Cerca nel blog

venerdì 29 giugno 2018

L'AVVISTAMENTO DEL CAP. COYNE


Il seguente articolo è apparso nell'edizione del 4 novembre 1973 del Mansfield News Journal. Questo caso si distingue come uno degli incidenti UFO più credibili di tutti i tempi, ci sono stati testimoni sia a terra sia a bordo dell'elicottero. È stato indagato a fondo ed è apparso del tutto autentico.

 

 

CLEVELAND – Il Capitano della riserva dell'esercito, Lawrence Coyne, è un pilota militare che non crede agli UFO e neanche agli omini verdi, ma dopo una mancata collisione tra il suo elicottero e un oggetto "grande, grigio e dall'aspetto metallico" in volo sopra Mansfield, non sa più cosa pensare.
“Ho dovuto presentare un rapporto ufficiale, dettagliato, all'esercito, su questa cosa" - ha riferito Coyne. Il Capitano che è membro del 316° Distaccamento medico di stanza all'aeroporto di Cleveland Hopkins, stava tornando da Columbus alle 23:10 del 18 ottobre, quando l'UFO è apparso all’improvviso. Eravamo vicini a una base della Guardia Nazionale dell'Aeronautica dotata di caccia a reazione. Tuttavia, nessuno dei Jets (F-100 Super Sabre) era in volo quando l’UFO è apparso. Coyne ha raccontato che quando l’ha avvistato il suo elicottero era in volo stazionario a 2.500 piedi. Per evitare la collisione imminente ha impostato una rapida picchiata, ma il velivolo, contravvenendo alla volontà ed ai comandi del pilota è salito fino a 3.500 piedi.

 

 

Coyne ha detto che una luce rossa è comparsa ad oriente sull'orizzonte ed è stata individuata dal suo capo equipaggio, il sergente Robert Yanacsek.
"La luce viaggiava a più di 600 nodi" - riferisce Coyne – ci è arrivata addosso in 10 secondi ed era in rotta di collisione."
Il pilota, a questo punto ha impostato una ripida discesa.
"A 1.700 piedi l’impatto sembrava imminente - ha detto -  ci veniva addosso dalla parte destra: era incredibilmente veloce. Ho avuto paura, non c'era il tempo per una manovra evasiva."
Ma, non c'è stato nessun incidente.
"Abbiamo alzato lo sguardo e abbiamo visto che si era fermato proprio su di noi – ha continuato Coyne – l’oggetto dall'aspetto metallico, grigio, lungo circa 60 piedi, aveva la forma di un profilo alare: sembrava un grosso sigaro schiacciato. Sul davanti c'era una luce rossa, il muso del velivolo era rosso e a poca distanza dal muso, c'era una cupola centrale. Una luce verde sul retro si rifletteva sullo scafo."
Coyne aggiunse che la luce verde ruotava come un riflettore e quando colpiva la cabina del suo elicottero la inondava di un’intensa luce verde. Disse che mentre lui e i membri dell'equipaggio fissavano il velivolo il suo elicottero iniziò a salire da solo.
"Non avevo fatto nulla. I comandi erano ancora impostati per la discesa, ma eravamo saliti da 1.700 a 3.500 piedi! Poi, finalmente, si spostò verso ovest e così come era arrivato, se ne andò.”

mercoledì 20 giugno 2018

IL DIRITTO DI AMARE


C’è chi non si arrende, neanche se è alle prese con una malattia rara che lo ha costretto sulla sedia a rotelle; non si è arreso davanti agli ostacoli che ha incontrato in seguito, figuriamoci se può arrendersi di fronte al temporeggiare di Camera e Senato, che hanno messo in disparte la sua proposta di legge. L’obiettivo è quello di scardinare un tabù e trovare una soluzione concreta a un problema che nessuno vuole affrontare.

A questo punto devo avvisarvi che l’argomento è molto controverso: se siete dei moralisti, lasciate perdere: andate a leggere altro. Le persone intransigenti non hanno mai risolto i problemi, anzi, spesso ne hanno causati a chi non né aveva.

Le persone con una disabilità, fisica o psichica, hanno diritto ad avere una vita sessuale, come tutti. E visto che quello che di norma si può vivere liberamente e privatamente non è scontato per un disabile, Max Ulivieri, fondatore di LoveGiver, il comitato per l’assistenza sessuale alle persone con disabilità, ha proposto alle Istituzioni di ufficializzare una nuova figura: l’operatore all’emotività, l’affettività e la sessualità. Un assistente professionale che aiuti chi lo desidera e nel modo più opportuno.
 

In questi ultimi anni il tema dell’affettività e della corporeità comincia a essere affrontato, rispondendo ai bisogni di pazienti e famiglie. Ma la cosa è lenta se ne parla dal 1993 ma, in concreto, non si è mai fatto niente. E mentre si filosofeggia sul modo in cui affrontare questo tabù senza ferire gli animi più sensibili, le persone disabili muoiono senza che nessuno le abbia aiutate a vivere una vita degna.
Da qualsiasi parte si voglia trattare l’argomento, è innegabile che Max ha ragione su una cosa: come tutti, le persone disabili hanno desideri e pulsioni sessuali. Tuttavia, per molti è impossibile assecondarle. Dal 2013 si batte per il riconoscimento dell’assistenza sessuale ai disabili e per la formazione e preparazione di una nuova figura professionale: l’assistente all’emotività. Non è facile capire chi sia e quali compiti dovrebbe svolgere. “Il diritto alla sessualità non significa che tutti abbiamo diritto ad avere un uomo o una donna a disposizione - ci spiega Max - significa che lo Stato fa di tutto per abbattere le barriere che ti separano dalla possibilità di accedere a questo diritto”. Vuol dire che lo Stato, anzitutto, deve permettere a un disabile di andare nei luoghi di aggregazione: pub, discoteche e bar, dove può incontrare altre persone. Deve permettergli di parlare, comunicare, anche attraverso i social e Internet, con chi gli piace. Infine, se il corpo non gli permette di vivere in modo autonomo la propria sessualità, lo deve aiutare con un assistente, così come gli viene fornita una persona che lo aiuta nell’igiene personale.
 

Rispetto a qualche anno fa, oggi si parla di sessualità e disabilità con maggior disinvoltura. Ogni giorno ci sono convegni e dibattiti, ma esperti, psicologi, educatori, sessuologi possono solo fare informazione, possono appunto parlarne. Il problema però così non si risolve.
Forte di questa convinzione Max ha messo in piedi il primo corso per formare la figura dell’assistente all’emotività, che ha scatenato non poche polemiche. Chi non capisce, infatti, ha accostato questa figura ad altre meno nobili. L’assistente non è una prostituta, è proprio l’esatto contrario. Una prostituta ha come obiettivo che non si riesca più a fare a meno di lei: in definitiva, il suo scopo è la fidelizzazione del cliente. Un’assistente all’emotività invece punta a rendere il disabile autonomo: a non fargli avere più bisogno del suo aiuto.
Una professione complessa: si deve educare il disabile a creare una situazione di contatto sia umano, sia sessuale, senza arrivare al rapporto completo. Il limite è l’autoerotismo. Ma non solo. Un disabile, come tutti, può voler andare in un locale e magari da solo non può farlo: l’assistente potrebbe accompagnarlo. Oppure potrebbe voler usare un sex toy e magari le sue mani non funzionano: l’assistente potrebbe fornirgli un aiuto.
 

C’è un disegno di legge - presentato al Senato ad aprile 2014 dal parlamentare del Pd Sergio Lo Giudice - che però è ancora fermo tra Camera e Senato. La stessa proposta è stata portata anche in Regione Lombardia. Alcune Regioni si sono fatte avanti iniziando una sperimentazione: in Sicilia, una consigliera, Cecilia Caccamo, ha ripreso con alcune modifiche la proposta di legge della Lombardia e la vuole presentare in Regione. C’è poi la Puglia, in cui si sta muovendo qualcosa. Ma ci sono state le elezioni e forse, con il nuovo Governo, bisogna ricominciare tutto da capo.
Perché si arrivi a un risultato concreto manca un forte sostegno da parte del mondo delle associazioni. Non tutte, infatti, sono schierate allo stesso modo: per ora hanno aderito solo poche piccole associazioni. Le associazioni faticano a prendere una posizione ufficiale e questo crea un problema poiché senza l’appoggio delle grandi associazioni il mondo politico non sente il bisogno di legiferare. La figura dell’assistente all’emotività fa discutere: molte associazioni hanno un’impronta cattolica e temono di perdere consenso.
 

Mentre si continua a discutere, a Bologna a settembre 2017 è iniziato il primo corso per gli assistenti. Vi hanno aderito uomini e donne di qualsiasi orientamento sessuale. C’è, per esempio, un’igienista dentale, una fotografa, altri sono operatori, oppure Oss. Non essendoci una legge, però, non esiste un albo in cui questi professionisti rientreranno. Ma poco importa. In realtà il problema sarà poi l’operatività: non essendoci una legge, c’è il rischio di un accostamento alla prostituzione. E nel momento in si mette in contatto un disabile con un operatore, quest’ultimo potrebbe beccarsi una denuncia.
Max non si spaventa: non può permetterselo. Pensa a tutte le richieste di aiuto che gli arrivano ogni giorno. “Mi ha scritto un ragazzo di 37 anni disabile dalla nascita per ‘spina bifida’, che non ha mai avuto un’esperienza sessuale e tanti genitori, soprattutto di disabili intellettivi, che non sanno più a chi rivolgersi”.
La libido inespressa, in alcuni casi, può portare a forme di autolesionismo o a manifestazioni inadeguate di autoerotismo: per questo occorre un operatore che educhi alla sessualità. Ma in Italia di soluzioni non ce ne sono. Le famiglie restano sole e magari, si rivolgono davvero a prostitute o ancora peggio, trovano un modo per arrangiarsi.

domenica 17 giugno 2018

L’INCIDENTE DI AURORA


 
Dell’incidente di Aurora se ne già parlato in un post del sei dicembre 2016 dal titolo LE MISTERIOSE NAVI VOLANTI DEL 1897 al quale rimando il lettore. Si trattava di poche righe poste in un contesto più ampio, poiché quell’anno un oggetto a forma di sigaro (o alcuni oggetti dalla forma simile) sorvolò il territorio degli Stati Uniti, provocando avvistamenti in svariate città. I testimoni, inoltre riferirono di aver preso contatto e parlato personalmente con degli avionauti che, a volte apparivano come persone normali e altre volte no, come fa presagire questo caso. Gli abitanti di Aurora avevano trovato all'interno delle lamiere contorte il cadavere di un esserino alto come un bambino di nove anni, inguainato in una tuta stretta e dall'aspetto di vecchio. Non sapendo bene come spiegare il fenomeno, pensarono bene di dormirci sopra, dopo aver dato a quelle misere spoglie "una cristiana sepoltura".
 
 
I FATTI, COSÌ COME FURONO RIPORTATI 
 
Tra il 1896-1897 (circa sei o sette anni prima del primo volo dei fratelli Wright), sul territorio degli USA si verificarono numerosi avvistamenti di un oggetto misterioso a forma di sigaro.
Uno di questi resoconti apparve nell'edizione del 19 aprile del 1897 del Dallas Morning News. Scritto da S.E. Haydon, residente ad Aurora. Il cronista racconta che l’oggetto volante colpì un mulino a vento che si ergeva nella proprietà del giudice J.S. Proctor, due giorni prima intorno alle 6 del mattino, causando un incidente. Il pilota, che fu descritto come un essere che non proveniva da questo mondo, un "marziano" secondo un ufficiale dell'esercito che risiedeva nella città vicina (Fort Worth) non sopravvisse allo schianto, e fu sepolto "con riti cristiani" nel vicino Cimitero Aurora. A questo proposito, citiamo che il cimitero di Aurora contiene un cartello della Commissione storica del Texas che menziona l'incidente.
Presumibilmente, il luogo dell'incidente fu ripulito e i resti del relitto furono scaricati in un pozzo situato nelle immediate vicinanze del il mulino a vento. Sembra, però, che alcuni frammenti furono seppelliti con l'alieno. Il signor Brawley Oates, che acquistò la proprietà del giudice Procter intorno al 1945, ripulì i detriti dal pozzo per utilizzarne l'acqua. Sviluppò un caso estremamente grave di artrite. Egli sosteneva di aver contratto la malattia per aver bevuto l’acqua contaminata dal relitto che era stato scaricato nel pozzo. Quello che sappiamo è che Oates, in seguito, sigillò il pozzo con una colata di cemento e vi costruì sopra una dependance (c’è una data sul cemento che riporta la data del 1957).
 
 
LE  INDAGINI SUCCESSIVE 
 
Il 2 dicembre 2005, UFO Files trasmise, per la prima volta, un documentario relativo a questo incidente, intitolato "Texas 'Roswell". Si racconta di un'indagine del 1973 portata avanti da Bill Case, scrittore e direttore per lo Stato del Texas di Mutual UFO Network (MUFON).
Il MUFON fu in grado di rintracciare altri due testimoni dello schianto. Mary Evans, che all'epoca aveva 15 anni, raccontò di come i suoi genitori andarono sul luogo dell'incidente (le proibirono di andare) e della scoperta del corpo alieno. Charlie Stephens, che aveva 10 anni, raccontò di aver visto l’insolito oggetto volante emettere una scia di fumo mentre si dirigeva a nord, verso Aurora. Voleva vedere cosa fosse successo, ma suo padre glielo impedì. Ha raccontato di come suo padre andò in città, il giorno seguente, e vide il relitto.
L'indagine del MUFON portò alla scoperta di un pezzo di metallo che, secondo quanto riferito, apparteneva al relitto. Dalle analisi, la lega risultò composta per il 95% di alluminio e il 5% di ferro, senza tracce di zinco. Questo particolare rende la lega molto rara. Oggi possiamo produrre questa lega di alluminio, ma tenendo in debito conto la primitiva tecnologia del 1897 e valendosi anche di ulteriori analisi, il MUFON suppose che il campione poteva essere di natura extraterrestre. Ad avvalorare la tesi furono i ritrovamenti, in altre fattorie nei dintorni, di manufatti che dalle analisi rilevarono la presenza dello zinco nella lega di alluminio.  Tuttavia, il MUFON non escluse che il campione fosse stato prodotto in un’epoca più recente e che, per qualche ragione, fosse stato semplicemente abbandonato sul posto. Il MUFON spostò quindi le indagini al Cimitero Aurora, scoprendo una lapide senza alcun nome che sembrava riportare l’immagine di un disco volante. Siccome il metal detector rilevava la presenza di metallo, il MUFON richiese il permesso di scavare nel sito per riesumare la salma, ma l'associazione che dirigeva i lavori del cimitero rifiutò il permesso. In seguito, anche la lapide con il disegno scomparvero misteriosamente dal cimitero. Un tentativo di ritrovarla con il metal detector rilevò in una zona, a pochi centimetri dalla superficie, la presenza di metallo: fu dissotterrata una curva di metallo da tre pollici. Era evidente che fosse stata messa lì per confutare le ricerche. Oltre a questa, il rilevatore non dava più letture di metalli nel sottosuolo, quindi, si presume che gli oggetti metallici furono rimossi dalla tomba.
Il rapporto di MUFON concluse che le prove erano inconcludenti e che non escludeva la possibilità che si trattasse di una bufala.  
 
Il 19 novembre 2008, gli “UFO Hunters” hanno trasmesso per la prima volta un altro documentario televisivo sull'incidente di Aurora, intitolato "Primo contatto". Il documentario riapriva il caso poiché, nel frattempo, erano venuti alla luce fatti nuovi ed interessanti: Tim Oates, nipote di Brawley Oates ed attuale proprietario della tenuta che includeva il pozzo sigillato in cui, presumibilmente, era stato sepolto il relitto dell’UFO, permise agli investigatori di riaprire il pozzo, per esaminarlo e rintracciare possibili detriti. L'acqua prelevata conteneva significative quantità di alluminio che non risultavano provenire dalle pareti del pozzo. Nell'episodio è stato affermato che non c’erano residui metallici, ma sono stati ritrovati, nelle vicinanze, i resti della base di un mulino. Questo ritrovamento è molto importante poiché contraddice le dichiarazioni della signora Pegues, riportate sul Time, nel 1979, la quale afferma che il giudice Proctor non aveva mai avuto un mulino a vento nella sua proprietà.
Inoltre, il cimitero di Aurora è stato nuovamente esaminato. Sebbene l'associazione cimiteriale non abbia mai permesso alcuna riesumazione, con l’ausilio di un georadar è stata riscontrata la presenza di una tomba non segnalata, nell'area comune di altre sepolture, tutte del 1890. Tuttavia, il georadar restituisce un’immagine sintetica di ciò che c’è nel sottosuolo e non può dimostrare che tipo di resti esistano.
 
 
CONCLUSIONE 
 
Dato che questo incidente è avvenuto prima del primo volo dei fratelli Wright, le probabilità che si trattasse di un oggetto volante di origine terrestre sono praticamente nulle (Cfr.LA NAVIGAZIONE CON PALLONI DIRIGIBILI). Questo avvistamento UFO si è verificato in un’epoca diversa da quella attuale, un epoca caratterizzata da comunicazioni lente. Era quindi impossibile per le persone distanti, disseminate sull’intero territorio USA sapere cosa accadeva altrove, poiché sembra che in quell’anno ci siano state molte altre segnalazioni che riguardavano un misterioso oggetto a forma sigaro che sorvolò l’intero Paese (Cfr. LE MISTERIOSE NAVI VOLANTI DEL 1987) .
Fino ad oggi l'incidente UFO di Aurora, in Texas, del 1897, rimane uno dei casi più interessanti nella storia dell’ufologia.

lunedì 11 giugno 2018

L'INCIDENTE DI COYAME


25 agosto 1974 nei pressi della città di Coyame, Chihuahua, vicino al confine tra Stati Uniti e Messico vennero ritrovati i resti di un aeroplano che era precipitato al suolo. Insieme ai resti del piccolo aereo venne ritrovato anche un altro velivolo, ben più misterioso.

 

Quel giorno, i radar della difesa aerea statunitense rilevarono un oggetto sconosciuto sul Golfo del Messico che, volando a più di 4.000 km/h, si dirigeva verso Corpus Christi, in Texas. L'oggetto cambiò  direzione in modo repentino e si diresse verso Coyame, in Messico. Nello stesso momento, un piccolo aereo decollava da El Paso, in Texas, diretto a Città del Messico. I radar della difesa aerea americana tracciarono sia “l'oggetto”, sia il piccolo aereo e monitorarono entrambi per un po', finché i loro segnali non si sovrapposero, per poi scomparire simultaneamente e nella stessa posizione, in territorio messicano.
Il governo messicano inviò una squadra di soccorso sul luogo del presunto incidente, mentre gli Stati Uniti continuavano a monitorare la situazione, anche rimanendo in ascolto delle comunicazioni radio. In questo modo si apprese che insieme ai resti del Cessna 180 c’era un altro relitto. Si trattava di un oggetto tondeggiante che appariva danneggiato ma ancora integro. I militari statunitensi, allora, insistettero per offrire il loro aiuto al governo messicano, ricevendo un netto rifiuto per qualsiasi forma di cooperazione. Tuttavia, tre elicotteri UH1 Hueys ed un elicottero da trasporto (forse un Sea Stallion) decollarono da una base segreta americana, imbarcando una squadra di recupero composta da 15 uomini, equipaggiati di tutto punto e furtivamente, oltrepassarono il confine messicano.

 

Arrivarono sul luogo dell'incidente senza incontrare alcuna resistenza. La squadra di ricognitori avvistò i rottami ancora fumanti del Cessna 180 che aveva tutta l’aria di essere precipitato in seguito all’impatto con uno strano oggetto metallico a forma di disco che giaceva anch’esso a terra. A poca distanza dal relitto c'era anche una jeep dell'esercito messicano con a bordo i corpi di quattro soldati, morti apparentemente per asfissia. Erano in possesso del loro equipaggiamento e delle armi, ma non erano stati in grado di usarle. Utilizzando tutte le precauzioni, l’UFO fu agganciato ad uno degli elicotteri che lo portò rapidamente a 15 chilometri di distanza, fino alla ferrovia, dove un convoglio attendeva di sigillarlo e portarlo alla Base Aerea Wright-Patterson.
Il disco, del diametro di circa cinque metri, convesso su entrambe le superfici, superiore e inferiore, non aveva porte o finestrini visibili. Lo spessore era leggermente inferiore al metro e mezzo. Il colore era argenteo, molto simile all’acciaio inossidabile. Non erano visibili luci, né alcun sistema di propulsione. Vi erano due aree che mostravano dei danni: una aveva un buco irregolare, rientrante, di circa dodici pollici di diametro; l’altro danno fu invece descritto come una “ammaccatura” larga circa sessanta centimetri. Il peso dell’oggetto è stato stimato in non più di millecinquecento libbre, ma si basa semplicemente sul peso che l’elicottero da trasporto era in grado di sollevare. Non era visibile l’interno, neanche guardando attraverso il “buco” si poteva distinguere alcunché. Sembra probabile che il danno sia stato causato dalla collisione con l’aereo civile. Collisione che si è verificata mentre l’oggetto volava a velocità supersonica (1.955 mp/h) e anche trascurando la velocità del piccolo aereo civile, l’impatto dev’essere stato notevole. Ciò concorda con la descrizione dell’aeromobile che risulta “quasi totalmente distrutto”. Altri danni possono essere stati causati quando l’oggetto ha impattato il suolo. Non si fece mai menzione degli occupanti del velivolo civile: non è noto se uno o più corpi furono recuperati.

 

Direi che ci troviamo di fronte al caso risolutivo: possiamo affermare che gli UFO esistono. Ne abbiamo le prove. L’UFO è stato visto e tale avvistamento è stato confermato dai radar. È entrato in collisione con un aereo e quindi ha prodotto effetti fisici (seppur disastrosi) si sono registrate, al riguardo, delle comunicazioni radio, c’è stata l’allerta e l'intervento da parte di forze armate di ben due nazioni, c’è persino il ritrovamento materiale di un UFO, per lo più intatto.
Eppure, sembra che tutto questo sia svanito nel nulla.
Gli USA, sul caso, sono chiusi nel più ristretto riserbo mentre l'esercito messicano addirittura nega che l’incidente sia mai avvenuto! Questo, nonostante che esistano delle registrazione dei tracciati radar e delle  trascrizioni delle comunicazioni radio, conservate presso gli archivi generali delle comunicazioni militari che, anche se mai divulgate, provano esattamente il contrario. Il Governo messicano nega persino che alcuni suoi soldati hanno trovato la morte in quell’incidente. Si è investigato su quei soldati, si conoscono i loro nomi ma, una ricerca mirata non è approdata mai a nulla: è come se queste persone non fossero mai esistite. Con un’incredibile operazione di cover up, hanno cancellato tutto! Hanno cancellato tutti i dati e tutti i file che li riguardavano. Pur di non far conoscere questo segreto, hanno cancellato la vita di quegli uomini.

sabato 2 giugno 2018

MI CHIAMO NOAH E PROVENGO DAL 2028


C'è un uomo che afferma di provenire dal futuro. Dice di aver viaggiato indietro nel tempo, per dieci anni, fino alla nostra epoca e aggiunge che ha rischiato la vita per metterci in guardia.
Sul canale YouTube Paranormal Elite, Noah – che non ha rivelato il suo cognome – afferma che questa tecnologia già esiste.  Il sedicente viaggiatore del tempo dichiara: “Non sto cercando di ingannare nessuno, il mio unico obiettivo è mostrare al mondo che il viaggio nel tempo è possibile e che io ne sono la prova evidente. Questa tecnologia - secondo lui - è stata messa a punto già nel 2003, ma è sempre rimasta segreta, utilizzata solo da organizzazioni governative. La capacità di viaggiare nel tempo non sarà resa nota prima del 2028.“
 

 

Noah ci dice che a causa del suo "viaggio", soffre di anoressia e depressione. Ha assunto delle sostanze che gli conferiscono un'apparenza giovanile, ma insiste nel dire che ha 50 anni. Nel 2028 le organizzazioni governative divulgheranno la notizia che il viaggio nel tempo è possibile e sarà quindi accessibile al grande pubblico. Interrogato sul futuro, racconta che nel 2021 sarà in commercio un dispositivo molto popolare, un computer simile ad un paio di occhiali, ma dotato di un microprocessore di grande potenza, con capacità di elaborazione maggiore rispetto agli attuali computer desktop. Dopo il 2020, il presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, sarà rieletto. Posso dirlo con certezza - afferma  - anche se so che molti di voi non mi crederanno.
 

 

Cosa Dire? In un documento inviato all’Università del Sussex dall’astrofisico John Gribbin, redatto con sua moglie Mary, i due studiosi affermano che non c’è nulla nelle leggi della fisica che vieti il viaggio nel tempo. Può essere estremamente difficile metterlo in pratica, ma non è impossibile. I Gribbin affermano che per viaggiare nel tempo è necessaria una maggior comprensione della teoria generale della relatività di Albert Einstein. Nel documento affermano che questa possibilità coinvolge gli oggetti più estremi dell'Universo, i buchi neri (Wormhole) e poiché la teoria di Einstein riguarda sia lo spazio che il tempo, non dovrebbe sorprendere che i buchi neri offrano, in linea di principio, un modo per viaggiare nello spazio, oltre che nel tempo.
In teoria, in prossimità di un buco nero diventa difficile la distinzione tra tempo e spazio. Gli esperti ritengono che, disponendo di una tecnologia appropriata, potrebbero essere la chiave per risolvere il problema, ma tutto ciò che si avvicina a un buco nero non riesce più a sfuggirgli a causa della sua immensa forza di attrazione: la gravità è così forte che neanche la luce riesce a sfuggire. L’ostacolo potrebbe essere superato grazie alla rotazione del corpo celeste. Le teorie riguardanti un buco nero in forte rotazione sono suggestive e potrebbero realmente aprire un portale per i viaggi nel tempo.

mercoledì 30 maggio 2018

L'ILLUSIONE DEL TEMPO


I Maya lo chiamavano il “Tempo del non tempo” ed era collegato all’ultimo Katum. Nel sistema di calcolo del lungo computo, veniva  utilizzata una precisa unità di misura, il katun, che consiste in un ciclo di 20 anni.
Questa unità di misura ci aiuta a comprendere come l’ultimo lasso di tempo del ciclo in cui viviamo, iniziato nel luglio del 1992, si doveva concludere il 21 dicembre 2012, a termine dell’ultimo katun della nostra era, in coincidenza con il termine dell’ultimo ciclo, di 5.125 anni e del Giorno Galattico di 25.625 anni. Ora, molti di voi diranno: - ma non è accaduto nulla il 21 dicembre 2012, quindi? -
Infatti i Maya non hanno mai predetto la fine del Mondo ma solo la fine di “un mondo”, inteso come il termine di un Ciclo temporale, quello galattico per l’appunto. Sapevano che il fattore Temporale influenza le civiltà. Attualmente ci troviamo all’interno di una vasta porzione temporale che i Maya definiscono Cilam Balam. Una misteriosa raccolta di testi che narrano degli accadimenti di ciascun ciclo cosmico, ci dicono che quello in cui ci troviamo ora è un ciclo che non porterà niente di buono: la nostra civiltà ha imboccato una via senza ritorno.
Questi cicli temporali si ripeteranno periodicamente nel tempo. Ma che cos’è il tempo? Il fattore Tempo esiste?



La nostra realtà quotidiana è costantemente caratterizzata da questo elemento, arrivando a condizionarci in modo spesso stressante, anche perché il modo in cui lo percepiamo è sempre sottoposto a eccessi: troppo o troppo poco. Se possiamo affermare che lo spazio esiste perché lo percepiamo attraverso i sensi, altrettanto non possiamo fare con il tempo. Lo scorrere del tempo, per noi, è legato a tutta una serie di fenomeni, sia naturali sia artificiali: il giorno e la notte, l’alternarsi delle stagioni, la nascita e la morte, ma e soprattutto dall’orologio.
L’orologio è significativo poiché ci segnala costantemente lo scorrere inesorabile della linea immaginaria sulla quale ci muoviamo. Eppure, se è fermo, non significa che lo sia anche il tempo!
Questo ci porta a fare delle considerazioni. Prendiamo un DVD. Esso contiene dei dati sotto forma di immagini e suoni. È un oggetto che percepiamo nel piano fisico, spaziale, ma fino al momento in cui lo inseriamo in un apposito lettore non ci procura nessun “spostamento” temporale. È nel momento in cui il DVD inizia a essere riprodotto dal supporto che vediamo delle immagini e ascoltiamo dei suoni: le informazioni in esso contenute iniziano un processo di spostamento nel tempo: da “inizio” a “fine”. Questo spostamento non esiste se non nella nostra percezione: è solo una convenzione, un’illusione. I dati del disco sono lì, senza tempo, senza “spostamento”, ma sono reali in quanto parte di un supporto fisico. Ma, se il tempo che noi regoliamo con i nostri meccanismi è una convenzione, che cos’è il tempo esattamente?



Per Newton, il tempo passava per un immenso spazio vuoto anche se non accadeva nulla e non c’era nulla. Cioè, il tempo passa a prescindere da tutto il resto. Poi è arrivato Einstein e le cose sono cambiate. Il fisico tedesco si accorse che nell’intervallo che va tra quello che definiamo “passato” e quello che definiamo “futuro” c’era altro: il “presente”. Eh, lo so, ai più sembrerà una stupidata, ma ai tempi di Albert non era così scontato. Il presente aveva goduto di scarsa considerazione perché troppo breve.
Voi pensate di essere qui, “adesso”, ma adesso è già passato: l’intervallo tra passato e futuro è di poco più di un nanosecondo!
Se, però, cercassimo un contatto interplanetario, una comunicazione, ad esempio, con Marte, non potremmo avere una conversazione “diretta”, perché chi pone la domanda dovrà attendere che l’altro la riceva (circa quindici minuti ed altrettanti per la risposta). Quei quindici minuti come li consideriamo? Come un “adesso” un po’dilatato?
Sul piano astrale, le conseguenze logiche di ciò sono importanti: non possiamo dire “in questo momento nell’Universo le cose stanno così” perché non esiste un “questo momento”. Nell’universo tutto è relativo.
Bene: abbiamo capito che il tempo è un concetto fumoso, ma non per questo possiamo esimerci dal considerarlo. Non possiamo perché sull’asse invisibile del tempo noi ci muoviamo in modo “condizionato” dal concetto stesso di tempo che abbiamo stabilito. Quando siamo in compagnia di una persona piacevole sembra che il tempo scorra più veloce. Quando facciamo qualcosa di faticoso o noioso il tempo sembra non passare mai. Eppure, il tempo standard dell’orologio è sempre lo stesso. La risposta sta nella percezione del tempo che ognuno di noi ha rispetto a un evento. La percezione (l’illusione) del tempo è appannaggio della nostra mente ed essa ne dispone soggettivamente.



Il tempo, quindi, è un’illusione. L’orologio, per convenzione, ci impone ritmi che spingono le nostre vite in direzioni prestabilite, ma sappiamo che quando sogniamo a occhi aperti o ci perdiamo in altri pensieri il tempo smette di avere la sua pesante (e invadente) presenza perché non lo avvertiamo più.
In questi e in altri casi, si potrebbe dire che il tempo “non esiste”, se non nelle lancette dell’orologio o sugli appuntamenti della nostra agenda. La stessa linea immateriale che delimita il passato, il presente e il futuro è un concetto e come tale, ha una validità relativa.
La parola “adesso” è un paradosso. Se diciamo “adesso” in realtà è già passato, ma mentre lo pronunciamo è presente, anche se per un nanosecondo. Quindi è presente o passato?
Per noi, il concetto di presente è essenziale, perché in esso noi riconosciamo il momento che stiamo vivendo. È una unità di misura convenzionale che ci serve per delimitare un evento nello spazio. Purtroppo, si rivela essere un’illusione nell’illusione, ma ne abbiamo bisogno perché ci aiuta a non perderci: è una sorta di bussola.
Non possiamo intervenire sul passato, perché appunto, se n’è andato. Sul futuro ci perdiamo il sonno, preoccupati di cosa accadrà, come sarà, perché sarà, ma anche per quello possiamo fare ben poco: ci sono troppe variabili in gioco e non solo le nostre (le interazioni con gli altri, gli eventi casuali). Non ci rimane che il presente. Che è già passato.



Se il tempo fosse come il DVD di cui abbiamo parlato prima, potremo considerare la scena che stiamo guardando come il presente, quelle già viste rappresenterebbero il passato e quelle che seguiranno il futuro. Ma quando non stiamo riproducendo il dischetto i tre stati del tempo saranno comunque presenti “nello stesso istante” sotto forma di informazioni. E così, con un tasto potremmo passare da una scena all’altra decidendo di volta in volta quale sia il presente in osservazione.
Non si tratta di un viaggio nel tempo in senso fisico, solo mentale. Se, quindi, pensiamo a un evento del passato rivivendolo nella nostra mente, come dovremmo considerare quello stato? Se immaginiamo un evento futuro siamo sicuri che non accadrà proprio così come l’avevamo immaginato?
Questo, per introdurre un concetto espresso dal Dr. Bradford Skow, professore del MIT (Massachusetts Institute of Technology) il quale afferma che il tempo non si muove in avanti: è sempre presente. Cioè, il tempo non scorre, ma “è”, pertanto tutti gli eventi possibili sono già presenti nel cosmo, dobbiamo solo scoprirli vivendoli.





Il film “Interstellar” di Christopher Nolan ci ha mostrato come, attraversando un buco nero, si possa ribaltare il concetto che abbiamo del tempo. Basandosi sugli studi effettuati dal fisico Kip Thorne, il film ci mostra come il protagonista si trovi in uno stato potenziale dove le tre fasi del tempo (passato, presente e futuro) coesistono. Grazie alle ipotesi di Thorne, nel film, notiamo come il protagonista riesca addirittura a influenzare il passato (usando la gravità) diventando l’osservatore di se stesso.
In definitiva, siamo schiavi di un concetto bizzoso, che non sappiamo bene come trattare e che ci manipola nostro malgrado. Anzi, siamo noi a manipolare noi stessi, dal momento che è la percezione del tempo quella che complica tutto.
Che il tempo esista realmente in forma di dimensione o di materia (tachioni?) per ora, è materia di studio per la fisica teorica.
La questione è ovviamente molto complessa: a livello subatomico la freccia del tempo sembra essere più “incerta”, perché quello che noi diamo solitamente per scontato, cioè lo scorrere del Tempo in un’unica direzione, in realtà non lo è, e necessità di una giustificazione scientifica. Le equazioni che descrivono correttamente i processi fisici subatomici, salvo qualche rara eccezione scoperta recentemente, funzionano perfettamente in modo indipendente dalla direzione del Tempo, che appare perciò come una dimensione simmetrica, cosa che però contraddice clamorosamente tutto ciò che rileviamo a livello macroscopico, il che ha ovviamente generato un bel rompicapo e mette in evidenza quanto ancora sia limitata la nostra comprensione della natura del Tempo.
Per noi comuni mortali rimane una linea invisibile/immaginaria/intangibile su cui ci muoviamo consapevoli solo della misurazione che abbiamo deciso di applicargli che è, di fatto, reale perché noi la consideriamo così.



Camminiamo nello spazio (de)limitati dall’illusione di essere protagonisti della nostra esistenza, istante per instante, momento per momento. Ma, se un momento è già passato e il successivo è futuro… ”quando” e quale momento stiamo vivendo?
A voi la risposta. 

domenica 27 maggio 2018

IL MISTERO DEI DOLMEN DI ADYGEA

 
Misteriosi megaliti dell’età del bronzo esercitano una forte attrazione da molte generazioni. Questi misteriosi monumenti archeologici, la cui età si confronta con quella delle piramidi egizie, sono oggi in gran parte preclusi agli occhi dei turisti. In Adygea rimangono solo un paio di dolmen ben conservati, tutti gli altri hanno ceduto all'isidia del tempo oppure sono stati distrutti dai vandali e le loro strutture sono ormai interrate. In molti di questi dolmen, gli scienziati hanno registrato misteriose attività energetiche. Ad accrescere l'alone di mistero, alcuni anni or sono, nelle vicinanze di uno di questi monumenti megalitici fu ritrovata una valigetta contenente due teschi. I due teschi non sarebbero umani, ma appartenenti a creature sconosciute non ancora identificate dagli scienziati russi che hanno rilevato forti correlazioni con l’Ahnenerbe (il cui emblema è visibile sulla valigia). Probabilmente, la valigetta apparteneva a quella società segreta delle SS, che si dedicava allo studio delle forze occulte e soprannaturali. Le fotografie dei teschi sono state inviate ad alcuni paleontologi della capitale, ma questi hanno reagito con poco entusiasmo. Solo Vladimir Melikov ha ammesso di non aver mai visto niente di simile in vita sua. Tuttavia, i paleontologi hanno suggerito la prudenza: i teschi erano lunghi e molto distorti. I ricercatori ritengono che questi crani potrebbero anche essere strumenti magici utilizzati dai nazisti, che erano sempre alla ricerca di manufatti straordinari. Ma alcuni esperti, guardando le immagini, li hanno subito attribuiti agli Annunaki, gli antichi Dei Sumeri: cornute divinità che hanno creato l'uomo. Lo scrittore americano Zecharia Sitchin, per primo, identificò il popolo degli Annunaki come gli abitanti di Nibiru, un non ben identificato pianeta del nostro sistema solare con un’orbita eccentrica. A causa dell’estrema eccentricità della sua orbita, questo pianeta si avvicina alla Terra una volta ogni 36.000 anni. Secondo  Sitchin, in un remoto passato, gli abitanti di Nibiru sbarcarono sulla terra per cercare l’oro, di cui avevano un estremo bisogno ed entrarono in contatto con dei primati evoluti: i nostri progenitori.


Secondo gli archeologi, i dolmen del Caucaso risalirebbero ad un periodo arcaico, collocabile tra i 4 mila e i 6 mila anni fa, ma alcuni ricercatori sono convinti che siano ancora più antichi, facendo risalire la loro costruzione tra i 10 mila e i 25 mila anni fa. Ci sono molte ipotesi e teorie circa l’origine dei dolmen e sulle loro funzioni. Alcuni credono che possiedono una carica energetica e potevano essere, secondo un'antica leggenda, le abitazioni di una razza  umanoide “nana”. Infatti, narra la leggenda, che nell’antica terra dei Circassi e dei giganti, c’erano anche nani con le slitte, che godevano della misteriosa protezione dei dolmen. Alcuni ricercatori sono invece convinti che i Dolmen venivano utilizzati come “portali” o Stargate per raggiungere altre dimensioni.
A questo proposito, ci sono studi interessanti effettuati dal professore (in scienze fisico-matematiche) dell’Università Federale del sud Dr. Sergey Anatolyevich Gerasimov, che intraprese una serie di spedizioni, per studiare i dolmen del villaggio di Guzeripl con l’ausilio di sofisticati strumenti. Gerasimov nel corso delle sue  ricerche, rilevò la presenza di strani oggetti neri che cominciarono a volare sopra il dolmen prima che iniziasse a piovere e fu fotografata una sagoma luminosa che “sbucava” dall’ingresso rotondo del dolmen. Gerasimov è riuscito ad immortalare questo inspiegabile fenomeno.
Tuttavia, si suppone che i megaliti siano costruiti con grandi pietre contenenti del quarzo e quindi potrebbero generare elettricità per effetto piezoelettrico. Un forte stress meccanico, una polarizzazione del minerale quarzifero e questo sarebbe in grado di generare un forte campo elettrico. Sembra addirittura che il professor Sergey Anatolyevich Gerasimov, grazie all’utilizzo di sofisticati strumenti, sia riuscito a trovare una frequenza in grado di far risuonare le antiche pietre che, nel contempo, rilascerebbero delle emissioni luminose.