Il Contrammiraglio della Marina Americana Richard
Evelin Byrd è stato un noto esploratore antartico. Nel 1926 tentò l’impresa di
sorvolare il Polo Nord che dichiarò aver raggiunto, purtroppo non riuscì a provarlo.
Nel 1928, organizzò la prima spedizione
nell’Antartico con due navi e tre aerei riuscendo, per primo, a sorvolare il
Polo Sud il 29 Novembre 1929.
Nel 1938, fu invitato dalle autorità naziste a
partecipare alla spedizione antartica “Neuschwabenland” (Cfr. Una misteriosa base nazista) ma rifiutò.
L’impresa per cui è noto ai cronisti fu la quarta spedizione
antartica, l’Operazione Highjump (“The United States Navy Antarctic Developments
Program, 1946-47″) comandata da Richard Cruzen, organizzata e co-diretta da
Byrd. Nel 1946, il Segretario della Marina James Vincent Forrestal diede il via
a quella che divenne la più imponente spedizione Antartica mai realizzata fino
ad allora e neanche in seguito nessuna spedizione ha mai raggiunto l’imponenza
dell’operazione Highjump. Insieme alla nave Mount Olympus c’era la portaerei
Philippine Sea e tredici navi appoggio, con decine di aerei, idrovolanti ed
elicotteri. Vi parteciparono più di 4500 uomini. L’armata era divisa in tre
gruppi, orientale, centrale e occidentale. Il gruppo centrale giunse nel Mare
di Ross il 30 dicembre 1946 e iniziò a effettuare le sue esplorazioni. La
spedizione terminò bruscamente alla fine del febbraio 1947, rientrando in
patria sei mesi prima della data prevista. Ebbe termine a causa di alcuni gravi
incidenti: precipitarono due elicotteri, fortunatamente senza gravi conseguenze
per gli equipaggi. Il fatto più grave avvenne il 30 dicembre 1946, quando dalla
USS Pine Island partì per l’ennesima ricognizione fotografica, uno dei sei
idrovolanti Martin PBM5A Mariner in dotazione, il George 1, che venendo a trovarsi
in una zona a visibilità zero, urtò un iceberg ed esplose. Dopo lunghe
ricerche, i superstiti vennero ritrovati dal George 2, l’11 gennaio 1947: sei
membri dell’equipaggio erano sopravvissuti, ma tre erano morti.
Fu il giorno in cui venne scoperta la cosiddetta
Oasi di Bunger. L’oasi porta il nome del suo scopritore il comandante, David
Eli Bunger, che pilotava uno degli idrovolante Martin Mariner. Dichiarò di aver
avvistato qualcosa di incredibile: una landa completamente libera dai ghiacci
polari. Gli uomini in cabina notarono all’orizzonte una zona scura che
contrastava con l’enorme distesa di bianco e decisero di sorvolarla. Sebbene stentassero a crederci, avevano
trovato una vera e propria oasi. L’equipaggio, dopo aver sorvolato l'intera regione,
fece ritorno alla USS Pine Island e nel loro rapporto, descrissero tutto ciò
che avevano visto. Successivamente, tornarono sul posto e riuscirono ad
ammarare in uno dei laghi. L’acqua era fin troppo calda per l’Antartide, circa
30 gradi centigradi. Nell’acqua, gli uomini trovarono delle alghe rosse o blu oppure
verdi, che davano a quei laghi un colore caratteristico. Sembrava, dissero, di essere
tornati indietro nel tempo, a migliaia di anni prima, quando la terra emergeva
dai ghiacci dell’ultima glaciazione. Dopo poche ore, in tutto il mondo i
quotidiani pubblicavano notizie su quell’oasi.
Il 19 Febbraio 1947 Bird decise di ripercorrere la
rotta seguita da Bunger. Aveva l’abitudine di riportare appunti precisi e puntuali
sul diario di bordo e proprio sul quel diario, riportò qualcosa di
sensazionale. Qualcosa di così incredibile che pure io, cronista dell’insolito,
noto per la mia mentalità aperta, stento a credere. Ho valutato la possibilità
di pubblicare questo post e, ritengo, che il Comandante Bird sia stato un ufficiale,
un combattente, che merita il tutto nostro rispetto: si tratta, quindi di una
testimonianza attendibile.
Dopo quel volo, l’intera spedizione rientrò in
patria frettolosamente.
L’unico articolo in grado di spiegare l’arcano fu
quello del prestigioso quotidiano cileno El Mercurio di Santiago del 5 marzo 1947.
L’articolo di Lee van Atta riportava che l’ammiraglio Richard E. Byrd riferiva,
dal ponte della nave Mount Olympus, “sull’importanza
strategica dei Poli”. L’articolo riportava la seguente misteriosa
dichiarazione:
“L’ammiraglio Byrd ha dichiarato oggi che è di importanza fondamentale per gli Stati Uniti attuare misure difensive contro la possibile invasione del paese di mezzi aerei provenienti dai Poli.”
Secondo alcuni, faceva riferimento a oggetti volanti
non appartenenti alle flotte aeree dell’occidente, in grado di volare a
grandissima velocità da un Polo all’altro.
Cosa lo spinse a fare quelle dichiarazioni?
Cosa sapeva?
Con chi era venuto in contatto?
E perché, malgrado le ingenti spese e il colossale dispiego di
mezzi, la spedizione era rientrò sei mesi prima del previsto?
IL VERO SCOPO DELLA SPEDIZIONE
Per quanto ne sappiamo, un tale dispiego di mezzi e
uomini, poco tempo dopo la fine della II Guerra Mondiale, venne giustificato
con un’imponente esercitazione atta a testare l’impiego di attrezzature, anche all’avanguardia
per quei tempi (gli elicotteri) e di uomini, impegnati in un conflitto nelle
fredde regioni polari. Non si trattava, quindi, di un’operazione geologica, ma
miliare, il cui scopo, forse, era quello di scovare Forze Naziste insediatesi
segretamente in Antartide dopo la spedizione “Neuschwabenland” (Nuova Svevia). Le
scoperte più importanti dell’Operazione Highjump sono, comunque, coperte dal
segreto.
A conferma di ciò, la figlia del Comandante,
Pauline Byrd, asserì:
“Mio padre ha sempre tenuto accuratamente dei diari nei suoi viaggi, ma alla raccolta manca un diario. Potrebbe essere quello che, per caso, fu ritrovato tra i suoi effetti personali ed è ora in possesso dell’Università dell’Ohio? […] Sin dal Febbraio del 1947, fin quando la missione non è stata resa pubblica, la mia famiglia è stata esposta a molteplici minacce. Voglio sapere la verità!”
Byrd trascrisse le note più importanti, durante la
spedizione, nelle pagine del diario del 1926, custodito insieme a grandi
quantità di altro materiale appartenuto a Byrd, nel Polar Byrd Research Center
dell’Università di Columbus, Ohio e lì scoperto da Goerler, il capo archivista.
Vi si legge:
“Devo scrivere questo diario di nascosto e in assoluta segretezza. Riguarda il mio volo antartico del 19 febbraio dell’anno 1947. Verrà il tempo in cui la razionalità degli uomini dovrà dissolversi nel nulla e si dovrà allora accettare l’ineluttabilità della Verità. Io non ho la libertà di diffondere e la documentazione che segue forse non vedrà mai la luce, ma devo comunque fare il mio dovere e riportarla qui con la speranza che un giorno tutti possano leggerla, in un mondo in cui l’egoismo e l’avidità di certi uomini non potranno più sopprimere la Verità.”
Questo, il preludio. Ma cosa conteneva il Diario
Dell’Ammiraglio?
Lo vedremo in un prossimo post.
L'ammiraglio Bird dichiarò pubblicamente la sua preoccupazione per un'eventuale invasione attuata con mezzi capaci di volare velocemente da un polo all'altro della Terra. Cosa lo spinse a fare tali dichiarazioni? Cosa vide? Cosa sapeva?
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