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venerdì 12 giugno 2020

LA DIFFIDENZA DEI MILITARI: QUELLO CHE GLI UFOLOGI NON DICONO



Alla fine di ottobre del 1977, quando già nel corso dell’estate erano state enfatizzate dalla stampa parecchie segnalazioni ravvicinate anche con presenza di “entità umanoidi” che in alcuni casi avevano visto intervenire, per indagare, l’Arma dei Carabinieri (per tutti il caso clamoroso di Sturno, nell’avellinese Cfr. L'avvistamento di Sturno) molti quotidiani e settimanali diedero ampio risalto a una serie di avvistamenti verificatisi nello spazio aereo sovrastante la base aeroportuale di Cagliari-Elmas, che coinvolsero personale militare, sia a terra sia in volo. 
L’episodio più interessante fu quello del 27 ottobre, relativo all’osservazione fatta da militari nel corso di un volo addestrativo di tre elicotteri dell’ALE (Aviazione Leggera dell’Esercito). In seguito alla risonanza del fatto, lo Stato Maggiore della Difesa emise uno scarno comunicato stampa secondo il quale “dai primi accertamenti effettuati dagli enti competenti è risultato trattarsi di un aeromobile impegnato in una normale esercitazione aerea.”
In seguito a questa vicenda alcune associazioni ufologiche, fra le quali si distinsero – anche se con finalità e obiettivi diversi – il CUN (Centro Ufologico Nazionale) e il CNIFAA (Comitato Nazionale Indipendente per lo Studio dei Fenomeni Aerei Anomali) chiesero allo Stato Maggiore della Difesa l’inoltro della documentazione inerente l’avvistamento di Elmas, auspicando nello stesso tempo la costituzione di un organo ufficiale di indagine e ricerca ufologica simile al GEPAN francese che coinvolgesse anche personale scientifico civile. Il CUN chiedeva il coinvolgimento di ufologi. Il CNIFAA si dichiarava disponibile a costituire un panel di ricercatori qualificati, sia universitari sia di istituzioni nazionali di ricerca come il CNR e comunque, di laureati in diverse discipline scientifiche. Tale richiesta fu ulteriormente reiterata il 9 gennaio 1979 al Ministero della Difesa e per conoscenza, al Ministero degli Interni, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, allo Stato Maggiore della Difesa e al deputato Falco Accame, che nel frattempo aveva presentato alcune interrogazioni parlamentari sugli UFO. La richiesta era sottoscritta da trentadue ricercatori e docenti universitari e domandava che fossero resi disponibili i dati su segnalazioni UFO archiviati presso il Ministero della Difesa. 


Il 31 marzo 1978 il CUN riceveva dallo Stato Maggiore della Difesa (Segreteria Generale – Sezione Affari Generali), a firma del Generale di brigata Enzo Battaglia, copia di documentazioni relative ad avvistamenti UFO verificatisi nel corso del 1977. Si trattava, perlopiù, di schede segnaletiche (censurate dei nomi dei testimoni e/o dei compilatori e di alcuni dati sensibili) relative a osservazioni effettuate in buona parte dei casi da personale militare, inclusi piloti in volo. 
Il CUN, nella persona di Pinotti, si impegnò ad assicurare che questo materiale fosse "custodito con criteri di riservatezza". Si noti che la risposta dello Stato Maggiore della Difesa, stavolta a firma del Capo Ufficio del III Reparto Ufficio Operazioni, Capitano di vascello Michele Turi, si premuniva di specificare che la documentazione in discorso non rivestiva “alcuna classifica di riservatezza”. 
In data 8 maggio 1978 veniva inviata al CUN e ad altre due associazioni (oltre al già rammentato CNIFAA, il Centro Internazionale Ricerche e Studi sugli UFO di Genova che, nome a parte, era un gruppetto di giovani appassionati diretti dai fratelli Giovanni e Piero Mantero) documentazione relativa all’osservazione di oggetti volanti luminosi segnalati da equipaggi in volo su vettori sia civili sia militari il giorno 9 marzo dello stesso anno. 
Ma, una serie di circostanze dovute forse a ingenuità, ma sicuramente a voglia di protagonismo, fece sì che tale documentazione fosse, pochi giorni dopo, data in pasto alla stampa con titoli a sensazione che non ebbero in ambiente militare alcun riflesso positivo, tant’è che per anni nessun altro documento fu ufficialmente inoltrato ad associazioni di ricerca ufologica. 
La ricostruzione degli eventi che seguirono questo passo falso, sarebbe tediosa, anche se utile per capire come il personalismo da parte di ufologi tuttora alla ribalta abbia fornito ben poco di concreto all’ufologia italiana. Al lettore basti quanto ebbe a scrivere nel 1980 il Generale Francesco Cavalera, all’epoca capo di Stato Maggiore della Difesa: 

“… Non molto tempo fa, apparve sui giornali l’annunzio trionfante da parte di dirigenti di associazioni di ufologia, che sostenevano di aver ricevuto il riconoscimento ufficiale da parte del Capo di Stato Maggiore della Difesa. Ero io il Capo di Stato Maggiore della Difesa e un mio collaboratore, ovviamente a mia insaputa, aveva semplicemente inviato, senza tradire alcun segreto d’Ufficio o di Stato, alcune copie di vecchie denunce di avvistamenti. Denunce che è tenuto a fare anche il personale aeronavigante: il tutto fa naturalmente parte delle procedure previste per la difesa aerea e per il controllo del traffico aereo”. 

Tali dichiarazioni sono la spia di quanto certi atteggiamenti abbiano creato imbarazzo e conseguente diffidenza verso gli ufologi in ambiente militare. 
Peraltro, già il 26 maggio del ’78, lo Stato Maggiore della Difesa, attraverso un suo portavoce, dichiarava alla stampa che: - notizie di questo tipo sono fra quelle considerate non classificate, cioè non protette da segreto - e che sulla questione non era operativo alcun - ufficio apposito - e aggiungeva - visto che si tratta di organizzazioni riconosciute formate da persone rispettabilissime che si sono fanaticamente appassionate al problema… è stata fatta una cernita delle notizie che potevano loro interessare e gliele abbiamo inviate, essendo notizie che hanno più un carattere giornalistico che militare. 

Peraltro, la buona fede dei militari può essere, in qualche modo rafforzata da una notizia, mai smentita, riguardante un fonogramma inviato a tutti i Comandi dell’Arma dei Carabinieri, nel luglio 1977, con cui si invitavano i militari “a segnalare i fenomeni UFO” non escludendo, se del caso, la possibilità di prendere contatti con esperti e gruppi di studio al fine di ottenerne la collaborazione. 
Tra il settembre 1978 e il gennaio 1979, si generava in Italia un’ondata di avvistamenti senza precedenti che, oltre a migliaia di privati cittadini, coinvolgeva sul piano testimoniale (e non solo su quello) parecchi Carabinieri, piloti di velivoli civili e militari, poliziotti (con successivo interessamento del Ministero dell’Interno attraverso le varie prefetture) uomini e mezzi della Marina Militare (si pensi ai fatti del cosiddetto “flap dell’Adriatico”), guardie giurate, ecc. 
Di lì a poco giungevano le prime interrogazioni parlamentari a opera dell’On. Falco Accame cui si aggiunse una mozione presentata alla camera dal Partito Radicale a opera dell’allora deputato Mauro Mellini. 
Il clima era tale che anche nel corso di un colloquio confidenziale fra il ministro degli esteri Arnaldo Forlani e il suo collega sovietico Andrej Gromiko, durante una colazione, quest’ultimo con alcuni convitati avrebbe affrontato pure la questione degli UFO, ascoltando - a dire di un cronista - con sorridente interesse le notizie sugli avvistamenti nel cielo italiano. 
Il CUN, intanto, sempre troppo attento al rapporto con i mass media, si era premunito di rendere nota la documentazione pervenutagli dallo Stato Maggiore della Difesa il 31 marzo del 1978 mentre il giornalista dell’ANSA Marcello Coppetti diramava una serie di informazioni relative all’interesse del SIOS Aeronautica per gli UFO. Non ultimo, rendeva pubblica la modulistica impiegata e affrontava anche l’interesse per l’argomento da parte della NATO grazie a un’intervista concessagli dall’ammiraglio Harold Shear. 
In tale quadro, non c’è da stupirsi che negli ambienti del Ministero della Difesa, dietro anche l’interessamento del Gabinetto del Ministro, si cercasse di trovare un sistema atto per lo meno a chiarire chi e come in quell’ambito dovesse occuparsi del fenomeno UFO. 



Ecco il contenuto di una lettera datata 15 dicembre 1978 (Prot. SMA/232/15339/G54-1) inviata dal 2° Reparto (SIOS) dello Stato Maggiore Aeronautica a quelli che allora erano i tre Comandi delle Regioni Aeree di Milano, Roma e Bari oltre che all’Ispettorato Telecomunicazioni e Assistenza al Volo (ITAV). 

OGGETTO: Disposizioni relative alle modalità di inoltro allo S.M.A. delle notizie e informazioni riguardanti avvistamenti di oggetti volanti non identificati. 
Il crescente interesse dell’opinione pubblica per i fenomeni indicati in oggetto ha portato alla creazione di numerose associazioni e centri privati per lo studio della suddetta fenomenologia. Tali enti privati si rivolgono normalmente al Ministero della Difesa per avere notizie, valutazioni o comunque documentazioni relative ai fenomeni osservati. 
In ambito Difesa si è, pertanto, sentita la duplice esigenza di: 

  1. individuare un organo tecnico in grado di indagare sui fenomeni in questione ed effettuare l’analisi degli stessi; 
  2. individuare un organo idoneo a interloquire con gli organismi civili. 
  3. A seguito di contatti tra gli Enti interessati si è convenuto che l’Organo più idoneo a ottemperare alla prima esigenza è lo S.M.A. - II Reparto, mentre il Gabinetto Difesa, attraverso il proprio Servizio di Pubblica Informazione, è l’organo più appropriato per mantenere i contatti con gli enti civili.  
Lo S.M.A. - II Reparto avrà a disposizione per la succitata attività i sottonotati elementi informativi: 
a) materiale tecnico informativo che perverrà all’I.T.A.V. dagli enti dipendenti secondo lo schema e le modalità descritte negli allegati alle presenti disposizioni (Allegati A-B-C-). 
L’I.T.A.V. provvederà di volta in volta a compilare per ciascun fenomeno anomalo un sintetico rapporto che dovrà: 

  • avere la classifica minima di “RISERVATISSIMO”; 
  • essere inoltrato tempestivamente allo S.M.A. - II Reparto; 
b) documentazione relativa a testimonianze in qualsiasi modo venute in possesso dei singoli Reparti (esclusi enti Meteo, della Difesa Aerea e della Circolazione Aerea). Tale documentazione dovrà essere inviata dai Comandi periferici al più presto possibile ai Comandi di Regione Aerea che: 

  • ove ne ravvisino la necessità, potranno chiedere ai comandi di reparto eventuali ulteriori notizie; 
  • in ogni caso dovranno tempestivamente inoltrare il materiale informativo di cui saranno venuti in possesso allo S. M. A. - II Reparto; 
c) notizie e informazioni, relative ai fenomeni indicati in oggetto, che comunque perverranno allo S.M.A. - II Reparto da parte di altri Comandi Militari o Amministrazioni dello Stato. 
4. I Comandi di Regione Aerea in indirizzo sono pregati di offrire la massima collaborazione allo scopo di rendere possibile l’attuazione di quanto disposto ai punti 3.a) e 3.b) della presente, sensibilizzando opportunamente i propri dipendenti. 
5. Le presenti disposizioni rimarranno in vigore provvisoriamente, per un periodo di tempo limitato, a titolo sperimentale; 
durante tale periodo minimo, di necessaria osservazione, gli enti interessati potranno fornire valutazioni e suggerimenti utili a confortare la validità della struttura individuata.  
F.to Il sottocapo di Stato Maggiore Fulvio Ristori 


Una lettura accurata del documento appena presentato mostra che:
L’esigenza di individuare un organo tecnico per indagare sui fenomeni OVNI è ricondotta al «crescente interesse» per l’argomento da parte dell’opinione pubblica e a ripetute sollecitazioni delle associazioni ufologiche. Ciò fa presumere, come ho già avuto modo di rimarcare, che fino al dicembre 1978 non esistessero al riguardo normative specifiche. 
L’ente “tecnico” è il 2° Reparto dello Stato Maggiore dell’Aeronautica (SIOS). I SIOS, istituiti con disposizione n. 365 del 30 marzo 1949 relativa all’organizzazione del SIFAR (Servizio Informazioni Forze Armate) avrebbero dovuto operare presso ciascuno degli stati maggiori delle tre Forze Armate (e in seguito pure presso quello del Comando Generale dei Carabinieri) soltanto nel campo tecnico-militare di ognuna delle tre FF.AA., nel nostro caso con particolare riguardo alla difesa dello spazio aereo nazionale. 
Nel contesto cui si fa riferimento, il SIOS Aeronautica assume dunque il compito di raccogliere e coordinare i dati relativi alle segnalazioni d’avvistamento. Le competenze dello S. M. dell’Aeronautica in materia sono riconducibili in essenza all’effettuazione di verifiche sotto il profilo generale della sicurezza e del controllo dello spazio aereo. 
Ne consegue che tali competenze non riguardano gli aspetti di natura più propriamente tecnica e scientifica connessi alla fenomenologia. 
Un tentativo di coinvolgimento del Consiglio Nazionale delle Ricerche fatto negli anni successivi al documento presentato non ebbe alcun seguito. 
Le «verifiche» consistevano in sostanza nell’interessamento dell’ITAV (attuale Brigata Spazio Aereo) per eventuali elementi di correlazione con la difesa aerea e con il traffico aereo sia civile sia militare e infine, con gli enti meteorologici. 
Infine, la raccolta delle segnalazioni, una volta messe in atto le verifiche di cui sopra, è rivolta a quelli che sono definiti «fini statistici». 
In tal senso, oltre a una pubblicazione redatta nel 1991 rimasta, da quanto risulta, unica nel suo genere, sono stati periodicamente realizzati (in tempi più recenti con frequenza annuale) fascicoli riepilogativi disponibili per chiunque ne faccia richiesta e dal 2002 disponibili anche su Internet. Essi contengono in sintesi i dati delle segnalazioni giunte: località, data, orario, forma, colore, velocità, direzione e moto, quota, condizioni meteo e fonte dell’informazione. 
Si tratta, per la verità, di dati poco utili per chi voglia effettuare ricerche e analisi più approfondite. 


Tutto indica, per quanto noto, che si tratta di un interesse che si può definire “passivo”. Al di là delle verifiche tecniche fatte a tavolino, per quel che concerne le segnalazioni giunte al Reparto, di solito non è fatta nessuna indagine attiva sul campo. Un’eccezione non irrilevante è però rappresentata dai sopralluoghi compiuti a volte da militari dell’Arma dei Carabinieri, peraltro non specificamente addestrati alla bisogna e in genere relativi ad avvistamenti effettuati da civili. 
Per ultimo si evidenzia che tali disposizioni (rimaste in vigore) dovevano avere secondo la previsione iniziale validità per «un periodo di tempo limitato» e a titolo sperimentale. 
Inoltre, per ragioni di salvaguardia della sicurezza nazionale e per un concetto del segreto di stato che oggi si può senz’altro definire troppo estensivo, la documentazione raccolta - soprattutto quella di provenienza militare a differenza dei fonogrammi dei Carabinieri - avrebbe dovuto avere la classifica minima di “riservatissimo”. 
Per quanto ne sappiamo, la NATO non ha attivato nessun ufficio per la trattazione delle osservazioni UFO, rimanendo i medesimi di esclusiva competenza nazionale. Ciò non toglie che in certi casi possa essere avvenuto uno scambio di informazioni. 
In una pubblicazione interna classificata all’origine “riservatissima”, resa nota dal Centro Ufologico Nazionale nel 1984 e presumibilmente riconducibile ai primi dello stesso decennio si scriveva invece quanto segue: 

"In considerazione del notevole incremento di tali avvistamenti, in particolar modo da parte di equipaggi di voli civili e militari, si è ritenuto opportuno di dover costituire un più organico e complesso organizzativo teso a fornire, quanto più possibile, un’interpretazione valida e completa dei fenomeni segnalati. A tale scopo si sta provvedendo a integrare la citata organizzazione con il concorso del Centro Elaborazione Dati Spaziali (in relazione soprattutto ai fenomeni connessi con il rientro nell’atmosfera di corpi naturali o artificiali) nonché con il contributo del competente Servizio dell’Aviazione Civile con il quale sono già state concordate le prime procedure per un’idonea ed efficace segnalazione di U.F.O. da parte di piloti di linea. Infine, è da sottolineare che non vengono trascurati i contatti con quei Paesi che si trovano all’avanguardia in tale settore". 

Ora, da quello che mi risulta, mentre furono a suo tempo intensificati i contatti con l’Area Sicurezza Volo di quella che allora si chiamava Azienda Autonoma di Assistenza al Volo (poi ENAC, Ente Nazionale Aviazione Civile), anche per ciò che riguarda le segnalazioni di near miss (mancata collisione) e la presenza a volte pericolosa di oggetti vaganti in cielo (palloni sonda, palloni giocattolo, mongolfiere, palloncini, ecc.) negli immediati pressi delle aerovie, non si dispone, invece, di alcuna evidenza documentaria di collaborazione con un «Centro di Elaborazione Dati Spaziali».

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