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giovedì 31 agosto 2023

21 OTTOBRE 1963 - TRANCAS (ARGENTINA)


L'evento di Trancas è uno degli incontri UFO più intriganti. Per inciso, parte della storia fu usata per la trama di un film di successo: 'Incontri ravvicinati del terzo tipo'. Una delle testimoni, Jolie Moreno, autorizzò personalmente Steven Spielberg a utilizzare questa storia.

Il 21 ottobre 1963, a tarda sera, due sorelle, Argentina e Jolie Moreno, stavano sistemando i bagagli poiché arrivate di recente a casa dei genitori. Venivano dalla città di Rosario. Entrambe avevano con sé i figli piccoli ed entrambe erano sposate con un militare dell'esercito argentino. Con gli uomini lontani da casa, le sorelle avevano deciso di recarsi a Trancas dai loro genitori e incontrare, così, anche l'altra sorella, Yolanda. Dopo il pasto serale (consumato un po' prima del solito a causa dell'improvviso guasto del generatore elettrico) l'intera famiglia confidava di potersi ritirare nelle proprie camere per andare a dormire. Erano circa le 21:00 quando la collaboratrice domestica, che viveva nella stessa casa, Dora Guzman, quindicenne, apparve nel salone cercando di allertare qualcuno. Affermò di vedere “strane luci” muoversi lungo la ferrovia. I genitori si erano già addormentati e Jolie stava dando da mangiare al suo bambino. Furono quindi Argentina e Yolanda a parlare con Dora per capire quale fosse il problema. Entrambe notarono quanto fosse preoccupata la ragazza, la qual cosa che era completamente estranea al suo carattere. Disse che c'erano delle "macchine" la fuori, vicino ai binari. Temendo che potesse trattarsi di attività di guerriglia, che si verificavano con una certa frequenza, decisero di indagare. In silenzio, aprirono la porta di casa e si avventurarono fuori nella notte.

Una delle sorelle portò con se una torcia mentre l'altra prese la pistola. Insieme a Dora si avviarono in direzione della ferrovia, cercando di non farsi notare. Potevano vedere le strane luci in lontananza. Di tanto in tanto diversi "raggi" venivano sparati in aria. Tutto ciò le indusse a supporre che ci fosse stato un incidente ferroviario. Magari provocato: il treno era stato l'obiettivo dei guerriglieri?
Rimasero a una certa distanza per diverso tempo, vedendo degli individui che si muovevano, in lontananza. Poi, la curiosità ebbe la meglio sulla paura e le tre donne decisero di avvicinarsi. Man mano che si avvicinavano, tutte e tre potevano vedere le luci più chiaramente: erano divise in due serie da tre. Più da vicino, poterono vedere che ogni serie di luci era la parte inferiore di un piccolo velivolo a forma di disco. Tra i due dischi correva un raggio di luce verde che creava un effetto “tunnel”.
Decisero di avvicinarsi ancora.
All'improvviso si trovarono di fronte un paio di luci “fioche e verdastre” che, sembrava, si stessero dirigendo verso di loro. Una di loro chiese ad alta voce se per caso quello fosse il camioncino di Rodriguez (uno dei braccianti agricoli). Ma, una luce verde le avvolse completamente e si resero conto che quelle luci non potevano essere quelle di un camion. Non sembravano affatto appartenere a questo mondo.

Un enorme disco si librava sopra di loro. Erano investite dal bagliore verde delle luci di quell’oggetto. Qualunque cosa fosse, non era come i due piccoli dischi che avevano visto prima. Girava lentamente su se stesso mentre si librava nell'aria. Diverse finestre rettangolari, che emettevano una luce verde, erano chiaramente visibili ai testimoni. Così com'erano visibili diversi oblò similmente illuminati, sul lato inferiore. Mentre il trio osservava, con stupore, questa nave cosmica, un raggio di “luce solida” emerse lentamente da un punto centrale sul lato inferiore dello scafo, raggiungendo infine il suolo. Le descrizioni della luce, fornite successivamente dalle tre donne, suggeriscono un qualche tipo di laser, sebbene tutte insistettero sull’aspetto "solido" di tale luce. Yolanda si sporse in avanti e mise lentamente la mano nella misteriosa trave luminosa. La luce non si fermò sulla mano, come farebbe una luce normale, gettando un’ombra a terra: sembrò attraversarla. Anche se, in seguito, la giovane donna avrebbe riferito di poter avvertire una sensazione di calore quando espose la mano alla luce, ammise che non era né fastidiosa, né dolorosa. Questo caso mi riporta alla mente un evento simile avvenuto a Taizè qualche anno dopo (Cfr. L'avvistamento di Taizè).
Quindi, il raggio di luce si ritrasse lentamente e una nebbia cominciò ad apparire dal nulla raccogliendosi sotto lo scafo. Le particelle di nebbia brillavano di un fantastico colore verde alla luce di quell’oggetto. Fu allora che le due sorelle notarono che Dora sembrava essere preda di uno stato ipnotico: fissava, con sguardo assente, la strana nebbia che diventava sempre più fitta.
Mentre Dora continuava a guardare, come incantata, la strana nebbia, le due sorelle lottavano per non cadere anch’esse in uno stato di trance.
La luce verde si trasformò improvvisamente in una calda tonalità arancione. Al centro della parte inferiore del velivolo, una serie di luci gialle cominciarono a girare. Le donne le avrebbero poi descritte come un anello di sfere rotanti. L'oggetto stesso iniziò a oscillare vistosamente. All'improvviso, una fiammata fuoriuscì dalla sua parte inferiore facendo cadere le tre donne all'indietro. Si rialzarono prontamente e temendo di essere sotto attacco, fuggirono via. Di tanto in tanto guardavano indietro. Sebbene l'oggetto fosse ancora lì, non sembrava che le stesse inseguendo. Tuttavia, pareva muoversi come se le osservasse. Poi, proprio mentre erano già vicine a casa, la luce e l'oggetto svanirono all’improvviso. Le tre donne fissarono incredule il posto che solo pochi secondi prima era illuminato da quelle luci ultraterrene dove, ora, regnava solo il buio e la tranquillità della notte, come se nulla fosse accaduto.

Quando rientrarono, Dora era tutt'altro che calma. Probabilmente in stato di shock, iniziò a urlare affermando di essere stata ustionata. Non era così, ma riuscì comunque a svegliare tutti gli altri.
Guardando l'orologio, le sorelle calcolarono che l'incidente era durato poco meno di un'ora.
Sebbene alcuni giornalisti abbiano messo in risalto lievi discrepanze nei loro racconti (con riferimento alla descrizione dell'oggetto) la loro testimonianza venne giudicata attendibile. Inoltre, furono rintracciati altri testimoni: i loro racconti avvalorarono la storia.

martedì 29 agosto 2023

OTTOBRE 1972 - ISLA DE LOBOS (URUGUAY)




L’incontro ravvicinato ebbe luogo sull'Isola De Lobos, una piccola isola al largo della costa dell'Uruguay, situata all’intersezione del Rio della Plata con l'Oceano Atlantico. L'isola è quasi deserta, ad eccezione di un faro operato dalla marina militare uruguaiana. L’episodio avvenne durante un controllo di routine. Erano da poco passate le 22:00 del 28 ottobre 1972. Cinque membri del personale della marina: il caporale Juan Fuentes, Jose Gomez e Hector Gimenez, insieme a un ufficiale, Francisco Cascudo e all'operatore telegrafico, Jose Lima, ingannavano il tempo giocando a carte, dopo il pasto serale. Fuentes guardò l'orologio e si alzò: doveva andare ad ispezionare i generatori. Il locale dei generatori era posto nelle immediate vicinanze, di fronte agli alloggi del personale. Ma quando Fuentes uscì dal faro si accorse di strane luci sospese a circa sei metri da terra sulla verticale del locale generatori. Le luci sembravano i fari di un'auto. Preoccupato, ritornò dentro e senza avvisare nessuno, visto anche che gli altri erano dall'altra parte dell'edificio, andò a recuperare la sua pistola. Una volta armato, tornò fuori e si diresse verso il locale dei generatori. Qualunque cosa fosse, quell'oggetto, era dotato di luci di molteplici colori: giallo, bianco e viola. Fuentes continuò ad avanzare, ma con una certa cautela. Poteva vedere una "figura" sotto l'oggetto, che si muoveva. Poi, notò una seconda figura che, calandosi da quell’oggetto, scendeva sul il tetto del locale. Subito dopo emerse una terza figura. Quest’ultima era più alta delle prime due. Stimò che misurasse intorno al metro e ottanta mentre le prime due sembravano essere sul metro e mezzo. Tutti e tre gli individui si voltarono improvvisamente verso Fuentes, che si stava avvicinando: lui, si fermò immediatamente.

Era a una trentina di metri dal locale quando le tre figure si voltarono verso di lui. Il suo primo istinto, vuoi per paura, vuoi per l'addestramento militare, fu quello di alzare la pistola in posizione di tiro. Ma, mentre stava per estendere completamente il braccio, qualcosa lo bloccò impedendogli di completare il movimento.
Fuentes, in seguito, non avrebbe saputo spiegare cosa gli avesse impedito di farlo. Descrisse una sensazione di “vibrazione” nel braccio che lo aveva paralizzato e reso incapace di sollevare l'arma. Ricordò anche una strana comunicazione, quasi telepatica, che gli disse di non sparare perché era inutile. Quindi rimase dov'era, notando che le figure si muovevano in modo lento e goffo, come se le loro tute fossero estremamente rigide e pesanti. Questo dettaglio ci riporta alla mente gli alieni del caso “Facchini” (Cfr. Il caso Facchini) avvenuto oltre vent'anni prima proprio in Italia. Affermò pure che le figure avevano “teste allungate”: un particolare che si adatterebbe più alla descrizione di alieni grigi. Ma è più probabile che sia stato tratto in inganno da una sorta di copricapo che, probabilmente, faceva parte della tuta.

Circa un minuto più tardi, gli esseri iniziarono a rientrare nel velivolo che, ora, appariva come un oggetto strutturato e metallico. Mentre risalivano, Fuentes, rilevando i movimenti, ebbe l’impressione che stavano usando una scala che, in ogni caso, non era visibile. Quindi la porta si chiuse con un movimento laterale e l’oggetto cominciò a salire direttamente verso l'alto. Quando ebbe superato di poco la cima del faro, s’illuminò nella sua parte inferiore e partì a una velocità vertiginosa.
Fuentes rimase lì, a guardare il cielo. Nonostante la velocità con cui il velivolo si era innalzato, l’azione era stata piuttosto silenziosa: aveva prodotto soltanto un basso “ronzio”.
Ritornato all'interno, Fuentes raggiunse gli altri che stavano ancora giocando a carte. Tutti notarono quanto fosse pallido il giovane caporale e che aveva ancora la pistola tra le mani. Riferì a tutti ciò che aveva visto, ma il suo racconto suscitò scettiscismo e ilarità: solo Cascudo lo ascoltò con molta attenzione. Tuttavia, non sappiamo se l’ufficiale fece rapporto a un superiore.

Poco dopo l'incidente, Fuentes ricevette l'ordine di presentarsi a un ufficiale di alto rango. Questa volta il racconto di Fuentes fu ascoltato con più serietà e venne redatto un rapporto dettagliato. Si seppe pure di due “agenti speciali” dell'ambasciata americana che avrebbero parlato, in privato, con l'alto ufficiale subito dopo il suo colloquio con Fuentes. Gli avrebbero mostrato diversi disegni di UFO e gli fu chiesto di evidenziare quale, secondo lui, somigliasse di più all'oggetto che Fuentes aveva visto. Esaurito l’interesse da parte dei militari (e dell’ambasciata americana) il caso venne definitivamente archiviato.
Fuentes ebbe ancora modo di raccontare l'accaduto poiché l'incidente sarebbe stato indagato da diversi ricercatori UFO. Ovviamente, il fatto che l’ambasciata americana sia interessata a un avvistamento a cui ufficialmente il governo americano non ha alcun interesse è, di per sé, di particolare interesse.

giovedì 17 agosto 2023

25 NOVEMBRE 1964 – NEW BERLIN (NY)


 

Avvenne la sera del 25 novembre 1964, appena a nord del piccolo villaggio di New Berlin, NY (Contea di Chenango) la signora Kathy Hatzenbuhler e sua suocera, assistettero all’evento che si manifestò a circa quattro Km dalla loro casa. Delle figure umanoidi pare fossero intente a riparare un UFO a terra. Secondo la descrizione della signora Hatzenbuhler: "sembravano vestiti con qualcosa di simile a una muta da sub”. Era di colore scuro e le loro mani sporgevano dalle maniche. Così si poteva vedere la loro pelle che era più chiara del loro abbigliamento. Sembravano esseri umani, ma erano decisamente più alti: tra 6,5 piedi e gli 8 (da 2 ai 2,4 m.) sembravano avere dei capelli, come noi. Poi, è arrivato un secondo UFO, che è atterrato a poca distanza dal primo. Ne uscirono altre cinque figure che si unirono all'equipaggio che già lavorava sul primo oggetto. La signora Hatzenbuhler, per osservare meglio la scena, prese il suo binocolo e vide che lavoravano di buona lena. Sembravano intenti a tagliare lunghe sezioni di un "cavo scuro e pesante". Hazenbuhler si sentiva al sicuro osservando la scena da remoto, ma sua suocera, invece, era molto spaventata. In un primo momento, pensarono anche di avvertire le autorità, ma non lo fecero poiché ritenevano che la polizia o lo sceriffo finissero per maltrattare gli alieni. Ma anche perché e questo venne fuori durante gli interrogatori, le due donne furono intimidite dal fatto di sentirsi costantemente osservate.
Per quattro ore, gli alieni, lavorarono senza sosta per rimontare un congegno che avevano rimosso dal velivolo in (apparente) avaria e dopo tre tentativi infruttuosi, lo rimisero in posizione. La signora Kathy racconta: - Potevo vederli raccogliere tutto il materiale e vedevo gli “uomini” che erano scesi dal veicolo poggiato sopra la collina correre avanti e indietro carichi di materiali per portarli lassù. Trasportavano attrezzature estremamente pesanti. C’erano delle cassette così pesanti, che richiedevano due uomini per essere trasportate. Altri sembravano raccogliere quei pezzi di cavo che erano rimasti a terra. Infine, quelli che risalirono la collina non tornarono più.
Verso le 4:55, l'intero episodio finì bruscamente. Il veicolo sulla collina si alzò per primo.
- È andato dritto verso l'alto scomparendo quasi istantaneamente nella direzione da cui era venuto - sud/sud-ovest ha ricordato Hatzenbuhler - Un minuto dopo, anche l'altro veicolo è decollato dirigendosi sulla cresta della collina. È salito ancora un po' e poi si è allontanato, dirigendosi nella stessa direzione, con la stessa incredibile velocità.
Il giorno dopo spinta dalla curiosità e con la complicità di suo marito (un ingegnere chimico) si sono diretti verso l'area dell’atterraggio. Lì trovarono due serie di depressioni triangolari equidistanti, larghe quattordici pollici e profonde diciotto. Ma c’era dell’altro! Lì per terra era rimasto un pezzo di quel cavo.





Hatzenbuhler, in seguito, così lo descrisse agli investigatori: - la parte esterna era un involucro, somigliava a un tovagliolo di carta marrone, solo che non era carta. All’interno, invece - era stato tagliato longitudinalmente - si poteva vedere una striscia, larga circa un pollice, che sembrava di alluminio. Sembrava alluminio, ma non lo era: il foglio di alluminio si accartoccia, ma questa striscia larga e sottile non si accartocciava, non era neanche possibile sgualcirla. Si poteva rimuovere dall’involucro esterno perché questo era stato tagliato per tutta la lunghezza. Raccolsero quel pezzo e lo portarono a casa con l’intento di esaminarlo meglio. Sfortunatamente, lo persero. Così nessun investigatore ebbe modo di vederlo.
Inizialmente, la signora Hatzenbuhler, suo marito e sua suocera non raccontarono a nessuno degli eventi incredibili di quella notte. Col passare del tempo, però, cominciarono a porsi delle domane e non trovando le risposte iniziarono a chiedere discretamente in giro se qualcun altro avesse intravisto qualcosa di strano, in quella zona, quella sera (alcune automobili erano effettivamente transitate sulla ruote 80).
Alla fine si sparse la voce e tre organizzazioni civili di investigazioni sugli UFO: NICAP (National Investigations Committee on Aerial Phenomena), APRO (Aerial Phenomenon Research Group) e CSW (Civilian Saucer Watch) fecero delle indagini per approfondire la vicenda. Intervistarono i testimoni ed analizzarono le tracce sul terreno.
Alcuni anni dopo, un eminente psichiatra proveniente da New York (City) il dottor Berthold Schwarz, che aveva un interesse per il paranormale, chiese di incontrare la signora Hatzenbuhler che, nel frattempo si era trasferita in Pennsylvania. Lì la intervistò (anche sotto ipnosi) e la sottopose a una serie di test psicologici [tra cui il Cornell Medical Index Questionnaire e il Minnesota Multiphasic Personality Test (MMPT)]. I test dimostrarono che era "sana di mente, aperta e schietta".
Nel suo rapporto il Dr. Schwarz scrisse che rimase fedele alla sua storia e che presentò un resoconto ben circoscritto e organizzato: il suo racconto, messo a confronto con quanto rivelato dagli altri testimoni, non presentava incongruenze. In privato, Schwarz aggiunse che, secondo lui, la testimone era sincera: - aveva veramente avuto un incontro ravvicinato.


L'immagine è solo indicativa.

martedì 15 agosto 2023

1965 – STENALEES (CORNOVAGLIA)




Joan Vincent non ricorda né il giorno né il mese, inizia il suo racconto con la frase: una sera del 1965. L’intervista fu a cura del quotidiano Cornish Guardian.
Al momento dell'avvistamento, Joan abitava a Stenalees, una zona rurale della Cornovaglia. Era sera tardi e stava tornando a casa insieme a Roy, suo marito, praticando strade di campagna in gran parte deserte. Erano in viaggio da circa quindici minuti quando, all'improvviso, fu come se fuori si fosse accesa una luce. Per miglia e miglia la campagna circostante era illuminata a giorno, tale era la luminosità. Mentre esaminavano l'ambiente circostante, continuando il loro viaggio, Joan notò un oggetto trasparente a forma di cupola che sembrava essere sospeso sopra una siepe in un campo vicino. Joan spiegherà trent'anni dopo che la siepe era così fitta che non sapeva se fosse sospeso o appoggiato sull'erba. Quel che è certo è che quella luce proveniva proprio dall’oggetto. Stimarono che la navetta fosse lunga tra i cinquanta e i settanta piedi e alta circa quaranta. Joan affermò che la cupola era perfettamente trasparente, come il vetro, tanto che poté scorgervi all’interno dei grandi pannelli dotati di quadranti. Il bordo dell’oggetto, invece, appariva più solido, quasi metallico. Era di colore grigioverde e mostrava diversi oblò. La coppia rimase immobile, fissando il fenomeno per quelli che a loro sembrarono diversi minuti. In realtà, tutto durò solo trenta secondi. L'area che stavano attraversando aveva la reputazione di essere un luogo in cui si potevano vedere i "dischi volanti". Molti studenti tenevano veglie notturne nella speranza di poterne vedere uno e questo i Vincent lo sapevano bene. Pertanto non rimasero particolarmente turbati dall’avvistamento, ma Joan era, comunque, in apprensione ed esortò suo marito ad andar via da lì.
Roy premette sull'acceleratore e così si allontanarono velocemente dal posto.
Una volta a casa, adottarono un approccio molto professionale: si recarono in stanze separate e disegnarono l'oggetto che avevano appena visto e una volta fatto, confrontarono gli schizzi. Non sorprende che rappresentassero lo stesso oggetto. Sebbene non sapessero spiegare cosa fosse, potevano almeno escludere che fossero rimasti vittima di una sorta di allucinazione. Tuttavia, decisero di non divulgare gli avvenimenti a cui avevano assistito. In realtà, la faccenda fu rivelata, ma solo a suo figlio e a sua madre che, purtroppo, morirono entrambi prima che la coppia rilasciasse l’intervista. Sfortuna volle che non fossero mai rintracciati altri testimoni. Quindi quella dei coniugi Vincent è l’unica testimonianza riscontrabile del fenomeno.
I Vincent tornarono al campo il giorno seguente, ma non vi trovarono alcun elemento di prova che confermasse ciò che avevano visto. Questo rafforzò in loro la loro convinzione di non divulgare i fatti.
Per inciso, il campo in cui avvenne l'avvistamento ora è un deposito industriale e anche la strada dalla quale i Vincent scorsero l’oggetto dalla loro macchina non esiste più, poiché fu deviata a causa dello sviluppo edilizio dei decenni successivi.

domenica 13 agosto 2023

30 LUGLIO 1952 – W. GERMANIA


Durante un volo di addestramento sulla Germania Ovest, il trenta luglio 1952, il sergente pilota Roland Hughes notò un "disco scintillante, argentato e metallico" che si avvicinava al suo aereo a grande velocità. Avrebbe quindi volato a fianco del suo De Havilland Vampire per un momento, prima di superarlo, allontanandosi a un’incredibile velocità. Hughes non aveva mai visto niente di simile e neanche il personale a terra che monitorava, con i radar della RAF, l'oggetto misterioso che appariva sugli schermi. Anche loro avrebbero riferito che le velocità “era di gran lunga superiore a qualsiasi aereo conosciuto”. La navicella era così brillante “da assomigliare a una luce argentata". Sembrava fatta con un foglio di alluminio senza grinze, non si notavano oblò e neanche giunzioni: la carena era un pezzo unico. l'intera superficie era assolutamente liscia e senza soluzione di continuità, altamente riflettente e dall'aspetto decisamente metallico. Il diametro del disco fu valutato in circa cento piedi. Hughes, una volta a terra, avrebbe segnalato l'avvistamento facendo rapporto al suo ufficiale superiore, Duncan Sandys che, stando ai fascicoli dell'epoca, poi resi pubblici, prese la cosa molto sul serio, tanto che a Hughes fu orinato di partecipare a una riunione presieduta dal Ministro per l'aviazione.
Quando, infine, il rapporto arrivò sulla scrivania del Segretario alla Difesa, conteneva una sorta di avvertimento: per dirla in breve, asseriva che sarebbe stato "sconsiderato" archiviare tali avvistamenti senza effettuare ulteriori indagini.
Hughes, da parte sua, non ha mai parlato molto dell'incontro, ma quel poco che disse gli valse l’appellativo di Saucer Sam, nick affibbiatogli dai suoi colleghi piloti.

sabato 12 agosto 2023

9 DICEMBRE 1965 - KECKSBURG (PENNSYLVANIA)



Il nove dicembre 1965 è una data che rimarrà impressa nella memoria degli abitanti di Kecksburg. Nel tardo pomeriggio, proprio mentre si stava facendo buio, molti testimoni osservarono, in direzione della vicina città di Pittsburgh, un brillante oggetto infuocato cadere dal cielo. Dopo che ebbe sorvolato l'area metropolitana, le stazioni radio e TV diedero la notizia dell'avvistamento. Si seppe poi che l'oggetto era caduto in un'area boscosa vicino alla comunità di Mount Pleasant Township, di Kecksburg, nella contea di Westmoreland. Durante la serata, centinaia di curiosi si recarono in quella zona per cercare e vedere l'oggetto caduto. Anche gli inviati di giornali, radio e TV della zona arrivarono a Kecksburg per determinare cosa fosse successo. Quella sera le strade intorno al sito dell’atterraggio furono transennate e fu vietato l’accesso nei boschi dove si presumeva fosse caduto l'oggetto. Tuttavia, alcune persone erano andate nel bosco subito dopo l’avvistamento del bolide e avevano scoperto, semisepolto nel terreno, un oggetto metallico a forma di ghianda con su impressi strani simboli che facevano pensare a una forma di scrittura. Fu anche visto, a tarda notte, un camion militare, dotato di rimorchio a pianale piatto che trasportava un oggetto coperto da un telo, lasciare l'area. Anni dopo si apprese che l'oggetto fu portato inizialmente alla base aeronautica di Lockbourne vicino a Columbus, Ohio. Dopo una breve sosta nella base, il camion e il suo carico proseguirono fino alla base aeronautica di Wright-Patterson.
Nulla si sa di questo oggetto e sulla sua natura vengono riportate le più disparate teorie. Qualcuno ha fatto notare come la sua forma lo faccia assomigliare alla famosa Die Glocke (Cfr. die glocke: arma o macchina del tempo?)



Vi furono numerosi testimoni per questo incidente, alcuni sono ancora in vita e possono riferire ciò che hanno visto. Un uomo, che poté osservare l'oggetto nel cielo, quel giorno del 1965, riferì che lo aveva visto passare sulla sua fattoria, non lontano da Pittsburgh. Disse che quel giorno, mentre giocava, guardò in alto e lo vide. Non sembrava essere così in alto e stava scendendo, non cadendo. Lo colpì il fatto che "si muoveva lentamente, come se scivolasse". Entrò in casa e raccontò alla sua famiglia quello che aveva visto. Quella sera guardarono il telegiornale locale sulla loro TV in bianco e nero e c'era un notiziario sull'area di Kecksburg riguardante l'oggetto caduto lì vicino. Il testimone ricorda di aver visto immagini di persone che si muovevano nel bosco, di personale armato e di individui che recintavano il luogo con del nastro, in modo da tenere fuori i curiosi. Un altro testimone, che ricorda bene gli eventi di quella notte, è Robert Gatty, che all'epoca era reporter per il Greensburg Tribune-Review. Gatty ha recentemente scritto della sua esperienza di quella notte sul suo blog.

venerdì 11 agosto 2023

NOVEMBRE 2004 – IN VOLO SUL PACIFICO



Gli ufficiali della Marina statunitense, David Fravor e Jim Slaight, ai comandi di un caccia F/A-18 Super Hornet, erano in missione di addestramento sul Pacifico, a circa 160 chilometri dalla costa Californiana, quando ricevettero un messaggio radio. Un ufficiale della U.S.S. Princeton gli chiese se avevano armi a bordo. Due CATM-9, rispose Fravor, riferendosi ai missili da addestramento (con motore a razzo ma con testata inerte, oppure, come nel nostro caso, senza neanche il motore) che non potevano essere lanciati. Chiaramente, era un volo da addestramento e nessuno si aspettava una minaccia al largo delle coste della California.
- Bene – disse l’operatore - abbiamo un vettore per te.
La U.S.S. Princeton seguiva con un certo interesse, già da due settimane, uno strano contatto. Il radar segnalava diversi 'oggetti' che apparivano improvvisamente ad alta quota (24.000 m.) e sparivano altrettanto rapidamente. Così, mandarono il caccia ad intercettarli. Fravor e Slaight, quindi, si misero alla ricerca dell'oggetto volante non identificato. Non vedevano ancora nulla quando il controllo li informò che erano in posizione, neanche il radar dell'F-18 segnalava alcun bersaglio. Poi, Fravor vide, in basso, un oggetto ovale che lasciava dietro di sé una scia. L'oggetto misurava circa dodici metri e volava su e giù in modo irregolare. Aveva un aspetto biancastro che ricordava la schiuma o l'acqua bollente. Cauto, l'equipaggio del cacciabombardiere iniziò una discesa poco accentuata, dirigendosi verso l'oggetto. Ma, la “cosa” prima iniziò a salire verso di loro poi, abbandonata questa traiettoria, accelerando in modo repentino, seminò il veloce caccia a reazione.
Subito dopo aver perso il contatto, la U.S.S. Princeton diede loro un nuovo punto d'ingaggio: il cap point (in gergo aeronautico) era a quasi cento chilometri di distanza. Secondo Fravor, l'oggetto aveva impiegato meno di un minuto per percorrere quei cento chilometri! Quando raggiunsero il punto, non c'era più traccia dell'UFO. Fravor e Slaight non poterono far altro che tornare alla loro portaerei, la U.S.S. Nimitz. Secondo quanto affermò il pilota, i loro superiori non aprirono alcuna inchiesta su quanto accaduto, tuttavia gli altri piloti iniziarono a deriderlo quando seppero dello strano incontro. Quando qualcuno gli chiese cosa avesse visto quel giorno, Fravor rispose: - Non ne ho idea. Non aveva piume, ali o rotori ed era molto più veloce del nostro jet – poi aggiunse – qualunque cosa fosse, vorrei tanto averne uno.

domenica 6 agosto 2023

CHIEDO SCUSA, MA NON RIESCO PIU' A SCRIVERE


Ho perso mia moglie due mesi fa, dopo nemmeno otto settimane di malattia. Malattia che gli fu diagnosticata quasi per caso e annunciata con leggerezza, come se fosse una semplice unghia incarnita. Ma io ho visto con i miei occhi il trasformarsi di quella donna forte in una bambina impaurita eppure dignitosa. Aveva, avrà per sempre, 64 anni. Una vita di lavoro, di fatica, di sacrificio, solo per accudire me e creare un futuro migliore ai figli che, ormai, sono grandi, ma per lei sempre dei bambini.
Ho cercato l’aiuto di un Dio latitante, ma avrei fatto ogni cosa per salvarla: le ho sempre detto che sarebbe guarita. Ora mi sento in colpa per non aver mantenuto la promessa. Ma io ci credevo, io credevo che si sarebbe salvata, che questa era solo l’ennesima sciagura e che, come le altre, l’avremmo poi superata.
Sono stato con lei fino all'ultimo respiro, all'ultimo battito, incredulo. Non avrei mai voluto lasciarla andare, ma soffriva tanto.
Dopo aver passato il primo mese dalla sua morte nella totale negazione della cosa (non potevo nemmeno pensare a quello che era successo per non impazzire) ora, mi ritrovo con una montagna crollata addosso. Non riesco più a fare nulla. Non c’è nulla che possa riempire quel vuoto. Faccio di tutto per non farmi vedere a piangere ma, a volte, il dolore è più forte di me.
Mi rendo conto della sciocchezza della cosa, ma continuo a cercare un modo per farla tornare in vita, come se esistesse una magia così potente da riportarmela.
Sono tormentato dal pensiero di quello che avremmo desiderato fare in futuro (ero appena andato in pensione) e che non si potrà più fare. Ma, soprattutto, tormentato dal pensiero che lei non ci sarà più nei momenti difficili né in quelli belli della mia vita.
Mi sento come se avessi una voragine, un vuoto nel petto, un peso sul cuore e io, sinceramente, non riesco più a fare nulla.