Molti antichi testi Indiani, alcuni religiosi,
altri di letteratura classica come ad esempio Ramayana, Mahabharata,
Vymaanika-Shashtra, Puranas, Bhagaravata e molti altri, trattano di macchine
volanti definite in sanscrito "Akasa yantrache".
Dall'analisi di tali testi, compiuta da
innumerevoli studiosi e storici, sembrerebbe emergere che queste macchine, i
Vimana appunto, altro non fossero che delle sofisticate macchine volanti le
quali sfrecciavano comunemente nei cieli 15.000 anni fa.
Anche se il significato etimologico della parola
Vimana non é molto chiaro ed é avvolto dal mistero, per alcuni studiosi sarebbe
traducibile in: uova luminose anche se i riferimenti testuali a questi oggetti
li definiscono come mezzi di trasporto utilizzati dai Deva: gli Dei.
Proseguendo nello studio degli antichi testi si
evince che dovevano esistere Vimana grandi e piccoli. Alcuni di questi erano
vere e proprie città volanti mentre quelli piccoli erano per il solo utilizzo
del singolo pilota. Singolare é la particolarità dei dettagli: é come se
avessimo a che fare con dei veri e propri manuali, in grado di spiegare la
tecnologia di questi mezzi e addirittura esistono dei veri e propri corsi di
pilotaggio.
L'importanza di questi dettagli é fondamentale
perché ci porta a riflettere sul come circa 15.000 anni fa potessero soltanto
pensare ad elaborare concetti che solo oggi si possono riscontrare nella
moderna tecnologia aeronautica.
Il Vimaanika-Shashtra
Il Vymaanika-Shashtra é un manoscritto che fu
dettato dal filosofo Indiano Pandit Subbaraya Sastry nel 1918. Questo
incredibile documento, tra l'altro scritto interamente in Sanscrito (la lingua
degli Dei) e non in Hindi, tradotto successivamente in inglese, già dal titolo
esprime la voglia di addentrarsi in un mondo lontano 15.000 anni dove
sembrerebbe essere esistita una realtà tecnologica ai limiti
dell'immaginazione. Il titolo si potrebbe tradurre in "Pratiche
Aeronautiche" o "Astronautiche". Questo stupefacente manoscritto
racchiude la tecnologia dei Vimana e a differenza del Ramayana, in questo caso
non si tratta di un poema epico, con racconti di battaglie tra Dei o leggende
varie, questo testo sembra essere proprio un "manuale di costruzione,
manutenzione e pilotaggio" di questi antichi velivoli.
In seguito cercheremo di mettere un po' d'ordine in
queste complesse tematiche e di fornire, per quanto é possibile, una chiave di
lettura moderna agli antichi testi indiani. Per fare ciò inizieremo ad
analizzare il contenuto del manoscritto Vymaanika-Shashtra: lo scopo di questa
ricerca é quello di scovare gli elementi di una tecnologia scomparsa.
Alcuni dati tecnici, molto dettagliati e
interessanti, riguardano il sistema di propulsione dei Vimana che pare avvenga
per mezzo di motori a combustione (nei testi si parla di caldaie) in altri
casi, invece, la propulsione doveva avvenire per mezzo di un propulsore che
utilizzava il mercurio come carburante.
Questo é un dato che mi sconcerta e probabilmente
non va interpretato letteralmente; forse il mercurio serviva solo ad accumulare
l'energia. In altri passi del manoscritto si parla di sistemi
antigravitazionali controllabili con la forza della mente mediante tecniche di
meditazione. È singolare che, solo di
recente, si stanno compiendo studi in questa direzione. I militari hanno
compreso che, per ottimizzare ulteriormente i comandi dei caccia riducendo al
minimo i tempi di reazione del pilota é necessario sviluppare una tecnologia
che abbandoni ogni meccanismo manuale di guida. Sono già in fase sperimentale
dispositivi di guida basati sul posizionamento della testa o addirittura sul
solo movimento degli occhi del pilota. Mentre scriviamo, i primi velivoli
sperimentali dotati di tali sistemi di guida stanno già volando nei nostri
cieli, ma con essi si apre un capitolo nuovo: i piloti dovranno essere
addestrati anche al controllo delle emozioni. Anche se l'uomo
"moderno" é arrivato solo nel terzo millennio a sviluppare tecniche
di volo basate sulle emozioni, nei testi riguardanti i Vimana vi era già
traccia.
In altri passi del manoscritto indiano viene
descritto anche l'interno della cabina di pilotaggio dove si trovano tre sedili
tre leve e tre anelli ruotanti. Questi dovevano servire, rispettivamente, il
primo a sollevare il veicolo, il seconda per dare la direzione e il terzo ad
accelerarlo. Sono comandi molto simili quelli installati sui moderni elicotteri
(collettivo, ciclico, pedaliera e manetta).
Uno dei passaggi più interessanti del testo Indiano
é quello che descrive le varie leghe che venivano utilizzate per la costruzione
dei Vimana nonché il procedimento impiegato per ottenerle. In proposito
proponiamo alcuni passi del manoscritto.
"Shounaka dice che ci sono tre tipi di metalli detti Somaka, Soundaalika e Mourthwika che, opportunamente miscelati, danno origine a sedici tipi di leghe che assorbono molto bene il calore. Manibhadra dice che i metalli che sono luminosi sono adatti per produrre aeroplani e questi metalli sono sedici. Saambara dice ancora che sedici metalli formati da leghe di metalli del gruppo Soma, Soundaala e Mourthwika non sono conduttori di calore e sono utili per costruire vymaana."
Il testo continua cosí:
"Nel settimo strato della terra, nella terza miniera si trovano i metalli della serie Soma. Essi sono di trentotto tipi. Nel Lohatantra o Scienza dei Metalli viene detto anche che nella terza sezione del settimo livello della terra i metalli Soma possiedono cinque speciali qualità e sono detti beejalohas o metalli base"
e segue ancora:
"Nel settimo livello i metalli sono di ventisette specie. Il terzo tipo di metalli sono detti metalli base e hanno cinque qualità".
Per interpretare al meglio questa parte del
Vymaanika-Shaastra é utile conoscere le regole con cui gli elettroni si
distribuiscono attorno a un nucleo e quindi stabilire un sistema di classificazione
degli elementi come quello della "tabella degli elementi" di
Mendeleev. È noto che in chimica gli elettroni possono occupare proprio 7
livelli energetici distinti. È facile, quindi, ipotizzare che le popolazioni indiane
di 15.000 anni fa conoscessero i 7 livelli energetici degli elettroni e che
evidentemente conoscessero anche le regole con cui gli elettroni si dispongono
nello spazio attorno al nucleo. Infatti noi conosciamo otto modi possibili di
sistemare gli elettroni attorno al nucleo di un atomo e per questo abbiamo
diviso la tabella di Mendeleev in otto gruppi.
Ecco un altro passo significativo del
Vymaanika-Shaastra:
"La gravità del centro della terra, la gravità della terra globale, il flusso solare, la forza dell'aria, la forza emanante dai pianeti e dalle stelle, le forze gravitazionali del Sole e della Luna e le forze gravitazionali dell'Universo producono i livelli della terra nelle proporzioni 3, 8, 11, 5, 2, 6, 4, 9 e causano l'origine dei metalli".
La traduzione di queste parole, stando ai
riferimenti dettati dalla chimica e dalla fisica odierna, sarebbe questa:
"Tutte le forze e le interazioni dell'Universo, espresse da leggi fisiche ben precise, hanno formato i diversi metalli che si dividono in otto tipi fondamentali descritti da otto numeri. Ciascun numero sembra descrivere la configurazione elettronica del primo elemento di ciascun gruppo, il 3 é il litio, l' 8 é l'ossigeno, il 5 é il boro, il 2 é l'elio, il 6 é il carbonio, il 4 é il berillio, il 9 é il fluoro mentre l'11 é il sodio ma al suo posto ci dovrebbe essere l'azoto (N = Nitrogeno)".
Quest'ultima é l'unica discrepanza che si trova in
questo paragrafo del manoscritto. Forse il numero 11 é stato mal ricordato e
quindi mal riportato nel libro. Oppure semplicemente mal tradotto. In fondo
dopo 15.000 anni ci si può anche permettere un piccolo errore. È quindi molto
plausibile che 15.000 anni fa gli indiani conoscessero molto bene la chimica e
la fisica al punto di riuscire, anche meglio di quanto facciamo adesso, a
miscelare i vari metalli per creare leghe particolarmente adatte alla
costruzione dei Vimana.
I VIMANA AD USO MILITARE
In molti poemi indiani si parla molto dell'utilizzo
dei Vimama da parte degli Dei come mezzo di locomozione, probabilmente queste
navicelle avevano la capacità di viaggiare anche nello spazio. Tuttavia, un
altro importante aspetto viene descritto in questi antichi testi indiani,
ovvero quello di uso militare nelle millenarie guerre tra gli dei che si sono
combattute, a quanto pare, nell'attuale Sri Lanka, nel deserto del Gobi e in
altri luoghi ancora. È interessante notare che ancor oggi, in queste località,
si trovano rovine di antiche città, vetrificate da un immenso calore. In poemi
come il Ramayana, Mahabharata ecc. Si parla appunto di guerre millenarie
combattute con armi terribili. L'arco di Gandiva era capace di scagliare frecce
che inseguivano il nemico e al momento in cui colpivano il bersaglio generavano
un onda di fuoco che inceneriva quanto colpito. Questa è, senza alcun dubbio,
la rappresentazione primitiva di un missile a puntamento termico. Questi
missili inseguono il bersaglio intercettando il calore emesso dai motori. Tralasceremo
tutta una serie di armi che suscitano perplessità poiché non sono così
riconoscibili per parlare di un’arma terribile: la così detta “Arma del
caos". L'arma che possiede i poteri dell'architetto degli Dei: Tvashtar. In
pratica la nostra bomba atomica. Riportiamo di seguito una traduzione testuale
sugli effetti di questa inquietante arma:
"Aswatthaman scaglió una colonna esplosiva che si aprì in tutte le direzioni e provocó una luce brillante, come fuoco senza fumo, cui succedette una pioggia di scintille che circondò completamente l'esercito dei Parhta. I quattro punti cardinali, per un raggio che lo sguardo non poteva abbracciare, furono coperti di buio. Un vento violento e cattivo cominciò a soffiare, né il sole stesso diede più calore. Colpiti e bruciati i guerrieri caddero come alberi abbattuti da un fuoco furioso. Grandi elefanti scorticati dalla vampata, si misero a correre intorno lanciando urla di terrore. L'aria e l'acqua erano avvelenate. Coloro che sopravvissero morirono poco dopo: La loro pelle iniziò ad ingiallire e a cadere. I capelli e le unghie cadevano."
Se non si trattasse di un resoconto vecchio di 15.000
anni non sarebbe difficile vedere in esso un rapporto militare scritto dopo un
sopralluogo a Hiroshima a seguito dell'esplosione atomica durante la II guerra
mondiale.
Questo pone non pochi interrogativi ai quali non é
facile dare risposta: come potevano, 15.000 anni fa, conoscere e descrivere così
dettagliatamente un'esplosione atomica?
Se fossero solo storie (come alcuni sostengono)
come avrebbero potuto descrivere così bene anche gli effetti secondari di un
arma inventata solo nella nostra era?
Chi scrive ha la convinzione che le leggende
trovino le proprie radici nella verità.