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lunedì 11 gennaio 2016

L'ANFORA


Perché veniamo al mondo e qual è lo scopo della nostra esistenza? Si dice che ognuno di noi compie un percorso, ma alla fine cosa rimane? Di certo, rimangono le nostre storie. Storie di vite vissute, storie d’amore, storie d’avventure. Alcune di queste storie sono state scritte, sono diventate dei romanzi, dei racconti famosi; ma molte altre meriterebbero di essere narrate. Certo che è strana la vita, perché questa è una di quelle storie che non doveva essere narrata: lui, aveva deciso di non raccontarla mai, a nessuno. Chi era? Lo chiamerò Gennaro, anche se il suo nome era un altro. Di lui dirò solo, che amava scegliere i suoi amici: non era facile legare con Gennaro e neanche posso dire che c’era gente che moriva dal desiderio di conoscerlo. Non so perché, né come riuscii ad essergli simpatico, credo che il nostro rapporto, sempre frammentario, si costruì a poco a poco. Il nostro comune amore per l’antichità, l’ammirazione per i popoli del passato, per gli Etruschi in particolar modo, fecero si che si arrivasse ad una reciproca comprensione, che fu fiducia prima che amicizia. A suo modo era un professionista, una persona abile nell’esercitare un “mestiere” molto particolare. Era un uomo di parola e fu così che un giorno, per tener fede ad una promessa, m’invitò a casa sua. Mi mostrò un vaso, bellissimo, una piccola anfora di pregiata fattura, di cui mi aveva già parlato e mi narrò del suo ritrovamento. La sua storia aveva dell’incredibile; io ve la riporto fedelmente, così come mi fu raccontata. 
Così inizia “L’anfora” il racconto di un’avventura incredibile, anche se alcuni hanno creduto di riconoscere in Gennaro una persona reale anzi un “personaggio” che, in altri tempi, percorreva le nostre campagne in cerca di antichi tesori.
… Sentito il racconto, fui preso da un moto d’incredulità. Provai quello che si prova di fronte alla storia di un pescatore, tutto teso ad ingigantire la mole della sua preda; ma Gennaro non era un pescatore. Aveva scavato e aveva vissuto sotto terra le sue avventure. Una volta mi raccontò di aver trovato le tombe dei giganti.  Ebbi conferma che, sul luogo che mi aveva indicato, altri avevano fatto gli stessi ritrovamenti. Ne informai anche un archeologo, ma non se né fece nulla: evidentemente, non mi credette. 
Gennaro non aveva molta stima per gli archeologi. “Non sanno niente – mi ripeteva – se avessero visto le cose che abbiamo ritrovato, dovrebbero riscrivere i libri di storia! Pensa, cercano ancora, in Africa, le ossa dei giganti e non sanno di averle qui, sotto i piedi.”
… Gli anni sono passati, anche Gennaro è scomparso: ha compiuto il suo percorso. Di lui rimarrà una storia che, per quanto incredibile, sarà raccontata. In quanto all’anfora, è ancora qui. Unica muta testimone di quella vicenda. Gennaro la prese perché, non meritava di invecchiare nell’oscurità.

1 commento:

  1. Gennaro aveva scavato e aveva vissuto sotto terra le sue avventure. Una volta mi raccontò di aver trovato le tombe dei giganti. Ebbi conferma che, sul luogo che mi aveva indicato, altri avevano fatto gli stessi ritrovamenti. Ne informai anche un archeologo, ma non se né fece nulla: evidentemente, non mi credette.

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