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mercoledì 16 maggio 2012

IPERSPAZIO

In “Senza tempo” le astronavi viaggiano già nell’iperspazio ma, per entrare in un vortice spaziale è necessario schermare lo scafo, altrimenti si rischia il peggio. Adam che, come già sappiamo, si è imbarcato su di una nave aliena prendendo il posto di Filruo, ora deve convincere il comandante Stepan ad affrontare quel rischio.

-          Mi ascolti Comandante, non possiamo affidarci a quella macchina, che non è stata mai collaudata. Ci ucciderà tutti, Signore.
-          Ma che sta dicendo! Anche ammesso che sia vero, dobbiamo andar via da qui.
-          C’è un’altra possibilità.
-          Quale?
-          Quella di passare attraverso l’occhio del vortex.
-          E’ completamente impazzito! In tutta la storia della cosmonautica, nessun comandante ha mai deliberatamente diretto la prua verso un vortex e quelle navi che per errore o per sfortuna sono capitate nelle vicinanze, hanno riportato una tale serie d’avarie da rischiare di restare annichilite dalla singolarità.
-          Ma deve ammettere che quegli equipaggi l’hanno potuto raccontare. Inoltre se ben ricordo, l’ultimo di questi episodi risalirebbe al tempo in cui le navi viaggiavano ancora a velocità luce. Da allora la tecnologia ne ha fatta di strada! Deve convenirne Comandante.

Non c’è scelta: se non affrontano il vortex sono destinati a una morte sicura. Il comandante accetta il rischio e così, si mettono in atto le tecniche atte a proteggere lo scafo.

Mi diressi subito nella sala macchine; avevo bisogno di più squadre che lavorassero contemporaneamente. Organizzai i turni di lavoro senza stravolgere quelli di riposo. Stavo attento a non inimicarmi il personale, avevo bisogno del loro appoggio, poiché non avrei potuto contare sulla loro comprensione. Con una scusa, allontanai Anespo, apertamente ostile. Infine, mi rimboccai le maniche e cominciai a darmi da fare anch’io; sapevo, per esperienza, che era il miglior modo per accattivarmeli. I preparativi andarono per il meglio, anzi finimmo prima del previsto. Ora spettava a Stepan; gli comunicai che eravamo pronti.

Infine, si affronta il rischio con coraggio e determinazione.

Vedemmo la nave virare con decisione, dirigendo la prua in direzione del vortex. Ci siamo pensai, ora sapremo.
Si avvertì il rumore delle macchine spinte al massimo e la variazione, in negativo, della forza di gravità; nonostante l’effetto dei compensatori. Precipitavamo a elevatissima velocità in un pozzo gravitazionale, tra poco avremmo cominciato a galleggiare, seguendo gli ordini e il buon senso, ci si preoccupò di aggrapparsi saldamente a una struttura fissa. Lo scafo vibrava paurosamente per effetto della cavitazione. Le luci si affievolivano, quel tanto che basta per capire che la propulsione assorbiva energia come una spugna, risucchiandola anche dagli altri apparati. La nave era sottoposta a una tensione fuori della norma, tutti i sistemi erano in sovraccarico. Attaccato al pannello di controllo, osservavo impotente gli strumenti: avrei voluto un residuo di gravità almeno in sala macchine, ne avremmo avuto bisogno, in caso di intervento manuale. Mi rendevo conto che ormai eravamo completamente senza peso e non era possibile compensare. Staccai una mano, semplicemente per premere un pulsante e mi trovai con i piedi per aria; tutto diventa più difficile in assenza di gravità.

Adam/Firuo teme che si verifichino dei problemi. I guai, infatti, non tardano ad arrivare.

-          I deflettori signor Filruo, Gli schermi stanno cedendo! – Era Stepan che urlava come un ossesso.
-          Reggeranno! Stanno fluttuando per adattarsi.
-          Esplosioni Signore, rilevo esplosioni all’interno dello scafo!
-          Dove! Dove sono localizzate?
-          Nella stiva signor Filruo, la stiva sta letteralmente bruciando e gli estintori non ce la fanno, il calore è troppo intenso!
-          Fate evacuare la stiva, poi togliete l’aria. Senza ossigeno il fuoco si spegnerà. Maledetti contrabbandieri, chissà cosa hanno introdotto là dentro!
-          Eseguo. Se la paratia esterna cede, per noi è la fine!
-          Gli altri settori?
-          Lo scafo regge Signore, sembra che gli schermi ce la facciano, ci proteggono... per il momento. La stiva è isolata!
-          Bene provveda alla decompressione.
Una chiave Fringo, passò leggera come una piuma sulla mia testa, volteggiando seguì una traiettoria iperbolica che la portò a posarsi sul pavimento.
-          Dannazione! La gravità, inizia ad aumentare, siamo vicini al punto critico.
-          La pressione, Signore, continua ad aumentare. La temperatura è in continuo aumento, le esplosioni si susseguono; i gas sono incandescenti, non riesco a evacuarli con la necessaria velocità. Il calore si propaga, se continua così le paratie scoppieranno! Non possono reggere.
Guardai preoccupato il Capo macchinista.
-          Dobbiamo assolutamente aumentare la velocità, altrimenti non ne usciamo. – Gridai.
-          La forza di gravità è tornata, storniamo un po’ d’energia dai compensatori.
-          No, i compensatori ci servono, devono continuare a funzionare alla massima efficienza, la gravità aumenta rapidamente, senza di loro rimarremo schiacciati e lo scafo cederebbe sotto il suo stesso peso!
-          Non so che farci!
-          I motori a spinta, dobbiamo utilizzare anche quelli, supereremo la velocità massima di un dieci per cento.
-          Non ho più energia disponibile e non possiamo toglierla dagli altri sistemi, altrimenti avremo altri settori nelle stesse condizioni della stiva!
-          La stiva Signore, sta per esplodere!
-          Capo! – Gridai.
-          Mi dia un ordine, Signore! –
-          Filruo cosa sta succedendo – era Stepan, dal ponte di comando – riusciamo a malapena a reggerci in piedi qui!
-          E’ tutto sotto controllo, Comandante... tra un minuto sarà tutto finito.
-          Signor Filruo la stiva!
Avrei voluto avere un attimo, solo un attimo per pensare, ma non c’è l’avevo. Dovevo decidere e dovevo farlo immediatamente. Cosa potevo fare, cosa avrebbe fatto Filruo al mio posto, in quel frangente? No un momento, mi stavo di nuovo confondendo, io non ero Filruo. “Se sei al comando, comanda; non pensare a cosa farebbe un altro al tuo posto”. Ricordai: era l’insegnamento di Sargon.
-          Bene Capo, faremo partire quei motori; utilizziamo l’energia delle batterie.
-          Ma Signore...
-          Niente ma Capo, mi aveva chiesto ordini? Ora obbedisca! I motori funzionano, vedrà riusciremo a ricaricarle.
-          Va bene, ma la stiva?
-          Ci stavo arrivando. Immettiamo acqua nebulizzata nella stiva e colleghiamola con un condotto d’evacuazione, direttamente alla presa a fuso dei motori di spinta. Si può fare?
-          Certo che si può. Accidenti! E’ un’idea geniale: raffredderemo la stiva e inviando i gas nella camera di espansione dei motori, avremo un incredibile incremento di spinta.
-          Lo faccia allora, immediatamente.
-          Bene Signore, lo consideri già fatto. Il tempo di raggiungere quel pannello e attivare i by pass.
Fu molto facile dirlo, ma quando provò a muoversi, il Capo si accorse che il suo corpo era diventato pesante come un macigno. Lo vidi che a fatica raggiungeva il pannello.
-          Non si appoggi alla parte centrale, Capo, potrebbe sfondarla con il suo peso!
-          Me n’ero già accorto, Comandante.
Decisi di aiutarlo: dovevo raggiungere la consolle! Era come se mi fossi caricato un’altra persona sulle spalle, per giunta molto robusta.
-          Non venga qui – gridò il Capo – ho quasi finito, ma c’è una deviatrice che rimane bloccata. Vada a raccogliere quella chiave Fringo e me la porti.
Mi girai verso il punto in cui avevo visto cadere la chiave. Riuscii a raggiungerla ma non ad alzarla. Per farlo, ci volle l’aiuto di un altro membro dell’equipaggio; insieme riuscimmo finalmente a sollevarla e decidemmo di infilare la chiave direttamente nella sua presa per azionarla.
Avvertimmo il contraccolpo dei motori a spinta. Giusto in tempo pensai: ancora una manciata di secondi e non saremmo stati più in grado di far niente. Succeda quel che succeda, ho fatto del mio meglio, ora...
Un ronzio anomalo proveniente dai compensatori, sollecitati fino allo spasmo, interruppe quel mio pensiero. Mi sentivo venir meno: schiacciato come da una pressa, investito dal calore delle macchine.

Ma tutto finisce nel migliore dei modi… o quasi.

All’improvviso, tutto finì. Mi riprendevo, in un’atmosfera di totale calma che sapeva di vittoria. Gli apparati non si erano ancora raffreddati e producevano ancora un po’ di rumore, ma era niente in confronto al frastuono di qualche istante prima. La quiete mi pareva assoluta ora che la tempesta era passata.
-          Si alzi, Comandante. – La voce del Capo mi sembrò alquanto cordiale. – Ci è rimasta un po’ di gravità, approfittiamone.
Mi sentivo leggerissimo.
-          Che valore?
-          Direi che è un quarto del normale, ma aumenterà, non appena riuscirò a mettere le mani sui compensatori.
-          La stiva?
-          Ha retto. Non doveva lasciarla così, quasi senza protezione.
-          Avevo bisogno di energia per rinforzare gli schermi sugli altri comparti.
-          E’ stato fortunato!
-          Sì. Mi serve una stima dei danni.
-          Lievi, tutto sommato. C’è il grosso problema delle batterie.
Abbiamo tempo per quello. Appena possibile spenga i motori di spinta; a tutto vantaggio della gravità.

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