È un termine che descrive una situazione di caos informativo in cui le notizie, in gran parte false o non verificate, si propagano senza controllo soprattutto attraverso i social network (ma non solo), provocando danni gravi alla tenuta sociale e alla fiducia dei cittadini in chi sta gestendo la crisi.
Sono soprattutto i social network, incluso
Whatsapp, che in questo periodo rendono virali le notizie infondate. Arriva un
messaggino e subito si condivide, senza pensarci troppo. Purtroppo la
diffusione delle notizie avviene con meccanismi molto particolari. Sebbene in
rete si trovino tantissime informazioni diverse, tendiamo sempre a cercare e
condividere quelle che confermano i nostri preconcetti. Ci chiudiamo in
quelle che vengono definite “echo chambers”, camere dell’eco, bolle in cui
rafforziamo e diffondiamo le nostre convinzioni, senza verificarle. La
situazione di incertezza che si è creata con l’epidemia ha esacerbato questo
meccanismo: paura e preoccupazione sono basi potenti su cui fanno leva le fake
news. Pensiamo per esempio alla notizia che sta girando ora sul ruolo del 5G
nella diffusione del virus: una vecchia notizia falsa sulla pericolosità per la
salute di questa tecnologia, tra l’altro ampiamente smentita, che ora riprende
vita grazie alla preoccupazione diffusa del contagio. Un altro aspetto
inquietante è la velocità con cui viaggiano queste notizie. All’inizio
dell’epidemia si è cercato di capire come si stava evolvendo il dibattito
attorno al #Covid-19, cercando anche di calcolare il ritmo di diffusione delle
notizie legate al coronavirus. Per farlo, si è applicato all’informazione lo
stesso parametro usato dagli epidemiologi per calcolare l’infettività di una
malattia (il cosiddetto R0). Ci si è chiesto qual era il numero medio di
persone che una notizia sul coronavirus riusciva a coinvolgere: si è notato che
questo indice aveva un valore critico su tutte le piattaforme online. In
pratica si è avuto conferma del fatto che la cosiddetta infodemia era approdata
anche da noi, perché il dibattito sui social si stava ampiamente concentrando
sul coronavirus.
Qual è, allora, il modo più efficace per arginare
la diffusione delle bufale?
Bisogna lavorare per dare gli strumenti critici ai
cittadini, cercare di spiegare nel modo migliore la situazione, anche se
incerta, e rendere pervasiva l’informazione di qualità.
Tra i punti più significativi c’è quello di rompere
le catene di passaparola, non condividendo nulla che non sia per sentito dire,
di cui non si conosca l’affidabilità della fonte, soprattutto se la notizia che
circola sembra troppo buona o troppo cattiva per essere vera.
IL FALSO CHE PIACE
Il virus è
stato creato in laboratorio
Falso. Le prove scientifiche indicano che il virus
ha avuto origine dai pipistrelli.
Uno studio pubblicato sulla rivista Nature nel
febbraio 2020 ha mostrato che il genoma del nuovo virus è identico al 96% a un
#coronavirus dei pipistrelli.
Infine, uno studio pubblicato nel marzo 2020 sulla
rivista Nature Medicine ha confutato definitivamente la tesi di una manipolazione
genetica del virus da parte dell’uomo.
Il 5G
diffonde il nuovo coronavirus
Falso. Il primo riferimento relativo al legame tra
il 5G e il nuovo coronavirus è stato un articolo pubblicato su un blog complottista
francese. Le affermazioni si sono poi diffuse tra i gruppi di Facebook e i
canali YouTube, che già diffondevano affermazioni fuorvianti sul 5G (come, ad esempio,
che possa provocare il cancro) con una nuova prospettiva che lo legava al nuovo
coronavirus.
Ma non ci sono prove di queste affermazioni.
Dosi
massicce di vitamina C sono un trattamento efficace per Covid-19
Falso. La vitamina C, assunta anche con gli
integratori, non ha alcun impatto nella prevenzione del coronavirus.
Attenzione all’abuso: dosi elevate possono dare problemi
ai reni e disturbi all’apparato digerente in generale.
L’aglio
tiene lontano il virus
Falso. Come ha ribadito anche l’Organizzazione mondiale
della sanità, l’aglio è un cibo salutare che può avere alcune capacità antisettiche.
Ma non ci sono prove che protegga dall’infezione di Covid 19.
Gli animali
domestici trasmettono il virus
Falso. Gli animali da compagnia possono contrarre
l’infezione attraverso il contatto con persone infette in ambito domestico. Ma
non esistono prove che svolgano un ruolo nella diffusione.
È un termine che descrive una situazione di caos informativo in cui le notizie, in gran parte false o non verificate, si propagano senza controllo soprattutto attraverso i social network (ma non solo), provocando danni gravi alla tenuta sociale e alla fiducia dei cittadini in chi sta gestendo la crisi.
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