Cerca nel blog

mercoledì 6 maggio 2020

L'AVVISTAMENTO SULL'AEROPORTO O'HARE


Un caso emblematico: decine di testimoni, avvistano un oggetto volante non identificato che staziona per alcuni minuti su un grande aeroporto internazionale. Si tratta, per lo più, di personale aeronautico, quindi perfettamente in grado di distinguere un veicolo non convenzionale, eppure le autorità riescono a classificare questo caso riducendolo a uno strambo fenomeno meteorologico! È “morte dei fatti”, che ha trasformato il mito UFO in una rete di credenze che non hanno più nemmeno i caratteri di quella modernità che aveva generato l’idea degli extraterrestri in visita alla Terra. È in questo senso che al sistema sociale e alla gran parte degli attori che discutono l’argomento, ufologi inclusi, gli avvistamenti paiono una questione secondaria.
Per fortuna, del caso, si è occupato uno dei pochi gruppi di appassionati di orientamento scientifico oggi operanti, il NARCAP (National Aviation Reporting Center on Aerial Phenomena). Lo studio, porta la data del 9 marzo 2007. In oltre centocinquanta pagine, esso spiega come numerosi testimoni, facenti parte a vario titolo del personale aeronautico, descrissero con notevole coerenza un oggetto ovale dall’aspetto metallico, che probabilmente ruotava su se stesso, dal diametro di due o tre metri, dapprima fermo sopra alcuni edifici aeroportuali e poi ripartito di colpo verso l’alto con accelerazione quasi istantanea, che ha provocato una specie di “foro” osservabile a lungo nello strato nuvoloso che incombeva sull’area.
Il fatto si è verificato nel pomeriggio del 7 novembre 2006. Luogo dell’avvenimento è stata un settore di uno dei più grandi e trafficati scali aerei del mondo, l’aeroporto internazionale O’Hare di Chicago.
 
 
TESTIMONIANZE OCULARI  
Il NARCAP è riuscito a individuare con precisione otto testimoni diretti. Sono tutti appartenenti al personale aeronautico delle United Airlines. Nel rapporto e nelle pagine che seguono saranno indicati come:
A = un meccanico situato a fianco di un B-737 al gate C-17;
B = un meccanico aeronautico seduto a sinistra nella cabina di pilotaggio di un B-777 in fase di parcheggio;
C = un supervisore che si trovava al gate B5;
D = un meccanico vicino al gate C17;
E = un supervisore fuori del gate B5;
F = il comandante pilota di un B737-500 in sosta vicino al gate C17;
H = il primo ufficiale di un B737-500  in sosta vicino al gate C17;
I = un meccanico aeronautico presso la zona delle scalette d’imbarco del terminal internazionale. 
 
Il primo testimone cui si è potuti risalire è il sig. A, che stava assistendo alle manovre di un aereo dal gate C17. Si trovava sulla pista accanto alla prua dell’aereo e aveva in testa delle cuffie collegate agli apparati di telecomunicazione dell’aereo. Intorno alle 16:30, alzando la testa, vide in cielo un ordigno che sostava silenzioso. Chiamò allora tramite la radio il coordinatore responsabile dei gates cui fa riferimento anche il C17. Secondo il Sig. A, egli l'avrebbe prima avvisato di quanto vedeva il coordinatore del gruppo di gates cui faceva riferimento anche il suo, poi avrebbe avvertito via radio l’equipaggio dell’aereo. Uno dei suoi componenti avrebbe aperto un finestrino e guardato l’UFO, ma non ci sono conferme indipendenti del fatto. Stando ad A, il corpo si sarebbe trovato a un quota fra i 180 ed i 300 metri sopra il gate. Sarebbe stato rotondo e avrebbe avuto una rapida rotazione sul suo asse. Dopo circa due minuti sarebbe schizzato via fra le nuvole con accelerazione improvvisa e violentissima.
Il secondo e il terzo testimone, B e C, sono due tecnici delle United Airlines. Costoro stavano parcheggiando un jet commerciale vuoto. Le due versioni testimoniali differiscono un po’. B ha riferito che avevano ascoltato alla radio che l’equipaggio del B-737-500 al gate C17 segnalava di vedere “un oggetto circolare o a disco fermo sul gate” a poco più di 200 metri da terra. Risero di quanto ascoltarono e proseguirono la manovra. Mentre stavano per completarla, però, si sporsero in avanti e guardarono in diagonale verso il gate C17. Fu allora che videro con chiarezza l’UFO nella parte superiore del finestrino anteriore di sinistra. Secondo B in quel momento si sarebbe trovato a soli 30-60 metri sotto le nubi che gravavano basse sulla zona. Era fermo e non gli diede l’impressione di ruotare, ma sembrava come contornato da una “foschia” sia sul fondo sia alle due estremità destra e sinistra. Non cambiò mai luminosità, colore o forma e fu possibile vederlo per un tempo compreso fra i 30 ed i 60 secondi. B e C asserirono entrambi che non si trattava di un dirigibile o di un pallone. La forma era tonda, tendente all’ovale: con un modesto rapporto larghezza/lunghezza. Sentirono pure, attraverso la radio, il controllore della zona delle scalette d’imbarco della United chiedere se qualcuno era in grado di fotografare il fenomeno. Sentirono anche uno dei controllori del traffico, in servizio presso la torre, dire che da lì non riusciva a vedere nulla anche se l’UFO avrebbe dovuto essere osservabile da quella posizione. Poi si spostarono da un’altra parte e non lo scorsero più, ma anche loro videro il foro aperto fra le nubi. Il NARCAP ha stimato che l’UFO sarebbe rimasto ben visibile sulla zona per un tempo variabile tra i 3 e i 5 minuti.
In una conversazione radio la cui registrazione è stata ottenuta dal NARCAP un meccanico addetto al posteggio degli aerei riferiva a un controllore di volo, intento a dirigere il traffico degli aerei in arrivo, che anche lui aveva visto il fenomeno. Secondo lui doveva essere stato visto da centinaia di persone: di alcuni suoi colleghi era certo.
Un’altra registrazione proviene da una delle altre due unità di manutenzione impegnate in quel momento su aerei della Airlines a parte quella che comprendeva i testimoni B e C. Alle ore 16:48 è possibile sentire la voce di uno di questi addetti che chiamava il controllore addetto al traffico in arrivo il quale chiedeva a un altro pilota se vedesse “la cosa” di cui si stava parlando. Fu a quel punto che s’inserì il meccanico, che spiegò che lui e molti altri avevano visto l’UFO intorno alle 16:18.
Passiamo ora al testimone D. (un meccanico), questo, secondo quanto riferì al gruppo National UFO Reporting Center (NUFORC), stava lavorando nel suo ufficio quando intorno alle 16:30 sentì sulle frequenze della compagnia aerea che si parlava della presenza dell’UFO. Si diresse verso il gate G5 e lì poté vedere il fenomeno. Secondo lui doveva avere un diametro fra 1,8 e 3 metri, era fatto di metallo scuro e aveva forma ellittica. All’improvviso si spostò verso l’alto con un moto leggermente angolato e con accelerazione quasi istantanea, scomparve fra le nubi. Con lui c’era un altro testimone, il supervisore E.
Il testimone F, comandante di un B737-500, lo osservò soltanto per 30 secondi circa, ma pensando a un volatile a causa delle modeste dimensioni apparenti, quindi si allontanò, cessando l’osservazione.
Il testimone D chiamò il centro operazioni della compagnia per informarlo del fatto e poi andò verso la zona in cui si trovavano gli altri testimoni (il cosiddetto complesso C dell’aeroporto). Durante questo tragitto la responsabile del centro operazioni gli disse per radio che stava chiamando la torre di controllo per chiedere notizie sul fatto.
Il giorno dopo, il testimone B discusse con il testimone I, anche lui un meccanico, i dettagli della sua osservazione di un corpo che, secondo lui, era simile a qualcosa di ovale, grigio scuro, poco schiacciato, ma purtroppo in seguito quest’ultimo osservatore non si è reso disponibile per una prosecuzione dei contatti con gli inquirenti.
Il testimone H è un comandante pilota. Il suo aereo, un B737-500, era parcheggiato al gate C17. Sia lui, sia il suo copilota osservarono l’UFO per circa cinque minuti attraverso un finestrino laterale aperto della cabina di pilotaggio. Secondo il Comandante, il corpo era di color alluminio sporco, immobile e netto nel cielo, silenzioso e rotondo.
 
ALTRE TESTIMONIANZE
A parte quelle presentate, esiste un’ampia serie di notizie più o meno difficili da verificare circa la presenza di altri osservatori del fenomeno. Se ne hanno sia da impiegati di linee aeree, sia dall’interno delle United Airlines, che aprirono un’indagine interna per valutare se la sicurezza delle loro attività fosse stata messa a rischio da quanto accaduto. Non se ne conosce l’esito.
Ci sono varie note e telefonate fra dipendenti dell’aeroporto che indicano con chiarezza che altri constatarono la presenza dell’oggetto. Secondo il NARCAP, ciò che emerge dal comportamento complessivo delle strutture responsabili e della stessa Federal Aviation Administration (FAA) è un atteggiamento di apatia e disinteresse.
Non mancano notizie di osservazioni fatte da passeggeri in transito allo scalo. Una in particolare, la signorina J. H., è stata intervistata a lungo dallo studioso Sam Maranto.
In linea di principio quanto narrato dalla donna, che ha parlato di un «grosso corpo ovale di metallo» sembra confermare la dinamica ricostruita grazie alle testimonianze del primo gruppo di persone.
Insomma, tante, troppe persone slegate fra loro, altri testimoni plausibili intervistati o almeno contattati in modo indipendente, conducono verso una constatazione: queste persone hanno visto in cielo qualcosa che hanno ritenuto strano e l’hanno descritto al meglio delle loro possibilità.
Uno studio dettagliato delle caratteristiche del grande aeroporto, condotto dal NARCAP, mostra le difficoltà che l’osservazione visiva dell’UFO da parte della torre di controllo e anche la sua rilevazione radar avrebbe comportato, poiché il fenomeno si sarebbe trovato quasi nel centro geometrico del complesso aeroportuale. L’analisi dei diari delle operazioni aeroportuali secondo il NARCAP mostra che la presenza dell’UFO ha rallentato le normali attività aeroportuali e che almeno un decollo, quello del volo United Airlines 446 possa essere stato ritardato dalla Torre durante la permanenza dell’UFO, per motivi che dai documenti disponibili non appaiono chiari.
I dati meteorologici reperiti sono molto accurati. Per le 16:51 di quel giorno per la stazione dell’aeroporto O’Hare indica cielo coperto, con soffitto delle nubi a 580 m, visibilità di 4 miglia con foschia, vento da ovest a 7 nodi, temperatura di 53 °F, umidità dell’83%. 
 
IL “BUCO NELLE NUBI”
Il rapporto del NARCAP, viste le testimonianze convergenti circa il fatto che l’UFO, nell’alzarsi verso l’alto, avrebbe lasciato, penetrando fra le nubi, un “foro” in esse nettamente delineato che avrebbe persistito assai a lungo, ha dedicato molta attenzione alle possibili implicazioni di carattere fisico che si potrebbero trarre da questo effetto secondario. Il fenomeno non è nuovo: negli scorsi decenni si sono avuti diversi casi ben documentati in cui l’effetto è stato descritto in relazione al transito di un UFO.  Secondo il NARCAP era comunque possibile che il buco nella nube fosse stato causato da un processo di evaporazione. 
 
POSSIBILI RILEVAZIONI RADAR
Lo studio del NARCAP comprende una lunga parte dedicata alla possibilità che il fenomeno visto ad occhio nudo, sia stato registrato da qualcuno dei numerosi radar installati nell’aeroporto O’Hare.
Sono stati recuperati dei dati provenienti da un radar meteorologico VCP-32 che secondo l’analista Martin Shough sono compatibili con la presenza di un target che rifletteva le onde radio e che doveva trovarsi a circa 850 m di quota nella zona tollerabile con l’osservazione visiva. Tuttavia, limitazioni tecniche consigliano di essere prudenti nel ritenere queste registrazioni come probative della presenza dell’UFO.
Altri dati radar, ottenuti dal NARCAP grazie alle richieste fatte alla Federal Aviation Administration (FAA), denotano dei segnali di un qualche interesse. Si noti che il NARCAP ha fatto eseguire due studi indipendenti su questi dati: il primo all’analista William Puckett, il secondo a Martin Shough. Sebbene dei segnali isolati ci siano in più di un’occasione, il NARCAP non ritiene che essi costituiscano un’evidenza conclusiva.
Ciò che emerge dall’intera vicenda, secondo il NARCAP, è che la Federal Aviation Administration non si sia comportata in modo adeguato alla presenza di una possibile minaccia alla sicurezza del traffico civile su un grande aeroporto statunitense, sia per un processo collettivo di negazione dell’evidenza testimoniale, sia per la scarsa capacità da parte della rete radar di rilevare fenomeni di questo tipo. Non si dimentichi che l’UFO avrebbe stazionato a lungo, essendo così eliminato in modo automatico a causa dei filtri doppler di molti radar di terra e che poi, malgrado plausibili dimensioni sufficienti per essere rilevato, si sarebbe spostato a velocità tale da essere forse registrato ma con un numero d’impulsi talmente basso da esser considerato come un segnale spurio.
 
 
TENTATIVI DI SPIEGAZIONE
Giorni dopo la diffusione delle prime notizie sul fatto, una portavoce della FAA avanzò l’ipotesi che il fenomeno potesse esser dovuto a condizioni meteorologiche anomale che avevano causato qualche curiosa riflessioni di luci al suolo. Ma già a una lettura superficiale delle testimonianze risulta evidente che quanto descritto non appare riconducibile a qualcosa di simile.
Più interessante l’idea che l’UFO possa esser stato un pallone sonda. Luoghi di lancio certi per quella zona e condizioni dei venti, piuttosto forti per il giorno dell’accaduto sembrano contrastare con questa teoria. La lunga immobilità descritta dai testimoni in modo concorde sarebbe stata concomitante a venti che avrebbero spostato di alcuni chilometri in pochi minuti in orizzontale un involucro di quel tipo. Inoltre, le caratteristiche note per i palloni meteo impiegati dagli enti meteorologici pubblici e privati li rendono tutti - volutamente – rilevabili da radar di terra dei tipi presenti all’aeroporto O’Hare, dove sono seguiti spessissimo con facilità. L’ascesa in verticale dell’UFO, invece, ha avuto una velocità non compatibile con quelle di un corpo trascinato dai venti per motivi opposti a quelli dell’immobilità tenuta in precedenza.
La copertura nuvolosa rende improponibili spiegazioni di tipo astronomico, mentre le caratteristiche strutturali del corpo, di tipo non-aerodinamico, contrastano con quelle di eventuali velivoli militari ad alte prestazioni dell’US Air Force.
L’idea che il buco nelle nubi possa esser stato causato da un aereo a reazione è anch’essa improbabile. Stabilità, nettezza e lunga permanenza di esso non appaiono per niente tipici. Nessuna presenza di velivoli ad ala rotante (elicotteri) è stata confermata o menzionata da tutte le fonti aeroportuali e del traffico aereo che è stato possibile consultare. Nessuno dei testimoni ha notato qualche dettaglio riconducibile ad ali, rotori o impennaggi, né ha udito alcun rumore di motori.

1 commento:

  1. Decine di testimoni, avvistano un oggetto volante non identificato che staziona per alcuni minuti su un grande aeroporto internazionale. Si tratta, per lo più, di personale aeronautico, quindi perfettamente in grado di distinguere un veicolo non convenzionale, eppure le autorità riescono a declassificare questo caso riducendolo a uno strambo fenomeno meteorologico.

    RispondiElimina