Quando le primitive culture americane vivevano
ancora in tutto il loro splendore, gli indiani si affidavano ai sogni - ma
anche a visioni e a stati di trance - e a questi ispiravano ogni aspetto della
vita tribale. Un gesuita, vissuto tra gli Uroni ne! XVII secolo, osservava:
"Spesso le loro assemblee sono ispirate dai sogni; il commercio, la pesca e la caccia vengono intrapresi secondo i presagi ricavati dai sogni e quasi unicamente in obbedienza a questi. Gli Uroni ritengono che non ci sia nulla di così prezioso che non meriti di essere sacrificato per un sogno. Ed è il sogno che presiede a feste, danze, canti e giochi. In una parola, il sogno è tutto ed è veramente la divinità principale degli Uroni."
Non solo gli Uroni ma tutte le tribù americane
primitive credevano che i sogni fossero la sorgente e il fondamento della
spiritualità. Pensavano che durante il sogno l'anima vivesse in un altro mondo,
un regno indipendente dal sognatore. Quest'altro mondo era reale al punto che
un Cherokee morso in sogno da un serpente, quando si svegliava si recava dal
guaritore per farsi curare. Dei sogni comuni, non si teneva alcun conto, ma si
credeva che in tutti gli altri si celasse un significato da scoprire. Chi
sognava poteva per esempio vedere una delle divinità della tribù o un animale
sacro, oppure ricevere istruzioni circa il totem personale, la scelta di un
compito, o di indumenti e cibi che gli avrebbero conferito un potere
particolare. Alcuni sogni davano indicazioni per la vita dell'intera tribù e
prescrivevano riti e danze, canti e dipinti, cure e sacrifici, e perfino
spedizioni militari.
Originato da una visione, questo disegno navajo
invocava la potenza guaritrice del “Dio Nero”, simboleggiato dalla pianta di
granturco.
È la foto di un dipinto sulla sabbia realizzato con
pigmenti colorati nel corso della festa della guarigione dei Navajo, la Via
della notte, che durava nove giorni. Pitture sacre come questa raffiguravano
gli dei Navajo e ne chiedevano l'aiuto per ristabilire l'equilibrio, la salute,
la bellezza di un membro della tribù ferito o semplicemente infelice. Il
significato dei simboli rappresentati, ispirati dai sogni, può sembrare
misterioso e strano all'occhio profano proprio perché questi oggetti non erano
considerati artistici o decorativi, ma unicamente sacri, collegati a una
profonda esperienza spirituale.
I sogni ispirati erano molto desiderati in quanto,
oltre a portare doni spirituali alla tribù, conferivano grande prestigio ai
sognatori. E benché questo genere di visioni fosse di solito frequente e spontaneo,
la maggior parte delle tribù svilupparono apposite pratiche con lo scopo di
accrescere la probabilità di fare sogni ricchi di significato. La ricerca della
visione, un rito per indurre sogni spiritualmente significanti, era parte
integrante dei riti che segnavano il passaggio dall'infanzia all'età adulta e
comportava sempre digiuno, isolamento, mancanza di riposo e a volte anche
ferite auto inflitte. Per preparare i bambini alla prova imminente i genitori o
lo sciamano cominciavano a istruirli fin dall'età di sei-sette anni.
Molte tribù indiane insegnavano ai bambini come
cercare il favore degli dei per mezzo delle visioni: a volte le ragazze
potevano considerare chiusa la ricerca quando, una volta superata la pubertà,
diventavano a loro volta capaci di avere figli. Molti credevano che le visioni
fossero assolutamente necessarie per una vita di successo. Nella tribù dei Crow
chi non riusciva a fare sogni significanti poteva comprare qualcosa, magari un
canto, che fosse stato ispirato in sogno a un altro membro della tribù. Per
favorire le visioni in età avanzata, molte tribù si affidavano all'incubazione
del sogno, che si praticava dormendo in un luogo di particolare potenza
spirituale. Le tribù delle Pianure, come i Crow i Piedi Neri e i Cheyenne, credevano
che non esistesse luogo più sacro e potente della vetta di una montagna. Quando
le tribù indigene americane furono confinate nelle riserve i guerrieri non
ebbero più modo di mettere in pratica ciò che dai sogni veniva consigliato. Un
guerriero Chippewa poteva quindi sognare un canto da intonare in battaglia per
affrontare la morte con coraggio, ma la guerra era proibita dalle leggi
dell'uomo bianco. Il sognatore, allora, si fabbricava un vessillo con il
simbolo del suo sogno e lo legava a un palo davanti alla tenda perché tutti
sapessero che gli era toccato in sorte un canto che non avrebbe mai potuto
intonare.
Tutte le tribù americane primitive credevano che i sogni fossero la sorgente e il fondamento della spiritualità. Pensavano che durante il sogno l'anima vivesse in un altro mondo, un regno indipendente dal sognatore.
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