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martedì 28 aprile 2020

LA GRANDE CICALATA

 






Tutto è iniziato quando le immagini hanno cominciato a vivere di vita propria. Prima con il cinema, poi è arrivata la televisione, infine internet con i cellulari e tutti gli altri schermi. Tutto ciò ha contributo a formare la "massa".
Un tempo, i libri si rivolgevano a un certo numero di persone che vivevano più o meno distanti. Questo permetteva agli individui di differenziarsi: il mondo era ancora abbastanza vasto. Ma, in seguito, il mondo è diventato sempre più piccolo: una sorta di villaggio globale. La popolazione si è prima raddoppiata, poi triplicata ed è ancora in continua crescita.
TV, radio, giornali e libri si sono tutti livellati verso il basso, su un piano minimo comune: una norma "dietetica" universale.
Immaginiamo, per un attimo, gli uomini dei primi anni del '900 con i loro carri e carrozze dal moto generalmente lento. Poi, arriva il XX secolo: il moto accelera notevolmente. Anche i libri si fanno più brevi e riassuntivi. I giornali diventato tutti titoli e immagini, con le notizie contenute, praticamente, nei titoli. Tutto viene ridotto a un pastone, a una trovata sensazionale, a un finale esplosivo.
Le opere dei classici vengono ridotte in copioni, così da essere condensate in un film o in un programma televisivo, poi magari, ancora riassunte così che un critico possa infilarle in un unica colonna a stampa, con un tempo di lettura non superiore ai due minuti, per poi ridursi, alla fine, a un riassuntino di poche decine di righe da leggere su Wikipedia. Tutto per tener fede al motto: "Ora, finalmente, potrete leggere tutti i classici!"
Questo è ciò che si legge oggi: sunti dei sunti.





Fatti e problemi sociali? Basta una colonna, giusto due frasi e soprattutto: una foto, un titolo!
E così, tutto svanisce: la mente rotea in ogni senso così rapidamente, sotto la spinta di editori, imbonitori e speculatori, che la forza centrifuga scaglia e disperde tutto il pensiero ormai diventato inutile, buono solo a farti perdere tempo.

Perché perdere tempo dietro pensieri e opinioni proprie?
La disciplina si è allentata. La filosofia, la storia, persino le buone maniere, sono state abbandonate; lingua e ortografia sempre più neglette, sempre più abbreviate fino ad essere quasi del tutto ignorate. La vita è una cosa immediata, diretta: quello che conta è un posto in ufficio o in fabbrica.
lo svago si annida ovunque, dopo la giornata lavorativa. La vita, vissuta in questo modo, diventa una grande cicalata senza alcun costrutto, tutto diviene un'intersezione, sonora e vuota. I palcoscenici sono vuoti di tutto, ma non dei pagliacci; in ogni casa, gli schermi proiettano immagini e storie incantevoli, ma senza alcun senso.
Poi c'è lo sport: più sport per tutti! Spirito di squadra, divertimento, svago, distrazioni e così tu non pensi. Guardi le vignette umoristiche, i titoli e le immagini: assimili sempre di meno e non pensi.
Tutti sono sempre più impazienti, più agitati e irrequieti. Strade e autostrade sono intasate di auto che vanno un po' dappertutto. Vanno ovunque, senza neanche una ragione: ed è come se non si andasse in nessun posto.
Le città sono piene di alberghi. La gente, dedita a una sorta di nomadismo notturno, va di locale in locale fino all'alba. Passa le ore in un letto dove, poco prima, c'è già stato un altro e un altro ancora.





In questo mondo, gli scrittori rappresentano le menti malvagie e forse alcuni, come me, farebbero meglio a smettere di scrivere.
Tutto questo è avvenuto: le riviste periodiche sono diventati dei ricettari da cucina. Nessuno si meravigli che i libri, quelli veri, si vendono sempre meno. Il pubblico crede di sapere ciò che vuole: periodici e fumetti, oltre alle riviste erotiche, naturalmente.
Non è stata colpa del Governo: è stata la tecnologia e la pressione mediatica. Oggi, grazie a loro, tu puoi vivere sereno, ventiquattro ore al giorno. Puoi vedere tutti i video che desideri su YouTube, guardare la Tv e sorbirti fiumi di pubblicità.

domenica 26 aprile 2020

LA GENTE PARLA...

Oggi la gente parla tanto, ma non dice nulla. Parla di una gran quantità di cose: di automobili, di vestiti, di stupidi programmi TV e dice che sono una meraviglia! Ma tutti, non fanno altro che dire le stesse cose: nessuno dice cose diverse dagli altri. Nei locali gremiti, ove non mancano mai i giochi d'azzardo, si raccontano le stesse barzellette. Abbiamo smesso di essere individui per diventare, semplicemente, folla.

IL SENSO DELLA RESPONSABILITA'

Oggi i ragazzi si uccidono. Dieci ragazzi che conoscevo sono morti sotto i colpi di armi da fuoco e altri dieci sono morti in incidenti automobilistici. Io mi ricordo di un tempo in cui i ragazzi non si ammazzavano. Succedeva qualche tempo fa, quando le cose andavano diversamente: la gente aveva il senso della responsabilità. Io ce l'ho, il senso della responsabilità: mi prendevano a sculacciate, quando dimostravo di averne bisogno, del senso della responsabilità, anni fa.

venerdì 24 aprile 2020

COVID-19


Lo avvertivamo come un timore lontano, che comunque non ci avrebbe riguardato e invece, ce la siamo ritrovato in casa. Un venerdì di febbraio abbiamo scoperto che il #coronavirus era arrivato fra noi e da quel momento si è impossessato dei nostri discorsi, ha cambiato i nostri ritmi di vita, il modo di lavorare e di passare il tempo libero, di viaggiare e di socializzare. Al momento l’emergenza sembra essere in recessione e le autorità stanno adottando provvedimenti che cambiano con l’evolversi della situazione. Anche in questa fase siamo tutti chiamati alla responsabilità e ad attenerci alle raccomandazioni per contenere il contagio, dovremmo approfittare per fare tesoro di alcuni insegnamenti.


- Il Servizio sanitario nazionale è di fondamentale importanza. Così come le persone che lo compongono: medici, infermieri, operatori e volontari di primo soccorso stanno facendo un grandissimo lavoro per gestire al meglio la situazione, in condizioni non certo facili e che hanno richiesto loro grande capacità di adattamento. La sanità pubblica va salvaguardata e riorganizzata per rispondere a scenari nuovi e rafforzata con opportuni stanziamenti.



- L’informazione. Abbiamo assistito a modalità non sempre equilibrate e corrette di tenere i cittadini al corrente di quanto sta succedendo, allarmismi e fake news hanno trovato ampio spazio. E in questo modo hanno predisposto un terreno fertile per chi ha cercato di speculare sulle paure delle persone, vendendo mascherine a peso d’oro o proponendo rimedi miracolosi.

Infine, consentitemi un’ultima riflessione, che va al di là di quello che sta accadendo. Noi Italiani siamo stati guardati con diffidenza: le autorità di alcuni paesi hanno adottato delle misure (in molti casi opportune e necessarie) per limitare gli ingressi di persone provenienti dall’Italia. Siamo diventati noi i “cinesi”, ci siamo ritrovati proiettati dall’altro lato del pregiudizio. Che questo ci serva, in futuro, ad averne di meno, a far sedimentare in tutti noi il grande valore della tolleranza.

giovedì 23 aprile 2020

L’INCIDENTE DI MAURY ISLAND


Quello che sto per narrarvi, è uno degli eventi UFO meno noti, ma meriterebbe di essere meglio conosciuto per diversi motivi. Probabilmente è il primo caso in cui un testimone ha affermato che un "uomo in nero" lo ha intimidito per imporgli il silenzio. Inoltre, si è verificato prima del famoso Roswell Crash, ma riferisce, per la prima volta, di un’avaria alla quale fu soggetto un UFO. Purtroppo, i due ufficiali dell'intelligence militare che stavano indagando sull'avvistamento morirono in un tragico incidente aereo prima che potessero completare le loro indagini. Sfortunatamente, anche i due principali testimoni, Harold Dahl e Fred Crisman, sono diventati oggetto di sospetto e polemiche.

 

Nel 1947, il pericolo più comune nelle acque di Puget Sound erano i tronchi che galleggiavano alla deriva.  Calati in acqua più a monte, rimanevano in attesa di essere ripescati e riportati a riva per essere trasformati in tavole di legno, nelle vicine segherie.
Diversi uomini, per lavoro, pattugliavano il porto, recuperando questi tronchi. Harold Dahl lavorava su una di queste barche e il suo supervisore era Fred Crisman.
Dahl riferì che il 21 giugno era sulla sua motovedetta con due uomini, suo figlio e il loro cane. Verso le due del pomeriggio, la barca di Dahl si avvicinò alla costa orientale dell'isola di Maury. Guardò in cielo e vide sei oggetti volteggiare sopra la sua nave, a circa duemila piedi. Gli oggetti erano di metallo, lucido, a forma di ciambella e con un diametro di circa cento piedi. I fori centrali avevano un diametro di circa venticinque piedi. Dahl riferì di aver visto anche degli oblò rotondi e quella che pensava fosse una finestra di osservazione. Cinque dei velivoli volavano in cerchio sopra un sesto, che perdeva lentamente quota. Si fermò e si librò a circa cinquecento piedi sopra l'acqua.
Dahl volse la prua verso terra perché temeva che “l’oggetto” si sarebbe schiantato sulla sua barca. Una volta a terra, Dahl scattò diverse foto con la sua macchina fotografica. La navicella, che stazionava più in basso, rimase in posizione per circa cinque minuti. Poi una delle cinque navicelle lasciò la formazione e scendendo entrò in collisione con quella più in basso. Gli scafi rimasero in contatto per diversi minuti, finché Dahl non avvertì un tonfo. All'improvviso, migliaia di pezzi che parevano fogli di giornali caddero giù dal cielo. La maggior parte dei detriti caddero in mare, ma alcuni scesero sulla spiaggia. Dahl recuperò alcuni pezzi, scoprendo che era un metallo bianco e leggero. Insieme al metallo bianco, la navicella lasciò cadere una grande quantità di un metallo scuro che, a suo dire, sembrava pietra lavica. Quando questa “pietra” colpì l'acqua, generò del vapore. Diversi pezzi colpirono l’imbarcazione e i detriti ferirono suo figlio e uccisero il  cane. Dopo aver scaricato il metallo, la navicella riuscì a riprendere quota e si diresse, insieme a tutte le altre verso ovest. 
Dahl lanciò una richiesta di aiuto, ma la radio non funzionava. Quindi, dopo aver sepolto il cane in mare, sbarcarono e Dahl portò suo figlio in ospedale. In seguito Dahl raccontò tutto al suo capo, Fred Crisman. Gli diede la macchina fotografica e quando le stampe furono sviluppate, in effetti, mostrarono le strane navi aeree. Tuttavia, i negativi presentavano delle macchie, ciò fece pensare che la pellicola fosse stata esposta a radiazioni. Tuttavia, Crisman non credendo alla storia di Dahl, tornò a Maury Island, dove fu in grado di raccogliere alcuni campioni di quella roccia. Disse che mentre li stava raccogliendo, uno di quegli “oggetti” apparve nel cielo, come se lo stesse osservando.



Dahl riferì agli investigatori che, la mattina dopo, un uomo che indossava un abito nero gli fece visita e propose di fare colazione insieme. Dahl, che era a bordo della propria auto, seguì la Buick nera, nuova di zecca, dello sconosciuto fino a un ristorante. Mentre mangiavano, lo sconosciuto non pose alcuna domanda, ma diede un resoconto dettagliato di quello che era successo il giorno prima. L'uomo in nero concluse minacciando Dahl: lo avvertì che avrebbe messo a repentaglio la sua stessa incolumità e quella della sua famiglia se avesse raccontato a qualcuno dell'incidente.



Dahl e Crisman inviarono un pacchetto all'editore Ray Palmer di Chicago (Uno o due anni dopo, Palmer fondò la rivista Fate) conteneva dei frammenti di metallo e le dichiarazioni sugli strani avvenimenti del 21 e 22 luglio. Palmer, a sua volta, contattò Kenneth Arnold (Cfr. Flying saucers from outer space); per inciso, l’aviatore aveva iniziato a indagare sugli UFO.
Arnold arrivò a Tacoma verso la fine di luglio insieme a un altro pilota: E.J. Smith. I due s’incontrarono con Dahl e Crisman, esaminarono la barca di Dahl e interrogarono alcuni testimoni. Dahl e Crisman non consegnarono le fotografie. Addirittura, Dahl riferì che suo figlio era scomparso. 
Nel pomeriggio del 31 luglio, il capitano Lee Davidson e il primo tenente Frank Brown della US Army Air Force volarono a Tacoma, provenienti da Hamilton Field, California. Oltre ad essere piloti, i due uomini erano specialisti dell'intelligence. Si trattennero con Arnold, Smith e Crisman per diverse ore. Si congedarono ritenendo la storia interessante: partirono verso mezzanotte. Volevano arrivare a Hamilton Field il 1° agosto, il giorno in cui l'Aeronautica militare si sarebbe separata dall'esercito. Presero il volo verso le due del mattino su un bombardiere B-25, con un equipaggio di altri due uomini. Circa venti minuti dopo, l'aereo precipitò nei pressi di Centralia, Washington. I due uomini dell’equipaggio riuscirono a salvarsi usando il paracadute, ma Davidson e Brown perirono nell’incidente.
Dahl e Crisman affermarono che gli ufficiali dell'AF avevano portato con se, a bordo, campioni dello strano metallo. Si diffuse la voce secondo cui l’aereo fosse stato abbattuto. I giornali locali e l'FBI ricevettero telefonate di persone che affermavano che l'aereo era stato abbattuto per nascondere le informazioni che Brown e Davidson avevano trovato. L'Aeronautica aprì un’indagine e l'FBI ne lanciò una propria.
Gli investigatori dell'Aeronautica risalirono alla dinamica dell’incidente: uno dei motori dell’aereo prese  fuoco compromettendo la sicurezza del volo: gli uomini si lanciarono con il paracadute. Ma, prima che Brown e Davidson potessero saltar fuori, un'ala si spezzò andando a colpire la sezione di coda, che si staccò dalla fusoliera. L'aereo, ormai senza più controllo, andò giù in avvitamento: i due uomini rimasero intrappolati al suo interno. 

 

Quando un investigatore dell'Aeronautica parlò con Dahl e Crisman e poté vedere la loro barca, si avvide che il danno non corrispondeva a quello descritto dai due marinai. Non c'erano neanche cumuli di metallo a Maury Island e i campioni raccolti sembravano scorie di fonderia. Alla stessa conclusione arrivò anche l'FBI.
E qui, per gli ufologi, iniziarono a sorgere dei dubbi: Dahl e Crisman avevano simulato l'incidente solo per ottenerne notorietà?
L'FBI era disposta a sorvolare sulla questione se Dahl e Crisman avessero ammesso che era solo una bufala: il governo non avrebbe perseguito i due uomini per una frode che, in fondo, era già costata la vita di due ufficiali. Dahl e Crisman, volenti o nolenti, acconsentirono: dichiararono che la storia era un falso e rifiutarono di rilasciare interviste. Ma pochi anni dopo, sul numero di gennaio 1950 della rivista Fate, apparve una dichiarazione di Crisman: confermava che l'incidente era accaduto. Contemporaneamente, Kenneth Arnold includeva l’incidente di Maury Island nel suo libro del 1952 “The Coming of the Saucers”.
Questo, purtroppo gettò un’ombra di falsità sull’intera vicenda: c’è chi crede che Crisman e Dahl abbiano effettivamente simulato l'incidente, mentre altri sono più propensi a credere a un tentativo di insabbiamento da parte del governo degli Stati Uniti, per una cospirazione che potrebbe riguardare diversi aspetti: dagli UFO allo scarico di scorie nucleari in Puget Sound. 
Si susseguono ancora voci che riferiscono di un sabotaggio del B-25, attuato per eliminare ogni prova e far sembrare mendaci Dahl e Crisman.

mercoledì 22 aprile 2020

BASE DI DULCE


Base Dulce è il nome attribuito a un’installazione militare segreta situata nel sottosuolo di Dulce (New Mexico) e che viene accomunata agli alieni.
A rivelarlo, per la prima volta, fu Philip Schneider, classe 1947, ingegnere e geologo, già capitano della Marina USA coinvolto nei test nucleari di Bikini e nella progettazione dei primi sottomarini atomici. Fu assunto dalla Morrison-Knudsen, una società che collaborava con il governo nella costruzioni di basi militari sotterranee. In particolare, nel 1979 si occupò della struttura ipogea di Dulce, nel New Mexico, dove diresse i lavori per l’apertura di nuove gallerie. Nel 1996 fu trovato morto, strangolato con il catetere che era costretto a usare. Un omicidio che ha tutta l’aria di un’esecuzione. Ho sempre affermato che l’ufologia non è salutare: visti i numerosi ufologi morti in circostanze, a dir poco, insolite. A chi poteva dar fastidio Scheneider?
Qualunque cosa si pensi delle sue rivelazioni, non si può dubitare che egli attirasse l’attenzione dell’F.B.I. e della C.I.A. Stando alla vedova, agenti in incognito setacciarono l’abitazione, dopo la morte del marito e sequestrarono molte delle fotografie di famiglia.
Due anni prima, Philip Schneider era stato in un giro di conferenze parlando del  cover-up del governo, dei fondi neri e degli UFO. Philip dichiarò, in una di queste conferenze, che nel 1954, sotto l’amministrazione Eisenhower, il governo federale decise di aggirare la Costituzione e stabilì un trattato con gli extraterrestri. Il trattato è noto come “trattato di Greada″. Per quanto ne sappiamo, il nome di Eisenhower è sovente associato agli alieni (Cfr. Il contatto)
Schneider aveva rivelato che fu coinvolto in un conflitto a fuoco, con gli Alieni che condividevano la base di Dulce in accordo con le autorità. E nelle varie conferenze che tenne, non mancò mai di mostrare delle ferite: alcune dita mozzate e i segni di una imponente ustione nella zona dell’addome che, a suo dire,  erano state riportate nello scontro con i Grigi ostili. Di seguito, riporto alcune delle sue affermazioni: quelle più significative. Evito di prolungare il post, in quanto alcune delle sue affermazioni assumono un carattere cospirativo che, sinceramente, non mi piace. Ma, se le affermazioni di Philip Schneider sono vere, questo ha delle profonde ripercussioni sul mondo e su quello che conosciamo.


“Nel 1954, sotto l’amministrazione Eisenhower, il governo federale decise di aggirare la Costituzione degli Stati Uniti e strinse un patto con alcune entità extraterrestri. Fu chiamato il Trattato di Greada e in pratica stipulava un accordo che permetteva agli Alieni di prelevare alcune vacche e di testare tecniche di implantologia su un gruppo di esseri umani. Ma gli Alieni dovevano fornire i dettagli riguardo le persone coinvolte.”



“Lentamente, gli Alieni alterarono il patto fino a decidere di non volerlo più rispettare. Nel 1979 questa era la realtà e il conflitto a fuoco a Dulce avvenne quasi per caso. Ero incaricato di costruire un’estensione sotterranea della base militare. La base scende di sette livelli ed è profonda circa 2,5 miglia. In quel particolare momento dovevamo trivellare quattro diversi scavi effettuati nel bel mezzo del deserto e dovevamo collegarli insieme. Per far questo dovevamo far esplodere grandi porzioni per volta.”



“Io dovevo calarmi in quei buchi e controllare gli strati di roccia, per stabilire la quantità di esplosivo da usare. Mentre scendevo là sotto ci trovammo nel bel mezzo di una grande caverna che era piena di Alieni conosciuti anche come Grigi Giganti. Nacque una sparatoria, io ne uccisi due ma venni colpito dalle loro armi: sono una specie di scatola che si avvinghia sul corpo. Il colpo mi penetrò aprendo un foro nella mia carne e mi contaminò con una bella dose di radiazioni al cobalto: è per questo che mi sono ammalato di tumore. Più tardi venimmo a sapere che questi esseri avevano vissuto sul nostro pianeta per un lunghissimo tempo, probabilmente anche per un milione di anni”.
 

Alcune persone che sostengono di essere state rapite dagli alieni (ma si fa accenno anche ai militari) dicono di essere state portate in basi sotterranee. La Base Dulce potrebbe essere una di quelle installazioni in cui verrebbero portati i rapiti.
Prima che si supponesse l’esistenza di questa base, a partire dagli anni settanta, più precisamente dal periodo 1975-83, l’area di Dulce fu oggetto di frequenti ritrovamenti di carcasse di bestiame soggetti a mutilazioni (Cfr. Mutilazioni), sui quali la polizia locale non riuscì mai a dare una spiegazione.

martedì 21 aprile 2020

IL RAPIMENTO DI BETTY ANDREASSON


Il rapimento alieno crea, nella maggior parte di noi, un senso di incredulità, ma è parte integrante del mistero UFO.
Questo è uno dei tanti casi: è il rapimento di Betty Andreasson; si è verificato il 25/01/1967, nella città di South Ashburnham, Massachusetts.
Betty stava riassettando la sua cucina: erano verso le 18:30. La sua famiglia, composta sette figli, era in altre stanze, la madre e il padre erano tranquillamente seduti in salotto.
Senza alcun preavviso, le luci in casa cominciarono a lampeggiare e lei vide una luce rossa propagarsi attraverso la finestra della cucina. Istantaneamente, tutte le luci si spensero e buio scese all’improvviso in quella casa. I bambini iniziarono a piangere, intimoriti per l’inattesa mancanza di luce e Betty corse da loro, per tranquillizzarli.
Sorpreso da quel fascio di luce rossa, il padre di Betty corse a guardare fuori dalla finestra della cucina. Fu sorpreso nello scorgere cinque strane creature dirigersi verso di loro. Si muovevano in modo inconsueto, sembrava che avanzassero saltellando. Ma la sorpresa era appena iniziata, poiché vide queste creature passare attraverso la porta di legno, benché fosse chiusa!
Una volta giunti all'interno, l'intera famiglia entrò in una sorta di trance, in animazione sospesa.
Una delle creature si diresse verso il padre di Betty, mentre un’altro cominciò subito a comunicare con lei, in modo telepatico. In seguito, sia lei che suo padre, affermarono di aver pensato che quello fosse il leader del gruppo. Questo leader, si distingueva dagli altri perché era più alto di circa trenta centimetri. Quegli esseri avevano occhi molto larghi, orecchie e nasi piccoli, la testa aveva una forma a pera rovesciata, al posto della bocca avevano solo delle fessure che, durante tutta la loro permanenza all'interno della casa, nessuno vide mai muoversi: fu subito chiaro che potevano comunicare solo con la mente.
Indossavano una sorta di tuta blu con una cintura larga che portava sulle maniche un logo associabile a una figura che sembrava un uccello. È singolare che quegli esseri avessero solo tre dita per ciascuna mano e a quanto pare, anche i piedi mostravano di possedere solo tre dita, nonostante calzassero degli stivali. Si muovevano come  se galleggiassero: si direbbe che fluttuavano nell’aria.
Betty, per niente spaventata dalla loro presenza, era stranamente e inspiegabilmente calma e addirittura era pervasa da un senso di empatia nei loro confronti.
Era tenuta, come tutti gli altri, in stato sospeso di coscienza, ma mostrò di avere preoccupazione per i suoi figli e così gli alieni, per rassicurarla, riportarono la figlia Becky di undici anni in uno stato cosciente. Becky potè così confermare a sua madre che stava bene e gli disse di non preoccuparsi. A questo punto, gli alieni la riportarono nello stato di trance. Fu così che la figlia, a differenza degli altri, fu in grado di ricordare maggiori aspetti della vicenda.

 

Ben presto, Betty venne presa e portata in un “oggetto” atterrato su una collina, nei pressi della casa. Stimò la grandezza di quell’oggetto, di forma circolare, in circa sei metri di diametro. Aveva la classica forma di un UFO: due piatti accostati uno sull’altro.
Ricorda che dopo essere stata portata a bordo dell’UFO, la navicella decollò e ben presto, raggiunse l’astronave madre. Fu in quest’ultimo ambiente che Betty venne sottoposta a un esame accurato con rilievi effettuati per mezzo di strane apparecchiature. Fu sottoposta a diversi test, alcuni dolorosi. Nell’arco di quattro ore, Betty fu sottoposta ad alcuni esperimenti medici e ad un intervento chirurgico che rimosse un impianto che le era stato innestato nel naso in un precedente incontro, avvenuto nel 1950. Nel corso del suo rapimento, gli alieni le dissero che anche loro adoravano Gesù Cristo. Sostennero che la Sua Venuta si sarebbe verificata presto, poi la portarono in una stanza dove potè conferire con un essere superiore a cui davano il nome di “Uno". Dopo aver incontrato l’Uno, venne restituita alla sua famiglia. Fu condotta a casa da due dei suoi rapitori. Trovò che tutta la famiglia era ancora in uno stato di torpore.
Uno di quegli esseri era rimasto in casa, evidentemente per controllare o per sorvegliare gli umani. Tutta la famiglia, a questo punto, venne liberata dallo stato di trance e gli alieni lasciarono la casa andandosene per sempre.
Betty, in seguito, affermò che, sotto ipnosi, le ordinarono di non rivelare, per un tempo prestabilito, i dettagli della sua esperienza: avrebbe potuto farlo solo successivamente. Nonostante avesse evidenti vuoti di memoria, era tuttavia in grado, sin da subito, di ricordare numerosi dettagli del suo rapimento:  l’interruzione di corrente, la luce rossa e gli alieni che entravano nella casa.

 

 

Otto anni dopo, Betty rispose a un annuncio del ricercatore Dr. Josef Allen Hynek che cercava persone in grado di testimoniare la loro esperienza di abduction. Ma, la sua lettera non venne presa in considerazione poiché si ritenne che l’evento fosse fin troppo bizzarro. Ciò nonostante, diversi anni dopo, la sua storia attirò l’attenzione degli studiosi che intrapresero un’indagine ufficiale. La squadra investigativa assegnata al caso Andreasson era composta da un ingegnere aerospaziale, un ingegnere elettronico, uno specialista di telecomunicazioni e un ricercatore UFO. Furono coinvolti nello studio anche un ipnotizzatore e un medico esperto in psichiatria. Il caso richiese dodici mesi di indagine: si rivelò molto complesso e ricco di particolari informazioni. La donna venne sottoposta ad analisi del carattere, esami al poligrafo (macchina della verità), controllo psichiatrico e a quattordici sedute di ipnosi regressiva. I risultati di questa indagine furono sorprendenti: Betty, insieme alla figlia, descrisse dettagliatamente quell’esperienza e i due racconti concordavano su tutti gli aspetti di base. Fu anche in grado di recuperare il ricordo di altre esperienze, avvenute nel 1944, 1949 e nel 1950. I risultati, pubblicati in un resoconto di 528 pagine, certificarono che Betty e sua figlia erano individui sani di mente, che erano sinceri e che erano fermamente convinti che i dettagli riportati nelle loro dichiarazioni siano realmente accaduti.

domenica 19 aprile 2020

IBRIDAZIONE


È accettabile supporre che vi sia una certa compatibilità genetica tra uomini ed extraterrestri, e che questa compatibilità arrivi a tal punto che sia possibile incrociare due specie?
Studi affermati sottolineano che, sulla Terra, la creatura vivente geneticamente più vicina all'essere umano è lo scimpanzé, che condivide con l’umano il 98% del suo patrimonio genetico. C’è una differenza molto piccola: solo il 2%. Tuttavia, questo 2% è sufficiente a differenziare le caratteristiche e i limiti fisici e intellettuali. Questo 2% fa anche in modo che non vi sia compatibilità tra le due specie, rendendo impossibile un incrocio tra le due razze.
Cosa pensare, quindi, di esseri di altri pianeti che fanno sesso con gli umani, come riportato da tutta una serie di casi ufologici?
È accettabile supporre che vi sia una certa compatibilità genetica tra uomini ed extraterrestri, tale che sia possibile l’ibridazione tra le nostre specie?
Se così non fosse, allora, perché insistono in queste pratiche di accoppiamento con molti dei loro rapiti, sia uomini che donne?
Domande che non hanno trovato ancora risposte, poiché è importante capire che, sull’argomento, nessuno ne sa niente: non esistono esperti di ufologia. Non sappiamo chi siano questi visitatori, né da dove provengono e cosa vogliono fare qui. Così come non abbiamo idea della loro cultura e delle conoscenze scientifiche. Pertanto, si può solo speculare sulle loro capacità e limitazioni in termini di ingegneria genetica. Queste entità potrebbero avere una conoscenza così avanzata delle strutture che compongono il  DNA che può essere  fattibile, per loro, manipolare i cromosomi.
I rapporti che descrivono rapporti sessuali verificatesi tra extraterrestri e umani sono così tanti e così ben documentati, che gli ufologi scartano la possibilità che avvengano per scopi ricreativi o erotici: sono finalizzati a scopi riproduttivi. Questa pratica  prevede veri e propri rapporti sessuali a bordo, con ET o con altri rapiti presenti lì. Ma, non sono l'unico modo in cui i nostri visitatori si curano di raccogliere il nostro materiale genetico. Gli esseri umani condotti, volenti o nolenti, a bordo di navi aliene sono sottoposti, in molti casi, all'estrazione strumentale dello sperma. Proprio come alle donne vengono presi gli ovuli, a volte  con metodi dolorosi.
Di fronte a tali prove, non possiamo attribuire un limite alle attività degli extraterrestri, soprattutto secondo i parametri umani. Sarebbe un errore fenomenale, dal momento che dovremmo confrontarci con creature che hanno un'evoluzione scientifica che non possiamo nemmeno immaginare. Al limite,  potremmo considerare che potrebbe esserci una compatibilità genetica tra le nostre specie. Alieni sono arrivati ​​a dire ai loro interlocutori terrestri che "siamo fatti della stessa sostanza": cito il caso di rapimento di Betty Andreasson Luca (Cfr. Il rapimento di Betty), avvenuto il 25/01/1967. I suoi rapitori l'informarono che condividiamo strutture genetiche simili.

 

 

In effetti, queste connessioni con i nostri visitatori extraterrestri potrebbero essere più profonde di quanto potremmo pensare. Molti ricercatori, ma anche il sottoscritto, sostengono che l'uomo abbia avuto, in tempi che mi piace definire “biblici”, contatti con altre specie cosmiche e che l'umanità abbia interpretato tali situazioni come manifestazioni divine. Dirò di più: c’è chi è fermamente convinto che la comparsa dell'uomo sulla Terra sia dovuta a un programma di colonizzazione gestito da civiltà aliene. Siamo figli di un antenato che condividiamo con i primati e di visitatori alieni.

sabato 18 aprile 2020

SESSO CON L'ALIENA


Era 13 aprile del 1979 Jocelino de Mattos, un elettricista di 19 anni e suo fratello, Roberto Carlos, uno studente di 13  anni, stavano rincasando. Era quasi mezzanotte  e tornavano dalla casa della sorella dove erano andati per vedere una trasmissione televisiva molto popolare. Stavano camminando lungo una strada sterrata nel quartiere di Jardim Alvorada, una zona periferica della città di Maringá, nel Paraná, quando rimasero sorpresi nell’avvistare una "stella" molto luminosa che si avvicinava e aumentava di dimensioni. Qualcosa li spinse a deviare per i campi, così finirono in una zona coltivata e lì svennero sotto un grande albero isolato. Al risveglio ricordavano soltanto che la "stella" era diventata un'enorme luce accecante in parte nascosta dall’albero. Sottoposto a innumerevoli sessioni di ipnosi regressiva, condotte dal direttore della rivista UFO AJ Gevaerd ed eseguiti dal medico Oswaldo Álves, Jocelino riferì, sotto ipnosi,  che dopo essere rimasto a terra per alcuni minuti, avvertì che qualcuno lo prendeva per le braccia e facendolo galleggiare a mezz’aria, lo portava all'interno di una navicella, attraverso un'apertura inferiore. A bordo del velivolo, Jocelino si riprese del tutto e quegli esseri gli fecero visitare la nave, mostrandogli diversi compartimenti e spiegandogli il funzionamento di svariate macchine. Jocelino li descrisse come “normali”, sembravano uguali agli umani, ma più grandi: dal metro e novanta ai due metri di altezza.  
 



“Erano pacifici – rivela il testimone - non mi facevano male. Hanno fatto dei test e hanno detto che sarebbero tornati in futuro.“

Durante il tour, Jocelino accompagnato da due dei suoi rapitori, arrivarono in una camera che pareva una stanza d'ospedale, piena com’era di attrezzature che sembravano d’uso medico. Almeno così la descrisse Jocelino che è un umile elettricista e che negli ospedali della sua città aveva lavorato all'installazione di dispositivi. Il rapito finì disteso sul letto e gli extraterrestri iniziarono ad esaminarlo. Prelevarono campioni di pelle, capelli e sangue. Poi sul pene fu posto un dispositivo che aveva attaccato una bustina che sembrava fatta di cellophane: lo scopo, fin troppo evidente, era quello di prelevare un campione di liquido seminale. Dopo pochi minuti, entrò una donna e iniziò a toccalo. Quel contatto, naturalmente, lo eccitava e lei aprì la sua tuta (che sembrava fatta di un pezzo unico) sui fianchi, affinché facessero sesso.   
 



"Non fu piacevole – rivelò, in seguito, il testimone - non ho capito come lo stavo facendo!"



Ma, a quanto pare. L’amplesso sortì i risultati sperati. Evidentemente, gli alieni hanno il pieno controllo delle emozioni dei rapiti e riescono a ottenere ciò che vogliono.
Dopo gli esperimenti, Jocelino afferma essere sceso dalla nave e di aver raggiunto suo fratello che era ancora privo di conoscenza. Poi, sono tornati a casa.
Quando la storia si diffuse, Jocelino ebbe vita difficile. Alcuni gli credevano altri no, ricorda. 

“Ho trascorso due anni a vivere nelle città vicine – disse - non sopportavo la pressione mediatica e dovetti lasciare Maringà. La gente mi conosceva, alcuni mi credevano, altri mi accusavano, dandomi del bugiardo: c’era tensione, per questo me ne andai.“ 



Jocelino, infine, tornò a Maringà, dove si sposò, ebbe due figli e oggi risiede nel Conjunto Requião. Conclude dicendo che l’esperienza lo ha reso una persona migliore.
 


“Mi ha aiutato molto, ero un po‘ ribelle, ignorante e pieno di problemi. Dopo quell’episodio ho ritrovato la pace. Oggi vivo la mia vita con molta calma.”

giovedì 16 aprile 2020

IL PRODIGIO DI S. GENNARO


Uno dei più famosi misteri italiani è quello della liquefazione del sangue di San Gennaro, che ancora oggi interessa perfino la stampa internazionale e che ogni volta viene comunicata sia sui giornali che in TV.
Oggi si crede che Ianuario sia nato intorno all’anno 272 d.C. la data non è certa. Anche il luogo di nascita è motivo di discussione, ma essendo stato vescovo di Benevento è opinione comune che il martire sia nato nella città sannita.
San Gennaro è un martire venerato dalla Chiesa cattolica (e ortodossa) tuttavia, la stessa Chiesa continua ad essere prudente nei suoi confronti (non parla di miracolo ma di prodigio). Il Santo venne ucciso a Pozzuoli il 19 settembre del 305. Alla sua morte il suo corpo venne sepolto nell’Agro Marciano, ma a una donna di nome Eugenia venne concesso di raccogliere un po’ del suo sangue (pratica comune per le persone importanti del tempo) che conservò in due ampolle di vetro.
Un secolo più tardi Giovanni I, il vescovo di Napoli, fece spostare le spoglie di Ianuario nelle catacombe di Capodimonte, che da allora divennero il centro di un intenso culto. Secondo la tradizione il sangue di San Gennaro si sarebbe sciolto per la prima volta proprio nel trasferimento delle sue reliquie. Nell’831 il principe di Benevento, Sicone I, assediò la città di Napoli e volle riportare i resti nella sua città, dove restarono fino al 1154. A Napoli rimasero solo il capo e le ampolle con il suo sangue, ma bastarono a tener vivo il culto di San Gennaro nei secoli.
Storicamente, la prima notizia documentata dell’ampolla contenente la presunta reliquia del sangue di San Gennaro risale soltanto al 1389.
Quando nel 1526 la peste giunse a Napoli i napoletani fecero voto a San Gennaro di edificargli una nuova cappella all’interno del Duomo e così nacque la Cappella del Tesoro di San Gennaro che ancora oggi custodisce le sue reliquie.
Su di essa si può leggere l’iscrizione:
 
“Divo Ianuario e fame bello peste ac Vesaevi igne miri ope sanguinis erepta Neapolis civi patr. vindici ” 

(A San Gennaro, al cittadino salvatore della patria, Napoli salvata dalla fame, dalla guerra, dalla peste e dal fuoco del Vesuvio, per virtù del suo sangue miracoloso, consacra).
 
 

Oggi le due ampolle sono fissate all’interno di una piccola teca rotonda; una delle due è riempita per 3/4, mentre l’altra è semivuota poiché parte del suo contenuto fu sottratto da re Carlo di Borbone che, divenuto Re di Spagna, lo portò con come portafortuna.
Il sangue di San Gennaro viene esposto alla venerazione dei fedeli tre volte l’anno: il sabato precedente la prima domenica di maggio, il 19 settembre, giorno della festa di San Gennaro e il 16 dicembre, anniversario dell’eruzione del Vesuvio del 1631. San Gennaro riuscì a fermare la lava arrivata fin quasi alle porte della città. In queste tre date solitamente si ripete il fenomeno della liquefazione del sangue del santo, considerata dai fedele un miracolo.
Nel corso del secolo scorso vi sono stati alcuni casi nei quali il prodigioso fenomeno non è avvenuto e in concomitanza ci sono stati eventi nefasti:
  • Nel settembre 1939 e 1940, in corrispondenza con l’inizio del secondo conflitto mondiale e dell’entrata in guerra del Paese, il sangue non subì alcuna modifica, rimanendo intatto nelle ampolle.
  • Lo stesso avvenne nel 1943, data dell’occupazione nazista.
  • Nemmeno nel 1973 il sangue divento liquido e fu il periodo in cui si diffuse a Napoli l’epidemia di colera.
  • Successe poi nel settembre 1980, solo due mesi prima il catastrofico terremoto avvenuto in Irpinia.
Sembra quindi che San Gennaro abbia un modo tutto suo di comunicare presagi nefasti per la cittadinanza della sua città.
Da molto tempo il fenomeno della liquefazione del sangue incuriosisce gli scienziati, ma per non rovinare la reliquia non si possono effettuare esami diretti. Dall’analisi spettroscopica sulle ampolle effettuata dai professori Sperindeo e Januario il 25 settembre 1902 risulta che il liquido all’interno è ossiemoglobina, cioè è veramente sangue.
Tuttavia, in un articolo apparso su Nature, alcuni scienziati del Cicap (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze), diretti da Luigi Garlaschelli, hanno mostrato di avere ottenuto una sostanza dal colore del sangue utilizzando molisite (minerale presente sul Vesuvio), sale da cucina e carbonato di calcio. Secondo loro, l’origine del 'miracolo' di San Gennaro risiederebbe nelle proprietà 'tissotropiche' di questa sostanza, cioè la sua capacità di passare dallo stato solido a quello liquido, se agitata e di tornare allo stato precedente se lasciata indisturbata. Nonostante questo parziale successo, la sostanza ricreata dal CICAP ha perso le caratteristiche tissotropiche dopo soli 2 anni e anche i successivi tentativi, portati avanti con sostanze più elaborate, mantenevano quelle qualità al massimo 10 anni.

mercoledì 15 aprile 2020

SIREN


Si fa un gran parlare in questi ultimi tempi di strani avvistamenti connessi con creature fino ad ora credute inesistenti: le mitiche Sirene. Eppure, nelle grotte del Paleolitico - forse anche prima di quel periodo - sono visibili particolari graffiti in cui sono effigiati uomini intenti a interagire con queste figure leggendarie. Persino su alcuni scudi vichinghi appaiono Sirene con la coda caudata. In tutte le civiltà del passato la presenza di tali enigmatiche “entità” è fortemente sentita, possibile dunque che si tratti solo ed esclusivamente di un parto della fantasia?
 
 
Phineas Taylor Barnum, (1810-1897), nacque a Bethel, nel Connecticut. A lui si deve la creazione e l’organizzazione della prima manifestazione circense organizzata in maniera spettacolare e ricca di straordinarie attrazioni, conosciuta come: The Greatest Show on Earth (il più grande spettacolo del mondo). Il circo, composto da tre piste e ben quattro palcoscenici, poteva ospitare ventimila spettatori e fu distrutto in un incendio. Tra le tante incredibili creature (gemelli siamesi, la donna cannone, l’uomo lupo, la donna tigre, l’uomo più piccolo del mondo e quello più alto del pianeta, veniva esibita anche la sirena delle Fiji: una scimmia assemblata con una coda di pesce creata da un abile tassidermista. Ma Barnum era pronto a presentare ‘The Real Mermaid’  (la sirena autentica). Già in questo modo dichiarava la natura fasulla di quella delle Fiji ma purtroppo non sapremo mai davvero cosa davvero intendesse mostrare. Un incendio distrusse il reperto prima dell’apparizione pubblica. Ciò che rimane è la fotografia che potete vedere qui sotto.
 
 

 
 
Nel 1842, Prima di dare vita al “più grande spettacolo del mondo”, Barnum aveva creato uno stupendo museo in cui erano esposte tutte le maggiori curiosità provenienti da ogni parte mondo: l’American Museum, che fu distrutto per ben due volte da un incendio. Intorno al 1864, sul finire della guerra civile, Barnum venne a conoscenza di un circo itinerante che esponeva una Sirena vera. L’ineffabile impresario riuscì ad acquistarla per una cifra esorbitante e successivamente a esporla nel suo grande museo di New York, allestito appositamente per essere inaugurato il 15 Luglio 1865. Due giorni prima dell’inaugurazione un furioso incendio, uno dei peggiori che la città di New York ricordi, distrusse completamente il museo Barnum. Seguì l’oblio quasi completo sulla “vera sirena”. Nel 2010, in occasione del bicentenario di Barnum, i ricercatori incaricati dell’allestimento di una retrospettiva commemorativa, scovarono negli archivi nazionali dei negativi in vetro (dagherrotipi) che ritraevano il palco del circo barnum e le sue numerose attrazioni, compresa la vera Sirena. Poterono constatare che le immagini della locandina legate alla pubblicità del nuovo museo Barnum e i negativi ritrovati, raffiguravano in modo sorprendente e somigliante l’essere osservato nel 2007 dalla squadra dei biologi marini (allora in servizio al NOA) Brian McCormick, Paul Robertson e Rebecca Davis. Questi ricercatori affermarono di avere avuto un incontro ravvicinato con le Sirene.
 
 
 
 
 
In seguito, servendosi di una tecnologia digitale estremamente avanzata, sono stati in grado di ricostruire le autentiche fattezze della creatura marina, in tutto identica a quelle esibita da Barnum.
Ma se pensate che sia la prima volta che un essere umano si trovi a tu per tu con le sirene, vi ingannate.
All’inizio di giugno del 1962, un certo Colmaro Orsini, genovese di quarantadue anni, si trovava a pescare sulla scogliera che protegge la foce del fiume magra (Bocca di Magra - La Spezia) e che in quell’occasione, come racconterà in seguito stava:
 



“… ritirando una lenza dal mare per verificare l’esca, allorché ho udito una strana e dolcissima melodia. Poiché nelle vicinanze vi sono stabilimenti balneari, ho pensato che si trattasse di qualche apparecchio radio in funzione. In seguito, però, mi accorsi che gli strani suoni salivano dal mare. Allora, distogliendo gli occhi dalla lenza, ho veduto l’incredibile: un volto umano con i capelli verdi che mi fissava. Sarà stato ad una distanza di quindici metri. Ma appena si avvide ch’io la guardavo, si immerse e prima che scomparisse ho chiaramente veduto uscire dal mare una coda di pesce di colore azzurrognolo. Sul momento credetti da avere un’allucinazione anche se in vita mia non ne ho mai avute. Però, la scia che quello strano essere aveva lasciato, una scia che si muoveva così rapidamente in direzione della Punta Bianca, mi diceva che non avevo sognato. Volevo chiamare gente, ma il timore di essere scambiato per un demente mi fece riflettere. Non ho provato spavento, perché ciò mi era apparso non come un essere mostruoso. Un po’ d’emozione però l’ho certamente provata”.
 
Il testimone, a detta di tutti era una persona psichicamente normale, un buon pescatore in grado di distinguere un pesce da un essere di quel genere. Una storia ai confini della realtà che fu riportata dalla stampa di quel periodo.
Sicuramente la maggior parte di voi dopo aver letto questa parola penserà alle splendide e sensuali sirene. Magari, quelle folcroristiche, descritte come incantevoli ragazze mezze nude con la parte sopra umana e la parte sotto di pesce.
Ma ammesso che le sirene esistano, siamo proprio sicuri che siano proprio fatte così?
Qui mi sto inoltrando in un argomento lungo e al centro di molte discussioni. Per farla breve, ci sono molti scienziati che credono (anche in base a ritrovamenti e avvistamenti) che possa esistere una specie umanoide acquatica nei nostri oceani frutto di un’evoluzione inversa: in pratica una teoria molto diffusa è che circa 7 milioni di anni fa alcune specie di primati, entrati in competizione con i grandi mammiferi del tempo, si siano stabiliti lungo le coste e pian piano si siano adattati alla vita acquatica cercando le prede in mare fino a sviluppare pinne e branchie. Un po’ come è successo a foche e pinguini.
Per questo motivo le famose sirene sarebbero in realtà simili a scimmie con la coda di pesce, ma senza peli e con una pelle liscia come i delfini. Sarebbero quindi piuttosto brutte e non le candide fanciulle ammaliatrici della mitologia.
 

 
 

 


 
Ma il punto è un altro: se perfino biologi marini di un certo spessore e se associazioni come il NOAA spendono soldi ed energie nella ricerca di questi umanoidi acquatici, almeno il dubbio che possano esistere c’è.
Se questi esseri sfuggenti vengono cercati nel Pacifico e nell’Atlantico anche a grandi profondità, sembra esserci un luogo dove basterebbe attendere a riva per vederli o vedere qualcosa di simile. I malesi li chiamano “Orang Ikan” e a loro dire ci sarebbe una grande colonia attorno alle isole Kei, nella parte sud-orientale delle isole Maluka dell’Indonesia.
In malese Orang significa “umano” e Ikan significa “pesce” e sono descritti come esseri umanoidi con braccia, gambe ma anche pinne, branchie e coda. I malesi sono a conoscenza di queste creature da secoli, ma la notizia si è sparsa solo dopo la seconda guerra mondiale.
 

 
 

 
 
Nel 1943, nel bel mezzo dei combattimenti in tutto il Pacifico, un battaglione di soldati giapponesi vi si stanziò con l’ordine di presidiare le isole Kei. Queste isole coprono un’area totale di circa 555 miglia quadrate e sono famose per le loro spiagge incontaminate e per alcune tribù indigene ancora oggi presenti in perfetta armonia con la natura. Fu in questo contesto di sabbia bianca che i soldati giapponesi riferirono diversi avvistamenti di strane creature in prossimità della riva, con arti e un volto simile a un umano, ma una bocca larga, simile a quella di un carpa, branchie e coda di pesce. Queste creature erano alte circa 150 cm, con la pelle color rosa o rosso salmone, avevano una lunga pinna dorsale che formava una cresta in testa e scendeva lungo le spalle. Furono descritte con braccia lunghe e due prominenti gambe simili a quelle di una rana, entrambe terminanti con lunghi artigli.
Sebbene in varie occasioni questi esseri furono segnalati lungo le spiagge, il loro habitat sembrava essere nelle lagune. In un’occasione, due delle creature vennero viste giocare e nuotare vicino al bagnasciuga di giorno, ma il più degli avvistamenti avvenne di notte. Un soldato affermò di aver visto due Orang Ikan esaminare la sabbia al crepuscolo, come se fossero alla ricerca di qualcosa. I movimenti erano goffi, al contrario di quelli in acqua che erano veloci e agili.
Un altro soldato, che  si trovava in prossimità di una laguna, vide emergere dall’acqua una “orribile scimmia con una bocca di pesce e spine, come un riccio di mare” a non più di tre metri da lui. Mentre la creatura si avvicinava, avvertì un forte odore di pesce marcio e quando prese il fucile per spararle, lei guizzò nell’acqua colpendolo con la coda e scaraventandolo a terra per poi immergersi e scomparire.
Altri soldati, pur non avendo avuto incontri diretti con le bestie, dissero di averle avvistate in spiagge appartate o, nuotando, in acque basse.
 

 
 

 
 

 
 
La testimonianza più straordinaria, però, giunse dal sergente della squadra, Taro Horiba, che una sera fu convocato da un capo tribù locale, con cui aveva stretto amicizia, che volle mostrargli un Orang Ikan ritrovato morto sulla spiaggia. Horiba descrisse la strana creatura come alta circa 160 cm, con una testa molto larga coperta di peli rossi che arrivavano fino alle spalle, aveva spine lungo tutto il collo. Riferì che il volto era una combinazione di caratteristiche umane e scimmiesche: un naso basso e corto, un’ampia fronte e piccole orecchie appuntite. La bocca non aveva labbra ed era larga come quella di un pesce. Fu descritta come quella di una carpa, piena di denti piccoli e duri come gli aghi. Le dita della creatura erano lunghe e finivano con artigli traslucidi. Horiba ha anche riferito che c’erano delle alghe attaccate su tutto il corpo che gli davano un colorito verdastro che si alternava al rosa tipico della pelle della creatura.
Dopo essere tornato in Giappone, Horiba riportò le sue esperienze e chiese al Governo di inviare dei biologi a investigare, ma nessuno lo prese sul serio. Il fatto che non avesse scattato alcuna foto non ha aiutato la sua causa e alla fine, è stato persino deriso.
Il caso venne chiuso: gli avvistamenti venero attribuiti a dugonghi che, anche se rari, un tempo si trovavano in tutto l’Indo-Pacifico e molto probabilmente esistevano anche sulle isole indonesiane. I dugonghi però non hanno braccia né gambe e non sembra che il volto del dugongo possa essere interpretato così male come riportarono Horiba e i suoi.
 

 
 

 
 
Non si può fare a meno di notare la somiglianza tra questi Orang Ikan e altri esseri acquatici segnalati altrove. Sul lago di di Thetis nell’isola di Vancouver, nel 1972, per esempio; come pure i Pugwis e tutti i mostri lacustri o di laguna nel nord dell’America, tutte creature molto simili tra loro e somiglianti nella descrizione all’Orang Ikan.
Gli abitanti dei villaggi delle Isole Ike affermano tutt’ora che, spesso, vengono avvistati sulle isole e talvolta persino catturati nelle reti. Si dice che siano terribilmente territoriali e a volte attaccano pescatori e imbarcazioni se si avvicinavano troppo.
Tuttavia, l’Orang Ikan non sembra suscitare l’interesse degli studiosi: se ne occupano solo i criptozoologi, ma se la teoria delle scimmie acquatiche esposta per le sirene si rivelasse corretta c’è la possibilità che questi esseri siano un tipo di primate che ha subito una mutazione, adattandosi a una vita acquatica o semi-acquatica.


domenica 12 aprile 2020

ANCHE CORRERE POCO FA BENE

Quanto si deve correre in una settimana per garantirsi gli effetti positivi di questa attività fisica sulla salute?
Il dibattito sull’intensità e la durata della corsa è sempre attuale, anche se sembra che non ci si debba sforzare più di tanto per ottenere comunque un beneficio. Secondo il BRITISH JOURNAL OF SPORTS MEDICINE non è confermato da nessun studio che più si corre e più effetti positivi si hanno sulla salute. Anzi, secondo il gruppo di ricercatori che ha analizzato i risultati di 14 studi nei quali sono state esaminate più di 200 mila persone che praticano la corsa con diverso impegno, emerge che correre fa bene anche se si pratica una volta a settimana o sporadicamente, una volta al mese. Un minor rischio di morte precoce, causata da malattie cardiovascolari o tumori, si ottiene anche con una sola corsa settimanale per meno di 50 minuti. Per esempio, fare jogging per 25 minuti una volta alla settimana può offrire un miglioramento percepibile in termini di salute e benessere. Lo studio, riportato dalla rivista scientifica, sottolinea che la corsa porta significativi benefici per la salute e la longevità. E che se più persone praticassero questo sport, anche una sola volta la settimana, in generale la salute della popolazione migliorerebbe.