Il rapimento alieno crea, nella maggior parte di
noi, un senso di incredulità, ma è parte integrante del mistero UFO.
Questo è uno dei tanti casi: è il rapimento di
Betty Andreasson; si è verificato il 25/01/1967, nella città di South
Ashburnham, Massachusetts.
Betty stava riassettando la sua cucina: erano verso
le 18:30. La sua famiglia, composta sette figli, era in altre stanze, la madre
e il padre erano tranquillamente seduti in salotto.
Senza alcun preavviso, le luci in casa cominciarono
a lampeggiare e lei vide una luce rossa propagarsi attraverso la finestra della
cucina. Istantaneamente, tutte le luci si spensero e buio scese all’improvviso
in quella casa. I bambini iniziarono a piangere, intimoriti per l’inattesa
mancanza di luce e Betty corse da loro, per tranquillizzarli.
Sorpreso da quel fascio di luce rossa, il padre di
Betty corse a guardare fuori dalla finestra della cucina. Fu sorpreso nello
scorgere cinque strane creature dirigersi verso di loro. Si muovevano in modo
inconsueto, sembrava che avanzassero saltellando. Ma la sorpresa era appena
iniziata, poiché vide queste creature passare attraverso la porta di legno,
benché fosse chiusa!
Una volta giunti all'interno, l'intera famiglia
entrò in una sorta di trance, in animazione sospesa.
Una delle creature si diresse verso il padre di
Betty, mentre un’altro cominciò subito a comunicare con lei, in modo
telepatico. In seguito, sia lei che suo padre, affermarono di aver pensato che
quello fosse il leader del gruppo. Questo leader, si distingueva dagli altri
perché era più alto di circa trenta centimetri. Quegli esseri avevano occhi
molto larghi, orecchie e nasi piccoli, la testa aveva una forma a pera
rovesciata, al posto della bocca avevano solo delle fessure che, durante tutta
la loro permanenza all'interno della casa, nessuno vide mai muoversi: fu subito
chiaro che potevano comunicare solo con la mente.
Indossavano una sorta di tuta blu con una cintura
larga che portava sulle maniche un logo associabile a una figura che sembrava
un uccello. È singolare che quegli esseri avessero solo tre dita per ciascuna mano
e a quanto pare, anche i piedi mostravano di possedere solo tre dita,
nonostante calzassero degli stivali. Si muovevano come se galleggiassero: si direbbe che fluttuavano
nell’aria.
Betty, per niente spaventata dalla loro presenza, era
stranamente e inspiegabilmente calma e addirittura era pervasa da un senso di
empatia nei loro confronti.
Era tenuta, come tutti gli altri, in stato sospeso
di coscienza, ma mostrò di avere preoccupazione per i suoi figli e così gli
alieni, per rassicurarla, riportarono la figlia Becky di undici anni in uno
stato cosciente. Becky potè così confermare a sua madre che stava bene e
gli disse di non preoccuparsi. A questo punto, gli alieni la riportarono nello
stato di trance. Fu così che la figlia, a differenza degli altri, fu in grado
di ricordare maggiori aspetti della vicenda.
Ben presto, Betty venne presa e portata in un “oggetto”
atterrato su una collina, nei pressi della casa. Stimò la grandezza di quell’oggetto,
di forma circolare, in circa sei metri di diametro. Aveva la classica forma di
un UFO: due piatti accostati uno sull’altro.
Ricorda che dopo essere stata portata a bordo dell’UFO,
la navicella decollò e ben presto, raggiunse l’astronave madre. Fu in
quest’ultimo ambiente che Betty venne sottoposta a un esame accurato con
rilievi effettuati per mezzo di strane apparecchiature. Fu sottoposta a diversi
test, alcuni dolorosi. Nell’arco di quattro ore, Betty fu sottoposta ad alcuni
esperimenti medici e ad un intervento chirurgico che rimosse un impianto che le
era stato innestato nel naso in un precedente incontro, avvenuto nel 1950. Nel
corso del suo rapimento, gli alieni le dissero che anche loro adoravano Gesù Cristo. Sostennero
che la Sua Venuta si sarebbe verificata presto, poi la portarono in una stanza
dove potè conferire con un essere superiore a cui davano il nome di “Uno". Dopo
aver incontrato l’Uno, venne restituita alla sua famiglia. Fu condotta a casa
da due dei suoi rapitori. Trovò che tutta la famiglia era ancora in uno stato
di torpore.
Uno di quegli esseri era rimasto in casa,
evidentemente per controllare o per sorvegliare gli umani. Tutta la famiglia, a
questo punto, venne liberata dallo stato di trance e gli alieni lasciarono la
casa andandosene per sempre.
Betty, in seguito, affermò che, sotto ipnosi, le ordinarono
di non rivelare, per un tempo prestabilito, i dettagli della sua esperienza:
avrebbe potuto farlo solo successivamente. Nonostante avesse evidenti vuoti di
memoria, era tuttavia in grado, sin da subito, di ricordare numerosi dettagli
del suo rapimento: l’interruzione di corrente,
la luce rossa e gli alieni che entravano nella casa.
Otto anni dopo, Betty rispose a un annuncio del
ricercatore Dr. Josef Allen Hynek che cercava persone in grado di testimoniare
la loro esperienza di abduction. Ma, la sua lettera non venne presa in
considerazione poiché si ritenne che l’evento fosse fin troppo bizzarro. Ciò
nonostante, diversi anni dopo, la sua storia attirò l’attenzione degli studiosi
che intrapresero un’indagine ufficiale. La squadra investigativa assegnata al
caso Andreasson era composta da un ingegnere aerospaziale, un ingegnere
elettronico, uno specialista di telecomunicazioni e un ricercatore UFO. Furono coinvolti
nello studio anche un ipnotizzatore e un medico esperto in psichiatria. Il caso
richiese dodici mesi di indagine: si rivelò molto complesso e ricco di
particolari informazioni. La donna venne sottoposta ad analisi del carattere,
esami al poligrafo (macchina della verità), controllo psichiatrico e a
quattordici sedute di ipnosi regressiva. I risultati di questa indagine furono
sorprendenti: Betty, insieme alla figlia, descrisse dettagliatamente quell’esperienza
e i due racconti concordavano su tutti gli aspetti di base. Fu anche in grado di recuperare il ricordo di altre
esperienze, avvenute nel 1944, 1949 e nel 1950. I risultati, pubblicati in un
resoconto di 528 pagine, certificarono che Betty e sua figlia erano individui
sani di mente, che erano sinceri e che erano fermamente convinti che i dettagli
riportati nelle loro dichiarazioni siano realmente accaduti.
Gli alieni le rivelarono che anche loro adoravano Gesù Cristo. Sostennero che la Sua Venuta si sarebbe verificata presto; poi la portarono in una stanza dove potè conferire con un essere superiore a cui davano il nome di “Uno".
RispondiEliminaOvviamente parlare di Gesù serviva solo guadagnare la fiducia dei umani.
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