Secondo l’Istat, circa quattro milioni di italiani non riescono a curarsi. Le liste d’attesa troppo lunghe e l’impossibilità, per motivi economici, di accedere a strutture private rendono di fatto inapplicabile, per una fetta consistente di popolazione, il diritto alla salute sancito dalla Costituzione. Di fatto, quasi la metà dei cittadini ha difficoltà a sostenere spese legate alla salute. In altre parole, di fronte a tempi d’attesa lunghissimi, in molti rinunciano a farsi visitare perché non hanno i soldi per rivolgersi al privato. In questo scenario, esce il nuovo piano nazionale delle liste d’attesa lanciato dal ministero della Salute a nove anni di distanza dalla precedente edizione. Il piano ha il pregio di affrontare il tema delle liste d’attesa in tutti i suoi aspetti e di mettere ordine alle diverse attività che possono e devono essere intraprese per una gestione più efficace e trasparente, puntando su un monitoraggio attento e su una chiara definizione dei criteri di priorità in base ai quali fissare gli appuntamenti, sia per le visite sia per i ricoveri. Certamente non risolve tutto, basti pensare alla carenza di personale che lamentano gli operatori sanitari, medici e infermieri. A mio parere, il servizio pubblico deve continuare a giocare un ruolo centrale, mentre le altre soluzioni possibili, che subentrano per soddisfare in tempi ragionevoli tutte le richieste, possono essere solo complementari. Pensiamo alle polizze assicurative che rimborsano le spese mediche (solo a chi appartiene a determinate categorie professionali) o alle prestazioni di medici privati che operano in intramoenia (“dentro le mura”) nelle strutture pubbliche, a pagamento e riducendo in questo modo i tempi di attesa. Sappiamo che, in molti casi si può, con questa soluzione, avere l’appuntamento in tempi analoghi a quelli del vero e proprio privato e con costi soggetti a minori oscillazioni. Ma non tutti possono permetterselo, ed è soprattutto ai cittadini più in difficoltà che il servizio sanitario deve garantire accesso alle cure.
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lunedì 22 aprile 2019
LISTE D'ATTESA
Secondo l’Istat, circa quattro milioni di italiani non riescono a curarsi. Le liste d’attesa troppo lunghe e l’impossibilità, per motivi economici, di accedere a strutture private rendono di fatto inapplicabile, per una fetta consistente di popolazione, il diritto alla salute sancito dalla Costituzione. Di fatto, quasi la metà dei cittadini ha difficoltà a sostenere spese legate alla salute. In altre parole, di fronte a tempi d’attesa lunghissimi, in molti rinunciano a farsi visitare perché non hanno i soldi per rivolgersi al privato. In questo scenario, esce il nuovo piano nazionale delle liste d’attesa lanciato dal ministero della Salute a nove anni di distanza dalla precedente edizione. Il piano ha il pregio di affrontare il tema delle liste d’attesa in tutti i suoi aspetti e di mettere ordine alle diverse attività che possono e devono essere intraprese per una gestione più efficace e trasparente, puntando su un monitoraggio attento e su una chiara definizione dei criteri di priorità in base ai quali fissare gli appuntamenti, sia per le visite sia per i ricoveri. Certamente non risolve tutto, basti pensare alla carenza di personale che lamentano gli operatori sanitari, medici e infermieri. A mio parere, il servizio pubblico deve continuare a giocare un ruolo centrale, mentre le altre soluzioni possibili, che subentrano per soddisfare in tempi ragionevoli tutte le richieste, possono essere solo complementari. Pensiamo alle polizze assicurative che rimborsano le spese mediche (solo a chi appartiene a determinate categorie professionali) o alle prestazioni di medici privati che operano in intramoenia (“dentro le mura”) nelle strutture pubbliche, a pagamento e riducendo in questo modo i tempi di attesa. Sappiamo che, in molti casi si può, con questa soluzione, avere l’appuntamento in tempi analoghi a quelli del vero e proprio privato e con costi soggetti a minori oscillazioni. Ma non tutti possono permetterselo, ed è soprattutto ai cittadini più in difficoltà che il servizio sanitario deve garantire accesso alle cure.
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Come sappiamo,in molti casi si può, avere l’appuntamento in tempi analoghi a quelli del vero e proprio privato e con costi soggetti a minori oscillazioni. Ma non tutti possono permetterselo ed è soprattutto ai cittadini più in difficoltà che il servizio sanitario deve garantire accesso alle cure.
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