Il sig. Giuseppe Lanciano,
abitante a San Martino in Pensilis, era l’autista del servizio pubblico fra la
stazione ed il paese. Si era quindi recato alla ferrovia, distante circa cinque
chilometri dall’abitato, per attendere i passeggeri del treno delle sette.
Quella mattina era arrivato con quasi un’ora d’anticipo, perciò, ingannava l’attesa
passeggiando su e giù per il piazzale prospiciente i binari. Erano le 6:35
quando il cielo, terso e senza nubi, fu animato improvvisamente dalla presenza
di un oggetto, il cui aspetto e comportamento erano assolutamente inconsueti.
Tanto che, il Lancetti sentì di dover richiamare l’attenzione del capostazione,
che stava telefonando.
Una cosa circolare, dall’aspetto
di “un ombrello aperto, senza manico”, di un vivo e luminoso colore arancione,
procedendo da ovest verso est, con una velocità stimata intorno ai 60 Km/h, si
diresse verso una collina (come se volesse atterrarvi) distante non più di
cinquecento metri dalla stazione; restando immobile e sospesa nell’aria ad
un’altezza di circa dieci metri.
Il luogo, chiamato Fara di Cigno,
è vicino al casello ferroviario n. 14.
Il veicolo emetteva luci e
riflessi multicolori. Tra il luogo dove si trovavano i due testimoni ed il
punto in cui l’oggetto si librava, silenzioso e scintillante, non vi erano
ostacoli di sorta, né costruzioni, né piante d’alto fusto; il che rendeva
l’osservazione, del fenomeno, assolutamente perfetta. l’U.F.O., emetteva anche
un esteso fascio di luce bianchissima, che si muoveva a raggiera ed era ben
visibile nonostante la luce del sole. I due testimoni avvertirono un senso di
calore quando il raggio si diresse verso di loro.
L’oggetto aveva la forma di una
“scodella rovesciata” e sulla parte superiore si notava una “coppa” che
sembrava trasparente poiché una tenue e vibrante luce argentea sembrava
provenire dal suo interno. Le dimensioni apparenti dell’oggetto furono stimate
tra i dieci ed i quindici metri di diametro.
Rimase così per circa due minuti,
dopo di che, sotto gli occhi attoniti dei due osservatori, dal centro del
“disco” uscì una misteriosa figura che calò verticalmente, senza scosse,
librandosi nell’aria, sino a toccare terra dolcemente. Aveva un aspetto
vagamente antropomorfo. Fu descritto come un grosso fantoccio alto circa un
metro e mezzo e vestito di una tuta rigida dai riflessi metallici, con grossi
guantoni anch’essi apparentemente di metallo. Aveva due oblò tondi, al posto
degli occhi.
Il Lanciano ed il capostazione Bavota, impressionati ma
per niente impauriti, spinti dalla forte curiosità, corsero verso l’inaspettato
ospite; ma non avevano percorso neanche duecento metri, che “il robot” risalì,
in verticale, come risucchiato da una forza invisibile; fino a scomparire
all’interno della macchina volante. Questa, dopo aver oscillato un po’, si
mosse, allontanandosi lentamente, alla stessa velocità con la quale era arrivata;
ma, una volta raggiunta una certa altezza, assunse repentinamente un’andatura
vertiginosa e (dirigendosi verso l’alto) scomparve agli occhi degli
osservatori.
Non fu rilevato alcun rumore, né
all’arrivo, né alla partenza di quell’oggetto. Nessun effetto fisico, se si
esclude la sensazione di calore, avvertita dai testimoni, nel momento in cui
furono investiti dal fascio di luce bianca. Non si avvertirono odori
particolari; non furono trovate tracce sul terreno, nel luogo dell’atterraggio.
A parte il legittimo stupore e la
forte curiosità, destata nei due testimoni, nessun disturbo fu causato alle
persone e non si ebbe a registrare alcun turbamento psichico.
Dossier del gruppo O.V.N.I. del 1972
c/o Mario Lanciano Via Marina n.5
San Martino in Pensilis CB
Era un grosso "fantoccio" alto circa un metro e mezzo e vestito di una tuta rigida dai riflessi metallici, con grossi guantoni anch’essi apparentemente di metallo. Aveva due oblò tondi, al posto degli occhi.
RispondiEliminaErano state riscontrate alcune incongruenze nel racconto dei testimoni, tuttavia può essere possibile poiché la terra è spesso visitata da fratelli cosmici.
RispondiElimina