Frank Iodice definì, forse a
ragione, il mio romanzo come appartenente al genere romantico, ma non bisogna
cadere nell’illusione che possa trattarsi di un romanzo rosa, anche se nella
trama si susseguono avvincenti storie d’amore. C’è il tenero amore del
protagonista per Eva, che s’interrompe per la partenza di Adam. C’è l’amore
passionale per Pias, l’amante di Filruo, vissuto, come dire, in terza persona,
in quanto scaturisce dalla memoria di quest’ultimo, riversata nella mente di
Adam. Metterà in grave imbarazzo il nostro eroe che dovrà costatare come sia
impossibile trasferire dei ricordi privandoli delle relative emozioni. C’è
l’amore di Serel per suo marito, Filruo, amore non ricambiato, come poi
vedremo. L’amore di Serel per Adam: sì, perché a forza di stare insieme e
condividere ogni avventura, i due finiranno per innamorarsi. Anche Delfina
sembra innamorarsi di Adam, ma ha una mente completamente aliena e un corpo
gassoso: è troppo diversa perché l’amore possa concretizzarsi in forma di
passione.
Così facendo, abbiamo elencato tutte le donne di "I FABBRICANTI DI UNIVERSI"; in verità ne manca ancora una. Non compare nel romanzo, non si vedrà
mai, non sarà mai nominata. Tuttavia, questa donna vive nei sogni di Adam:
sogni alquanto agitati. Per ritrovare la serenità perduta, il protagonista intraprenderà,
grazie all’uso improprio di sofisticate apparecchiature, un viaggio nel tempo:
un ritorno al passato che non darà i risultati sperati. I sonni ridiventeranno
tranquilli solo alla fine del romanzo, quando il passaggio della “Cosa” porterà
l’oblio e restituirà pace e serenità al nostro eroe.
Eva è, al femminile,
la protagonista di questa storia. Il suo ruolo non è ben chiaro all’inizio, ma
lo diventerà alla fine della vicenda. Lo scrittore ha uno strano potere: mentre
scrive è simile a un dio, da vita ai suoi personaggi e ne decide il destino. Mi
hanno rimproverato di non aver assegnato ad Eva una “parte” dinamica, il suo
ruolo, ad un certo punto, sembra esse oscurato da Serel. È Serel che segue Adam
nelle sue peripezie, Eva resta ad aspettare che torni. In realtà, non può fare
altro. È impossibile rintracciare qualcuno che ha intrapreso un viaggio stellare, bisogna
rendersi conto dell’immensità dell’Universo!
Il brano che segue
renderà a pieno l’idea.
Eva fissava il cielo notturno, quel cielo che sé l’era
portato via. Alzò il dito verso la volta stellata, nello spazio circoscritto
dalla sua unghia, in qualsiasi direzione puntasse, c’erano milioni di galassie.
Lei non poteva vederle ma c’erano e per ogni galassia miliardi di stelle e
intorno alle stelle innumerevoli pianeti. Dov’era Adam? Da qualche parte doveva
pur stare! La nave urana, colpita, era scomparsa all’improvviso. Questo,
secondo lei, era un buon segno: quella manovra li aveva salvati.
Se fosse stato possibile, sarebbe partita insieme a lui.
Sarebbe tornata indietro nel tempo, l’avrebbe abbracciato e non l’avrebbe più
lasciato solo. Aveva perso tutto senza rendersene conto e ora non sapeva più
come fare per riguadagnare ciò che le spettava. Tanto tempo era trascorso, ma lei non aveva smesso, neanche per un attimo, un attimo di pensare a
lui. Ogni mattina si alzava piena di speranza. Faceva sempre visita a Sargon
per sapere se c’erano delle novità, ma il vecchio saggio scuoteva la testa e si
allontanava, non gli andava più di parlarne. Sarebbero tornati, gli aveva
detto, un giorno, radunate le navi, ci avrebbero assalito. Temeva quel momento
e allo stesso tempo, sperava che accadesse. Lo sperava per Adam. Credimi, le
aveva detto, qualcosa non è andato per il verso giusto, altrimenti... Sarebbero
tornati.
Durante il giorno, il lavoro la teneva impegnata e gli
amici le facevano compagnia, ma la sera, quando rincasava, l’assaliva una
tristezza opprimente da cui niente e nessuno poteva sottrarla. Forse sarebbe
stato meglio rassegnarsi, guardare in faccia la realtà, ma non ci riusciva. Non
riusciva a convincersi che Adam fosse morto.
Le notti erano rischiarate
dall’energia immane della catastrofe; la Cosa era vicina, visibile e faceva paura.
Tuttavia, la gente continuava a sperare, andava avanti, lavorava, magari anche
con maggior fervore.
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