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sabato 2 aprile 2022

IL CASO PÁTTERO



21 maggio 1973: era notte e Onilson Páttero stava tornando a casa dopo aver lavorato tutto il giorno. Con la sua Opel blu viaggiava da Osvaldo Cruz a Catanduva, situata nello stato brasiliano di San Paolo. Accese la radio e sentì che andava in onda il telegiornale sportivo: riportava notizie sull'imminente Coppa del Mondo. Mentre stava attraversando il ponte Salto de Avanhandava, a 150 km dalla sua destinazione, s’imbatté in un autostoppista. Spense la radio e chiese al giovane se avesse bisogno di un passaggio. Il ragazzo annuì: seppe che chiamava Alex e non aveva con se alcun bagaglio.
Páttero gli offrì una sigaretta ma lui rifiutò dicendo che non fumava durante il viaggio, però aveva con se una custodia di metallo che sembrava proprio un portasigarette. Alex era alto circa 1,75 m, con i capelli striati di giallo, la faccia tonda e grandi occhi azzurri. Páttero lo prese a bordo, si accese una sigaretta e insieme ripresero il viaggio verso Catanduva. Ebbero una conversazione piacevole, si scambiarono varie opinioni e Páttero gli riferì dove viveva.
Inizialmente, Alex disse di essere diretto a Catanduva, ma quando stavano per entrare in città, sull'autostrada Washington Luis, dichiarò che la sua destinazione, in realtà, era Itajobi. Páttero decise così di accompagnarlo fino a destinazione, poiché pioveva ed anche perché, data l’ora, non avrebbe trovato alcun mezzo di trasporto. Così, lo lasciò nella piazza centrale e Alex gli promise che, nei giorni successivi, sarebbe andato a trovarlo.
Erano già le tre del mattino: Páttero avviò la sua macchina per continuare il viaggio. Era a soli sette Km dalla sua destinazione quando la radio subì delle interferenze e contemporaneamente, il motore cominciò a perdere colpi. Mentre cercava di capacitarsi, un raggio di luce colpì il cruscotto dell’auto, spostandosi da sinistra verso destra. Quando la luce colpì il pannello, rese trasparente tutto ciò con cui veniva a contatto. Páttero, terrorizzato, poteva vedere il motore della macchina, l'albero a camme e l'albero motore che ancora giravano dentro di esso. Si chiese cosa stesse succedendo. Cercò di individuare la fonte della luce, ma la pioggia battente e la notte buia non glielo permisero. Presto, una linea di luce blu intensa, nitida e dritta lo accecò: pensò che provenisse da un veicolo che viaggiava in senso opposto. L'intensità della luce era forte e temendo uno scontro, si accinse ad arrestare la macchina. Notò che anche l'impianto elettrico dell'auto era in avaria, mentre la luce diventava sempre più brillante, come se il veicolo che aveva di fronte si stesse avvicinando molto velocemente. Tolse gli occhiali per proteggere gli occhi con le mani: era pronto per l'impatto. Ma non accadde nulla.
Abbassando le mani, vide un oggetto librarsi in aria a circa 20 metri di distanza. Si chiese se fosse un elicottero, ma non lo era. Aveva una forma circolare ed era di dimensioni maggiori. Per un po’ rimase in macchina ma poi decise di scendere e aprì la portiera. Appoggiando la gamba a terra, poté sentire l'energia che emanava da quella “cosa”. Poco dopo, un oggetto cilindrico emerse da quella cosa circolare e atterrò sulla strada. Páttero, si spaventò e vedendolo avanzare decise di abbandonare l’auto, ormai inutilizzabile, per scappare a piedi. Corse solo per trenta metri, poi qualcosa lo convinse a fermarsi. Si voltò e scoprì che, ora, tutta la sua macchina era divenuta trasparente come il vetro e quella cosa era lì, ferma accanto all’auto.
Fu raggiunto, catturato e portato nell'astronave aliena. A questo punto, perse conoscenza.
Alle ore 05:00 (circa), due passanti chiamarono la polizia per informarla che c’era, vicino a una Opel blu, un uomo a terra privo di sensi. Il poliziotto Clóvis Queiroz, che si trovava nelle vicinanze, intervenne per prestare soccorso. Trovò Páttero ancora sdraiato a terra e provò a svegliarlo. Lui si riprese, ma era spaventato e in evidente stato di shock. Queiroz gli domandò cosa gli fosse accaduto e lui rispose: - vogliono prendermi - e raccontò tutto al poliziotto.
Queiroz pensò che l’uomo avesse subito un trauma e che pertanto avesse bisogno di cure mediche. Fu portato all'ospedale di Catanduva e sottoposto a una serie di esami. I medici notarono strane macchie verdastre sullo stomaco e sua moglie notò che i suoi capelli erano diventati neri. Solo tre giorni dopo, quando ormai era a casa, i suoi capelli tornarono al loro colore naturale: marrone chiaro.




Secondo rapimento

Il 28 aprile dell'anno successivo, Pàttero dichiarò di essere stato rapito una seconda volta. Successe, a suo dire, nelle vicinanze di Guarantitã (423 km a nord-ovest di San Paolo). Questo episodio attirò l’attenzione dei media, soprattutto negli USA, in Germania e in Francia.
Fu ritrovato, sei giorni dopo, in stato confusionale, da un contadino, su una collina a Colatina, Espírito Santo, a più di mille chilometri da dove era stato catturato. Raccontò che stava guidando il suo maggiolino, quando notò le stesse luci individuate nel primo rapimento. Non aveva ricordi del suo viaggio, però riferì che, sulla navicella, aveva rivisto Alex, il misterioso autostoppista. Alex gli confidò che era venuto sulla Terra per rimuovere dal pianeta alcuni materiali che potrebbero risultare pericolosi anche per noi umani, poiché furono letali per delle navicelle da trasporto (non schermate) che, in passato, visitarono la Terra. Sotto ipnosi, in seguito riferì di essere stato risucchiato in una sorta di tappeto di luce ed esaminato da uomini incappucciati. Ricordò ciò che aveva visto all'interno della navicella, la quale aveva la forma di due piatti sovrapposti. Aggiunse che fu rinchiuso in una capsula a forma di sarcofago attaccata con catene e anelli d'acciaio alle pareti di una stanza ad alto contenuto tecnologico. Al colonnello Luiz Sérgio Aurich, capo della polizia e al giudice Arione, ha precisato che dopo essere stato esaminato, fu abbandonato nella cava nei pressi della quale fu poi ritrovato.
Il giornalista Paulo Maia fu il primo ad intervistarlo. Successe nella stazione di polizia. Il giornalista finse di essere un detenuto e si fece rinchiudere nella cella dove Páttero era in custodia protettiva, dato che rischiava il linciaggio da parte di una folla terrorizzata dalla notizia che i marziani stavano invadendo la città. Maia vedeva Onilson come un uomo consapevole e convinto che gli fosse successo davvero qualcosa di straordinario.


“Mi ha descritto chiaramente cosa ha visto all'interno della navicella spaziale. Nonostante abbia perso la cognizione del tempo, ha detto di aver visto un laboratorio sbalorditivo, una meraviglia tecnologica tale che non immaginava potesse esistere. Non riusciva a ricordare quante volte è stato esaminato dalla testa ai piedi da esseri dall'aspetto umano. Ha confidato pure che si è trovato al cospetto di un essere uguale a lui: un clone di Onilson, perfetto nei minimi dettagli, compresi gli abiti che indossava il giorno del primo rapimento”


Il rapito Catanduva raccontò che non appena fu messo in quella lunga cassa, si addormentò e si risvegliò sulla terra. L'UFO volò via in pochi secondi. Per un po’ rimase sveglio, perché pioveva. Camminava, ma era completamente disorientato poiché non conosceva quei luoghi. Riusciva a distinguere le stelle, la luna e poteva sentire le macchine in lontananza. Continuò a camminare finché s’imbatté nel signor César Menelli che gli prestò i primi soccorsi.
Singolare è la descrizione del rapito che diede il colonnello della riserva, Luiz Sérgio Aurich, allora capitano, che accolse e protesse Onilson quando la folla iniziò a inveire.

“Vidi un uomo pulito, ben rasato, vestito con una giacca sportiva e abiti da lavoro, che arrivava da un luogo impervio, sotto la pioggia. Sembrava fosse caduto dal cielo, ma non è possibile che sia arrivato si qui in aereo. Le strade erano fatiscenti, in pessime condizioni, non può essere giunto neanche con la corriera. Il caso è intrigante. Non è pazzo: è una persona normale, una bella persona. La mia impressione è che abbia detto la verità."

Ad indagare su questa storia furono anche gli investigatori del Dipartimento dell'Ordine Politico e Sociale (DOPS), Max Berezovski e Willi Wirtz, che nell’ottobre del 1974 stilarono il rapporto finale.
Per quanto ne sappiamo, Berezovski considerava vero il racconto del primo incontro ravvicinato, ma percepiva il secondo come falso. Wirtz, invece, non credeva a Pàttero e considerava come falsi entrambi gli “incontri”. Come al solito le conclusioni dell’indagine, condotta in modo ufficiale da un organo di polizia che dovrebbe occuparsi di dissidenti politici, non sono esaltanti.
Il sogno del libraio Onilson Páttero di Catanduva (SP) era quello di ritornare a Colatina, dove 47 anni prima comparve in modo misterioso dopo essere stato catturato e portato a bordo di un disco volante. Morì, all'età di 75 anni, nell'agosto 2008, senza riuscire ad esaudire quest’ultimo desiderio.

1 commento:

  1. Si è trovato al cospetto di un essere uguale a lui: un clone, perfetto nei minimi dettagli, compresi gli abiti che indossava il giorno del primo rapimento.

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