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sabato 19 ottobre 2019

HOPITUH SHI-NU-MÙ


Gli indiani Hopi vivono in una riserva nel nord dello Stato dell’Arizona, all’interno della grande nazione Navajo. Oggi sono ridotti a circa 7000 individui. Da sempre gli altri popoli indiani li considerano  detentori di una profonda saggezza e spiritualità e conoscitori di segreti che vanno oltre la normale percezione delle cose.
Hopituh shi-nu-mù è il nome con il quale questa tribù di nativi americani chiama se stessa e che significa il ‘popolo pacifico’. La storia degli Hopi risale a migliaia di anni fa, il che li rende una delle culture più antiche del pianeta. Al contrario di altre mitologie che parlano di dèi discesi dal cielo, nelle loro antiche leggende gli Hopi tramandano la storia di divinità che risiedono al centro della terra. Infatti, al contrario di altri, gli Hopi sono convinti che i loro dèi non abitano gli infiniti spazi cosmici, ma vivano nel cuore della Terra, tramandando l’idea di una Terra Cava ante litteram.
In maniera simile a quasi tutte le culture precolombiane, gli hopi credono fermamente che un giorno, non troppo lontano, questi dei, che hanno dato il via alla cultura umana, ritorneranno.
Hanno da sempre vissuto secondo gli insegnamenti dettati da Masauwu, Maestro del Quarto Mondo, i cui concetti etici sono profondamente radicati nella loro cultura. Parlano delle loro divinità come di ‘uomini formica’. Infatti, alcuni petroglifi rinvenuti nei pressi di Mishongnovi, Arizona, che rappresentano le più antiche incisioni rupestri degli Hopi, raffigurano degli enigmatici esseri con le ‘antenne’ che danno l’idea di uomini-formica.
Secondo la loro mitologia, all’inizio del tempo, Taoiwa, il Creatore, creò Sotuknang, suo nipote, dandogli il compito di creare nove universi o mondi: uno per Taiowa, uno per se stesso e altri sette per sovrabbondanza di vita. In una concezione ciclica del tempo, in maniera simile alla mitologia azteca, questi mondi si sarebbero succeduti ciclicamente.
I primi tre di questi mondi, Tokpela, Tokpa e Kuskurza, già sono stati abitati e successivamente distrutti a causa della corruzione e della malvagità degli uomini. Gli Hopi tramandano che la fine di ogni ciclo è segnato dal ritorno degli dèi e l’approssimarsi del nuovo mondo e annunciato dalla comparsa della Stella Blu, Kachina: segno del ‘Giorno della Purificazione’, in cui il vecchio mondo viene distrutto e ne comincia uno nuovo.
Ogni volta che uno dei mondi viene distrutto, gli Hopi fedeli sono presi e tratti in salvo dalle divinità che li condurrebbero in città sotterranee per sfuggire alla distruzione. In ogni distruzione, ciclica, gli ‘uomini-formica’ assumono un ruolo cruciale per la loro sopravvivenza.
 
 
Il cosiddetto ‘Primo Mondo’ (Tokpela) è stato apparentemente distrutto da un incendio di proporzioni globali, forse una specie di vulcanismo massivo, oppure l’impatto con un asteroide o, ancora, un’espulsione di massa coronale dal Sole di dimensioni catastrofiche.
Il ‘Secondo Mondo’ (Tokpa), invece, fu distrutto dal freddo. Probabilmente, da un’Era Glaciale che ha distrutto la vita sul pianeta.
Nel corso di questi due cataclismi globali, i membri virtuosi della tribù Hopi sono stati guidati durante il giorno da una nube dalla forma strana e da una stella in movimento durante la notte, che li hanno  condotti alla presenza di un ‘uomo formica’ chiamato Anu Sinom. La creatura ha poi scortato gli Hopi in grotte sotterranee dove hanno trovato rifugio e sostentamento.
Nella leggenda, gli uomini formica vengono descritti come creature generose e laboriose, disposte a fornire cibo e a insegnare, agli Hopi, i metodi di conservazione degli alimenti.
È interessante notare che la descrizione fisica di questi esseri corrisponde a quella che noi attribuiamo ai moderni ‘alieni grigi’.
Ogni febbraio, gli Hopi celebrano il Powanu, un rituale per commemorare il momento in cui Anu Sinom ha insegnato loro come far germogliare i fagioli all’interno delle caverne per sopravvivere.
Per indicare la formica, gli Hopi usano anche la parola ‘anu’, che unita alla parola ‘naki’, che vuol dire ‘amici’, forma la parola ‘Anu-Naki’, ovvero ‘amici delle formiche. Da notare che An, in lingua sumerica, (Anum o Anu in accadico) era il dio celeste della mitologia mesopotamica e vuol dire “colui che appartiene ai cieli”. Il dio An/Anum presiede l’assemblea degli Anunnaki e inoltre, compone la triade cosmica insieme agli dei Enlil ed Enki. Fa anche parte dei quattro Dei creatori, che comprende la triade precedente insieme alla dea Ninhursag. Il luogo principale del suo culto si trovava ad Uruk, rappresentato dall’antichissimo Tempio di An.
Gli ‘uomini formica’ degli Hopi potrebbero essere correlati co gli Anunnaki dei Sumeri?
Se così fosse, due mitologie così distanti nel tempo e nello spazio potrebbero essere il ricordo ancestrale di un evento unico avvenuto sul nostro pianeta?
 
 
Secondo Frank Waters, autore del libro Mexico Mystique: The Coming Sixth World of Consciousness (1975), quando nella mitologia si parla del Terzo Mondo, gli Hopi introducono il concetto di patuwvotas, ovvero di ‘scudi volanti’. Nel terzo ciclo si dice che l’umanità abbia costruito una civiltà altamente avanzata, tanto da sviluppare degli ‘scudi volanti’: mezzi in grado di viaggiare rapidamente e di radere al suolo intere città.
Il Terzo Mondo è stato distrutto da Sotuknang, il nipote del Creatore, con una grande alluvione. Anche in questo caso c’è un’evidente parallelo con la tradizione sumera, nella quale si parla del grande diluvio che ha cancellato tutta la civiltà precedente. Questo racconto è riportato nell’Epopea di Gilgamesh, testo che poi è stato ripreso dalla tradizione biblica nel racconto del Diluvio Universale e dell’Arca di Noè.
Secondo le tradizioni Hopi, i superstiti del diluvio si sono sparsi in diversi luoghi del pianeta sotto la guida di Masauwu, lo Spirito della Morte e Maestro del Quarto Mondo.
Un petroglifo Hopi rappresenta Masauwu come un essere a cavallo di una ‘nave senza ali’ a forma di cupola. La somiglianza tra gli ‘scudi volanti’ e quelli che oggi noi consideriamo dischi volanti è sconcertante.
Siano essi ‘scudi volanti’ o ‘navi senza ali’, il messaggio è chiaro: i loro antenati usavano queste descrizione per riferirsi a qualcosa che era capace di volare e di trasportare delle persone.
Gli Hopi moderni credono che l’umanità si trovi attualmente a vivere nel Quarto Mondo, detto Túwaqachi. Come i mondi precedenti, anche Túwaqachi verrà distrutto a causa della malvagità degli uomini e vedrà il ritorno delle divinità sulla Terra.
Oltre agli apparenti paralleli tra la cultura Hopi e quella Sumera, Waters intravede una connessione anche tra le leggende hopi e la mitologia dei Maya. In entrambe le culture i riferimenti alla creazione e alla distruzione del mondo sono molto simili. Entrambe, inoltre, affermano la futura distruzione del mondo attuale. Questa uniformità nella mitologia culturale delle due culture, ha portato Waters ad affermare che gli Hopi e i Maya erano ancestralmente legati.

1 commento:

  1. Al contrario di altre mitologie che parlano di dèi discesi dal cielo, nelle loro antiche leggende gli Hopi tramandano la storia di divinità che risiedono al centro della terra. Infatti, al contrario di altri, sono convinti che i loro dèi non abitano gli infiniti spazi cosmici, ma vivano nel cuore della Terra, tramandando l’idea di una Terra Cava ante litteram.

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