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sabato 16 maggio 2020

CONSIDERAZIONI SUI RAPITI


Non scrivo libri né tengo conferenze sull’argomento e neanche posso definirmi un divulgatore. Ho iniziato questo blog per pubblicizzare i miei libri: sono uno scrittore di fantascienza. Per me l’ufologia è solo un hobby. A quelli che mi chiedono perché non scrivo, ad esempio, libri gialli, che tra parentesi si venderebbero di più, gli rispondo che non so farlo: la scrittura è un’arte e ti viene come ti viene: non puoi farci niente. Tanto, per chiarire che sin da subito, la gente ha cominciato a scrivermi. Prima per pormi delle domande, in seguito furono loro a raccontarmi delle esperienze, forse, per un impellente bisogno di liberarsi dell’angoscia.
Sì. Provate, per un momento a calarvi nei panni di un rapito. Che cosa si prova, dopo essere stati protagonisti involontari di un “incontro ravvicinato” con delle creature aliene. Cosa si prova a non essere creduti, a essere derisi, sospettati di esibizionismo, malvisti ed evitati perfino dalle persone che si credevano amiche?
Cosa si prova, quando tutto questo viene ad aggiungersi all’indicibile angoscia di una esperienza sconvolgente, che non consentirà mai più di guardare al mondo con la stessa fiducia e che, forse, a causa dell’enorme shock provato, si ripercuoterà per anni e anni, sotto forma di ansia, insonnia, depressione e necessità di continue cure mediche?
Da un lato, si dubita di se stessi e della realtà di ciò che si è vissuto: eppure proprio quell’angoscia, proprio quegli incubi notturni, proprio quel senso di totale smarrimento, sono lì a testimoniare che non si è trattato di un sogno o di una allucinazione, ma di una esperienza realmente vissuta, anche se una parte della coscienza vorrebbe negarla, cancellarla, rimuoverla, perché impossibile da conciliare con la ripresa di una vita tranquilla e serena.
Dall’altro lato, ci si scopre incompresi, abbandonati, rinnegati dai migliori amici, persino dai familiari e dai parenti più stretti e ci si rende conto che quella esperienza sconvolgente, oltre ad avere incrinato irreparabilmente il proprio equilibrio interno, ha spalancato una voragine anche verso il resto del mondo e che nessuno, mai, nemmeno le persone più care, potranno credere a quanto è avvenuto, nessuno potrà condividere e meno ancora, sostenere e confortare chi ha avuto la ventura di oltrepassare la soglia del conosciuto e di gettare un sia pur fuggevole sguardo su ciò che sta “oltre”, al di là della soglia proibita. Ed è per questo che, percorrendo i sentieri del WEB o seguendo altre strade che nemmeno io conosco, alcuni arrivano a me, un cronista dell’insolito disposto se non a crederli almeno ad accettare, senza troppe remore, il loro racconto.
 
 
Tornando ai rapimenti. Naturalmente, molto dipende dalle modalità in cui si è svolto l’incontro con le creature aliene, ossia dal carattere amichevole oppure ostile di quest’ultimo.
È noto che alcuni dei “rapiti”, o “addotti” (come si dice con un orribile inglesismo), affermano di non aver provato paura, ma un senso di profondo benessere, avendo percepito, fin dall’inizio, che tali creature erano animate da intenzioni amichevoli e che in se stesse apparivano di natura benevola, mentre altri ne sono rimasti letteralmente terrorizzati e in certi casi,  hanno riportato danni fisici, anche gravissimi e di carattere permanente, quando non addirittura la morte o la scomparsa definitiva (di questi ultimi casi si ha una scarsissima conoscenza).
Fra questi due estremi esiste poi tutta una gamma di esperienze intermedie, nelle quali, è bene dirlo subito, non sempre è facile stabilire una linea di separazione netta e precisa fra eventi di natura oggettiva ed eventi di natura assurda, onirica o allucinatoria. I testimoni provano una sensazione di alterazione del loro senso della realtà e si capisce facilmente come tale senso di alterazione, essendo soggettivo, può riferirsi tanto a eventi di natura intima e personale, quanto a eventi di natura oggettiva ed esterna. Inoltre, sia a fatti che si svolgono sul piano ordinario della realtà, cioè nella dimensione fisica dello spazio e del tempo quale noi li sperimentiamo nella vita di tutti i giorni, sia sul piano prettamente spirituale, in cui al tempo quantitativo subentra un tempo puramente qualitativo e le leggi fisiche vengono ad essere, per così dire, sospese a favore di manifestazioni straordinarie. In quest’ultimo caso ci troviamo in prossimità dei eventi di tipo mistico, che investono la fenomenologia della religione o, meglio, in una zona piuttosto mal nota, in cui i confini tra paranormale e supernormale sfumano reciprocamente, ed entrambi tendono a confondersi, almeno in parte, con la sfera del soprannaturale.
Resta il fatto che, per un’alta percentuale di “rapiti”, l’esperienza del contatto alieno e del trovarsi alla mercé di creature sconosciute, dalla tecnologia infinitamente più potente di quella terrestre, non si è connotata positivamente ma, al contrario, ha segnato una pagina drammatica nel loro processo esistenziale, mettendoli bruscamente a faccia a faccia con una realtà incomprensibile, minacciosa e con un grande, opprimente senso di solitudine, derivante sia dalla consapevolezza di non poter assolutamente sfuggire a questo tipo di “aggressione”, sia dall’impossibilità di raccontare, di spiegare e di spiegarsi quanto è accaduto e soprattutto, di farsi credere.

3 commenti:

  1. Quando si dubita di se stessi e della realtà di ciò che si è vissuto è l’angoscia, sono quegli incubi notturni, quel senso di totale smarrimento, a testimoniare che non si è trattato di un sogno o di una allucinazione, ma di una esperienza realmente vissuta, anche se una parte della coscienza vorrebbe negarla, cancellarla, rimuoverla, perché impossibile da conciliare con la ripresa di una vita tranquilla e serena.

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  2. Buon Giorno ...Questo è u "Blog" che mi ha subito affascinato - Complimenti - Ho realizzato un Link in proposito: https://gigimel.wordpress.com/cronista-dellinsolito/ dimmi se posso farlo . Grazie

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  3. Scusami ...Dimenticavo questa è la mia E-MAIL:
    luigi.melcarne@tin.it

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