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domenica 2 settembre 2018

LA LETTERA DI ISABELLA


Sono una ragazza che vive in Piemonte. Fin da quando ero bambina mi interesso alla realtà Ufologica. Tutto ebbe inizio grazie a un libro "Noi e gli Extraterrestri", che un giorno qualcuno dei miei familiari portò in casa. Lo lessi assorbita, tutto d'un fiato e magicamente si aprì la porta della mia mente verso una nuova consapevolezza e una nuova presa di Coscienza. Fu un periodo emozionante di crescita interiore e da quel giorno, attraverso libri e giornali, imparai quanto più riuscivo ad apprendere sulla realtà Extraterrestre; è una ricerca che tutt'ora continua.
Come tante persone anche io ho avuto episodi di interazione con gli Extraterrestri e sono, come altrettante altre persone, una "Experiencer" o per dirla nella nostra lingua, una addotta o rapita, parola quest'ultima che detesto usare poiché non condivido minimamente quell'alone negativo che gravita attorno a questa parola. Non trovo che sia un termine appropriato, preferisco chiamarla "visita" o "prelevamento", non rapimento. Preciso che nemmeno credo alle teorie assurde e sviate di certi ricercatori che contribuiscono con tanto fervore a mettere in cattiva luce gli Esseri delle Stelle.
Ricordo vividamente, come fosse ora, il giorno di questo incontro ravvicinato che è implicato, come spesso avviene, con un evento di missing-time o tempo mancante. Era una bellissima giornata ed ero nella campagna circostante la mia casa. Ero sola. Alzai il capo e guardando in alto in direzione est vidi che un enorme velivolo, dalla forma del classico "disco volante", mi sovrastava, a meno di trenta metri dal suolo, credo.
Era meraviglioso, di un grigio chiaro luminoso con al centro, nella parte bassa - la "pancia" - quella che doveva essere un'apertura circolare nera. Improvvisamente una energia magnetica invisibile pervase tutto il mio corpo e mi sentii sollevare dal terreno. Realizzavo che mi stavo dirigendo verso l'apertura nera. Poi più nulla.
Sfortunatamente non ho memoria di cosa avvenne da lì in poi. Quel giorno, come dicevo, rimossi tutto dalla mia mente e sono convinta che loro, gli ET, forse l'hanno fatto allo scopo di proteggermi, per non stravolgere la mia esistenza quotidiana. Fu solo nell'autunno del 2006, attraverso un "flash", una reminescenza, che ho potuto rammentare l'episodio di cui sopra.
Per me i popoli Extraterrestri rappresentano i miei altri fratelli, la mia altra famiglia, da cui siamo apparentemente separati poiché sono profondamente convinta che molto presto Loro si manifesteranno pubblicamente. Lo percepisco come ad ugual modo lo avvertono molti altri "Experiencers" sparsi in tutto il pianeta.
Sento che qualcosa di maestoso e grande accadrà fra pochi anni e finalmente scopriremo la nostra vera realtà e incontreremo finalmente i nostri Creatori. Non oso e non posso neanche lontanamente immaginare la grandezza e l'imponenza di quel tempo di contatto che verrà. 
 

Lettera firmata

 

La chiamerò Isabella (nome di fantasia) perché, suppongo, voglia restare anonima. La lettera è in realtà molto più lunga e particolareggiata. Ho tolto molti capitoli per rendere il testo più agevole e comprensibile, ma non ho aggiunto nulla di mio. Mi viene in mente la storia raccontata, da suo nonno, a Robert Morning Sky, un Nativo Americano, un Apache (Cfr. La vera storia di Star Elder, viaggiatore delle stelle caduto nella riserva indiana) e vorrei rimarcare la parte in cui dice testualmente:  

“alcuni extraterrestri sono buoni, ma altri non lo sono. Io so cosa mi ha raccontato mio nonno. Come se ogni Americano fosse buono. No, non è così. Come se ogni uomo fosse cattivo. No, ce ne sono di buoni e di cattivi. Ognuno ha il suo modo di essere, la sua vita. La gente dice che gli alieni sono buoni. No, non sono tutti buoni.”
È la risposta migliore che io possa dare a Isabella.

1 commento:

  1. A volte, i lettori mi scrivono. Pongono domande, cercano delle risposte: vorrebbero capire. In questo caso l'esperienza non serve: cerchiamo un nesso, un filo conduttore comune a tutti i casi, ma ogni caso ufologico è diverso dagli altri. Così, ogni volta che pensiamo di aver capito, ci si ritrova, invece, a ricominciare daccapo.

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