Gli Indiani d’America, ovvero i nativi del
continente americano, sono stati quasi totalmente sterminati a causa di una
vera e propria pulizia etnica iniziata con la colonizzazione dell’America.
Quelli che sopravvissero, furono “confinati” nelle riserve in condizioni ai
limiti della decenza umana.
Un popolo, quello degli indiani d’America, pieno di
tradizioni secolari, di cui alcune sono giunte fino ai giorni nostri. Molte
sono state tramandate come racconti, altre conosciute grazie alla conservazione
di antiche documentazioni scampate alla devastazione perpetrata dai
conquistatori spagnoli.
I nativi avevano (e hanno) una conoscenza del
nostro pianeta e dei suoi legami con l’Universo, diversa e in un certo qual
modo, più ampia di quella che il mondo occidentale comunemente considera. La
Terra è considerata un vero e proprio essere vivente: la Madre Terra che ci
ospita e ci nutre, fornendoci tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Tutto ciò che
esiste, nelle sue varie forme, è vivo: ha una sua “essenza vitale”, un suo
spirito. Un’energia pensante sottende tutto ciò che esiste nell’Universo: è “Il
Grande Spirito”, da cui deriva ogni cosa che vediamo e che conosciamo secondo i
nostri sensi.
Conseguentemente, a questa visione dell’Universo,
anche le stelle e i pianeti hanno un ruolo di prim’ordine nella loro cultura
(basti pensare al calendario dei Maia). Sui loro spostamenti si basavano i
cicli stagionali e decisioni importanti, inerenti i diversi aspetti della vita.
Nelle loro tradizioni vi sono molti riferimenti a esseri
semidivini o a fratelli provenienti dalle Stelle.
Gli indiani Hopi, stanziati nel New Messico,
parlano dei Katchinas (Cfr. Katchinas)
un popolo conosciuto come “I MAESTRI DELLA
STELLA BLU”. Descritti come dei civilizzatori venuti dalle stelle in un
tempo remoto (per i Pellerossa: “IL TEMPO DELLA
CREAZIONE”), per donare la civiltà, attraverso messaggi. Messaggi ancora
oggi narrati in canti e rituali.
Da ricordare, i cerimoniali dedicati alla Donna
Bisonte Bianco (Cfr. Ptesan Win)
probabilmente un membro dei Katchinas. L’Utilizzo dell’abito bianco nelle
cerimonie di diverse tribù indiane, è legato proprio al culto di Donna Bisonte
Bianco.
Un altro culto diffuso tra diverse tribù indiane
come i Sioux e gli Hopi, è quello della “danza della tartaruga”. Considerata
tra le danze più sacre, viene svolta durante ogni solstizio d’Inverno. La
tartaruga è considerato un animale sacro, poiché legato a un culto ancestrale,
che si rifà al mezzo (l’astronave) attraverso cui i Katchinas arrivarono sulla
Terra.
In California, la “Death Valley”
è chiamata dagli indiani Navajo, Tomescha, “Terra Fiammeggiante”. Secondo le
loro tradizioni, Tomescha è abitata dagli Hav-Musuvs, celati nel sottosuolo,
sin da quando la Terra era giovane. Essi viaggiano a bordo di “canoe volanti”
che, mentre si muovono, emettono un lieve suono ronzante e possono buttarsi in
picchiata come “solo un’aquila sa fare”.
Suggestivi sono anche i collegamenti e le analogie
tra antiche memorie degli Apache, con tradizioni e divinità di altre civiltà
antiche situate dall’altro capo del Pianeta, come ha testimoniato l’etnologo
Taylor-Hansen. Il ricercatore, dopo aver assistito a una cerimonia degli
Apache, in Arizona, mostrò loro delle fotografie di dipinti egizi. A un certo
punto alcuni di quegli indiani riconobbero in quei dipinti una loro divinità,
“Il Signore della Fiamma”, che avevano celebrato proprio durante la danza
rituale.
La sorpresa fu che quella divinità, viveva nei
ricordi degli Apache con lo sesso nome del corrispettivo dio egizio. Ovvero,
“Amon-Ra” (Cfr. Star Elder)
L’etnologo iniziò a parlare di Tiahuanaco e gli
indiani la identificarono come la capitale di un leggendario impero del
passato. Descrissero anche, senza averla mai vista, la statua di un Dio bianco,
barbuto (Cfr. Schwerta) che stringe in ogni mano una spada. Gli indiani
aggiunsero nella loro descrizione, che lì dove si alza la statua, era l luogo
della loro origine.
Da questi racconti si può evincere una storia
comune collega le tradizioni di differenti popoli in ogni angolo del Globo.
Un ragazzo Cherokee raccontò allo scrittore Enzo
Braschi della radice linguistica proveniente da un linguaggio antico chiamato
Elati, detto anche linguaggio degli “Antenati” o “linguaggio delle stelle”. Consiste
in suoni crescenti e decrescenti, che vengono pronunciati senza quasi mai
muovere la bocca. È un suono gutturale, ma dotato di una musicalità e una
bellezza particolari. Il ragazzo aggiunse che, più che di parole, si trattava
di “suoni di potere” che racchiudono una forte energia spirituale. Un
linguaggio che i loro vecchi consideravano provenire da “lassù”: indicò il
cielo. Oggi è parlato solo da alcuni ottantenni. Secondo le loro tradizioni i
Cherokee arrivarono sulla Terra 250.000 anni fa dalle Pleiadi, che nella loro
lingua vuole dire, appunto, “Antenati”. L’uomo non discende dalla scimmia,
concluse, ma dal “popolo delle stelle”.
Questo antico linguaggio, “Elati”, dei Cherokee,
che si esprime con dei suoni gutturali, a detta del ricercatore Carlo Litta, trova
corrispondenze, ai giorni nostri, nelle testimonianze di persone che hanno
avuto dei contatti ravvicinati con Esseri di altri mondi. Il modo in cui questi
visitatori si sono espressi, era caratterizzato da suoni “gutturali” e da un
movimento minimo della bocca. I testimoni hanno parlato di esseri alti che
indossavano una tuta molto aderente di colore blu. Avevano capelli biondi che
terminavano con una frangetta sulla fronte.
Ancora oggi, le aree degli Stati Uniti dove sono
presenti riserve indiane sono tra le più calde per quanto riguarda gli
avvistamenti UFO. Come, per esempio, nei
pressi della riserva degli “Indiani Yakima” situata nella zona meridionale
dello stato di Whashinton. Anche la zona conosciuta come “Four Corners” è
considerata una sorta di “Stargate” per via degli UFO, famosa, perché il centro
di questa zona è l’unico punto del territorio statunitense dove quattro Stati
si toccano: Arizona, Colorado, New Mexico, e Utah (precisamente l’intersezione
tra le frontiere di questi Stati avviene tra il 37° parallelo nord e il 109°
meridiano ovest).
A quanto pare gli Indiani d’America, come tante
altre civiltà del passato, ne sanno più di noi riguardo agli incontri
ravvicinati con Esseri Extraterrestri.
Gli Indiani d’America, come tante altre civiltà del passato, ne sanno più di noi riguardo agli incontri ravvicinati con Esseri Extraterrestri.
RispondiEliminaQuando ad essere tramandata è una tradizione orale e non scritta, paradossalmente, ci sono maggiori garanzie di verità sui fatti raccontati.
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