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giovedì 18 agosto 2022

PAROLA D’ORDINE: PARLARE




I social hanno sostituito cortili e strade, dove una volta si lasciavano gli adolescenti liberi di sperimentare e di crescere.
Ma come stanno gli adolescenti dopo la pandemia?
Diciamo subito che è un errore considerare la pandemia come prima causa del disagio giovanile. L’aspetto più preoccupante, invece, è che gli adulti cercano la normalità di prima. Ad esempio, la scuola che riapre e che, dopo aver obbligato i ragazzi a stare a casa davanti allo schermo, ora ritorna con l’idea che si debbano spegnere cellulare e internet, piuttosto che integrare queste esperienze, ormai parte della vita di tutti. Questo dimostra quanto gli adulti siano più concentrati a difendere la propria idea di normalità che a identificarsi con i ragazzi e soprattutto con la società che loro stessi hanno creato, in cui la rete è al centro di ogni attività.
La salute mentale dei ragazzi dipenderà molto da come scuola, famiglia e politiche giovanili si conformeranno. Le nuove generazioni hanno già sulle spalle un futuro incerto di cui si vedono già le propaggini: la crisi economica, lo scioglimento dei ghiacci, il disboscamento del pianeta e la plastificazione dei mari. Una cultura adulta poco propensa a confrontarsi contribuisce alla loro assenza di prospettive: il vero problema degli adolescenti è, dunque, dovuto a una fragilità degli adulti.



Ben prima della pandemia abbiamo chiuso cortili e giardini, dove una volta i ragazzi potevano muoversi liberamente e testare esperienze e amicizie.
Chiunque non fa esperienze con i coetanei accumula ritardi evolutivi. Ci vorrebbe il controllo degli adulti.
Gli adulti però hanno paura. C’è un’informazione che dice: il mondo è pericoloso!
Così, preferiscono che i figli stiano a casa, davanti al cellulare, perché altrimenti dovrebbero lasciarli andare. Purtroppo i ragazzi non hanno valide alternative. I figli sono, in qualche modo, sotto sequestro.
Troppo comodo dare la colpa a internet. Viviamo ormai in una società interconnessa attraverso la rete ed è un cambiamento voluto dagli adulti: i giovani si sono solo adattati e lo hanno fatto alla grande. Social e videogame rappresentano, ormai, i loro spazi di autonomia.



Non ci resta che accettare che noi adulti abbiamo creato una vita dove reale e virtuale si intrecciano e quindi che stare in relazione con i figli significa anche interessarsi alle scelte che fanno in internet.
Non abbiate paura di chiedere se stanno male. Dietro la colpa che si dà a internet si cela tutta la paura dei genitori di chiedere ai figli come stanno! Chiedete se soffrono, se hanno paura della vita, della morte, se temono di deludervi.
Solo così i ragazzi saranno stimolati a parlare. Altrimenti non lo faranno mai: temono di deludervi e temono che non siete pronti ad ascoltare la loro verità.

1 commento:

  1. Non abbiate paura di chiedere se stanno male. Dietro la colpa che si dà a internet si cela tutta la paura dei genitori di chiedere ai figli come stanno!

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