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lunedì 19 agosto 2019

LE STREGHE


Poteva capitare a chiunque e infatti capitò a milioni di donne in tutta Europa, bruciate vive perché troppo libere intellettualmente e sessualmente. Pensate che in tre secoli alcuni storici hanno stimato che furono sterminati nove milioni di streghe, l’80% delle quali erano donne o addirittura bambine.
Molte personalità famose caddero vittime dell’Inquisizione. La più nota è senza dubbio Giovanna d’Arco, la pastorella che assunse il comando dell’esercito, salvò la Francia dall’invasione nemica e rimise in trono il legittimo sovrano. Fu però accusata di stregoneria ed eresia perché indossava i pantaloni e cavalcava come un uomo, quindi, fu bruciata viva. Oggi la stessa Chiesa che la condannò l’ha resa santa.
A dire il vero, sia uomo che donna, oggi come allora, chiunque usa la testa costituisce una minaccia alla ricchezza e al potere di una minoranza di privilegiati e va quindi eliminato.
 
 
Tra il XV e il XVIII secolo furono celebrati in tutta Europa, oltre 100.000 processi. Numeri impressionanti, confermati da esempi drammatici: alla fine del 1500, nel principato tedesco di Eichstatt, in un solo anno 274 persone furono condannate per stregoneria. Nella contea di Quedllimburg, addirittura 133 persone in un solo giorno. Una vera e propria persecuzione che raggiunge il parossismo in paesi come la Germania, i Paesi Bassi, l’Inghilterra, la Francia settentrionale e la Svezia; ove si consumarono gli episodi più efferati.
In Italia e in Spagna, invece, la furia inquisitrice preferiva accanirsi contro gli eretici, i musulmani e gli ebrei. Ma, all’inizio del XVI secolo, anche l’Italia ebbe i suoi roghi per stregoneria: 165 donne furono processate in val Camonica tra il 1518 e il 1521 (65 furono bruciate); a Bologna, nel 1523 furono celebrati 60 processi e 10 imputate finirono sul rogo. Il triste primato di oltre 1000 procedimenti tra il 1519 e il 1522 va alla città di Como.
L’atteggiamento dell’inquisitore nei confronti della stregoneria era paragonabile a quello che potrebbe avere un medico nei confronti di una  malattia infettiva e molto contagiosa. La “cura” era immediata e definitiva: il rogo. Furono secoli di terrore con poche voci di dissenso. Come quella di Frederich Spee, padre gesuita, che nel 1600 scrisse: 


“Le accompagnavo al rogo: erano tutte condannate, mentre io sapevo che erano tutte innocenti. E poteva capitare a chiunque”.

 
Le vittime venivano accompagnate dalla folla, a partire dal carcere, fino alla piazza principale dove era stato preparato il rogo. Agli eretici e alle streghe veniva proposto l’atto di fede: la vittima, fatta salire sulle cataste di legno, veniva legata al palo mentre si ordinava al boia di appiccare il fuoco. Se il condannato si pentiva, otteneva il “privilegio” di venire strangolato prima di essere arso vivo tra le fiamme.
In realtà, la morte veniva provocata non dal fuoco, bensì dall’asfissia, prodotta dai fumi stracarichi di gas e prodotti dalla combustione. Ora, qualche devoto si chiederà come mai proprio la Chiesa ricorresse a simili crudeltà. La risposta è che, 500 anni fa, tale azione era considerata crudele ma necessaria e tanti ecclesiastici, durante questi secoli bui, pensavano davvero che questi rimedi sarebbero riusciti a salvare il mondo dall’invasione del Maligno.
 
 
Ma chi erano le streghe?
Anche se esiste una letteratura che ne fa delle vere e proprie eroine, consapevoli dei loro diritti e in opposizione a una cultura religiosa che le voleva sottomesse, in realtà non avevano nulla di così epico. In generale erano donne del popolo, donne marginali che lavoravano nella marginalità. Non adoravano Satana, ricorrevano piuttosto al demonio per ottenere vantaggi. Alcune agivano nell’illegalità, per ottenere aborti, filtri d’amore, malocchi. Ma c’erano anche donne che assistevano ai parti, levatrici che conoscevano i poteri curativi delle erbe, per tradizione millenaria.
Tanti processi furono condotti contro donne giovanissime o molto anziane, sostiene lo scrittore Valerio Evangelisti. Delle prime si temeva l’avvenenza e le forme provocanti e tentatrici, delle altre la decadenza, il declino sessuale. Senza contare il “Malleus maleficarum”, che chiamava le donne “femine”, da fe-minus. Un modo come un altro per dimostrare che le donne avevano meno fede degli uomini ed erano, per natura, portate alla lascività, alle pratiche occulte vietate e alla terribile magia nera.
Il “Malleus maleficarum”, detto anche “Martello delle streghe“, fu pubblicato su mandato specifico del Papa Innocenzo VIII nel 1486 da Kramer e Sprenger, due Inquisitori domenicani dell’Alsazia. Kramer e Sprenger descrissero attentamente il modo di vivere delle streghe, tratto dalle tradizioni popolari e dalle confessioni (rese sotto tortura). Quanto scritto nel “Malleus maleficarum” convinse la gente comune dell’esistenza di un vero pericolo. E così, attraverso la stampa, i libri, i sermoni, le caratteristiche della strega furono standardizzate e descritte in modo inequivocabile.
 

 
 
La magia e la stregoneria sono parte di una religione millenaria che risale all’età della pietra, l’epoca in cui gli uomini primitivi praticavano culti pagani per ottenere il favore delle divinità. I riti propiziatori indoeuropei delle prime civiltà, legati all’abbondanza, alla fertilità e alla prosperità dei raccolti, mescolavano il naturale al sovrannaturale: in queste cerimonie le donne venivano a contatto con gli spiriti dei boschi, dell’acqua, delle piante per ottenere fertilità, forza e salute.
Il termine strega cominciò a essere usato solo alla fine del 1300. A Milano, verso il 1390, ci fu un processo che vide come protagoniste delle “malefiche”, accusate di essere al servizio non di Satana, ma di una divinità pagana, chiamata Apulia. A quell’epoca la magia era ancora un termine impreciso. Si conoscevano 18 tipi di magia, di cui solo 1 negativo ed era quello che presumeva l’invocazione del demonio. Nei secoli precedenti i processi erano stati per lo più casi sporadici: ma dalla fine del Medioevo, per circa due secoli, iniziò la lotta contro quelle che venivano considerate “forze del maligno”.
Perché proprio allora?
In quel periodo, il mondo stava cambiano velocemente. Le città crescevano a dismisura e fiorivano i commerci, che stavano sostituendo le antiche attività contadine. Le mura fortificate delle città non erano, però, un baluardo capace di tenere a bada ogni pericolo. L’ordine razionale del mondo e l’armonia religiosa, tipiche del Medioevo, si erano ormai spaccate: con la riforma luterana e quella calvinista, la perdita di potere della Chiesa e l’instabilità economica e sociale provocarono  paura e incertezza che avevano bisogno di trovare un colpevole. La Chiesa, dotata di specifici tribunali, dovette dare una risposta alla paura dell’ignoto: le streghe diventarono il capro espiatorio di ogni problema.
L’Inquisizione non iniziò subito a occuparsi della stregoneria. In principio questo tribunale della Chiesa aveva il compito di vigilare sulle questioni di fede e difendere il dogma cristiano dalle eresie che ne minavano la solidità. Ma all’inizio del XVI secolo, grazie a una bolla papale di Innocenzo VIII, questi stessi tribunali vennero incaricati di lottare contro la piaga dilagante della stregoneria, che prima veniva contrastata in maniera sommaria e senza regole precise.
Le streghe vennero così definite “discepole del diavolo” e per fermare la loro opera “immonda” si poteva ricorrere a mezzi estremamente crudeli. Per ottenere la confessione di colpevolezza e di commerci con il maligno, venivano usate specifiche forme di tortura. Una pratica non solo tollerata dalla Chiesa, ma addirittura incoraggiata, dato che permetteva di arrivare in modo più rapido alla “verità” e allo stesso tempo, diminuiva i tempi di detenzione e i costi delle cause. I poteri speciali degli Inquisitori, poi, non lasciarono indifferenti prìncipi e regnanti, i quali cercarono di volgerli a proprio vantaggio. Si strinsero saldi legami tra l’Inquisizione ecclesiastica e gli Stati, che approfittarono di una temibile macchina repressiva, senza doversene assumere la responsabilità. In Francia, Germania e Spagna i tribunali secolari (comunque presieduti da figure religiose) si sostituirono via via all’Inquisizione religiosa, organizzando processi di una crudeltà inaudita e senza alcuna garanzia per gli imputati. Dal 1257 al 1816 l’Inquisizione torturò e bruciò sul rogo milioni di persone, tutte innocenti. Erano accusate di stregoneria e di eresia contro i dogmi religiosi e giudicate senza processo, in segreto, col terrore della tortura. Se “confessavano” erano dichiarate colpevoli di stregoneria, se invece “non confessavano” erano considerate eretiche e quindi arse sul rogo. Alcune erano sottoposte alla prova della pietra al collo: la presunta colpevole veniva gettata in acqua legata a una pietra. Se annegava era innocente, se invece restava a galla era una strega… in ogni caso moriva! Nessuno sfuggiva all’inquisizione.
 
 
Come abbiamo visto, stregoneria non vuol dire stringere un patto con il diavolo. Fin dalla notte dei tempi la magia si è espressa anche con figure mitiche di guaritori e indovini. Se le streghe rappresentavano l’incarnazione del male, esiste anche una fitta categoria di figure schierate dalla parte del bene, che grazie ai doni di chiaroveggenza, virtù taumaturgiche e poteri divinatori, poteva mettersi al servizio del benessere e della felicità. Indovini, chiaroveggenti, sibille, maghi, sacerdotesse e profeti, hanno infatti da sempre popolato la faccia della terra, fin dai tempi e dalle culture più remote.
Gli “aruspici” erano, nella religione etrusca, i sacerdoti che interpretavano il volere divino utilizzando e analizzando il fegato di animali. Rappresentanti di un’arte divinatoria giunta praticamente integra ai romani e da questi continuata per secoli, ci si rivolgeva a loro per interpretare i segni del cielo e i prodigi della natura. Insomma: tutto ciò che poteva essere una manifestazione del divino.
Le Sibille, invece, erano gli oracoli della cultura romana arcaica: esclusivamente di sesso femminile, isolate dal mondo, sembravano abitare in luoghi remoti sparsi fra l’Asia Minore, l’Africa e le coste occidentali del Mediterraneo. Alcuni pensavano che in realtà esistesse un’unica Sibilla, immortale, che si spostava in luoghi diversi: era la Sibilla Cumana, una delle figure più complesse e affascinanti dell’antichità. Veniva consultata solo in caso di estrema necessità e solo da un unico ordine di sacerdoti. La tradizione vuole che scrivesse i suoi responsi sulle foglie che poi il vento, penetrando nel suo antro, disperdeva.
Ma anche in epoche recenti il fascino degli indovini non viene a mancare: basti pensare a Michel de Notre Dame, noto ai più con il nome latinizzato di Nostradamus, uno tra i più famosi veggenti della storia recente. La sua figura, che ancora fa discutere, è avvolta nel mistero. La sua leggenda inizia nella Provenza francese, nella città natale di St. Remy, dove c’è ancora la sua casa. Scienziato e medico, viaggiò moltissimo in tutta Europa e raccolse le sue predizioni nelle famose “centurie”, scritte con un linguaggio che, secondo alcuni, ancora deve essere correttamente decodificato.

1 commento:

  1. La magia e la stregoneria sono parte di una religione millenaria che risale all’età della pietra, l’epoca in cui gli uomini primitivi praticavano culti pagani per ottenere il favore delle divinità. I riti propiziatori indoeuropei delle prime civiltà, legati all’abbondanza, alla fertilità e alla prosperità dei raccolti, mescolavano il naturale al sovrannaturale: in queste cerimonie le donne venivano a contatto con gli spiriti dei boschi, dell’acqua, delle piante per ottenere fertilità, forza e salute.

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