Gli indiani Hopi vivono in
una riserva nel nord dello Stato dell’Arizona, all’interno della grande nazione
Navajo. Oggi sono ridotti a circa 7000 individui. Da sempre gli altri popoli indiani
li considerano detentori di una profonda saggezza e spiritualità e
conoscitori di segreti che vanno oltre la normale percezione delle cose.
Hopituh shi-nu-mù è il nome con il quale questa tribù
di nativi americani chiama se stessa e che significa il ‘popolo pacifico’. La
storia degli Hopi risale a migliaia di anni fa, il che li rende una delle
culture più antiche del pianeta. Al contrario di altre mitologie che parlano di
dèi discesi dal cielo, nelle loro antiche leggende gli Hopi tramandano la
storia di divinità che risiedono al centro della terra. Infatti, al contrario
di altri, gli Hopi sono convinti che i loro dèi non abitano gli infiniti spazi
cosmici, ma vivano nel cuore della Terra, tramandando l’idea di una Terra Cava
ante litteram.
In maniera simile a quasi tutte le culture
precolombiane, gli hopi credono fermamente che un giorno, non troppo lontano,
questi dei, che hanno dato il via alla cultura umana, ritorneranno.
Hanno da sempre vissuto secondo gli
insegnamenti dettati da Masauwu, Maestro del Quarto Mondo, i cui concetti etici
sono profondamente radicati nella loro cultura. Parlano delle loro divinità
come di ‘uomini formica’. Infatti, alcuni petroglifi rinvenuti nei pressi di
Mishongnovi, Arizona, che rappresentano le più antiche incisioni rupestri degli
Hopi, raffigurano degli enigmatici esseri con le ‘antenne’ che danno l’idea di
uomini-formica.
Secondo la loro mitologia, all’inizio del tempo,
Taoiwa, il Creatore, creò Sotuknang, suo nipote, dandogli il compito di creare
nove universi o mondi: uno per Taiowa, uno per se stesso e altri sette per
sovrabbondanza di vita. In una concezione ciclica del tempo, in maniera simile
alla mitologia azteca, questi mondi si sarebbero succeduti ciclicamente.
I primi tre di questi mondi, Tokpela, Tokpa e
Kuskurza, già sono stati abitati e successivamente distrutti a causa della
corruzione e della malvagità degli uomini. Gli Hopi tramandano che la fine di
ogni ciclo è segnato dal ritorno degli dèi e l’approssimarsi del nuovo mondo e
annunciato dalla comparsa della Stella Blu, Kachina: segno del ‘Giorno della
Purificazione’, in cui il vecchio mondo viene distrutto e ne comincia uno
nuovo.
Ogni volta che uno dei mondi viene distrutto, gli
Hopi fedeli sono presi e tratti in salvo dalle divinità che li condurrebbero in
città sotterranee per sfuggire alla distruzione. In ogni distruzione, ciclica,
gli ‘uomini-formica’ assumono un ruolo cruciale per la loro sopravvivenza.
Il cosiddetto ‘Primo Mondo’ (Tokpela) è stato
apparentemente distrutto da un incendio di proporzioni globali, forse una
specie di vulcanismo massivo, oppure l’impatto con un asteroide o, ancora,
un’espulsione di massa coronale dal Sole di dimensioni catastrofiche.
Il ‘Secondo Mondo’ (Tokpa), invece, fu distrutto
dal freddo. Probabilmente, da un’Era Glaciale che ha distrutto la vita sul
pianeta.
Nel corso di questi due cataclismi globali, i
membri virtuosi della tribù Hopi sono stati guidati durante il giorno da una
nube dalla forma strana e da una stella in movimento durante la notte, che li
hanno condotti alla presenza di un ‘uomo
formica’ chiamato Anu Sinom. La creatura ha poi scortato gli Hopi in grotte
sotterranee dove hanno trovato rifugio e sostentamento.
Nella leggenda, gli uomini formica vengono
descritti come creature generose e laboriose, disposte a fornire cibo e a
insegnare, agli Hopi, i metodi di conservazione degli alimenti.
È interessante notare che la descrizione fisica di
questi esseri corrisponde a quella che noi attribuiamo ai moderni ‘alieni
grigi’.
Ogni febbraio, gli Hopi celebrano il Powanu, un
rituale per commemorare il momento in cui Anu Sinom ha insegnato loro come far
germogliare i fagioli all’interno delle caverne per sopravvivere.
Per indicare la formica, gli Hopi usano anche la
parola ‘anu’, che unita alla parola ‘naki’, che vuol dire ‘amici’, forma la
parola ‘Anu-Naki’, ovvero ‘amici delle formiche. Da notare che An, in lingua
sumerica, (Anum o Anu in accadico) era il dio celeste della mitologia
mesopotamica e vuol dire “colui che appartiene ai cieli”. Il dio An/Anum
presiede l’assemblea degli Anunnaki e inoltre, compone la triade cosmica
insieme agli dei Enlil ed Enki. Fa anche parte dei quattro Dei creatori, che
comprende la triade precedente insieme alla dea Ninhursag. Il luogo principale
del suo culto si trovava ad Uruk, rappresentato dall’antichissimo Tempio di An.
Gli ‘uomini formica’ degli Hopi potrebbero essere
correlati co gli Anunnaki dei Sumeri?
Se così fosse, due mitologie così distanti nel
tempo e nello spazio potrebbero essere il ricordo ancestrale di un evento unico
avvenuto sul nostro pianeta?
Secondo Frank Waters, autore del libro Mexico
Mystique: The Coming Sixth World of Consciousness (1975), quando nella
mitologia si parla del Terzo Mondo, gli Hopi introducono il concetto di
patuwvotas, ovvero di ‘scudi volanti’. Nel terzo ciclo si dice che l’umanità
abbia costruito una civiltà altamente avanzata, tanto da sviluppare degli
‘scudi volanti’: mezzi in grado di viaggiare rapidamente e di radere al suolo
intere città.
Il Terzo Mondo è stato distrutto da Sotuknang, il
nipote del Creatore, con una grande alluvione. Anche in questo caso c’è
un’evidente parallelo con la tradizione sumera, nella quale si parla del grande
diluvio che ha cancellato tutta la civiltà precedente. Questo racconto è
riportato nell’Epopea di Gilgamesh, testo che poi è stato ripreso dalla
tradizione biblica nel racconto del Diluvio Universale e dell’Arca di Noè.
Secondo le tradizioni Hopi, i superstiti del
diluvio si sono sparsi in diversi luoghi del pianeta sotto la guida di Masauwu,
lo Spirito della Morte e Maestro del Quarto Mondo.
Un petroglifo Hopi rappresenta Masauwu come un
essere a cavallo di una ‘nave senza ali’ a forma di cupola. La somiglianza tra
gli ‘scudi volanti’ e quelli che oggi noi consideriamo dischi volanti è
sconcertante.
Siano essi ‘scudi volanti’ o ‘navi senza ali’, il
messaggio è chiaro: i loro antenati usavano queste descrizione per riferirsi a
qualcosa che era capace di volare e di trasportare delle persone.
Gli Hopi moderni credono che l’umanità si trovi
attualmente a vivere nel Quarto Mondo, detto Túwaqachi. Come i mondi
precedenti, anche Túwaqachi verrà distrutto a causa della malvagità degli
uomini e vedrà il ritorno delle divinità sulla Terra.
Oltre agli apparenti paralleli tra la cultura Hopi
e quella Sumera, Waters intravede una connessione anche tra le leggende hopi e
la mitologia dei Maya. In entrambe le culture i riferimenti alla creazione e
alla distruzione del mondo sono molto simili. Entrambe, inoltre, affermano la
futura distruzione del mondo attuale. Questa uniformità nella mitologia
culturale delle due culture, ha portato Waters ad affermare che gli Hopi e i
Maya erano ancestralmente legati.
Al contrario di altre mitologie che parlano di dèi discesi dal cielo, nelle loro antiche leggende gli Hopi tramandano la storia di divinità che risiedono al centro della terra. Infatti, al contrario di altri, sono convinti che i loro dèi non abitano gli infiniti spazi cosmici, ma vivano nel cuore della Terra, tramandando l’idea di una Terra Cava ante litteram.
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