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sabato 8 ottobre 2022

2 NOVEMBRE 1989 - ARKHANGELSK (RUSSIA)



Nella notte del 2 novembre 1989 la temperatura dell'aria scese improvvisamente sotto lo zero. Due camionisti russi, Oleg Kirzhakov e Nikolai Baranchikov, stavano guidando il loro camion dalla zona di Arkhangelsk dirigendosi verso Mosca. Avevano una certa fretta di rientrare, così da poter finire tutte le formalità legate al loro viaggio per poi andare in vacanza. Nei pressi della stazione ferroviaria di Emtza erano in corso dei lavori, pertanto, la strada era bloccata da cumuli di sabbia e ghiaia: Oleg dovette deviare imboccando una strada sterrata. In una curva, i fari del camion illuminarono un'enorme struttura che si trovava sulla destra.

- Pensavo si trattasse di attrezzatura da cantiere - ha riferito Oleg. - c'erano molte macchine operatrici perché la strada era in rifacimento. Tuttavia, quando mi sono avvicinato, ho visto un grande oggetto che, alla luce dei fari aveva una lucentezza metallica. Quando siamo arrivati ​​a meno di trenta metri da quell'oggetto, il motore si è spento: il camion, per un po’, ha proseguito per inerzia, poi si è fermato. I fari, collegati alla batteria, però sono rimasti accesi. Io e il mio compagno non riuscivamo a capire cosa fosse successo. La strada a questo punto aveva una curva e gli alberi sul lato destro ci impedivano di vedere l'oggetto. Abbiamo capito che eravamo incappati in qualcosa di insolito e temevamo che potesse succedere qualcosa di irreparabile. Quindi, ho chiesto a Nikolai di rimanere nel camion e osservare gli eventi mentre mi avvicinavo a quell'oggetto. Scesi dal camion deciso ad avvicinarmi per esaminarlo più da vicino. Dopo aver oltrepassato il cofano, ho iniziato a sentire, ad ogni passo che facevo, una maggiore resistenza dell'aria: diventò difficile muoversi e sapevo che se mi fossi avvicinato di più, non sarei stato più in grado di muovermi. Mi voltai e cercai di avvicinarmi da un'altra direzione. Mi muovevo con cautela, fermandomi dopo ogni passo. Sentii la stessa resistenza dell’aria, in costante aumento. Riuscii ad arrivare a circa dieci metri dall'oggetto. Mi fermai sul ciglio della strada e cominciai a esaminarlo con molta attenzione. Molto rapidamente giunsi alla conclusione che non era di origine terrestre: era davvero qualcosa di insolito. Davanti a me c'era un enorme disco, di circa quaranta metri di diametro, con la sommità a forma di cupola, su cui non erano visibili altre strutture. Lungo il perimetro del disco erano evidenti alcuni buchi scuri che, in un primo momento, pensai fossero oblò. Nella parte inferiore, erano visibili due strutture, che sembravano sostenere la nave. Il bordo più lontano del disco era leggermente rialzato e poggiava su alcune betulle, due delle quali erano spezzate. L'oggetto sembrava scuro e disabitato e non c'erano tracce visibili di finestre o portelli.

Perché questo oggetto si trova qui, in mezzo alla foresta, di notte? Qual è il suo scopo? Forse è in avaria e hanno bisogno di assistenza? Tutte queste domande inondarono la mente di Oleg e proprio in quel momento, di fronte a lui, a distanza di una mano tesa, nell'aria, apparve una scintillante linea rossa tratteggiata. Questa linea formava uno schermo trasparente di forma quadrata, di dimensioni 150 x 150 mm, con angoli arrotondati. Sullo schermo sono apparse diverse parole, scritte in lettere rosse. Oleg non ricorda la frase esatta, ma l'essenza della frase era una richiesta di "fuoco". Così, ritornò al camion, prese una bottiglietta di alcool e dei fiammiferi e si apprestò ad accendere un fuoco servendosi di foglie secche. Ebbe l'impressione che un'ombra si muovesse all'interno di un corridoio: in effetti qualcosa si muoveva nel corridoio che conduceva a un’apertura. Fece un passo indietro e cadde nel fosso lungo il ciglio della strada. Si rialzò e continuò a osservare cosa stava succedendo. Qualcosa si avvicinò all'apertura: era una "massa" oscura dai contorni indefiniti che gli ricordava una borsa o un sacco. Con tutta probabilità quell'essere si defilava dietro una cortina che non gli permetteva di notarne le fattezze. Quando la "massa" si muoveva, ondeggiava e si piegava da un lato all'altro. Un'asta si estese dall'oggetto, si piegò per scendere sulla superficie del terreno. La "massa" scivolò lungo l’asta e si avvicinò al fuoco. Rimase un attimo accanto al fuoco per poi tornare a bordo, portando con sé la scatola di fiammiferi rinvenuta sul posto. Ritornando sui suoi passi, la “massa” scomparve nel corridoio. Solo allora Oleg riuscì finalmente a tirarsi fuori dal fosso. Tornò sulla strada e guardò verso il camion. I fari del camion lo abbagliarono, tuttavia fu comunque in grado di vedere la faccia spaventata di Nikolai, premuta contro il parabrezza.
Oleg, rendendosi conto che stava assistendo a un evento che non avrebbe potuto rivivere mai più, decise di trattenersi e osservare cosa sarebbe successo. Ebbe un improvviso desiderio di osservare la nave più da vicino e immediatamente sullo schermo apparve un invito a entrare nella nave. Dopo una breve pausa, decise di avvicinarsi all'oggetto. Per prima cosa, decise di ispezionare le diverse aperture rotonde, di circa 300 mm di diametro, che in un primo momento aveva creduto fossero degli oblò. All'interno di queste aperture, a una profondità di 300 – 350 mm, era visibile una “griglia” di colore grigio chiaro. L'asse delle aperture era spostato di circa 30 gradi dal piano formato dalla superficie dell'oggetto. Oleg è stato anche in grado di esaminare una delle gambe di supporto su cui poggiava l'oggetto. La gamba era composta da due parti che erano collegate a un'articolazione. La sezione di ciascuna delle due parti della gamba aveva il profilo di una trave a canale con tre lati, con la parte inferiore di diametro inferiore, tale da poter essere ripiegata all'interno della parte superiore. Sul fondo della nave erano chiaramente visibili delle aree incassate in cui le gambe potevano essere ritratte. Il lato opposto dell'oggetto era appoggiato sugli alberi ed era inclinato verso di lui, in modo tale che la parte inferiore dell'apertura fosse appena sopra il livello della sua testa. Per stabilire il materiale di cui era fatto l'oggetto, Oleg volle toccarlo.
Un'asta uscì dalla parte dell'oggetto più vicina a lui. Sembrava essere un tubo rotondo e liscio, con un diametro di circa 50 mm. Il tubo era freddo e sembrava metallico. Aveva il desiderio di guardare dentro e poiché la porta era sopra la sua testa, decise di afferrare il tubo e di issarsi. Non ne ebbe bisogno: nell'istante in cui afferrò il tubo, si ritrovò, in piedi, appena dentro l'apertura. Non sentì alcun tipo di influenza esterna, tutto sembrò accadere naturalmente. Pensò che ciò che stava facendo fosse pericoloso e decise di stare molto attento. In quell'istante ha ricevuto un messaggio sullo schermo, diceva che non aveva nulla da temere e che poteva entrare. Entrando nel corridoio, guardò le pareti e notò l'assenza di porte. Il corridoio era notevolmente più ampio dell'apertura, il pavimento era piatto e le pareti e il soffitto formavano un tunnel ovale. Proseguì lungo il corridoio verso una luce scintillante. Camminava su un pavimento piatto e metallico. In qualche modo, ebbe la sensazione che i muri perimetrali, sebbene sottili, fossero strutturali e rinforzati da qualcosa che si trovava sul lato posteriore. Procedette lungo questo corridoio per circa sei o sette metri. Alla fine del corridoio, si fermò all’ingresso di una grande sala del diametro di circa venti metri. Su una parete della sala c'erano altri cinque ingressi, simili nell'aspetto a quello che aveva appena attraversato. Il soffitto era a cupola ed emetteva una tenue luce azzurra. Tra gli altri ingressi e lungo le pareti c'erano pannelli di luci lampeggianti. Ogni pannello sembrava essere composto da cinque o sei elementi verticali. A sinistra dell'ingresso da cui era entrato, due pareti non avevano pannelli, ma c’erano delle rientranze orizzontali, che erano di colore scuro. Sulla sinistra poté notare due di quelle macchie scure e vaghe che sembravano borse. Dapprima rimasero immobili, poi cominciarono a muoversi verso di lui. Le borse erano identiche alla "massa" che aveva visto vicino al fuoco. Pose alcune domande, le cui risposte apparvero immediatamente sullo schermo. Ma, prima che potesse leggerle, quelle stesse risposte apparvero nella sua mente. A diverse domande seguirono risposte accompagnate da dimostrazioni del funzionamento di quelle strutture. In tal modo, venne a sapere che la rientranza era uno schermo informativo tridimensionale, sul quale gli venne mostrato l'interno di un'altra nave gemella, con le stesse "masse" in movimento (durante la dimostrazione, le due "masse" della nave rimasero pressoché immobili). Poi mi mostrarono una nave nello spazio, tra le stelle e alla fine della dimostrazione vide il presentatore di un programma televisivo sovietico chiamato Vremya.

- Alla mia destra c'era un pannello di controllo ovale, forse una scrivania, situato a circa un metro e mezzo dal muro, su cui c'erano molti interruttori e luci. Tutti i pulsanti illuminati avevano una forma quadrata e piatta. Alcuni di essi erano rialzati sopra il pannello di controllo e altri, invece, erano a filo. Avevano impressi alcuni simboli sotto forma di figure geometriche: cerchi, triangoli, figure quadrilatere, linee, ecc. e combinazioni di quanto sopra. Gli interruttori neri sul pannello erano simili nell'aspetto agli interruttori a levetta. Non c'erano strumenti di misura. Vidi un divano lungo e dritto, che si trovava accanto al pannello di controllo e una fenditura circolare nel pavimento che circondava la parte centrale della sala. Ritenni che fenditura permettesse alla parte centrale del pavimento di ruotare, consentendo di posizionare il pannello di controllo davanti a uno qualsiasi dei pannelli verticali posti lungo le pareti. Sui pannelli verticali notai gli stessi tipi di luci che c’erano sul pannello di controllo. Molte di queste luci lampeggiavano.

L'interno della sala era di colore bianco, compreso il pavimento e solo dal soffitto brillava una luce soffusa e blu. Guardando verso l'alto, cercò di individuare la fonte della luce, chiedendo contemporaneamente della natura di quella luce. Non ci fu alcuna risposta a questa domanda. Invece, in risposta alla domanda: Chi sei? E da dove vieni?" La cupola iniziò lentamente ad affievolirsi e come in un planetario, sul soffitto apparve una mappa stellare. Mentre stava cercando di trovare una costellazione che gli fosse familiare, una delle stelle iniziò improvvisamente a pulsare e discendere lentamente. Il cielo scuro, quasi nero illuminato dalle stelle, combinato con la stella pulsante sospesa sopra la sua testa, così come le luci lampeggianti dei pannelli di controllo e verticali, emettevano luce sufficiente per permettergli di vedere tutti gli elementi all’interno della navicella. In un minuto, la stella pulsante si alzò lentamente e la cupola si illuminò con la diffusa luce blu. Non fu in grado di studiare attentamente e ricordare la mappa stellare mostratagli. Chiese dove si trovava quella stella pulsante. Risposero: "è nella tua galassia".
Fece una domanda dopo l'altra. Le risposte che ricevette furono ascoltate nella mente prima di vederle sullo schermo. Chiese: - su che tipo di nave sono adesso? Che tipo di sistema di propulsione usi per farla volare?
In risposta Gli fu detto che questa navicella era una nave da ricognizione propulsa da campi elettromagnetici. Gli comunicarono che stavano studiando il nostro pianeta, di cui hanno bisogno come base di lancio per il futuro. In risposta alla domanda: - c’è qualche collegamento tra te e il Bigfoot?
Risposero di sì, aggiungendo che vedono il Bigfoot continuamente. Mentre continuava a fare domande, una terza "massa" apparve nell'atrio e poi una quarta. Assistendo a una conversazione che si svolgeva tra loro, giunse alla conclusione che era arrivato il momento di andarsene. Avrebbe voluto lasciar loro qualcosa, quindi si tolse l'orologio e voleva lasciarlo lì, a terra, ma gli dissero che avevano una completa conoscenza della Terra e non avevano bisogno di nulla. Infatti, gli chiesero perché usasse un orologio prodotto in un altro paese?
Oleg domandò: - Sarà possibile vederti ancora?
Dissero: - Se sarai in pericolo, ti troveremo entro quindici secondi.
Indietreggiando di qualche passo dall'ingresso, si voltò e percorse il corridoio verso l'uscita. Giunto sulla soglia, afferrò il tubo con la mano destra e si ritrovò subito a terra. Senza voltarsi indietro, superò il fosso e si diresse verso la strada. Guardando indietro, vide che il tubo e l'apertura erano scomparsi. Dopo alcuni secondi, il bordo esterno della navicella iniziò a ruotare in senso orario e circa trenta secondi dopo, la cupola iniziò a ruotare nel verso opposto. Una luminescenza circondò il veicolo spaziale. Man mano che le rotazioni diventavano più veloci, la luminescenza avvolse il veicolo spaziale che divenne una sfera di luce. La rotazione e la luminescenza avvenivano in assoluto silenzio. In quel momento sopraggiunsero altre due auto con i fari accesi. Per alcuni secondi attirarono la sua attenzione, ma il suono degli alberi che scricchiolavano lo fece voltare per guardare la navicella. La sfera di luce si spostò leggermente e iniziò lentamente a sollevarsi. Accelerando bruscamente, il velivolo schizzò verso nord-est sparendo alla vista dei testimoni. Il suo amico Nikolai scese dal camion e insieme agli occupanti degli altri veicoli gli si avvicinarono. Gli fecero molte domande, ma Oleg era così colpito da quell'esperienza e allo stesso tempo, troppo emozionato per parlare: cercava di realizzare appieno tutto ciò che era appena accaduto. Le mani e le gambe gli tremavano, non fu in grado di guidare, pertanto, fu il suo compagno a portarli via. Oleg si appoggiò allo schienale e guardò l'orologio, che aveva ancora in mano. Dal momento in cui il camion si era fermato, erano trascorsi solo venti minuti: avevano un giorno e mezzo per arrivare a Mosca, la loro destinazione.








L'inchiesta fu condotta dal dottor Valery Mikhailovich Uvarov, Capo del Dipartimento di ricerca sugli UFO, paleoscienze e paleotecnologia dell'Accademia di sicurezza nazionale della Russia.

1 commento:

  1. Non siete mai stati a bordo di un disco volante? Volete sapere com'è fatto? Allora fatevelo raccontare da Oleg Kirzhakov: lui c'è stato.

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