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giovedì 3 maggio 2012

NON CONTATTO


Eva fissava il cielo notturno, quel cielo che sé l’era portato via. Alzò il dito verso la volta stellata, nello spazio circoscritto dalla sua unghia, in qualsiasi direzione puntasse, c’erano milioni di galassie. Lei non poteva vederle ma c’erano, e per ogni galassia miliardi di stelle e intorno alle stelle innumerevoli pianeti.

Questo stralcio de “I fabbricanti di universi” ci riporta all’immensità del Cosmo e alla domanda: siamo soli nell’Universo?
Gli abitanti dell’isola di Pasqua, l’isola in assoluto più lontana dalle coste di ogni continente, credevano di essere soli al mondo. Erano convinti di vivere sull’unica terra emersa, il resto era soltanto oceano. Anche in Europa c’era la convinzione che il mondo finisse alle Colonne d’Ercole. Su scala planetaria poi, tutto, dai pianeti alle stelle girava intorno a noi e, chiaramente, la Terra era un pianeta unico, poiché abitato dagli uomini. Nonostante il nostro egocentrismo venga continuamente smentito, continuiamo a pensare di essere unici, di essere soli. Ciò che cambia è solo la scala delle grandezze. Come molti scrittori di fantascienza, anch'io credo che esistano altri mondi abitati, se così non fosse ci sarebbe un gran spreco di “spazio”.
Questi alieni sono qui, tra noi? Io credo di sì ma, rimane sconcertante il problema del “non contatto”.

- Sapevate della nostra esistenza?
- Non siete i soli, esistono innumerevoli forme umanoidi nell’universo, in ogni sua dimensione.
- Siete mai stati sul nostro pianeta?
- Non avremmo avuto bisogno di venirci, potevamo raggiungervi mentalmente.
- Ma non lo avete mai fatto!
- Ne sei sicuro? Puoi giurare di non avermi mai vista prima, magari, nei tuoi sogni?
- Basta. Non concludiamo niente con questi discorsi!
- Che delusione vero? La vostra specie non è stata nemmeno in grado di attirare la nostra attenzione. 



Così Delfina, l’aliena dal corpo gassoso, parla ad Adam, in un altro episodio di “I fabbricanti di universi”; suscitando, nell’uomo, una frustrante riflessione.


Ero un po’ arrabbiato. Sapevano della nostra esistenza ma non ci avevano mai contattato, per loro eravamo come degli insetti, evoluti, organizzati in una mirabile forma sociale, ma pur sempre insetti. Bah! Pensai, in fondo, le termiti del nostro pianeta, non sanno ancora che noi esistiamo; né ci siamo mai curati di farglielo sapere.

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