Anche se gli appare
come una donna, Delfina è, a tutti gli effetti, un’entità. Appartiene ad una
razza molto antica, ad una civiltà avanzatissima: la cui tecnologia sembra
quasi magia. Non è una forma di pura energia, ma neppure ha un corpo solido: le sue molecole
sono aggregate allo stato gassoso. Lo stralcio che segue ce la descrive così
come la vede Adam.
Aveva lineamenti delicati, pelle scura e grandi occhi chiari.
I lunghi capelli formavano ciocche ondulate. Parlava con un tono pacato, in un
leggero accento tipico delle genti di Arawan.
-
Qual è il tuo nome?
-
Puoi chiamarmi Delfina.
-
Ma non è il tuo vero nome.
-
Non potresti pronunciarlo, noi non usiamo parole per comunicare.
Anche le mie parvenze sono diverse: mi hanno dato una forma che ti sia
familiare.
-
Hanno fatto un ottimo lavoro! Cos’è, un impianto?
-
Impianto?
-
Lascia stare! Perché avete scelto proprio me? E dove
sono i miei compagni?
-
Sei diverso dagli altri... uhm! Adesso capisco
“impianto”. Ma non è questo, sei diverso nella mente, diversi schemi di
pensiero... capisci?
Sì, capivo che mi avevano individuato come l’unico umano
della spedizione.
Delfina sa tutto, vede tutto, conosce il futuro e il fato,
provvidenzialmente, le fa incontrare Adam: sarà lei, infatti, ad indicargli
come ritrovare la via che hanno smarrito.
Mi voltai in direzione dell’uscita, Delfina era là ad
aspettarmi. Uscimmo dal tempio e raggiunta la scala ne scendemmo tutti i
gradini fino a trovarci nell’immenso piazzale. Mi voltai indietro, come per
assicurarmi di esser solo con lei.
- Deve veramente avere pazienza con te – disse sorridendo
– va bene, chiedi pure. Però ricorda, risponderò a una sola domanda.
Ci pensai un po’ su, solo per un attimo, poi le domandai:
- La rotta, dimmi la rotta che dovrò seguire per ritornare sul mio pianeta. –
-
Bene, vedo che hai già intuito che ti rimanderemo sulla
tua nave. Rientrerai con la navetta e i tuoi compagni saranno con te. Ti
obbediranno, come se capissero che sai qualcosa che loro non sanno, ma arrivati
a bordo dovrai convincere l’equipaggio a seguire una rotta diretta ad
attraversare il vortex.
-
Ma non è possibile...
-
Ascolta. La nave c’è la farà. Lo scafo è abbastanza
robusto da sopportare lo sforzo, ma occorrerà rinforzare schermi e scudi; ti
daremo noi le istruzioni su come e cosa fare. Il difficile sarà convincere gli
altri, ma questo è compito tuo. Superato il vortex, arriverete nell’orbita di
un pianeta azzurro, abitato dagli umani. Sarai nel tuo spazio ma non nel tuo
tempo. Per raggiungere la giusta dimensione dovrai cercare fra quegli esseri
primitivi, un maestro, una persona illuminata che t’indicherà la strada. E’ tutto,
di più non posso dirti.
Annuii, quindi l’abbracciai in segno di saluto.
-
Le nostre vie si dividono, ma è stato bello camminare
con te.
-
Ti auguro ogni bene. – disse. Un filo d’emozione le
abbassava il tono di voce mentre armeggiava con il solito cristallo.
-
Sono pronto – risposi – puoi rimandarmi indietro.
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