Quando il prototipo della prima bomba atomica si trovava, ormai, in un
avanzato stato di lavorazione, gli scienziati si accorsero che mancava il dispositivo
d’accensione, che nel caso di un esplosivo nucleare doveva essere preciso fino
al millesimo di secondo.
In teoria si trattava d’avvicinare due semisfere d’uranio
tra loro in modo che la sostanza radioattiva, raggiungendo la cosiddetta “massa
critica”, iniziasse la reazione a catena. In pratica bisognava determinare
l’esatta quantità d’uranio, la velocità con cui i due emisferi dovevano
incontrarsi, il percorso dei neutroni e calcolare tanti altri dati che potevano
essere ottenuti solo sperimentalmente.
L’uomo che riuscì a preparare il trigger (dispositivo di
comando) della bomba fu un giovane scienziato che rispondeva al nome di Luis
Alvarez.
Luis Alvarez aveva un rarissimo dono. Così come il re Mida poteva trasformare
in oro tutto quello che toccava, o i santi di far guarire i loro devoti dalle
malattie, Alvarez aveva il dono straordinario di fare sensazionali scoperte
scientifiche in qualunque campo o sfera delle applicazioni umane lui decidesse
d’impegnarsi. Le sue scoperte, in alcuni casi, erano talmente sconvolgenti che
lui stesso, per primo, aveva difficoltà a capirle e/o ad accettarle.
È stato lui a inventare, nel ‘43, il dispositivo per l’atterraggio cieco
(il telecontrollo degli atterraggi) quando lavorava nel laboratorio segreto del
MIT.
Quando gli venne in mente d’occuparsi di politica, fu
proprio lui che riuscì a convincere il Giappone ad arrendersi dopo la
distruzione di Hiroshima e Nagasaki. Dopo che erano già state sganciate sul
Giappone le uniche due bombe atomiche di cui l’America allora disponeva, suggerì
al suo
collega giapponese Sagane, di cui era amico, che il Giappone doveva arrendersi
se voleva evitare la distruzione totale per opera d’altre bombe nucleari.
Sagane fece leggere la lettera, com’era suo dovere, agli alti comandi
militari giapponesi e questi gli credettero.
Tornando agli ambiti scientifici, è stato sempre lui ad
apportare notevoli sviluppi tecnici al sistema di rivelazione dei percorsi
delle particelle subatomiche in una camera a bolle e
all’analisi meccanica delle tracce registrate, contributo per il quale ottenne
il premio Nobel per la fisica nel 1968.
Nel 1969, introdusse rivelatori di particelle nella “camera
del re” della grande piramide di Cheope con la convinzione che, se vi fossero
state da qualche parte delle camere segrete, il conteggio delle particelle dei
raggi cosmici avrebbe potuto rivelarne posizione e consistenza. Fece così una
scoperta sensazionale: nella “camera del re” non entravano raggi
cosmici. Incredibile! Era come
se lo spazio nella camera fosse schermato alla penetrazione di queste particelle
che,
provenienti dallo spazio, non hanno alcuna difficoltà ad attraversare
tutto il globo terrestre e continuare imperturbabili per la loro strada. Poiché
una schermatura simile è possibile solo con macchine generatrici di
potenti campi
elettromagnetici, neanche un genio come Alvarez seppe spiegare il
mistero e da allora in poi, non ci riuscì nessun altro. Da parte sua, si
rifiutò sempre di parlare in pubblico di questa sua inattesa scoperta e
cominciò a “sparare a vista” su chiunque gli si fosse avvicinato col dichiarato
intento di fargli domande in merito.
L’uomo che riuscì a preparare il trigger (dispositivo di comando) della prima bomba atomica fu un giovane scienziato che rispondeva al nome di Luis Alvarez.
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