Cerca nel blog

giovedì 4 aprile 2019

LA STRANA STORIA DI KASPAR HAUSER


Il caso è in assoluto il più straordinario mistero storico del XIX secolo. Il povero giovane fu anche il soggetto di un esperimento crudele, di quello che noi oggi chiamiamo "privazione sensoriale".
Il 26 maggio del 1828 Norimberga era pressoché deserta. Tutta la gente si era sparpagliata nei prati e nelle campagne vicine per festeggiare all'aperto la tradizionale giornata festiva (l'Ausflug). Verso le cinque del pomeriggio nella piazza era comparso un giovane male in arnese che era andato a gettarsi sfinito nelle braccia del signor George Weichmann. Il ragazzo era malnutrito e camminava in un modo strano e rigido. Weichmann prese la busta che il ragazzo gli porgeva e vide che era indirizzata al capitano del quarto squadrone, del sesto reggimento di cavalleria di stanza in città. Il giovane sembrava incapace di rispondere alle domande e l'unico verso che faceva era un curioso borbottio, tanto che Weichmann pensò fosse ubriaco. Sembrava un idiota. Ad esempio, aveva cercato di afferrare con le dita la fiamma di una candela e si era stupito quando si era sentito scottare. Quando gli era stato offerto del cibo, l'aveva osservato come se non avesse saputo che farne. Quando però vide del pane nero vi si era gettato sopra in modo famelico. Il grande orologio del campanile lo terrorizzava. Le sole parole che riusciva a pronunciare erano "Weiss nicht" ("Non so").
Nella busta erano contenute due lettere. La prima iniziava così:

"Onorevole Capitano. Le invio un giovane che intende servire sua maestà il re sotto le armi. Mi è stato consegnato il giorno 7 ottobre 1812. lo non sono che un povero lavoratore ed ho già i miei figli a cui accudire. La madre mi ha supplicato di prenderlo e allevarlo... Non ho potuto dirle di no. Per tutto il tempo che è rimasto con noi non gli ho mai permesso di uscire di casa."

Ovviamente, la lettera non era firmata. Nella seconda missiva c'era scritto:

"Questo ragazzo è già stato battezzato. Il suo nome è Kaspar. Se volete, però, potete dargli un altro nome. Suo padre era un militare di cavalleria. Quando avrà compiuto diciassette anni venga portato a Norimberga e consegnato al reggimento del sesto cavalleria, perché era a questo corpo che apparteneva suo padre. La sua data di nascita è il 30 aprile 1812. lo sono una ragazza povera in canna, non posso proprio crescerlo. Suo padre è morto."

Questa seconda lettera era probabilmente quella che il "povero lavoratore" anonimo aveva a sua volta ricevuto quando il ragazzo gli era stato affidato.
Condotto nell'ufficio della polizia, ricevuta una matita il giovane aveva scritto nome e cognome: Kaspar Hauser. A tutte le domande continuava a rispondere come sempre: non so.
La storia, tutto sommato, sembrava abbastanza chiara: un figlio illegittimo, abbandonato sulla soglia di qualche casa e pietosamente raccolto da qualche straniero.
Ma come mai era stato tenuto in casa per diciassette anni?
I piedi erano deboli e delicati:  sanguinava addirittura attraverso le scarpe! Segno che non era abituato a camminare. La pelle era chiara, pallida, come se fosse stato da sempre confinato nel buio. Ad un più attento esame si vide che le due lettere erano state vergate dalla stessa mano e nello stesso momento, non certo dunque sedici anni prima. Gli abiti che indossava sembravano rubati a uno spaventapasseri e certamente non erano suoi.
Forse qualcuno voleva depistare, confondere le tracce. Il giovane venne rinchiuso in una cella. Il secondino, che lo teneva d'occhio, notò che si trovava perfettamente a suo agio e che era capace di starsene fermo, immobile in un angolo per ore e ore senza apparente fatica. Non possedeva il senso del tempo, né dava segno di sapere che cosa fossero ore e minuti. Padroneggiava un modestissimo vocabolario. Diceva che voleva diventare un cavaliere proprio come suo padre (una frase che ripeteva in modo meccanico come un pappagallo). Tutti gli animali che vedeva, per lui, erano cavalli e si mostrava fortemente interessato a loro. Un giorno quando uno dei tanti visitatori che facevano la fila per poterlo andare a vedere in cella, gli aveva regalato un cavallino. Lo aveva ornato con nastrini, ci giocava in continuazione e ogni volta che era ora di mangiare pretendeva di imboccarlo. La gente sembrava non dargli fastidio, tanto è vero che non si preoccupava di svolgere in pubblico le sue funzioni corporali, completamente privo di qualsiasi senso del pudore. Sembrava non distinguesse la differenza fra uomo e donna: si riferiva alle persone dei due sessi chiamandole indifferentemente "ragazzi" (Junge). Era, comunque, dotato di una sensibilità a dir poco straordinaria. Se dei recipienti con caffè e birra si trovavano nella stessa stanza stava male e incominciava a vomitare. La vista e il sapore della carne gli provocavano nausea. Solo ad annusare il vino si ubriacava, una sola goccia di brandy mescolato in un bicchiere d'acqua l'aveva fatto ammalare. Udito e vista erano acutissimi: era in grado di vedere al buio, capacità che, dopo, seppe dimostrare in pubblico leggendo brani della Bibbia in totale mancanza di luce. Era così sensibile alle calamite da essere in grado di riconoscere il polo sud o il nord se solo l'ago indicatore era rivolto verso la sua persona. Distingueva i diversi metalli semplicemente passandovi la mano sopra, anche se erano coperti da un telo.
Dapprima Kaspar, che era sembrato un idiota, viveva come in un continuo intontimento. Come un animale, era terrorizzato dai temporali. Ma l'idea che si trattasse di un ritardato mentale venne ben presto abbandonata. Gli piaceva l'attenzione dei visitatori, che facevano la fila per andarlo a vedere. Ogni giorno che passava si faceva sempre più attento e perspicace, proprio come un bambino, imparava facendo esperienza. Anche il numero delle parole che utilizzava cresceva di giorno in giorno, assieme alla destrezza manuale. Imparò a usare forbici, penna e calamaio, fiammiferi. Mano a mano che la sua intelligenza aumentava anche l'aspetto fisico si modificava. Se prima appariva come il tipico idiota, rozzo, ottuso, maldestro e scostante, ora le fattezze del suo viso si erano modificate e i tratti si erano fatti più raffinati. Continuava però a camminare in modo molto strano: nella parte posteriore delle ginocchia, nel punto in cui una persona normale ha una infossatura, Kaspar aveva delle protuberanze, così che quando si sedeva per terra con le gambe distese, queste erano in contatto col pavimento per tutta la loro estensione. Quando imparò a parlare fu anche in grado di raccontare qualche episodio della sua vita. Ma la cosa non fece che aumentare il mistero. Dalle prime asserzioni si poteva ritenere che Kaspar fosse cresciuto in una stanza, non più spaziosa di un paio di metri quadrati, aerata e illuminata da una finestrella a grate. Non c'era un letto ma un semplice pagliericcio gettato sulla nuda terra. La celletta era così bassa da non permettergli di stare in piedi. Non vedeva mai nessuno. Ogni mattina al risveglio trovava pane e acqua. A volte l'acqua aveva un sapore più amaro e allora cadeva in un sonno profondo. Quando si ridestava scopriva che il pagliericcio era stato cambiato e che gli erano stati tagliati i capelli. Gli unici giocattoli che aveva erano tre piccoli cavalli di legno. Un giorno un uomo era entrato nella cella e gli aveva insegnato a scrivere il suo nome, Kaspar Hauser e a ripetere due sole frasi: "Voglio diventare un soldato" e "Non so". Finalmente una mattina si era svegliato vestito con gli abiti con cui lo avevano trovato. Poi era tornato quell'uomo che lo aveva fatto uscire all'aria aperta. Mentre si stavano allontanando dal luogo della sua prigionia, l'uomo gli raccontava che una volta soldato gli sarebbe stato dato un bel cavallo vero, tutto per lui. Il misterioso accompagnatore l'aveva quindi abbandonato alle porte di Norimberga.


In breve Kaspar divenne famoso e di lui si parlava in tutta la Germania. La cosa doveva preoccupare i suoi carcerieri: sicuramente, avevano pensato che una volta arruolato il ragazzo sarebbe finito nel dimenticatoio e nessuno se ne sarebbe più occupato. Ora, invece, attorno a lui si era creato un caso nazionale: tutti si ponevano domande e tutti investigavano.
Il borgomastro e il consiglio di Norimberga stabilirono di assumere Kaspar sotto la protezione della città. Sarebbe stato mantenuto a spese della comunità. Nella spenta e monotona Norimberga del tempo, in effetti, il ragazzo misterioso rappresentava un motivo di interesse. Tutti volevano venire a capo dell'enigma. In città comparvero migliaia di volantini in cui si chiedeva alla popolazione di contribuire alla ricerca e si prometteva un premio consistente a chi avesse offerto notizie decisive al riconoscimento di Kaspar. Da parte sua, la polizia prese a setacciare i dintorni della città e la campagna tutto attorno per rintracciare la cella d'isolamento. Doveva trattarsi, ovviamente, di un posto non lontano da Norimberga. Ma non si venne a capo di nulla.
Fra le molte iniziative, il consiglio cittadino decise di affiancare a Kaspar un accompagnatore che lo assistesse continuamente. Venne prescelto il professor Georg Friedrich Daumer. Questi era particolarmente interessato agli studi di "magnetismo animale" ed era stato lui che aveva condotto gli esperimenti in cui Kaspar aveva dimostrato di distinguere anche al buio la diversa polarità di una calamita. Sotto la guida attenta e curiosa di Daumer, Kaspar si trasformò in un giovane uomo dalla normale intelligenza. Come tutti i giovani, amava stare al centro dell'attenzione: divenne addirittura frivolo. Insomma, rientrò pure lui nella piena normalità. 


Uno dei più colti e preparati personaggi che visitarono e studiarono Kaspar fu l'avvocato e criminologo Anselm Ritter von Feuerbach, rinomato autore del codice penale bavarese. Egli giunse alla conclusione che nelle vene del ragazzo scorreva sangue nobile. D'altro canto, l'unica ipotesi plausibile per il suo imprigionamento non poteva che essere una sola: si trattava di un erede indesiderato.
Ovviamente, a Kaspar questa nuova non dispiaceva.
Passati diciassette mesi dal suo "ritrovamento", qualcuno aveva tentato di ucciderlo. Il 7 ottobre del 1829, Kaspar era stato trovato riverso esanime sul pavimento della stanza che occupava nella casa del professor Daumer. Sanguinava dal capo a causa di una vasta lacerazione e aveva la camicia stretta attorno alla vita. Una volta ripresosi, aveva detto di essere stato aggredito da un uomo, con il volto coperto da una maschera, per non farsi riconoscere, che lo aveva colpito con un bastone. La polizia si era messa subito in azione, scandagliando la città, ma non venne a capo di nulla. Qualcuno, allora, incominciò a ventilare l'ipotesi che in realtà non c'era mai stato un aggressore e che si trattava di una messa in scena architettata dallo stesso Kaspar per riguadagnare quell'attenzione ormai persa. Il ragazzo, di certo, non era uno stinco di santo. Tuttavia, una parte dell'opinione pubblica temeva per la sua vita. Si decise di spostarlo in una nuova dimora, dove era continuamente sorvegliato da una coppia di agenti, mentre Ritter von Feuerbach venne riconosciuto come suo custode e padrino.


Nei due anni che seguirono Kaspar uscì dalla vita pubblica, ma non certo dall'immaginazione e dalla curiosità della gente. Ora che la novità della sua avventura si era spenta, erano in tanti a protestare con l'amministrazione pubblica per le spese che la cittadinanza si doveva sobbarcare per il suo mantenimento.
Venne allora proposta una soluzione che accontentò tutti. Un ricco ed eccentrico inglese, Lord Stanhope, nipote del primo ministro Pitt, interessato al caso di Kaspar, aveva voluto conoscerlo e intervistarlo. Fra i due era nata una forte simpatia sin dalle prime battute. Anche Stanhope era convinto che il giovane fosse di nobile stirpe ed era grandemente affascinato dal suo mistero. Così quando offrì a Kaspar un viaggio per l'Europa, l'intera Norimberga trasse un respiro di sollievo. Tra il 1831 e il 1833 Kaspar Hauser venne presentato e introdotto presso alcune corti minori europee, dove non mancò di suscitare grande interesse e emozioni. Anche se alcuni membri delle case reali della Baviera, in particolare quella di Baden, lo respinsero, timorosi di andare incontro a spiacevoli conseguenze legali, nel momento in cui il loro nome e il loro casato venisse accostato a quello di Kaspar.
Ma tutto questo sfarzo si rivelarono poco adatti al carattere e al temperamento di Kaspar. Come era prevedibile, il giovane divenne vacuo, vanitoso e bizzoso. In breve Stanhope ne fu deluso. Quando nel 1833 il viaggio fu concluso e tornarono a Norimberga, Lord Stanhope inoltrò formale domanda al consiglio cittadino di Norimberga per poter trasferire Kaspar nella vicina cittadina di Ansbach, dove sarebbe vissuto sotto le cure di un suo amico, il dottor Mayer e custodito per la sua sicurezza da un certo capitano Hickel. Dopo di che, sollevato dall'aver eseguito quello che probabilmente aveva ritenuto fosse un suo compito, Lord Stanhope se n'era tornato in Inghilterra.
Poi, appena qualche giorno prima di Natale, Kaspar era morto. Il 14 dicembre 1833, in un pomeriggio di neve, si era presentato alla porta di Mayer, ansimando: "Un uomo, un uomo mi ha accoltellato ... un coltello ... Hofgarten ... la borsa ... presto andate a vedere".


Un medico, chiamato d'urgenza, riscontrò che Kaspar era stato accoltellato sul fianco. Un polmone e il fegato erano stati gravemente danneggiati. Hickel si era subito precipitato nel parco dove il ragazzo stava passeggiando e aveva trovato una borsa di seta piena di monete contenente un biglietto scritto al contrario che diceva: "Hauser sarebbe in grado di dirvi come sono, da dove vengo e chi sono. Ma per risparmiargli questa incombenza lo farò io stesso. lo vengo da ... sul confine della Baviera ... Sul fiume ... Il mio nome è M.L.O." 
Kaspar non seppe fornire alcun ragguaglio a proposito dell'identità dell'uomo. L'unica cosa che seppe dire fu di aver ricevuto un messaggio da un fattorino in cui veniva invitato ad andare nel parco di Hofgarten. Qui aveva incontrato un uomo alto, il quale con una voce bisbigliante gli aveva chiesto: "Siete voi Kaspar Hauser?"
Al suo assenso, gli aveva consegnato la borsetta e poi l'aveva accoltellato, scappando all'istante. Tra le altre cose, Hickel osservò anche un dettaglio molto importante che rese sin da subito dubbia la storia: nella neve si poteva notare soltanto una serie di impronte, quelle di Kaspar. Ma quando due giorni dopo, il 17 dicembre, per la gravità delle ferite, il ragazzo era entrato in coma, una delle ultime cose che aveva detto era stato: "Non sono stato io, non l'ho fatto da solo."
La sua morte fu il segnale per lo scatenarsi di pubblicazioni e pamphlets, in cui ciascun autore proponeva la sua ipotesi. Feuerbach diede alle stampe un lavoro dal titolo "Esempio di un crimine perpetrato contro l'anima di un uomo", continuando a sostenere l'idea che Kaspar avesse sangue reale nelle vene. Per evitare grane, non faceva nomi e cognomi, tuttavia l'opinione pubblica non ebbe difficoltà a immaginarne qualcuno. In cima alla lista c'era, per esempio, il granduca di Baden. Si trattava, ovviamente, di una storia fantasiosa che presupponeva un allontanamento quand'era neonato e la consegna a un "guardiano". Seguendo questa teoria, l'uomo sarebbe stato Franz Richter. Lui avrebbe rinchiuso Kaspar in una segreta del castello di Pilsach, nei pressi di Norimberga. (Il castello era infatti un'immensa fattoria). Alla morte della madre, Richter avrebbe spedito il ragazzo a Norimberga. Ma, in realtà, erano tutte supposizioni e non esisteva alcuna prova evidente né per questa né per altre ipotesi.
Come non c'era prova alcuna che Kaspar fosse di sangue blu. Se davvero fosse stato l'erede a qualche trono o anche soltanto di qualche consistente fortuna, diventa difficile spiegarsi come mai era stato trattato con tanta durezza, imprigionato in una celletta angusta, dal momento che non sarebbero certo mancati i fondi per farlo crescere assistito in qualche posto lontano. Piuttosto, viene da osservare che l'inumano trattamento cui venne sottoposto è più tipico di una gretta mentalità contadina. L'ipotesi che Kaspar fosse il figliastro di un granduca non sembra più accreditata di quella che lo vede nei panni di erede illegittimo della figlia di qualche rispettabile fattore ingravidata da un signorotto locale e spaventata dall'eventualità che il suo segreto potesse diventare oggetto di pettegolezzo per la gente del posto.

1 commento:

  1. Dapprima Kaspar, che era sembrato un idiota, viveva come in un continuo intontimento. Come un animale, era terrorizzato dai temporali. Ma l'idea che si trattasse di un ritardato mentale venne ben presto abbandonata. Gli piaceva l'attenzione dei visitatori, che facevano la fila per andarlo a vedere. Ogni giorno che passava si faceva sempre più attento e perspicace, proprio come un bambino, imparava facendo esperienza.

    RispondiElimina