No, non si tratta dell’ennesimo caso Ufologico,
bensì di un farmaco innovativo per una malattia rara. Un farmaco che ha tutte
le carte in regola per tentare un bel colpo finanziario. In soli due anni,
ricavi per 2,61 miliardi di dollari, a fronte di un investimento di 648
milioni. Ogni dollaro ha già reso quattro volte tanto.
Sono queste le cifre da tenere a mente quando si
parla di Spinraza, l’unica terapia al momento disponibile in Italia per curare
l’atrofia muscolare spinale (SMA). L’altra terapia esistente (Zolgensma) non è
infatti ancora disponibile qui da noi. Una differenza tra costi e ricavi di
quasi due miliardi, che si è riusciti a calcolare grazie all’analisi
comparativa dei bilanci delle due società, Biogen e Ionis, la cui
collaborazione ha consentito a Spinraza di arrivare sul mercato. Un prezzo
esagerato.
Il prezzo ufficiale per una sola fiala di Spinraza,
in Italia, è stato fissato la bellezza di 70.000 euro più Iva! Il prezzo, chiaramente, non è
quello che il Servizio sanitario nazionale (Ssn) paga effettivamente, ma la
base d’asta per la negoziazione. Il prezzo concordato è coperto da
riservatezza.
Tuttavia, sulla base di informazioni raccolte da
più fonti, si può affermare che per ogni paziente il Ssn spende all’anno tra i
210.000 e i 280.000 euro (a seconda delle dosi necessarie).
I brevetti europei di Biogen su Spinraza scadono
nel 2026, ma già nel primo anno (2017) di commercializzazione del farmaco
l’azienda farmaceutica ha recuperato pienamente quanto investito.
Il prezzo richiesto è talmente eccessivo da risultare
iniquo. A questo si aggiunga che per Biogen si è trattato di un investimento
dai rischi limitati, dato che non ha né scoperto né sviluppato il farmaco.
Infatti gran parte dei rischi è rimasta contrattualmente in capo a un’altra
società, remunerata al raggiungimento di obiettivi prefissati. Si tratta
dell’azienda farmaceutica Ionis, la stessa che ha portato avanti le sperimentazioni
della molecola di base (nusinersen) fino a cederne i diritti a Biogen. Tra
l’altro, una molecola scoperta non nei propri laboratori, ma in quelli
dell’Università del Massachusetts.
Il prezzo esorbitante dei farmaci innovativi è un tema
che coinvolge tutti noi. E gli effetti negativi li subirà anche chi nel corso
della propria vita, fortunatamente, non avrà mai bisogno di questi trattamenti.
Infatti, per poter far fronte a spese sempre più elevate e per un numero
crescente di farmaci di nuova generazione, lo Stato deve spostare risorse da
aree altrettanto utili e che coinvolgono platee molto più estese di malati. E
se le cose dovessero continuare di questo passo, a rischio è la sostenibilità
dell’intero sistema sanitario pubblico. Con conseguente privatizzazione di
certi settori, come in maniera strisciante sta già avvenendo (per altri motivi)
nei campi della diagnostica e della specialistica.
Sono in particolare i farmaci oncologici, in
costante crescita, la principale causa di sfondamento cronico del tetto di spesa
farmaceutica. Ma si tratta sempre di soldi che provengono dalla fiscalità
generale, cioè dalle nostre tasche.
Il prezzo esorbitante dei farmaci innovativi è un tema che coinvolge tutti noi. E gli effetti negativi li subirà anche chi nel corso della propria vita, fortunatamente, non avrà mai bisogno di questi trattamenti. Infatti, per poter far fronte a spese sempre più elevate e per un numero crescente di farmaci di nuova generazione, lo Stato deve spostare risorse da aree altrettanto utili e che coinvolgono platee molto più estese di malati. E se le cose dovessero continuare di questo passo, a rischio è la sostenibilità dell’intero sistema sanitario pubblico.
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