assenza durante la Crocifissione. Infatti, se Lazzaro e il discepolo prediletto erano la stessa persona, alla Crocifissione Lazzaro era presente. A Lazzaro Gesù avrebbe affidato la madre e l’avrebbe fatto con queste parole: “Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: - Donna, ecco il tuo figlio! - Poi disse al discepolo - Ecco la tua madre!. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa (Giovanni 19: 26-7).
L'ultima parola del brano citato è particolarmente rivelatrice. Infatti gli altri discepoli hanno abbandonato le loro case in Galilea e in pratica, non hanno casa. Lazzaro, invece, ce l'ha: la casa di Betania, dove lo stesso Gesù soggiornava.
Dopo che i sacerdoti decidono di farlo uccidere, Lazzaro non viene più menzionato per nome. Sembra sparire completamente. Ma se è veramente il discepolo prediletto, dopotutto non sparisce affatto e i suoi movimenti e la sua attività si possono seguire fino alla conclusione del Quarto Vangelo. E anche qui c'è un episodio curioso che merita un attento esame. Al termine del Quarto Vangelo, Gesù predice la morte di Pietro e gli ordina di seguirlo. Pietro allora, voltandosi, vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, quello che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: "Signore, chi è che ti tradisce?" Pietro dunque, vedutolo, disse a Gesù: "Signore, e lui? Gesù gli rispose: "Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi". Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: "Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te?" Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. (Giovanni 21: 20-24).
Nonostante la fraseologia ambigua, il significato del passo sembrerebbe chiaro: il discepolo prediletto ha ricevuto l'ordine esplicito di attendere il ritorno di Gesù. E il testo sembra però sottolineare che questo ritorno non deve essere inteso simbolicamente, nel senso di un secondo avvento. Al contrario, implica qualcosa di più terreno. Implica che Gesù, dopo aver mandato per il mondo gli altri suoi seguaci, deve ritornare presto per conferire un compito speciale al discepolo prediletto. Si direbbe quasi che abbiano accordi precisi e concreti da concludere, piani da approntare.
 




Se il discepolo prediletto è Lazzaro, questa collusione di cui gli altri discepoli non sanno nulla sembra avere un precedente. Durante la settimana che precede la Crocifissione, Gesù si accinge a compiere il suo trionfale ingresso in Gerusalemme e per farlo in armonia con le profezie dell'Antico Testamento che parlano di un Messia, deve entrare nella città in groppa a un asino (Zaccaria 9:9-10). Perciò è necessario procurarsi un asino. Nel Vangelo di Luca, Gesù manda due discepoli a Betania dove, dice loro, troveranno un asino. Hanno l'ordine di dire al padrone dell'asino che il Maestro ne ha bisogno. Quando tutto si svolge esattamente come Gesù ha preannunciato, la cosa viene considerata come una specie di miracolo.
Ma c'è davvero qualcosa di straordinario?
Non indica semplicemente l'esistenza di piani meticolosamente preparati?
E l'uomo di Betania che fornisce l'asino al momento giusto non sembra Lazzaro?
 Questa è certamente la conclusione del professor Hugh Schonfield. Egli sostiene in modo convincente che l'organizzazione dell'ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme fu affidata a Lazzaro e che gli altri discepoli non ne sapevano nulla. In ogni caso, la collusione che sembra portare alla consegna di un asino da parte deIl'uomo di Betania può riapparire nel misterioso finale del Quarto Vangelo: quando Gesù ordina al suo discepolo prediletto di rimanere fino al suo ritorno. Si direbbe che lui e il discepolo prediletto abbiano piani da preparare. E non è irragionevole presumere che tali piani riguardassero la famiglia di Gesù. Sulla croce, Gesù aveva già affidato la madre al discepolo prediletto. Se aveva moglie e figli, presumibilmente anche loro sarebbero stati affidati allo stesso discepolo.

2 commenti:

  1. Nel Vangelo che narra l'episodio di Lazzaro, l'autore, non si identifica mai come "Giovanni". Anzi, non dice mai il proprio nome. Tuttavia, allude a se stesso con un appellativo che lo distingue. Chiama costantemente se stesso "il discepolo prediletto".

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  2. nel Vangelo di Giuda, il discepolo prediletto e' Giuda. Possibile che Giuda e Lazzaro siano la stessa persona.
    Nel Cenacolo di Da Vinci, alla destra di Gesu', siede la Maddalena, sua sposa. Il Da Vinci, era un Gran Maestro, conoscitore di segreti, ha voluto dare "un messaggio"
    Cari saluti

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