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lunedì 27 agosto 2018

ALTRI CASI DAGLI ARCHIVI DESEGRETATI DELL'U.R.S.S.


Nelle cronache ufologiche russe non mancano i racconti di incontri con i cosiddetti “Ufonauti”. Le sembianze di tali esseri sono differenti a seconda dei vari incontri, ma le descrizioni dei testimoni sembrano comunque avere un unico comune denominatore, cioè la forma cosiddetta umanoide, se non proprio umana degli Ufonauti, come in alcuni casi che citeremo di seguito.
L’incontro avvenne nel 1978 nei pressi di Tbilisi, capitale della Georgia (allora Repubblica Sovietica). Il capitano della Milizija Avtandil Bukhrashvili fu testimone della discesa di un enorme oggetto luminoso, che atterrò su una collina poco distante dalla sua abitazione e da cui uscirono librandosi nell’aria due esseri, che prima si spostarono in orizzontale e poi discesero in verticale sulla sua veranda, venendosi a trovare davanti a lui. Erano coperti da una tuta e da uno scafandro che ne nascondeva il volto e che ricordava una specie di elmo con due antenne laterali dotate di piccole sfere luminose alle estremità, che vibravano. In corrispondenza del naso e degli occhi avevano una specie di finestrella orizzontale, attraverso la quale si intravedevano due occhi che ricordavano quelli delle rane. Anche sul petto si notava una “finestrella” di tipo simile. Uno dei due si rivolse al testimone in perfetto georgiano, invitandolo a fare un giro sulla loro nave. Il testimone rifiutò, accampando la scusa che aveva problemi di cuore. I due, a quanto pare non insistettero. Dopodiché si sentì un rumore simile a un pigolio, forse un segnale, al quale i due esseri reagirono sollevandosi e ritornando alla loro nave, che ripartì in verticale.
 
 
Un altro caso si verificò nel 1981 nei pressi del villaggio di Borok, nella regione di Jaroslavl. I protagonisti furono un abitante di Leningrado (oggi tornata al suo nome storico di San Pietroburgo), Aleksandr K. e un abitante del posto, un certo Vitaly S. Il fatto si verificò nell’area cittadina, in uno spiazzo innevato: davanti ai testimoni comparve un oggetto di colore argenteo, dalla forma di disco appiattito, senza alcuna apertura che ricordasse un oblò o un portello di alcun tipo. I testimoni riferirono al corrispondente della sezione dell’Accademia delle Scienze preposta allo studio dei “Fenomeni Anomali” (così venivano e vengono tuttora chiamati sovente gli Ufo in Russia),  che l’oggetto non poggiava a terra, rimaneva sospeso a mezz’aria.
D'un tratto, si “dischiuse”, come un fiore e nel mezzo comparvero due esseri del tutto simili agli uomini. Questi si avvicinarono ai testimoni fino a una distanza di circa 3-4 metri. I testimoni  avvertinono una sorta di torpore e notarono che emanavano una specie di luminosità viola-rosato. A parte il volto, il resto del corpo era come avvolto da un alone luminoso che faceva brillare come l’argento le tute di volo che questi esseri indossavano. Si sentì come una frase musicale; non è chiaro se l’avessero realmente udita o se fosse trasmessa per via telepatica. Diceva: - Non abbiate paura, non vi faremo alcun male. –
Al che, uno dei testimoni, senza neanche sapere come, rispose con una “frase musicale” dello stesso tipo, chiedendo da dove venissero. La risposta fu data tramite lo stesso sistema di comunicazione: - da un sistema stellare composto di tre stelle tra loro in stretta correlazione. -
La conversazione si protrasse ancora per qualche minuto, dopodiché gli alieni tornarono nel centro dell’oggetto, che si richiuse e partì. Il racconto, reso dai testimoni, fu trascritto nell’archivio della Commissione di Studio dei Fenomeni Anomali di Leningrado.
 


 
La trasmissione “Ufo – Una visita non annunciata”, nella puntata del 9 marzo 1990, portò alla ribalta un altro caso. Il fatto accadde il 13 settembre 1989, nei pressi della cittadina di Protvino, vicino a Mosca. Protagonista fu una donna di nome Tatjana Mikhajlovna L., una casalinga sulla quarantina che stava rientrando a casa con la borsa della spesa. Da dietro un dosso, comparvero due donne di altezza inusitata (circa due metri) che indossavano una tuta molto aderente. Le donne avevano capelli chiari e indossavano  una specie di cuffia con due piccole antenne laterali. Una delle due si rivolse alla testimone parlandole in russo, con una voce stridula ed un accento strano, ma con frasi assolutamente corrette, invitandola ad andare con loro. A circa un centinaio di metri, sul ciglio della stradina, nei pressi di una cabina elettrica, era posato al suolo un disco metallico di circa quattro metri di diametro, alto sui due metri e mezzo. Non si vedevano né porte né giunture: sembrava fatto di un pezzo unico. Ma al loro avvicinarsi, improvvisamente comparve come dal nulla un portello e le tre donne entrarono così nell’apparecchio. Al centro del disco si vedeva una cupola trasparente, di un materiale che Tatjana non seppe identificare e che da fuori non era visibile. Lungo tutta la parete interna vi era una consolle con dei comandi e davanti alla consolle vi erano tre poltrone, disposte a triangolo, alla stessa distanza l’una dall’altra. Su una di quelle sedie la signora vide una figura di spalle, che data la corporatura piuttosto massiccia pareva essere un uomo.  Tale individuo, per tutto il tempo non si voltò e rimase sempre seduto ai comandi.
- Adesso ti portiamo a fare un giro con noi - disse una delle due donne. La signora si impaurì e imbarazzata, rispose che doveva tornare a casa, che aveva comprato il pane per i suoi due figli e che doveva preparare loro la cena. Anzi, propose alle misteriose “Ufonaute” di assaggiare il pane che aveva nella borsa. Loro gentilmente rifiutarono, ma proposero per contro alla signora di assaggiare un pezzo del “loro” pane, cosa che lei fece. Era duro, ma molto dolce. Intanto il portello si chiuse e il disco prese il volo silenziosamente. Attraverso un oblò di circa 80 cm, disposto lateralmente su una delle pareti, la signora vide le case di Protvino che si allontanavano. La testimone, impaurita, si aggrappò allo schienale di una delle tre poltrone, ma in effetti non provò alcun senso di vertigine e neanche di vuoto. Non percepì alcuna accelerazione né altro. Il volo era assolutamente silenzioso e senza scosse: non dava nessuna impressione di spostamento, caduta, rotazione, inclinazione. La signora, però, manifestò l’intenzione di tornare velocemente a terra: era preoccupata per i suoi figli.
- A che piano abiti della tua casa? - Chiese una delle misteriose interlocutrici.
- Al quattordicesimo piano - rispose allarmata la signora.
- Va bene, ti possiamo lasciare direttamente sul balcone di casa tua - fu la strana risposta dell’Aliena.
Al che la signora si innervosì: - no, assolutamente, che cosa direbbero mio marito e i miei figli?! –
Le Ufonaute non insistettero e il disco di posò dolcemente a terra nei pressi di un parcheggio.
- Ci vedremo ancora - disse una delle due misteriose visitatrici.
- Va bene, la prossima volta vedrò di avere più tempo per stare con voi - disse con cortesia la signora, che però si affrettò ad uscire dal disco e a dirigersi di corsa verso casa, senza alcun istinto di voltarsi. Nelle ore successive la signora raccontò l’accaduto ai familiari e denunciò l’esperienza vissuta accettando di andare in televisione per farsi intervistare. Dopo un paio di mesi, un’altra abitante di Protvino confermò di avere visto, in quel giorno e a quell’ora, uno strano oggetto in cielo. Stessa cosa confermarono altri testimoni e nel corso della stessa trasmissione televisiva (mandata in onda alla TV centrale) il funzionario del Kgb Kudrjavtzev, incaricato di analizzare le testimonianze degli abitanti di Protvino circa gli avvistamenti del presunto Ufo, asserì che non aveva alcun motivo di dubitare della loro sincerità. A suo dire erano tutte persone assolutamente normali, che tenevano soprattutto a una cosa: l’anonimato.
 
 
 
L’ultimo caso di cui sono venuto a conoscenza, riguarda un incontro ravvicinato che ebbe luogo nel maggio del 1990 nei pressi di Mosca, vicino al villaggio di “Novyj Jerusalim”.
Il testimone, di nome Boris Konstanovich (B.K.) vide improvvisamente abbassarsi sulla sua casa di campagna un oggetto argenteo sigariforme, lungo circa 8-10 metri. Dall’oggetto, che si librava immobile nell’aria, discesero volando lentamente verso terra, due esseri di aspetto umano che una volta atterrati si diressero verso il testimone. Erano alti circa due metri, portavano una tuta aderente di colore grigio, che li avvolgeva completamente e lasciava libero soltanto il volto. La tuta, in un pezzo unico,  comprendeva anche i guanti, gli stivali e le cuffie. B.K. era impietrito dallo stupore e si apprestava a chieder loro chi fossero e da dove venissero, quando sentì nella sua mente delle domande, domande riguardanti la natura degli alberi e degli arbusti circostanti, della sua casa ed dei materiali con cui era costruita. Gli alieni decisero addirittura di entrare in casa e fecero molte altre domande riguardanti i vari elettrodomestici e le suppellettili presenti. Inoltre uno dei due, sempre librandosi in aria, raggiunse il tetto della casa e successivamente, ispezionò anche quello della casa vicina. Infine, i due alieni tornarono alla loro nave, rimasta “parcheggiata” a mezz’aria sopra la casa, vi rientrarono e ripartirono. 

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