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sabato 14 marzo 2020

FRATELLI PROVENIENTI DALLE STELLE


Gli Indiani d’America, ovvero i nativi del continente americano, sono stati quasi totalmente sterminati a causa di una vera e propria pulizia etnica iniziata con la colonizzazione dell’America. Quelli che sopravvissero, furono “confinati” nelle riserve in condizioni ai limiti della decenza umana.
Un popolo, quello degli indiani d’America, pieno di tradizioni secolari, di cui alcune sono giunte fino ai giorni nostri. Molte sono state tramandate come racconti, altre conosciute grazie alla conservazione di antiche documentazioni scampate alla devastazione perpetrata dai conquistatori spagnoli.
I nativi avevano (e hanno) una conoscenza del nostro pianeta e dei suoi legami con l’Universo, diversa e in un certo qual modo, più ampia di quella che il mondo occidentale comunemente considera. La Terra è considerata un vero e proprio essere vivente: la Madre Terra che ci ospita e ci nutre, fornendoci tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Tutto ciò che esiste, nelle sue varie forme, è vivo: ha una sua “essenza vitale”, un suo spirito. Un’energia pensante sottende tutto ciò che esiste nell’Universo: è “Il Grande Spirito”, da cui deriva ogni cosa che vediamo e che conosciamo secondo i nostri sensi.
Conseguentemente, a questa visione dell’Universo, anche le stelle e i pianeti hanno un ruolo di prim’ordine nella loro cultura (basti pensare al calendario dei Maia). Sui loro spostamenti si basavano i cicli stagionali e decisioni importanti, inerenti i diversi aspetti della vita.
 
 
Nelle loro tradizioni vi sono molti riferimenti a esseri semidivini o a fratelli provenienti dalle Stelle.
Gli indiani Hopi, stanziati nel New Messico, parlano dei Katchinas (Cfr. Katchinas) un popolo conosciuto come “I MAESTRI DELLA STELLA BLU”. Descritti come dei civilizzatori venuti dalle stelle in un tempo remoto (per i Pellerossa: “IL TEMPO DELLA CREAZIONE”), per donare la civiltà, attraverso messaggi. Messaggi ancora oggi narrati in canti e rituali.
Da ricordare, i cerimoniali dedicati alla Donna Bisonte Bianco (Cfr. Ptesan Win) probabilmente un membro dei Katchinas. L’Utilizzo dell’abito bianco nelle cerimonie di diverse tribù indiane, è legato proprio al culto di Donna Bisonte Bianco.
Un altro culto diffuso tra diverse tribù indiane come i Sioux e gli Hopi, è quello della “danza della tartaruga”. Considerata tra le danze più sacre, viene svolta durante ogni solstizio d’Inverno. La tartaruga è considerato un animale sacro, poiché legato a un culto ancestrale, che si rifà al mezzo (l’astronave) attraverso cui i Katchinas arrivarono sulla Terra.
 
 
In California, la “Death Valley” è chiamata dagli indiani Navajo, Tomescha, “Terra Fiammeggiante”. Secondo le loro tradizioni, Tomescha è abitata dagli Hav-Musuvs, celati nel sottosuolo, sin da quando la Terra era giovane. Essi viaggiano a bordo di “canoe volanti” che, mentre si muovono, emettono un lieve suono ronzante e possono buttarsi in picchiata come “solo un’aquila sa fare”.
Suggestivi sono anche i collegamenti e le analogie tra antiche memorie degli Apache, con tradizioni e divinità di altre civiltà antiche situate dall’altro capo del Pianeta, come ha testimoniato l’etnologo Taylor-Hansen. Il ricercatore, dopo aver assistito a una cerimonia degli Apache, in Arizona, mostrò loro delle fotografie di dipinti egizi. A un certo punto alcuni di quegli indiani riconobbero in quei dipinti una loro divinità, “Il Signore della Fiamma”, che avevano celebrato proprio durante la danza rituale.
La sorpresa fu che quella divinità, viveva nei ricordi degli Apache con lo sesso nome del corrispettivo dio egizio. Ovvero, “Amon-Ra” (Cfr. Star Elder)
L’etnologo iniziò a parlare di Tiahuanaco e gli indiani la identificarono come la capitale di un leggendario impero del passato. Descrissero anche, senza averla mai vista, la statua di un Dio bianco, barbuto (Cfr. Schwerta) che stringe in ogni mano una spada. Gli indiani aggiunsero nella loro descrizione, che lì dove si alza la statua, era l luogo della loro origine.
Da questi racconti si può evincere una storia comune collega le tradizioni di differenti popoli in ogni angolo del Globo.
 
 
 
Un ragazzo Cherokee raccontò allo scrittore Enzo Braschi della radice linguistica proveniente da un linguaggio antico chiamato Elati, detto anche linguaggio degli “Antenati” o “linguaggio delle stelle”. Consiste in suoni crescenti e decrescenti, che vengono pronunciati senza quasi mai muovere la bocca. È un suono gutturale, ma dotato di una musicalità e una bellezza particolari. Il ragazzo aggiunse che, più che di parole, si trattava di “suoni di potere” che racchiudono una forte energia spirituale. Un linguaggio che i loro vecchi consideravano provenire da “lassù”: indicò il cielo. Oggi è parlato solo da alcuni ottantenni. Secondo le loro tradizioni i Cherokee arrivarono sulla Terra 250.000 anni fa dalle Pleiadi, che nella loro lingua vuole dire, appunto, “Antenati”. L’uomo non discende dalla scimmia, concluse, ma dal “popolo delle stelle”.
Questo antico linguaggio, “Elati”, dei Cherokee, che si esprime con dei suoni gutturali, a detta del ricercatore Carlo Litta, trova corrispondenze, ai giorni nostri, nelle testimonianze di persone che hanno avuto dei contatti ravvicinati con Esseri di altri mondi. Il modo in cui questi visitatori si sono espressi, era caratterizzato da suoni “gutturali” e da un movimento minimo della bocca. I testimoni hanno parlato di esseri alti che indossavano una tuta molto aderente di colore blu. Avevano capelli biondi che terminavano con una frangetta sulla fronte.
 
 
Ancora oggi, le aree degli Stati Uniti dove sono presenti riserve indiane sono tra le più calde per quanto riguarda gli avvistamenti UFO. Come, per esempio,  nei pressi della riserva degli “Indiani Yakima” situata nella zona meridionale dello stato di Whashinton. Anche la zona conosciuta come “Four Corners” è considerata una sorta di “Stargate” per via degli UFO, famosa, perché il centro di questa zona è l’unico punto del territorio statunitense dove quattro Stati si toccano: Arizona, Colorado, New Mexico, e Utah (precisamente l’intersezione tra le frontiere di questi Stati avviene tra il 37° parallelo nord e il 109° meridiano ovest).
A quanto pare gli Indiani d’America, come tante altre civiltà del passato, ne sanno più di noi riguardo agli incontri ravvicinati con Esseri Extraterrestri.

2 commenti:

  1. Gli Indiani d’America, come tante altre civiltà del passato, ne sanno più di noi riguardo agli incontri ravvicinati con Esseri Extraterrestri.

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  2. Quando ad essere tramandata è una tradizione orale e non scritta, paradossalmente, ci sono maggiori garanzie di verità sui fatti raccontati.

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