Cerca nel blog

venerdì 27 agosto 2021

L'ANIMALE



Avvenne verso le 21:30 di sabato trentuno luglio 2021. La testimone, F. C. (che, per ovvi motivi, non ha voluto rendere note le sue generalità) in compagnia del marito, del figlio piccolo e dei suoi genitori, provenienti da Gricignano, si recavano a Cancello ed Arnone (CE) per assistere alla sagra locale. La strada di collegamento è un nastro d’asfalto, privo di pubblica illuminazione, che si snoda in aperta campagna. Il traffico era scarso: poche auto, tre delle quali li precedevano. La signora F. C. nota che, improvvisamente, la prima di queste tre auto fa uno scarto e subito dopo anche la seconda compie una brusca manovra e così pure la terza. Poi, tocca a loro scoprire il perché. Al centro della strada c’era qualcosa di indefinibile: un animale, un animale strano, anche perché completamente glabro. Sotto la pelle nuda si intravvedeva un corpo la cui muscolatura ricordava quella umana. Si muoveva su quatto zampe, ma quelle anteriori, sembravano piuttosto delle braccia, con mani dotate di artigli. Il muso prominente aveva lineamenti umani, tranne che per gli occhi che brillavano alla luce dei fari di un tenue colore verde. Delle dimensioni approssimative di un uomo adulto, era provvisto di una lunga coda. Sulla schiena erano ben visibili delle protuberanze. L’essere evitava le auto, dimostrando di essere non solo velocissimo ma anche molto agile. Era impressionante! Si muoveva a balzi, saltando a destra e a sinistra. Con un ultimo salto riuscì a evitare una quarta auto, che giungeva dal senso opposto, provocandone lo sbandamento e lanciandosi nella siepe che costeggiava la carreggiata, si sottraeva alla vista degli osservatori. Tutto durò pochi secondi ma tanto bastò per capire che era un animale fuori dal comune, niente in cui imbattersi percorrendo una strada di campagna. La famiglia, sbigottita, continuava a parlarne, mentre l’auto percorreva la strada per raggiungere il paese ove si svolgeva la sagra: cosa avevano visto?
Giunti a destinazione, per puro caso, s'imbatterono in quattro ragazzi che discutevano tra loro, affrontando lo stesso argomento. Scoprirono, che erano gli occupanti dell’auto che li precedeva e che anche loro non riuscivano a capacitarsi. Cos’era quello strano essere?




È probabile che “l’animale” sia stato visto da altre persone ma, a meno che non giungano ulteriori indizi, la storia rimane un vero e proprio mistero. 
F. C. afferma, però, che in quella zona si è soliti avvistare “cose strane”. Lo ha appreso dai racconti di altre persone, ma riferisce anche di un’esperienza personale. Il 14 febbraio del 2020, alle ore 16:00, mentre con il marito percorreva la Provinciale avvistò, in cielo, in direzione della Domitiana, una sfera di circa 5/6 metri di diametro con sotto quello che sembrava un carrello di atterraggio dotato di tre punti di appoggio. L’oggetto risplendeva alla luce del sole e anzi sembrava amplificarla, mente il lato in ombra appariva metallico, come alluminio. Restò li giusto qualche secondo, poi, con uno scatto netto, si spostò prima in alto e successivamente scartò a destra, per sparire definitivamente oltre l’orizzonte.

lunedì 23 agosto 2021

L'UFOLOGIA: OGGI

La mediocrità che diventa valore. I video scaricati da youtube. I like. L’ufologia e il mistero hanno imparato a nutrirsi del nulla. Una lezione che non hanno più dimenticato. Dicesi presentimento quella sensazione indefinita di qualcosa che sta per accadere. Qualcuno, a onor del vero, avverte sottopelle quel brivido di catastrofe imminente alla vista di cotanta banalità ma, evidentemente, non se ne cura abbastanza. E il disastro si srotola, come un tappeto rosso di un festival di risulta. È da tempo che Fb si riempie di voci che hanno ben poco da dire, di gruppi capaci di convincere il pubblico di un esempio vivente e trionfante del valore della mediocrità. Tanto quel che conta è l’emozione basica: il sensazionalismo, dell’immagine soprattutto. Sembra di assistere a una sorta di pubblicità nella quale il prodotto  è accarezzato, venduto e in quanto tale, amato. Si condisce con l’assenza di contenuti, in cui la forma viene lucidata come un gadget, inutile e vistoso, per essere specchio sì, ma anche allodola. Così il vuoto, protagonista di certi post, avanza con sfacciataggine e la lezione è semplice: se per fare un tavolo ci vuole un albero per fare ufologia basta il nulla. E se oggi siamo assediati da “vip” sconosciuti, resi eroi dal sacro mondo del web lo dobbiamo esattamente a una brigata gongolante di individui ai quali non è richiesta alcuna competenza. Agitatori di acque dell’inutile entusiasmo. Adulatori dell’immagine, che sovrasta il contenuto, mentre il giudizio del pubblico diventa l’unica meta a cui prestare attenzione, stante l’assenza sistematica della discrezione. Ce li ritroviamo tra i piedi mentre commentano con prepotenza, in una roboante identificazione di punti di vista di chi si limita a guardare senza mai comprendere. 

 

venerdì 13 agosto 2021

1973 SOMMERSET (UK) - IL RAPIMENTO DI GABRIELLA VERSACCI


 



Il sedici ottobre del 1973, alle ore 2:00 la signora Versacci, allora 43enne, stava guidando in autostrada e aveva appena superato l'uscita Langford Budville (Sommerset - Inghilterra). L'autostrada era deserta, ma in lontananza vide il bagliore di un faro, uno solo, che sembrava appartenere a un veicolo fermo. Quando si avvicinò si rese conto che era troppo luminoso per essere il fanale di un autoveicolo ma fu distratta dal motore della sua auto che iniziò a perdere colpi. I fari tremolarono, si affievolirono per poi spegnersi definitivamente. Infine, anche il motore si spense. Sebbene in preda allo sconforto, la signora Versacci riuscì a fermare l’auto accostandola al bordo della strada: era nella più completa oscurità. Per un po’ rimase nell’auto non sapendo bene cosa fare, poi scese e aprì il cofano della macchina per dare un’occhiata al motore. Udiva un ronzio, prima debole poi sempre più forte, ma non riusciva a capire da dove provenisse quel rumore che, di certo, aveva a che fare con l’avaria del motore. Mentre era lì, di fronte all'auto, una mano pesante calò sulla sua spalla e la spinse a terra. Lottò per affrontare il suo assalitore che si presentava come una figura metallica, alta e di colore scuro. Gabriella Versacci vide anche delle tremolanti luci multicolori poi, sopraffatta dallo spavento, svenne. Quando si riprese, era in piedi in un campo. Il "robot" era accanto a lei e davanti a loro c'era uno strano oggetto luminoso. Era a forma di mezzaluna: arrotondato in alto e piatto in basso. Di colore grigio argento, poggiava su grossi sostegni; Lei, in verità, ne vide due, ma sicuramente erano tre o quattro. Era alto circa 20 piedi, largo quaranta e aveva grandi finestre oblunghe da cui usciva una luce gialla. Gabriella riuscì a rendersi conto che il ronzio proveniva da quell’oggetto, poi svenne una seconda volta.





Si risvegliò in una strana stanza circolare. Era nuda, legata a un tavolo. Su di lei era stesa una coperta azzurra. Era assicurata al tavolo tramite dei "grandi elastici" che le immobilizzavano i polsi e le caviglie. Avvertiva la superficie fredda del tavolo. Anche l'interno del velivolo era gelido. Diede un'occhiata in giro e accostato a una parete vide il robot che rimaneva inattivo. Alla sua destra c'era una console ricoperta di pulsanti e quadranti. Il pavimento pareva ricoperto da una stuoia di gomma di colore nero. Pochi istanti dopo, tre individui entrarono nella stanza. Due si posizionarono alla sinistra del tavolo mentre il terzo andò ai suoi piedi e prese delle scatole o dei cubetti. Posò tre di questi oggetti su un binario, che correva per tutta la lunghezza del tavolo, uno vicino alla testa, uno ai suoi piedi e uno al centro. Non appena i cubi furono posizionati, iniziarono a brillare. I tre erano tutti più o meno della stessa altezza, che stimò dai cinque ai sei piedi. Di carnagione chiara e corporatura snella, indossavano tutti gli stessi indumenti chirurgici. Uno zucchetto, legato dietro la testa, che terminava appena sopra gli occhi. Avevano delle mascherine che gli coprivano il naso e la bocca, quindi erano visibili solo gli occhi e la fronte. Non si notavano capelli, ma riuscì a distinguere delle protuberanze sotto le cuffie. Gli occhi erano più rotondi del normale e non esprimevano alcuna emozione. Indossavano una tunica con una bordatura di colore grigio, guanti lunghi che arrivavano ai gomiti e grembiuli lunghissimi che arrivavano fino alle caviglie. Calzavano stivali dalla suola spessa. Ogni capo di abbigliamento era rigorosamente azzurro. Per tutto il tempo nessuno di loro parlò. Si guardarono spesso e ogni tanto annuivano. Pareva che neanche respirassero. Durante l'esame nessuno dei tre uomini la toccò. Quello in fondo al letto prese una serie di strumenti di colore grigio, che usò uno alla volta: un piccolo coltello per tagliare un'unghia dal dito indice della mano destra; una bottiglietta, che sembrava di plastica, da cui pendevano dei tubi e dei fili, con la quale eseguì un prelievo di sangue. La coperta fu rimossa e un oggetto sottile, simile a una matita, fu utilizzato per pungolarla e sondarla, mentre un dispositivo aspirante, apparentemente fatto di gomma nera, fu utilizzato nell'area inguinale. Presto l'esaminatore la ricoprì con un'altra coperta, che le fornì il calore di cui aveva assolutamente bisogno.




Notando i suoi frequenti sguardi verso il robot, ormai inattivo, l'esaminatore iniziò a parlarle in perfetto inglese. Il robot - le disse - era un dispositivo di recupero. Ha fatto tutto il lavoro manuale all’esterno dalla nave: ha portato gli esemplari per l'esame e lo studio. Era semplicemente un'intelligenza artificiale programmata per svolgere determinati compiti. L'esaminatore le parlava con una profonda voce maschile, anche se Gabriella non vide la sua bocca muoversi sotto la maschera. I suoi occhi non sbatterono mai le palpebre, nemmeno una volta. I suoi movimenti apparivano pratici, deliberati e precisi. Terminata la visita, tutti e tre, insieme, lasciarono la stanza. Fu a questo punto che Gabriella vide il robot illuminato da una luce lampeggiante, color porpora: non si mosse, continuò a rimanere vicino alla parete.
Ma le sorprese non erano finite. Ben presto uno degli uomini rientrò e si diresse ai piedi del tavolo. Sollevò l'estremità della coperta e cominciò a fissare il suo corpo. Lei avvertì un forte disagio e capì che stava per succederle qualcosa di terribile: Gabriella lottò disperatamente per liberarsi dai suoi legami. L'essere prese un piccolo spillo, glielo inserì nella coscia e lei smise immediatamente di agitarsi. Il dispositivo le causò un completo intorpidimento dei muscoli: riusciva solo a muovere la testa. L'uomo salì lentamente sul letto e senza mostrare alcuna emozione la violentò.
Gli alieni tornarono per liberarla dal tavolo. Gabriella riuscì a vedere i suoi vestiti a terra prima di svenire ancora una volta. Quando riprese conoscenza, era in piedi, completamente vestita, accanto alla sua macchina in una strada di campagna, deserta. Nonostante fosse provata e sconvolta, riuscì a tornare casa.

Il caso fu investigato dal ricercatore Thomas Eddie Bullard del CUFOS.

domenica 8 agosto 2021

INSEGUIMENTO NEI CIELI DI VALENCIA


   È Considerato l'incidente UFO più famoso avvenuto nei cieli della Spagna, il caso del volo JK-297 riporta, per la prima volta la necessità, per un aereo di linea, con 109 passeggeri a bordo, di dover effettuare un atterraggio di emergenza come risultato diretto di un incontro UFO. 
Come al solito si assiste allo sforzo delle autorità di minimizzare l'incidente, offrendo delle spiegazioni semplicemente assurde, inaccettabili per i testimoni coinvolti nell’evento, così come per la maggior parte di coloro che hanno indagato sul caso.
L'incidente è uno dei tanti che ha coinvolto, in qualità di testimoni, operatori dell'aviazione, che sono sicuramente esperti nell’identificare oggetti volanti e luci nei cieli. Come vedremo, nella notte in questione c'era una presenza militare degli Stati Uniti nella regione. 
Potrebbero essere coinvolti in questi strani eventi? 



La sera dell'11 novembre 1979, dopo un ritardo di quattro ore, l'aereo di linea TAE Super Caravelle, identificato come volo JK-297, lasciò Salisburgo in Austria alla volta di Las Palmas. Dopo il rifornimento a Maiorca, l'aereo decollò verso la sua destinazione finale.
Verso le 23:00, l'equipaggio ricevette una trasmissione dalla torre di controllo di Barcellona: chiedevano di passare sulla frequenza di emergenza poiché avevano rilevato un’anomalia nell'area. Rendendosi conto che doveva essere successo qualcosa di insolito, il capitano Javier Lerdo de Tejada, passò alla frequenza richiesta. Nel contempo, il secondo pilota segnalava "qualcosa” a sinistra dell'aereo.
L'equipaggio, quindi, rivolse la propria attenzione al lato sinistro dove si notavano due strane luci rosse nel cielo che sembravano dirigersi nella loro direzione.
Il Capitano chiese, subito, delle informazioni relative a quelle misteriose luci ma, il radar militare di Torrejón de Ardoz (Madrid) e il centro di controllo di volo presso Barcellona, non riuscirono a fornire alcuna spiegazione in merito.
In apprensione,  il capitano Tejada decise di cambiare rotta per evitare la collisione. Decise anche di scendere a una quota leggermente inferiore. In seguito, contattò la Torre di controllo del vicino aeroporto di Manises (Valencia) per chiedere il permesso di effettuare un atterraggio di emergenza.
Per tutto il tempo, l'equipaggio del volo JK-297 mantenne il contatto visivo con le luci rosse. Queste, in seguito alle manovre elusive, cambiavano continuamente direzione e continuavano a inseguire l'aereo. A 50 chilometri dalla pista di Manises, le luci interruppero l’inseguimento. Tuttavia, ora che i piloti non le vedevano più, il radar dell'aereo iniziò a rilevare altri tre eco anomali. Verso le 23:45 l'aereo effettuava l’atterraggio di emergenza. Il volo JK 297 si fermò sulla pista e i passeggeri scesero a terra: il viaggio sarebbe ripreso il giorno dopo. 
Molti altri testimoni riferirono di aver visto le luci, inclusi diversi dipendenti dell'aeroporto, che avrebbero acceso le luci della pista, convinti che fosse un altro aereo in procinto di atterrare.


L'aeronautica spagnola, nel frattempo, venuta a conoscenza della misteriosa attività, si preparava a intervenire.
Dalla base aerea di Los Llanos, poco dopo la mezzanotte, un Mirage F1 si dirigeva alla ricerca di questi oggetti non identificati. Il capitano Fernando Camara era ai comandi del caccia. Probabilmente non dimenticherà più quel volo.
Avvicinandosi rapidamente al suo obiettivo a velocità supersonica (Mach 1.4) avrebbe confermato l’avvistamento delle luci. Queste sembravano far parte di un oggetto a forma troncoconica, che si presentava di un colore estremamente brillante. Ma, prima che Camara riuscisse ad avvicinarsi tanto da scorgere ulteriori dettagli, l'oggetto accelerò scomparendo alla sua vista, dimostrandosi fin troppo veloce per il Mirage F1.
Poco tempo dopo, però, fu rilevato un altro segnale radar. Ancora una volta, ottenne la conferma visiva dello stesso oggetto o di uno simile. Tuttavia, mentre si avvicinava, si rese conto che gli  strumenti di volo erano fuori controllo. Ancora una volta lo strano oggetto svanì in lontananza, mentre gli strumenti del jet da combattimento ritornavano a funzionare.
Camara rimase in volo per circa 90 minuti poi, a corto di carburante, abbandonò la missione per tornare alla base. L'oggetto fu ancora rilevato mentre si dirigeva verso la costa nord del continente africano. 



L'avvistamento non passò inosservato. Nonostante i tentativi di mantenere un basso profilo e di chiedere a tutto il personale aeroportuale di mantenere un rigoroso silenzio, la notizia trapelò ugualmente. Tanto che meno di un anno dopo, nel settembre 1980, il parlamento spagnolo chiese apertamente un'indagine che potesse spiegare la natura dell'incidente.
Il giornalista, autore del libro “Incidente en Manises”, J. J. Benitez, ebbe l’opportunità di intervistare il capitano Tejada. Asserì che il pilota appariva turbato, ovviamente a causa del fori programma. Non seppe dire cosa fosse quell'oggetto: di sicuro non era un aereo, affermò. Tejada aveva all’attivo più di 8.000 ore di volo e di conseguenza, era in grado di distinguere cosa fosse un aereo e cosa no. Il fatto che l’avvistamento fosse stato confermato dal radar gli suggeriva che l’oggetto fosse metallico. Dichiarò che la sicurezza dei passeggeri è una priorità, per questo aveva preso la decisione di atterrare il prima possibile. L'aeronautica spagnola nel tentativo di indagare  per dare una spiegazione a quanto era successo, tenne a terra il volo JK-297 fino al giorno successivo.
Il secondo pilota, Ramon Zuazo, confermò la versione del capitano Tejada. 
Il giornalista si rese conto di come i giornali avrebbero diffuso la notizia e cioè in modi completamente diversi a seconda delle #fonti. Tutto dipendeva dal fatto che la fonte delle informazioni fosse civile o militare.
A peggiorare le cose furono le lamentele dei passeggeri, per nulla contenti del “fuori programma” che li aveva costretti a interrompere il viaggio. I più cominciarono a sospettare che la storia dell’UFO fosse solo una scusa per coprire una diversa mancanza. Speravano di ottenere un risarcimento dalla compagnia aerea. Probabilmente, fu per questo che nessuno dei passeggeri ammise di aver assistito allo strano fenomeno. Le autorità aeronautiche, trascurando le richieste dei passeggeri, avrebbero appoggiato l’operato del Comandante  per la sua azione decisiva in una situazione così insolita.
Il rapporto sulla bizzarra attività su Manises non fu declassificato fino all'estate del 1994, quasi quindici anni dopo l'incidente. E come ci si potrebbe aspettare, i risultati furono lacunosi e inconcludenti. Tutto puntava sulla possibilità che il Capitano Tejada - un pilota di grande esperienza - e il Comandante Camara, si fossero "sbagliati" riguardo a ciò che avevano visto quella sera. La spiegazione era che avevano confuso delle "stelle” per qualcosa di  molto diverso o che avessero travisato le luci lontane di un complesso industriale. Entrambi gli uomini, per inciso, respinsero  queste affermazioni.
Ancora più ridicole furono le asserzioni che spiegavano l'interferenza sperimentata da Camara (che non figuravano nella relazione originale) l’anomalia strumentale venne attribuita alla Sesta flotta degli Stati Uniti che, effettivamente, era di stanza al largo della costa spagnola ed era dotata di apparati di guerra elettronica. Camara respinse con fermezza queste affermazioni, sostenendo che la Sesta Flotta era troppo lontana. L’interferenza, secondo quanto affermò il comandante, coincise con il momento in cui si preparava a lanciare un missile contro il bersaglio.
Per gli ufologi, il malfunzionamento degli apparati di bordo non sono una novità e neanche il fatto che un UFO possa aver disattivato le armi di un caccia mente questo si apprestava a fare fuoco. Sembra ovvio che le autorità spagnole erano impegnate  a minimizzare se non addirittura a insabbiare l’avvenimento. In caso contrario dovremmo prendere in qualche considerazione le affermazioni che imputano alla Sesta Flotta degli Stati Uniti il malfunzionamento dei sistemi del Mirage. 
Potrebbe essere il risultato di qualche tipo di armi elettroniche sperimentali? E, in tal caso, c'è stato un test sull'inconsapevole pilota dell'aeronautica spagnola quella sera di novembre?
Spingendoci al limite, potremmo anche ipotizzare che tutto l’avvistamento non fosse altro che una sorta di esperimento militare, ma mi riesce difficile credere che un progetto segreto militare possa mettere a rischio la vita di un equipaggio e di oltre cento passeggeri.

venerdì 23 luglio 2021

LA MISTICA OUIJA




La Ouija non è altro che una semplice tavoletta in legno sulla quale sono impressi lettere e numeri. Un indicatore completa il dispositivo. La sua forma attuale risale a metà dell’800, in piena epoca Vittoriana. Ma la storia della tavoletta, in realtà, inizia molto prima. Già nell’antica Grecia e nella Cina del 1100 si ricorreva all’uso di tavolette divinatorie su cui erano marcate delle lettere.
Più di recente, le tavole Oujia, soprattutto per i cristiani, hanno spesso rappresentato uno strumento demoniaco, tanto da finire spesso sul rogo nel corso degli ultimi secoli.

Ma, com’è possibile che una tavoletta di legno susciti tanta curiosità e un mistico stupore?

La Ouija ha una lunga storia, decisamente insolita. Fu commercializzata per la prima volta da un uomo d’affari di nome Elijah Bond nel 1890, semplicemente presentata come un “gioco di società”. Veniva promossa con slogan come la “meravigliosa tavoletta parlante” o “divertimento e svago perenne per tutte le classi“. In realtà già da qualche tempo le tavolette Ouija erano in uso nei circoli di spiritisti. Fu per questo che, già diversi anni dopo la commercializzazione, cominciò a godere di una terribile reputazione, in quanto fu utilizzata intensamente proprio da spiritisti e specialisti dell’occulto, che ne fecero uno strumento di divinazione.
William Fuld, dipendente della prima ditta che l’aveva commercializzata, acquistò i diritti sulla produzione del gioco nel 1901 e la chiamò Ouija, sostenendo fosse stata la tavoletta stessa a suggerirgli il nome. Come è però facile notare, Oui e Ja sono le parole in francese e tedesco che indicano “Si”. Fuld riuscì a mettere a frutto il brevetto e divenne ricchissimo poiché, intorno al 1920, la Ouija divenne estremamente popolare. L’affarista sostenne che consultava spesso la tavoletta e che questa gli suggerì di “prepararsi per grandi imprese”. L’uomo, allora, decise di aprire una fabbrica, nella quale perì, in circostanze poco chiare, nel 1927.
La famiglia di Fuld mantenne la produzione del gioco attiva sino al 1966, quando decise di vendere ogni diritto alla Parker Brothers. Parker Brothers che fu a sua volta venduta alla Hasbro nel 1991 che, da allora, commercializza le tavolette per gli appassionati.
Anche se è stata spesso descritta come una beffa o una truffa, la Ouija riesce a generare un senso di mistico stupore in moltissimi utilizzatori. Naturalmente dovrebbe trattarsi soltanto di un gioco (si gioca a invocare gli spiriti) ma fra tutti gli aneddoti, veri o inventati, ne possiamo ricordare uno in particolare.
È una storia decisamente singolare, quella della casalinga e spiritista di St. Louis, Pearl Curran, che sostenne di parlare con lo spirito di Patience Worth. La defunta affermò di essere morta nel XVII secolo e di aver “attraversato il mare”. La Curran scrisse una serie di romanzi e poesie e affermò che erano stai dettati direttamente dallo spirito. Nel 1937 Patience le predisse una morte improvvisa, a causa di una polmonite, il quattro dicembre dello stesso anno.
Pearl Lenore Curran morì davvero il 4 Dicembre del 1937 all’età di 50 anni!





Anche se oggi è un prodotto commercializzato da una sterile multinazionale, la Ouija ha origini lontane e di sicuro interesse per appassionati di spiritismo.

Ma davvero si può comunicare con gli spiriti?

Inutile dire che sono in tanti a pensare che si possa fare. Tuttavia, gli scettici sono convinti che alla base di tutto vi sia un fenomeno chiamato “Risposta Ideomotoria”, ovvero dei piccolissimi movimenti inconsci del nostro corpo che ne generano altri macroscopici. Un esempio per capire il fenomeno è dato dal pendolo di Chevreul. Disegnando su un foglio di carta un piano cartesiano con un cerchio a metà dei suoi assi, si stabilisce che un movimento in senso orario corrisponda alla risposta affermativa mentre il movimento in senso antiorario la risposta negativa.
Quindi si prende un filo con un peso (un pendolo) e lo si tiene sospeso sul foglio chiedendo la risposta a qualsiasi cosa. State certi che, per quanto ci si sforzi di tenerlo immobile, prima o poi il pendolo inizierà a suggerire una risposta, affermativa o negativa.

domenica 11 luglio 2021

L’INCREDIBILE STORIA DI ROGER S.

 



Il presunto rapimento alieno di "Roger S" è un resoconto apparso su Internet a nome di James S. Greenen; si rivela decisamente intrigante, per questo conviene trattare il caso con le dovute cautele senza, tuttavia, banalizzare.
E' interessante poiché contiene diversi indizi che conducono a una connessione con la teoria degli antichi astronauti e con la cultura degli antichi egizi. Inoltre, sembra alludere a un coinvolgimento umano in queste faccende di rapimenti alieni. Per quanto strani, bizzarri o stravaganti possano essere, sta a noi ricercatori e appassionati approfondire questi casi, per discernere, per divulgarli e per fare in modo che certe testimonianze non vadano perdute.



Verso le 23:30 del 19 aprile 1989, “Roger S” di dieci anni, si sarebbe svegliato nella sua casa di Orlando (Florida) per assistere a una scena alquanto insolita. Intorno al suo letto c'erano quattro strane e agghiaccianti creature con teste a forma di cuore e grandi occhi neri. Avevano due buchi al posto del naso e la bocca si riduceva a una fessura color oro. Questi individui, alti non più di cinque piedi stavano facendo di lui l’oggetto della loro attenzione.
Senza capire come, fu rimosso dal letto e posizionato su un dispositivo simile a un tavolo senza gambe dotato di una sezione trasparente. Cominciò a muoversi verso la finestra, fluttuando nell'aria. La finestra era aperta e il dispositivo si diresse verso un oggetto dalla forma tipica di due piatti sovrapposti, che stazionava in un campo lì vicino. Roger ricorda un portello che si aprì sul lato del velivolo. Poi, più nulla.
Quando si riprese, si trovò all'interno di una stanza dove c’era un altro “tavolo” accanto al suo. Questo però era nero. Le strane creature erano presenti e iniziarono a parlargli: poteva sentire le loro voci direttamente nella sua testa. Vide una delle creature allungarsi in avanti e premere un pulsante posto sul tavolo vicino, provocando l’illuminazione dell’intera stanza. Poté così notare un grande schermo dotato, nella parte inferiore, di diversi pannelli, azionati, a quanto pare, da uno di questi individui. All'improvviso, vide sullo schermo il velivolo su cui si trovava. Lo vide partire a grande velocità.
Telepaticamente, le strane creature gli chiesero: lui, che cosa era. A cui avrebbe risposto, allo stesso modo, che era un ragazzo umano.
Fu poi condotto in un'altra stanza dove gli fu mostrata l’immagine di una persona che conosceva: Nancy. Quando ha chiesto dove fosse, gli è stato detto che era in viaggio su un altro velivolo. Non sarebbe più rinata – gli fu detto - poiché era nata troppe volte!
Nient'altro fu menzionato riguardo a questo dettaglio. Si alludeva alla reincarnazione?
E se è così fosse, cosa centravano quelle strane creature?

Mentre immagini del passato e del futuro scorrevano sul grande schermo, uno strano dispositivo fluttuò nell’aria avvicinandosi alle sue mani. Gli spiegarono che doveva prelevare un campione di pelle da una delle sue dita.
Mentre lo conducevano in un'altra sezione della nave, vide un altro uomo. Era seduto su un tavolo simile al suo. Stimò che l’uomo avesse circa trenta anni.
Messo davanti a un altro pannello, gli fu chiesto di premere uno qualsiasi di quei pulsanti. Nel frattempo ebbe modo di accorgersi che la navicella in cui si trovava stava entrando in una nave molto più grande. Le creature gli dissero di togliersi il pigiama e gli consegnarono uno vestito rosso. Quando lo indossò, quell’abito si restrinse, adattandosi immediatamente alle sue fattezze. Notò che aveva impressi strani simboli, simili a geroglifici.
La stanza successiva in cui venne trasferito era, a differenza delle altre, quadrata. Lungo le pareti c'erano schermi e bottoni che quegli individui si affrettarono a manipolare. Una delle cose che gli rimase impressa fu di aver visto, sullo schermo, lui sdraiato sul letto, addormentato nella sua stanza. Ricorda anche di aver visto suo padre entrare per controllarlo.
Si tratta di un dettaglio interessante che potrebbe suggerire che l'incontro non fosse altro che un'esperienza extracorporea. 

Sappiamo che, in diverse occasioni, dei testimoni hanno affermato che il sedicente rapito, fisicamente, era rimasto esattamente dov’era, anche se in uno stato di trance. Era uno di quei casi?

I “rapitori” lo portarono in un'altra stanza, anche questa rotonda, al centro della quale c'era una sorta di cabina trasparente. Le creature lo invitarono a entrare, dopodiché chiusero la porta e iniziarono ad armeggiare con alcuni pulsanti posti sul muro. Uno strano dispositivo che emetteva un raggio rosso, simile a un laser, cominciò a muoversi sopra di lui. Gli fu detto che stava eseguendo una scansione del cervello.
Fu portato ancora in un'altra stanza. In questa, però, c’erano delle entità dalla pelle arancione. Anche i loro occhi erano di un nero sfocato che contrastava con il nero scuro dei suoi rapitori. Le entità si limitarono a osservarlo con evidente curiosità. Una voce nella sua testa gli comunicò che era in presenza di alcune femmine della loro razza (la curiosità è femmina). Dopo un po' queste tre femmine lasciarono la stanza e Roger fu portato via. In questa stanza, che era più grande delle altre, c'erano diversi divisori di vetro assicurati alle pareti. Queste “gabbie” custodivano diversi animali che Roger riconobbe come animali terrestri, ma ce n'erano altri a lui del tutto sconosciuti che sembravano assemblati con parti di diversi animali. Questi racconti sono ricorrenti nei casi di rapimento: testimoni raccontano di aver visto strani animali, spesso sedati, che venivano tenuti in gabbia in questo modo. È interessante notare che molti dicono di aver visto anche esseri umani tenuti nelle stesse condizioni di cattività. Salta alla mente la connessione con l’antico Egitto dove in molte rappresentazioni vengono raffigurati strani animali: miscellanee di animali diversi. Né è un esempio la Dea Ammit, dal muso di coccodrillo, il tronco di leonessa e il posteriore di ippopotamo.
Infine fu ricondotto alla navicella più piccola riportato sulla Terra dove le strane creature lo reintrodussero nella sua stanza. Per tutto il viaggio fu preceduto da una piccola sfera rossa. L’ultimo ricordo riguarda un luogo dove c’erano esseri umani che indossavano uniformi col logo della NASA! Stavano eseguendo qualche tipo di esperimento su diversi alieni stesi di fronte a loro.
Si ritrovò da solo nella sua stanza.


Le conclusioni, come al solito, io le lascio ai lettori. Come dicevo all’inizio, il caso presenta alcuni indizi che si susseguono ripetutamente in casi simili e che ci fanno supporre di una presenza aliena fin dall'antichità.  

E cosa dovremmo pensare delle testimonianze di strani animali in gabbia e del cenno alla reincarnazione? 
Per forza di cose, bisogna essere molto cauti con tali racconti ma, se sono veri, rivelano dei dettagli, che potrebbero dimostrare diverse cose riguardo a certi aspetti della questione UFO e degli alieni. Possiamo esaminarli e confrontarli per poi essere sempre pronti a coglierne le connessioni con altri casi, far tesoro delle diverse testimonianze che giungono alla nostra attenzione. Ecco la ragione per cui l’ufologia non può e non deve limitarsi a postare dei video (la cui autenticità è purtroppo sempre dubbia) che nulla apportano alla conoscenza del fenomeno.
In ultimo, c’è da considerare la presenza di personale della NASA che, a torto o a ragione, ha una lunga tradizione cospiratoria alle spalle. È certamente uno spunto di riflessione, anche se questi pensieri ci portano a riesaminare tutto il fenomeno e ad affrontare l’ipotesi di una presenza aliena nella nostra quotidiana realtà.

martedì 6 luglio 2021

1979: DIDSBUY (MANCHESTER) - IL CASO LYNDA JONES


 



Il caso di Lynda Jones è noto solo negli ambienti UFOlogici. Siamo nell'estate del 1979, nei pressi di Manchester, in Inghilterra, la trentaseienne Lynda stava camminando lungo la riva di un fiume con i suoi due figli.
Questo caso, tanto inquietante quanto affascinante, ha tutti i requisiti del classico caso di abduction.
È riportato in diversi libri sugli UFO, in particolare in “Without Consent” del noto e rispettato ricercatore Philip Mantle. Ma torniamo al racconto.
Lynda Jones e suo marito Trevor avevano trascorso la mattina e il primo pomeriggio in giardino, in compagnia di alcuni amici sul retro della loro casa, a Didsbuy (Manchester). Anche i loro due figli, Christopher di cinque anni e Lisa di quindici, si erano goduti il sole delle pigre giornate estive.
Quando poi Trevor andò a lavorare, Lynda, con i bambini e una sua amica si avviarono per i campi che costeggiavano il fiume Mersey. Avrebbe accompagnato la sua amica e avrebbe permesso ai bambini di osservare i fiori di campo (era uno dei suoi hobby). Verso le 19:30 vicino a Simon's Bridge, le due donne si separarono.
Dato che Trevor non sarebbe tornato a casa prima delle 22:30, tirò fuori dalla borsa “l’Oxford Dictionary of Wild Flowers” e continuò a passeggiare tranquillamente lungo la riva del fiume, cogliendo anche diversi fiori. Alle 21:00, con il cielo che cominciava a scurirsi, Lynda poteva percepire una spensierata serenità. Ma, quella serenità fu rotta dalla voce di Lisa: 

"Mamma! La luna sta venendo verso di noi."

Lynda, stupita, rivolse la sua attenzione, prima alla figlia e poi allo strano oggetto che, dal cielo, scendeva verso di loro. Aveva l’aspetto di un pallone da rugby, solo era molto più grande ed era arancione, molto luminoso. Eseguì una traiettoria parabolica mente si dirigeva verso di loro.
Presa dall’apprensione, Lynda intimò ai suoi figli di gettarsi a terra, uno accanto all’altro. In realtà si aspettava un impatto ma, non udendo nessuna deflagrazione, alzò di nuovo lo sguardo. La navicella sembrava essere passata sopra di loro prima di scomparire alla vista dietro un terrapieno. Notò che il contesto era cambiato rispetto a pochi istanti prima, ora regnava un denso silenzio. Anche il frastuono del traffico stradale le arrivava attutito.
Afferrando i suoi figli, si diresse con passo deciso verso l'argine dietro il quale l'oggetto era scomparso. Quando ne raggiunse la cima, vide un oggetto "strano" posto in equilibrio precario, librarsi a circa venticinque metri di distanza.
L'oggetto misurava circa 60 piedi di diametro e si librava a circa due o tre piedi dal suolo. Scompariva per poi riapparire e aveva una luce sopra che, in qualche modo, si separava dall'oggetto. Mentre Lynda fissava questa luce enigmatica, sentì, improvviso, il bisogno di camminare verso di essa. E mentre lo faceva, la luce sembrava diventare più brillante. Continuò ad avanzare costantemente. Mentre si avvicinava allo strano oggetto, ne emerse una sfera arancione brillante che si mosse nella sua direzione. Lynda continuò imperterrita ad andare avanti.
A questo punto sentì la voce di Lisa, alle sue spalle che la scongiurava di ritornare. Quella supplica la riportò in sé. Tornata alla realtà e terrorizzata dalle sue stesse azioni, si voltò e corse via per allontanarsi dall'oggetto, recuperando i suoi figli mentre lo faceva. Ma, mentre correvano via, Lisa, improvvisamente, esclamò: "è di nuovo quì!"
Si voltò e vide che l'oggetto li stava sorpassando. Prese in braccio il figlio più piccolo e urlò a Lisa di "continuare a correre". Correvano attraverso la prateria, ma l'ambiente circostante appariva ostile. L'erba, per esempio, appariva improvvisamente più alta: era quasi un metro e ottanta. E per di più, si "piegava" su se stessa sotto l’azione di una forza sconosciuta.
Nonostante la paura e lo strano comportamento dell'erba, con Christopher in braccio e con Lisa di qualche passo dietro di lei, correndo, arrivarono a casa. Sbatterono la porta dietro di loro e una volta dentro, Lynda notò che suo marito era già rientrato. Lui la guardò e le chiese cosa avesse fatto agli occhi? Lei, guardandosi allo specchio, rimase scioccata nel vedere quanto fossero rossi e gonfi, sembravano quasi "squamosi".
A questo punto raccontò al marito quello che era appena successo. Tutti i testimoni decisero, a mente fredda, di disegnare l'oggetto. Fu solo allora che Lynda si rese conto che dalla sua vita mancavano circa novanta minuti del suo tempo. Apparentemente, l'incidente, iniziato poco dopo le 21:00, non era durato più di dieci minuti, compreso il tempo impiegato per correre a casa. Tuttavia, l’orologio, adesso, segnava le 22:50!





Passò poco più di un anno prima che Lynda iniziasse ad approfondire il bizzarro episodio. All’inizio degli anni '80, alla disperata ricerca di cosa fosse successo in quei novanta minuti, si sottopose a regressione ipnotica.
Le sessioni furono diverse e furono tutte registrate in video per un totale di dieci ore. Lynda trovava le sessioni "troppo inquietanti", tanto da non riuscire a rivedere la proiezione dei filmati. Ma, grazie alle sedute di ipnosi e in parte, attraverso i ricordi dei figli, i novanta minuti di tempo perduto furono recuperati.
Quando lei e i bambini iniziarono a scappare via dall'oggetto, diversi “individui" stavano correndo verso di loro. Questi “uomini” indossavano “lunghi cappotti scuri e cappelli trilby”. Ognuno di loro portava anche una borsa, una cartella.
Una strana nebbia era apparsa come dal nulla. Gli “uomini” la superarono e si diressero verso l'oggetto, scomparendo nella fitta nebbia.
Poi incappò in un altro banco di nebbia. All'interno del quale c'erano molti altri individui. Vestiti con una tuta: sembravano tutti identici. L’ultima cosa che Lynda ricorda è che stava fluttuando verso l'alto.
Si svegliò in una stanza. Intorno a lei si radunarono diversi "esseri strani" che entrarono nella stanza. Vedendo questi individui dall’aspetto orientale, vestiti con abiti dal “collo lungo”, ebbe la strana sensazione di conoscerne uno, presumibilmente visto in un precedente incontro.
Stava distesa su un tavolo. Qualcosa, che le copriva le gambe, le aveva fatte diventare "veramente fredde". Cercò di guardarsi intorno e vedere cosa stava succedendo: percepiva che era sottoposta a una sorta di visita medica. Ma, ogni volta che provava ad alzare la testa, uno degli esseri faceva brillare una luce direttamente nei suoi occhi costringendola a distogliere lo sguardo.
Neanche la regressione le permise di ricordare tutti i dettagli della visita. Successivamente notò che il suo ciclo mestruale, dopo l'incidente, non era più regolare.







Aveva rimosso i ricordi ma, dal nulla, apparivano strani segni sul suo corpo, che poi svanivano altrettanto rapidamente, a volte nel giro di poche ore. Iniziò a collegare questo strani sintomi a ciò che le era accaduto nei pressi del fiume Mersey. Alla fine si rivolse al suo medico di famiglia.
Rimase scioccata quando il dottore gli comunicò che, non solo era rimasta incinta, ma aveva avuto anche un aborto spontaneo. La rinviò da uno specialista il quale le avrebbe confermato che le cicatrici sulle tube di Falloppio erano il risultato di una gravidanza extrauterina.
Lynda Rimase incredula: sapeva di non aver avuto un aborto spontaneo e tanto meno una gravidanza extrauterina, che è estremamente dolorosa e può essere addirittura fatale se non trattata.
Infatti, in seguito avrebbe affermato: 

"Non ho mai avuto una gravidanza extrauterina. L’avrei saputo! Non so cosa mi sia successo, ma qualcosa è successo! Mi ha fatto capire che ci sono state altre cose strane nella mia vita!"

Si riferiva a vari incidenti, il primo verificatosi nel 1972. Insieme a suo marito, era uscita per un giro in macchina lungo le stradine di campagna. Intorno alle 21:00, ormai sulla strada di casa, decisero di fermarsi in un pub. Al semaforo però, l'auto inizialmente ferma iniziò a girare su se stessa. Dietro di loro, Trevor notò alcune luci brillanti. Dopo aver girato per diversi secondi, l'auto era di nuovo ferma al semaforo, che però ora era verde. Un po' innervosito, Trevor si rimise in cammino ma, una volta raggiunto il pub, lo trovarono chiuso. Perplessi, guardarono l'orologio e scoprirono che erano le 02:30.
Dove erano stati in quelle cinque ore e mezza?
Significativo anche il ricordo degli uomini col cappello (trilby). Lynda ricorderà di averli visti in vari momenti della sua vita. In un'occasione, uno di questi uomini era nel suo giardino: questo la mise in una tale apprensione da spingerla a chiamare la polizia. Quando gli agenti arrivarono, la trovarono pallida, in evidente stato di spavento, ma l’uomo era scomparso.
Negli anni che seguirono il caso, si verificarono tutta una serie di fatti inspiegabili. Ad esempio, diversi anni dopo quell'incontro ricevette una lettera che la convocava in ospedale per sottoporsi a un test. Cosa che fece, ma non ricevette mai i risultati di questo esame. Scoprì che in ospedale non c’era traccia del suo appuntamento né si conosceva il medico che l’aveva visitata. Riceve ancora strane richieste per prove altrettanto strane. Ebbe anche numerosi problemi col telefono: guasti che si succedevano, regolari, su tutta la linea.
Un altro incidente verificò nel 1988 mentre, con suo marito, tornavano da Nottingham dopo aver fatto visita a degli amici. Mentre percorrevano le tranquille strade di campagna, in diverse occasioni, i fari dell'auto si affievolirono fin quasi a spegnersi per poi tornare a piena potenza. Ciò costrinse Trevor a fermarsi sul lato della strada, nella speranza di farsi precedere da un'auto di passaggio. Fu allora che Trevor le disse di guardare in alto: lì davanti, in alto, c'era un grande velivolo circolare, luminoso. All'inizio salì lentamente, ma poi schizzò via verso l'alto fino a diventare un puntino luminoso.
Un'auto che passava qualche istante dopo, li costrinse a rimettere in moto e a trascurare l’insolito avvistamento. L’auto li precedeva illuminando la strada, ma a un certo punto parve sparire. Con i fari che, ora, sembravano funzionare normalmente, Trevor cercò invano di raggiungere l’auto che li precedeva. La cosa strana era che la strada era dritta, priva di incroci dove avrebbe potuto svoltare. Anche stavolta notarono un blackout di tre ore.
Lynda raccontò anche di aver vissuto uno strano episodio quando era solo una ragazzina. Stava giocando in un campo vicino casa, quando improvvisamente si accorse che i suoi genitori la stavano chiamando. In preda a un grande spavento, le dissero che la stavano cercando da diverse ore. Inutile dire che non si era mai mossa di là: sia i suoi genitori, sia i vicini, che si eranouniti alla ricerca, ribadirono che l’avevano cercata nel campo, diverse volte, senza mai scorgerla.







Gli uomini con il cappello sarebbero emersi sempre di più nei suoi ricordi. Non che ricordasse un incontro diretto, ma erano sempre discretamente e fugacemente sullo sfondo di varie situazioni bizzarre. Erano, forse, dei Men In Black?
Cosa dovremmo dire delle affermazioni di Lynda Jones?
Sembrerebbe una testimone attendibile e Mantle è sicuramente un ricercatore serio e credibile. Inoltre, il caso è molto simile ad altri casi di rapimenti alieni. Ciò che è particolarmente interessante e anche inquietante, riguarda le gravidanze di cui Lynda non solo non era a conoscenza, ma che hanno lasciato sul suo corpo i segni di una gravidanza extrauterina. In altri post, abbiamo citato ricercatori come il Dr. David Jacobs, convinto assertore del fatto che i rapimenti alieni fanno parte di un programma di ibridazione. In questo caso ciò sembra essere confermato dai molteplici rapimenti e all'apparente impiego dell'utero di Jones come incubatore umano. Ci sono diversi casi che testimoniano che ciò è accaduto ad altre donne. Uno dei tanti esempi potrebbe essere quello di Brett Olden e Diane Swanson, accaduto a Las Vegas, nel 1987.