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domenica 29 settembre 2019

L'ULTIMO VOLO


Seimilacinquecento metri sopra la terra, calda e pervasa da colori teneri, Jericho percorreva il cielo come una divinità. La visiera parasole del casco era abbassata, celando con il suo oscuro occhio ciclopico l'espressione rapita, quasi mistica con la quale volava. I raggi del sole, non filtrati, riverberavano ferocemente sulle superfici metalliche del caccia, avvolgendolo di splendore, mentre molto al di sotto persino le nubi apparivano insignificanti, schiacciate contro la terra, sparse in volo come un gregge di pecore. Il volo di quel giorno era pervaso di malinconia, dal senso di un'imminente perdita. Sarebbe stato l'ultimo: ancora non riusciva a crederci. Scacciò il pensiero e si concentrò nel godimento di quegli ultimi minuti preziosi.
- Pante 0611, qui controllo. Riferisci la tua posizione.
- Controllo, qui Pante 0611. Mi mantengo a ottanta chilometri dall'obiettivo.
- Via libera, Pante 0611. I tuoi bersagli sono a ore otto e dodici. Inizia l'avvicinamento.
L'orizzonte roteò bruscamente attorno al muso del Tornado, mentre l'ala si sollevava, facendolo scendere a potenza ridotta in una picchiata controllata, determinata e precisa come il tuffo di un falco. La mano destra di Jericho si portò rapidamente sul pannello di comando dell'armamento, togliendo la sicura ai lanciarazzi.
Davanti a lui la terra si appiattì, immensa e indistinta, chiazzata di bassi cespugli che si confondevano oltre le punte delle semiali, mentre consentiva al Tornado di abbassarsi ulteriormente. A quell'altezza la sensazione della velocità era tale da togliere il fiato: il primo bersaglio non fece in tempo a comparire davanti al caccia che parve istantaneamente scomparire in un lampo sotto il suo muso. Un tocco al timone e alla pedaliera, due aggiustamenti fatti senza alcuno sforzo cosciente ed ecco sul collimatore davanti a lui la sagoma circolare del bersaglio, tanti anelli concentrici che si stringevano man mano attorno a un punto centrale, in gergo il "coke", cioè il centro del bersaglio stesso.
Jericho puntò, veloce e basso, la sua macchina mortale in quella precisa posizione, con l'indicatore del numero di Mach che segnava una velocità appena subsonica. Aspettò con una smorfia di concentrazione il momento opportuno e quando fu arrivato, alzò il muso del Tornado, piombando sul bersaglio con il dito destro guantato piegato sulla leva del grilletto. Il sibilante apparecchio d'argento raggiunse l'assetto giusto, leggermente puntato verso il basso, per il lancio dei razzi, esattamente nel momento in cui sul collimatore la macchia bianca del "coke " risultò al centro degli anelli concentrici. Un'evoluzione eseguita con la sottile padronanza di molte abilità diverse. Jericho premette il grilletto, vincendo la resistenza opposta dalla molla. Non vi fu alcuna modifica dell’assetto e il sibilo dei razzi fu quasi coperto dall'urlo dei reattori, ma da sotto le ali si staccarono brevi fumate in direzione del bersaglio. Certo della bontà del colpo, Jericho diede manetta al massimo e attese che la rombante accensione del postbruciatore gli desse la potenza necessaria per innalzarsi oltre la portata della contraerea nemica.
- Bel colpo - disse il navigatore con un sorriso.
Jericho si lasciò calare all'indietro, mentre il muso del Tornado puntava verso la luce azzurra e la forza di gravità lo schiacciava contro il sedile.
- Salve, Pante 0611. Qui il controllo. L'hai beccato dritto sul muso: bel colpo! È un peccato perderti, Jericho.
L'infrazione alla sacra legge delle procedure lo commosse. Avrebbe sentito la loro mancanza, di tutti quanti. Premette l'interruttore di trasmissione sull'estremità a cupoletta della cloche e parlò nel microfono del casco.
- Da Pante 0611, grazie e… Addio – disse - passo e chiudo.
Anche la squadra di terra era ad attenderlo. Strinse la mano a ciascuno. Strette di mano goffe e battute pesanti che dissimulavano il genuino affetto che gli anni avevano creato fra loro. Quando li lasciò, si recò nell’hangar. Sentì l'odore del grasso e dell'olio e vide le luccicanti file di caccia dal muso tozzo. Persino a riposo gli aerei avevano un aspetto veloce e slanciato.
Si fermò un attimo per battere con la mano sul metallo freddo di uno di essi e l'ordinanza lo trovò lì, con lo sguardo fisso sull'emblema della pantera che spiccava sulla massa torreggiante dell'aereo.
I complimenti del Comandante, signore, che la prega di mettersi immediatamente a rapporto da lui.

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