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venerdì 14 settembre 2018

SOM1-01


Nel dicembre del 1984, Jaimie Shandera, un oscuro produttore televisivo, riceve per posta un plico anonimo contenente un microfilm in bianco e nero da 35 mm. Il rullino contiene le foto di 8 pagine di documenti classificati TOP SECRET. Tali documenti, sui quali si è subito sviluppato ed è tuttora in corso, un infuriato dibattito, fanno riferimento ad un segretissimo gruppo di studio costituito dal presidente degli Stati Uniti Harry Truman nel 1947, in seguito allo schianto di un disco volante avvenuto nei pressi della cittadina di Roswell, New Messico. Il gruppo di studio sugli UFO, denominato in codice Majestic 12, era formato da scienziati e alti ufficiali dell’esercito ed aveva il compito di investigare a fondo sugli UFO e sui suoi misteriosi occupanti, definiti convenzionalmente Entità Biologiche Extraterrestri (EBE). Nel corso degli anni, la mole di documenti reperiti facenti riferimento, diretto od indiretto, al Majestic 12, ha assunto dimensioni monumentali. Alcuni di essi sono stati ottenuti dagli studiosi grazie alla legge sulla libertà di informazione (FOIA).
Ma i più interessanti sono quelli pervenuti da fonti anonime. Tra questi ultimi il più rilevante è senza dubbio il manuale operativo SOM 1.01. Tale manuale contiene un’inquietante e dettagliata descrizione delle procedure operative da seguire in caso di UFO crash (incidenti UFO). Nel testo vengono descritte, nel linguaggio militare, le varie tipologie di UFO e di extraterrestri nonché le località presso cui venivano custoditi i resti dei dischi precipitati e dei loro occupanti. Questi documenti costituiscono una lettura estremamente affascinante, anche se ovviamente permangono seri dubbi sulla loro autenticità.
Il manuale fu inviato, nel dicembre del 1994, in un pacco postale anonimo proveniente dal Wisconsin, al ricercatore americano Don Berliner, membro del Direttivo del Fund for U.F.O. Research. Il documento, contenuto in un microfilm, reca sulla copertina la dicitura: "SOM 1-01" che sta per: Special Operations Manual 1-01 (Manuale per operazioni speciali 1-01).
Il documento è classificato Top Secret è Eyes only (solo in visione) che, stando alle fonti più accreditate, sarebbe il massimo livello di segretezza da cui possono essere coperti i documenti governativi.
La presunta data di stampa è il 12 Aprile 1954.
 
 
Proseguendo nella lettura, appare subito evidente che il SOM 1-01 è un vero e proprio manuale operativo, redatto con l’intento di fornire al personale autorizzato le necessarie istruzioni rispetto al recupero di velivoli ed entità extraterrestri nonché alla politica da adottare nei confronti della stampa e dell’opinione pubblica.
Viene quindi fornito al lettore un breve riassunto sull’origine e gli scopi dell’Operazione Majestic 12, avviata per ordine speciale dal presidente degli USA Truman il 24 Settembre del 1947, su suggerimento del Ministro della Difesa James V. Forrestal e del Dr. Vannevar Bush.
Inoltre, viene data la massima importanza alla “segretezza delle operazioni” suggerendo di ricorrere, in caso di incidente UFO, a:
  • smentita ufficiale
  • discredito dei testimoni e intimidazione nei confronti degli stessi
  • affermazioni false.
E la storia dell‘Ufologia, purtroppo, ci insegna che tali indicazioni sono state eseguite alla lettera, nel corso degli anni, dall’intelligence.
 
 
 
VELIVOLI EXTRATERRESTRI
 
La sezione 2, del capitolo 2, fornisce un’esaustiva descrizione delle diverse tipologie di velivoli non identificati. I velivoli extraterrestri recuperati in seguito ad incidenti e/o azioni militari, indicati con il termine UFOB (usato per la prima volta ufficialmente dal capitano dell'Air Force Edward J. Ruppelt, direttore del Progetto Blue Book), vengono classificati in quattro categorie:
  • Forma ellittica o discoidale. Si tratta di scafi metallici, di colore alluminio opaco, che non presentano giunture ed hanno un diametro variabile dai 15 ai 90 metri, con un'altezza che corrisponde approssimativamente al 15% del diametro. Possono essere muniti di oblò e luci esterne, dotati di carrelli di atterraggio retrattili e portelli rettangolari sulla superficie inferiore del disco. Questi oggetti sono capaci di prestazioni folgoranti.
  • Cilindrici o sigariformi. Questi oggetti sono di enormi dimensioni - 700 metri di lunghezza e 30 di altezza - e non sono operativi a bassa quota. Come prestazioni non superano i 2500 Km l'ora e non sono in grado di effettuare manovre erratiche.
  • Forma ovoidale o circolare. La loro lunghezza varia da 10 a 12 metri e sono spesso caratterizzati da una luce estremamente brillante, posta nell'estremità inferiore. In ragione dell'angolo di osservazione, gli oggetti appaiono di forme diverse.
  • Forma a "foglio" o triangolare. Si tratta di oggetti ritenuti frutto di una tecnologia avanzatissima e capaci di prestazioni straordinarie.
 
 
ENTITÀ BIOLOGICHE EXTRATERRESTRI 
 
Il termine EBE (Entità Biologica Extraterrestre) viene usato per la prima volta nel famoso briefing Eisenhower, appartenente al carteggio MJ-12, e sarebbe stato coniato da uno dei membri del gruppo, il dott. Detlev Bronk, biofisico, pioniere nello studio della fisiologia umana in aeronautica e figura di spicco nelle organizzazioni scientifiche e governative del dopoguerra. Anche in questo caso il manuale ci fornisce una precisa classificazione, distinguendo le EBE in due categorie:
  1. EBE tipo 1) Si tratta di umanoidi che, visti a distanza, potrebbero essere scambiati per esseri umani di razza orientale. Sono bipedi, glabri, alti da 1 metro e 50 a più di 1 metro e 60 e pesano una cinquantina di chili. Presentano un cranio largo e arrotondato, colorito dalla pelle giallastro-pallido, occhi piccoli, distanziati e a mandorla, con iridi di colore marrone o nero e grandi pupille, orecchie piccole, naso sottile e lungo, bocca ampia e labbra impercettibili. Il loro corpo è sottile e privo di grasso, con muscoli ben sviluppati, mani piccole (con quattro dita allungate e prive di un pollice opponibile), gambe leggermente arcuate e piedi piuttosto divaricati e proporzionalmente grandi.
  2. EBE tipo 2) Si tratta di umanoidi bipedi, probabilmente non mammiferi, di altezza compresa tra il metro e il metro e venti, glabri e dal peso fra i 15 e i 30 chilogrammi. Hanno un capo allungato, occhi molto grandi e neri, inclinati e posti lateralmente, privi di cornee. Il naso consiste in due piccoli buchi posti sopra l'orifizio che costituisce la bocca e non hanno orecchie esterne. La pelle è di colorito pallido grigio-bluastro, le braccia sono lunghe, la mani hanno tre dita lunghe e affusolate con un pollice, i piedi sono piccoli e stretti e le quattro dita appaiono collegate da una membrana. 
 
TECNOLOGIA EXTRATERRESTRE
 
L’articolo 11 del SOM descrive sommariamente la tecnologia extraterrestre. Le informazioni raccolte dal governo USA deriverebbero da rapporti preliminari di analisi realizzate sui rottami recuperati, fra il 1947 e il 1953, in luoghi diversi, dovuti alla caduta di velivoli extraterrestri. Secondo l’estensore del manuale “L'analisi iniziale dei frammenti dal luogo di caduta sembrano indicare che essi fanno parte di un mezzo extraterrestre venuto in contatto con il suolo con gran forza, distruggendosi completamente”. In questo punto si riscontra una discrasia rispetto a quanto alcuni ricercatori, sulla base di numerose testimonianze di prima mano, hanno appurato: in molti casi di UFO crash, il velivolo sarebbe stato recuperato quasi del tutto intatto.
I materiali extraterrestri, sottoposti a specifici test, evidenzierebbero una grande forza e resistenza al calore, in proporzione al peso e alle dimensioni. Il manuale passa quindi alla descrizione dei materiali recuperati:
  • La maggior parte del materiale, dall'apparenza di fogli di alluminio o di lastre alluminio-magnesio, non presenta alcuna caratteristica dei suddetti metalli. E', invece, più simile a qualche tipo sconosciuto di materiale plastico.
  • Strutture solide e travature strutturali di sostegno, presentanti all'apparenza una netta somiglianza con il legno compatto senza fibre, mostrano una estrema leggerezza per quanto riguarda il loro peso e sono caratterizzati da una forza di tensione e compressione non ottenibile con alcun mezzo noto all'industria moderna. 
Secondo il documento diversi campioni risulterebbero caratterizzati da incisioni, marchi e simboli, non identificabili. I tentativi delle autorità di decifrarli sarebbero stati infruttuosi. “L'esame dei diversi apparenti mezzi e congegni meccanici ha rivelato poco e nulla circa le loro funzioni o i loro metodi di fabbricazione”. Insomma, gli scienziati americani, in quel periodo storico, avevano capito poco o nulla circa il funzionamento degli UFO.
 
 
OPERAZIONI DI RECUPERO 
 
Il capitolo 3 del manuale è dedicato alle “operazioni di recupero”. Le istruzioni, anche in questo caso sono precise e puntuali. Viene subito chiarita la linea politica da adottare in caso di UFO crash: gli UFO non esistono e chiunque sostiene il contrario, come testimoni o persone comunque informate dei fatti, va screditato agli occhi dell'opinione pubblica, corrotto o, eventualmente, minacciato.
L'area dovrà essere chiusa il più rapidamente possibile per evitare che il personale non autorizzato s'infiltri nel luogo. L'ufficiale incaricato deve erigere un perimetro e stabilire un posto di comando all'interno di esso. Il personale avente l'accesso al sito sarà ridotto al minimo strettamente necessario alla preparazione del velivolo o dei rottami per il trasporto e sarà composto da squadre di sicurezza. Ci si potrà servire delle autorità locali per il controllo del traffico o della folla.
In nessuna circostanza si consentirà al personale o ai funzionari delle forze dell'ordine locali di accedere all'interno del perimetro e si dovranno prendere tutte le precauzioni necessarie al fine di assicurarsi che essi non interferiscano con l'operazione.
Le squadre speciali incaricate della gestione dei materiali alieni e delle entità extraterrestri vengono denominate Red Team ed OPNAC Team.
L’acronimo OPNAC, probabilmente, sta per OPeration NAval Command, un corpo speciale della marina USA. Esso appare nella lista di acronimi in uso presso le forze armate statunitensi, nonché in un manuale della marina USA. Questo dettaglio è stato confermato da molti “Rivelatori” tra i quali Dan Burich, biologo e capitano della Marina Militare USA. Inoltre, la famosa Area 51 in Nevada non è gestita dall’Air Force, come si potrebbe logicamente ritenere, bensì dal Dipartimento Navale.
L’OPNAC Team sembra rivestire incarichi della massima importanza. Ad esso infatti viene affidato il delicatissimo compito degli incontri con le EBE.
Il Red Team, composto da personale all’uopo addestrato, entra invece in azione quando il velivolo extraterrestre è funzionante ma appare abbandonato. L’accesso al velivolo alieno è consentito esclusivamente a questa unità speciale.  
 
 
Il manuale prosegue fornendo una classificazione degli incontri con le EBE: 
  • Incontri avviati da EBE - Se il contatto viene sollecitato dalle EBE, gli incontri devono ovviamente avvenire all’interno di installazioni militari o di altre località al riparo da occhi indiscreti. Il fatto che il governo contempli questa possibilità lascia presagire che tali incontri siano già avvenuti all’epoca della redazione del manuale che, già come ricordato, reca la data del 7 aprile 1954. Un possibile contatto di tal tipo potrebbe essere quello presumibilmente avvenuto presso la base di Muroc Field (odierna Base Edwards dell’USAF) il 20 febbraio 1954 (Cfr. IL CONTATTO). In tale data ci sarebbe stato, secondo numerose fonti più o meno attendibili, il primo incontro tra una delegazione di alieni ed i rappresentanti del governo USA. 
  • Incontri conseguenti alla caduta di un velivolo. Viene contemplata anche la possibilità di un contatto a seguito di UFO crash dovuto a “cause naturali” o “ad azione militare”. L’ultimo inciso lascia presagire che l’Air Force possa aprire il fuoco contro un UFO. 
Una sezione del manuale che riveste la massima importanza ai fini dell’indagine è quella relativa alla tabella di classificazione della tecnologia extraterrestre. In essa sono indicati i manufatti alieni (e le eventuali EBE recuperate) con relativo codice di identificazione, nonché la struttura di destinazione. Da una attenta lettura, si può notare come la tecnologia extraterrestre veniva destinata all’Area 51, Nevada; le EBE decedute ed il materiale organico venivano inviate al “Laboratorio Blu” della base di Wright Patterson mentre mentre le EBE vive erano nella disponibilità dell’ OPNAC Team, presso l’installazione di Barking Sands, Hawaii. Tutti i media (materiale fotografico, filmati, mappe etc.) erano invece destinati all’edificio 21 della base di Kirkland (KB) sita ad Albuquerque, New Messico.
L’art 16 del SOM prevede la possibilità che velivoli extraterrestri possano atterrare o schiantarsi in zone ad alta densità di popolazione, nelle quali la sicurezza, per ovvi motivi, non possa essere efficacemente mantenuta. In tale frangente ampie porzioni della popolazione e la stampa potrebbero costituire dei testimoni indesiderati. In tal ipotesi, si sarebbe predisposto un piano di contingenza. Tale piano sarebbe stato attuato, dispone il manuale, nel caso in cui “si dovesse rendere necessaria una pubblica divulgazione”.
Purtroppo non vengono specificati i termini del piano di contingenza. Possiamo immaginare che ciò era dovuto ad alcuni sinistri aspetti del fenomeno che non si prestavano ad una pubblica divulgazione, tra i quali una probabile ostilità dei Visitatori. Sappiamo che, in più occasioni, erano stati abbattuti caccia militari a seguito di azioni tese ad intercettare gli UFO. Vi poi era la spinosa questione dei rapimenti di terrestri da parte degli alieni, di cui sicuramente le autorità cominciavano a percepire l’esistenza e la portata. Anche se in un secondo momento, stando a numerose testimonianze, i rapimenti sarebbero stati addirittura effettuati con l’esplicito consenso e sotto la supervisione del governo USA.
 
 
Il capitolo 4 del manuale è dedicato alla “RICEZIONE E TRATTAMENTO” dei reperti extraterrestri ed è una puntuale raccolta di istruzioni (con tanto di tabella esplicativa) per l’imballaggio ed il trasporto degli stessi.
L’ultimo capitolo (Guida all’identificazione degli UFOB) si interrompe bruscamente a pagina 21, ma il manuale, stando al sommario introduttivo ne contiene almeno 37. Sarebbe stato estremamente interessante leggere le pagine mancanti, perché vi sono contenuti: le possibili origini degli UFO e delle EBE, la lista dei componenti il Majestic12 (conosciamo bene i componenti originali grazie al briefing Eisenhower, ma potrebbero esserci stati altri nomi oltre quelli già noti), fotografie (presumibilmente dei dischi recuperati e delle EBE).
Il documento, se autentico, è di capitale importanza per lo studioso in quanto fornisce numerose informazioni, anche particolareggiate, sul problema UFO/alieni negli Stati Uniti degli anni ’50. Come era prevedibile la comunità ufologia si è immediatamente spaccata sulla questione. Fra i più accesi sostenitori dell’autenticità del manuale vi sono il fisico nucleare Stanton Friedman, massimo esperto dell’incidente di Roswell, Timothy Cooper, Ryan e Robert Wood.
I detrattori annoverano tra le loro fila il capitano Kevin Randle (ex capitano dell’Air Force), autore di diversi studi approfonditi su Roswell e il debunker Philip Klass, che alcuni ritengono fosse un agente al soldo della C.I.A.
In realtà l’equipe di Wood è riuscita a dimostrare che i termini usati nel documento sono coerenti con la manualistica militare dell’epoca. Inoltre la lista delle referenze, riportata alla fine del manuale, è stata puntigliosamente verificata con risultati positivi.

1 commento:

  1. Alcuni documenti desegretati sono stati ottenuti dagli studiosi grazie alla legge sulla libertà di informazione (FOIA), ma i più interessanti sono quelli pervenuti da fonti anonime. Tra questi ultimi il più rilevante è senza dubbio il manuale operativo SOM 1.01.

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