Chi non conosce Jung? Forse, però, non tutti sanno
che Carl Gustav Jung, il famoso psicoanalista svizzero, si interessò anche al
paranormale: seguì i primi passi nella parapsicologia, diventò uno studioso di
astrologia e di alchimia. Prese nota con cura di queste sue esperienze: le sue
vicende sono descritte in modo approfondito nel suo libro autobiografico “Ricordi,
sogni, riflessioni”.
Nel 1913, mentre visitava con un'amica la tomba di
Galla Placidia a Ravenna. Lo psicologo rimase particolarmente colpito da un
mosaico raffigurante Gesù Cristo che porgeva la mano a Pietro mentre questi
affondava nelle onde. Con la sua amica lo esaminarono per venti minuti e
discussero a fondo del rito originario del battesimo. Jung avrebbe voluto
acquistare una foto del mosaico, ma non riuscì a trovarla.
Non dimenticò mai quel mosaico e, tornato a Zurigo,
chiese a un amico in partenza per Ravenna di procurargli una fotografia. Apprese
così qualcosa di incredibile: il mosaico che lui e la sua amica avevano
osservato con tanta attenzione non esisteva! Jung riferì la sua scoperta
all'amica, ma lei si rifiutò di credere che avessero condiviso una sorta di
allucinazione o visione. Tuttavia, la verità era incontestabile: nessun mosaico
come quello aveva mai figurato sulla parete del battistero.
L'impressione fu talmente profonda che, i dipinti creati per il “Libro rosso” (il Liber Novus che Jung ha scritto a partire dal 1913 e che ha continuato ad ampliare e corredare di immagini fino al 1930, per riprenderlo solo al termine della sua vita e scrivere l'epilogo nel 1959, solo due anni prima della morte) sembrano rievocare i mosaici antichi. In effetti, il Libro rosso narra e illustra con maestria le visioni portentose e sconvolgenti avute da Jung tra il 1913 e il 1916/17 e il tentativo audace di comprenderle. Le figure e il testo rendono il libro sorprendente e inclassificabile, poiché non si tratta di un libro filosofico, scientifico, psicologico, religioso o artistico, ma narra il vissuto e la voce del profondo dell'anima dell'autore. Per le sue caratteristiche così peculiari, somiglia più ai grandi testi profetici o mitici del passato. Per questo, Jung ne proibì la pubblicazione. Per cinquant’anni l’opera rimase nell’oblio, fino al 2009, quando fu pubblicata integralmente e nel 2010, il “Libro rosso” venne tradotto anche in italiano.
“In base alle nostre conoscenze - scrisse Jung - è assai difficile determinare se e in qual misura, due persone possano vedere simultaneamente la stessa cosa. In questo caso, io potrei accertare che almeno nelle sue caratteristiche principali quello che entrambi avevamo visto era lo stesso mosaico.”
Anni dopo, definì l'esperienza occorsagli a Ravenna
come: “la più strana della mia vita”
“In base alle nostre conoscenze è assai difficile determinare se e in qual misura, più persone possano vedere simultaneamente la stessa cosa. In questo caso, io potrei accertare che almeno nelle sue caratteristiche principali quello che entrambi avevamo visto era lo stesso mosaico.”
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